Rassegna web di nandocan magazine
«Mancano le condizioni per continuare», afferma l’amministratore delegato. I giornalisti del servizio pubblico denunciano la «sostituzione tattica» e tornano a chiedere una riforma della legge di nomina dei vertici «che svincoli la dirigenza aziendale dal controllo di partiti e governi». Già, sarà quasi mezzo secolo che ci proviamo. E che ci provo anch’io, prima alla RAI, poi in pensione. Anni fa, se ben ricordo, provammo anche a mobilitare i cittadini, ma non ci riuscimmo. D’altra parte, se ci fossimo riusciti, l’autonomia della RAI sarebbe stata fatta da un pezzo, perché una forte pressione dell’elettorato è la sola cosa che potrebbe indurre il Parlamento a prendere in considerazione qualcuna delle proposte di legge che da decenni dormono nei cassetti delle Camere. L’unico governo a cambiare lo statuto dell’azienda è stato il governo Renzi, ma in direzione opposta: non la RAI “ai cittadini” ma direttamente al governo, che da allora designa l’amministratore delegato. E se, cambiato il governo, ce n’è già uno in carica lo si mette in condizioni di doversi dimettere. Come infatti è avenuto con Fuortes (nandocan)
Rai, si dimette Carlo Fuortes. Usigrai: «Finita la farsa, no a nuove occupazioni»
da FNSI
L’amministratore delegato della Rai Carlo Fuortes ha comunicato le sue dimissioni al ministro dell’Economia e delle Finanze. Sulla decisione, Fuortes ha affermato: «Da decenni lavoro nell’amministrazione pubblica e ho sempre agito nell’interesse delle istituzioni che ho guidato, privilegiando il beneficio generale della collettività rispetto a convenienze di parte». Ed ha aggiunto: «Prendo dunque atto che non ci sono più le condizioni per proseguire il mio lavoro di amministratore delegato».
Minaccia di paralisi
Ripercorsi i «grandi risultati per l’azienda» raggiunti dal Cda nel primo anno di lavoro, Fuortes ha quindi osservato che «dall’inizio del 2023 sulla carica da me ricoperta e sulla mia persona si è aperto uno scontro politico che contribuisce a indebolire la Rai e il Servizio pubblico. Allo stesso tempo ho registrato all’interno del Consiglio di amministrazione della Rai il venir meno dell’atteggiamento costruttivo che lo aveva caratterizzato, indispensabile alla gestione della prima azienda culturale italiana. Ciò minaccia di fatto di paralizzarla, non mettendola in grado di rispondere agli obblighi e alle scadenze della programmazione aziendale con il rischio di rendere impossibile affrontare le grandi sfide del futuro della Rai».
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Nell’interesse dell’azienda
“Ho sempre ritenuto la libertà delle scelte e dell’operato di un amministratore un elemento imprescindibile dell’etica di un’azienda pubblica. Il mio futuro professionale, di cui si è molto discusso sui giornali in questi giorni, non sempre a proposito, è di nessuna importanza di fronte a queste ragioni e non può costituire oggetto di trattativa. Prendo dunque atto che non ci sono più le condizioni per proseguire il mio lavoro di amministratore delegato. Nell’interesse dell’azienda – ha concluso Fuortes – ho comunicato le mie dimissioni».
Per l’Usigrai
Per l’Usigrai, l’uscita di scena dell’ad «chiude una farsa che va avanti da mesi sulla volontà del governo di cambiare i vertici dell’azienda per una presunta assenza di pluralismo richiamata anche nelle dichiarazioni di diversi esponenti della maggioranza. Se qualcuno ha ancora a cuore pluralismo, indipendenza e autonomia del servizio pubblico – il commento dei giornalisti Rai – dovrebbe di corsa fare una riforma della legge di nomina dei vertici che svincoli la dirigenza aziendale dal controllo di partiti e governi».
“Quello che abbiamo visto fino ad ora – l’affondo – è invece una “sostituzione tattica” messa in atto prima bloccando l’azienda sui capitoli principali per la sua sopravvivenza (contratto di Servizio, definizione delle risorse e piano industriale) e poi con un decreto in grado di agevolare l’uscita di scena di un Ad che sembrava arroccato a viale Mazzini con il solo scopo di tenere il posto. Oggi le dichiarazioni di Fuortes smentiscono che il suo futuro possa essere oggetto di trattativa e legano le decisioni del suo passo indietro al non poter accettare compromessi su cambiamenti di linea editoriale che non considera nell’interesse della Rai».
Dichiarazioni che, per l’Usigrai, «se confermate, evidenziano una modalità di controllo sulla Rai che si esercita da anni e in misura maggiore dall’entrata in vigore della legge Renzi che ha di fatto messo nelle mani del governo il servizio pubblico radiotelevisivo. Al sindacato dei giornalisti Rai le dichiarazioni di Fuortes così non bastano e per questo l’Usigrai chiede di sapere se queste pressioni contrarie all’interesse della Rai ci sono state e da parte di chi; sarebbe un primo passo per far cadere quel velo di pudore che da anni nasconde, sempre peggio, l’occupazione della Rai».
Un’Italia “mulino bianco”
di Massimo Marnetto
E presto ci sarà una Rai asservita, pronta a nascondere i fallimenti, oscurare i dissidenti ed elogiare le minuzie, per divulgare un’Italia ”mulino bianco”, dove tutto fila liscio. E se proprio qualche magagna sfugge alla censura della serenità, sarà sicuramente un problema ereditato o che spetta all’Europa risolvere. Giorgia non avrà colpe, ma solo meriti. E guai a chi denuncia la puzza di ”orbanismo”: sarà punito per violazione del blocco nasale.
Il Governo Meloni adotta la falsa concertazione. Convoca i sindacati quando il decreto sul lavoro è già scritto; invita le opposizioni per discutere di cambiamenti della Costituzione immodificabili. Tutto deve sembrare addolcito dalla modalità ecumenica dell’ascolto, ma in realtà è solo propaganda.
I nipotini del Cardinal Gasparri

Gilberto Squizzato su Facebook
Dunque ormai si tratta di notizie non più riservate. Il ciellino Formigoni, ex presidente della Lombardia, già condannato per reati connessi alla sua funzione politica, ex pupillo dell’ex Cavaliere, sta trattando con Ignazio La Russa una propria possibile candidatura alle europee (se nel frattempo otterrà per buona condotta una riduzione di pena). E con lui sono pronti a candidarsi con Fratelli d’Italia diversi ciellini lombardi freneticamente impegnati in questi mesi a tessere la tela con Meloni e c. Per non dire di quelli che sono già stati eletti in tanti consigli comunali.
La cosa non mi stupisce per nulla. I ciellini non sono mai stati antifascisti, come una vasta area del mondo cattolico-curiale. Neanche don Giussani lo fu mai e infatti scelse per guidare i ciellini in politica quel Formigoni, figlio di un comandante delle Brigate Nere, che fu pronto ad alleare i suoi seguaci con gli xenofobi leghisti e con i post fascisti di Alleanza Nazionale collocandosi finchè servì sotto le provvidenziale ali di Berlusconi il forzista.
Ora che Berlusconi è vicino al definitivo tramonto che fanno Formigoni e i suoi amici ciellini? Vanno (tornano) dove li porta il cuore: nella destra che più destra non si puó. Del resto Buttiglione l’ideologo ciellino, amicissimo di Wojtyla, non fece mai mistero del suo pensiero anti-illuminista, cioè ostile alla razionalità critica, all’antiautoritarismo, alla relatività del pensiero non assolutista, infine alla democrazia (pur usata a fini di potere da CL e dai cattolici reazionari travestiti da conservatori).
Cento anni dopo, ecco tornare vistosamente in politica con la destra-destra i nipotini del cardinale Gasparri, quello che su mandato del Vaticano firmó il Concordato con Mussolini.
Tutto ritorna là dov’era cominciato.
Ora dunque non si tratta di esecrare o ingiuriare Formigoni e CL (cancelleró i post inutilmente offensivi). La vera nuova “questione cattolica italiana” è provare a capire perché un’area così consistente (credo maggioritaria) del cattolicesimo italiano è ancora ferma lì.
- Reader’s – 30 maggio 2023Con zelo degno di miglior causa, la grande stampa si affretta ad attribuire a una segretaria fresca di nomina l’insuccesso alle recenti amministrative. Trascurando il particolare che altro è guidare un partito al governo e altro all’opposizione. / Effetto Elly per la sconfitta alle amministrative? No, il PD paga ancora l’effetto Renzi. Ovvero un partito indefinito non fuori (alleanze), ma dentro (obiettivi). Come se ne esce? (Marnetto) / Sono disposti gli americani a sacrificare per l’impero? Questo uno degli interrogativi chiave del nostro tempo. La domanda su Limes e le risposte ragionate di Federico Petroni in una non facile sintesi senza nostri tradimenti, speriamo. / L’importanza e la verità dei miti (Lamagna)
- Reader’s – 29 maggio 2023. Rassegna web di nandocan magazineDomenica da morituri, su Rai3. Fazio saluta a esequie avvenute; Annunziata dopo le dimissioni è spacciata; e neanche Augias e Zanchini stanno tanto bene. /F16 all’Ucraina, non ‘l’arma miracolosa’: riciclo dell’usato a ripristino Usa e spese europee (Remocontro) /Lettera aperta a Fausto Bertinotti (Lamagna)
- Reader’s – 29 maggio 2023. Rassegna web di nandocan magazineSono gli stessi ragazzi raccontati come sfaticati, quelli che mentre i governanti tagliano boschi e cementificano le aree alluvionali, asfaltando anche sentieri più sentieri, si pongono il dubbio del futuro, del loro futuro. Sono quelli che mentre il ceto politico del Paese affastella condoni e altre forme di costruzioni assurde, ponti inutili e opere faraoniche, getta vernice lavabile per dire al mondo: ci siamo anche noi. E mentre sale l’onda mediatica del disprezzo per azioni simboliche per il bene comune di tutti, crescono i silenzi sulle cause dello sfacelo italiano, ribadisco: sfacelo culturale, amichettistico, ambientale, affaristico. / MELONI: “Libereró la cultura dal potere intollerante della sinistra”(Squizzato) / Statue di fango (Marnetto) /Le uniche regole a cui dovrebbe obbedire la nostra coscienza.(Lamagna)
- Reader’s – 27 maggio 2023Personaggi in vetrina.I colleghi che mi hanno conosciuto in RAI in tempi remoti, a cominciare da quelli del Tg2 come Sergio Criscuoli, sanno quanto il tema da lui indicato nel titolo che segue mi sia familiare. Aggiungo allora una mia breve considerazione ai commenti pubblicati in questi giorni sull’uscita dall’azienda di “personaggi televisivi ad alto indice di gradimento”. Una lunga esperienza mi dice che la popolarità di questi ultimi si raggiunge molto difficilmente, per non dire mai, senza meriti professionali ma neppure in assenza di una carriera, breve o lunga che sia, affidata al compromesso con metodi e sistemi oggii variamente esecrati…/RAI: uomini, donne, stagioni e “costituzione materiale” (Criscuoli) / La madonnella degli evasori (Marnetto) /La mafia all’ombra della guerra. Timori Usa sull’intraprendenza dei servizi segreti ucraini (Remocontro) / Noi e la vecchiaia (Lamagna)
- Reader’s – 26 maggio 2023ANCHE LA DESTRA OCCUPA LA RAI. Lo sapevamo. L’occupazione della RAI da parte del governo di destra, con la nomina dei nuovi vertici delle testate giornalistiche (gli altri seguiranno a scala), era soltanto questione di tempo. Questo infatti prevede la riforma Renzi, che affida tutti i poteri a un A.D. indicato da Palazzo Chigi, aggravando ulteriormente quella lottizzazione politica da parte dei partiti di maggioranza che è storia di sempre.Per l’Usigrai le nomine di ieri sono “inaccettabili e senza prospettiva” / INTANTO (Marnetto) / Venti anni di armi italiane in Medio Oriente e Nord Africa (Remocontro)