Reader’s – 9 gennaio 2023. Rassegna web

Sospette speculazioni e mistica religiosa nell’assalto a Brasilia

di Livio Zanotti

Scene di un caos oltre il limite della ragione visibile: migliaia e migliaia, 15, 20mila seguaci dell’ex presidente Jair Bolsonaro hanno invaso ieri pomeriggio la piazza dei Tre Poteri a Brasilia, centro istituzionale del maggior paese latinoamericano, e centinaia di loro hanno preso d’assalto Parlamento, Presidenza della Repubblica e Tribunale Supremo. Sono penetrati nell’emiciclo del Legislativo e nell’aula magna del Tribunale danneggiandoli vistosamente, vetrate e mobilia, scanni e pareti; mentre altri gruppi irrompevano contemporaneamente fin sul tetto della Presidenza, razziandone numerosi uffici al passaggio.

Un’azione non priva di incongruità, ma con ogni evidenza pensata da tempo. Da una quarantina di giorni erano accampati sotto enormi tende davanti al comando generale dell’esercito, una zona periferica aperta e scarsamente controllata: i militari non hanno funzioni di ordine pubblico, la polizia sorvegliava a distanza per evitare incidenti. Cosi come ieri, in assenza del presidente Lula impegnato in una visita ufficiale alla megalopoli di San Paolo danneggiata da un’alluvione, ha accompagnato con ridotti contingenti i cortei estremisti che hanno attraversato la città.

Invasi i palazzi del potere. Lula ordina un’inchiesta sulla gestione della sicurezza

Con una manovra convergente, percorrendo a tratti lentamente e in altri invece con improvvisa rapidità diverse avenidas, i bolsonaristi hanno raggiunto i palazzi delle istituzioni in pratica sguarniti di fronte a una simile invasione, temuta e nondimeno paradossalmente imprevista. Tanto che Lula ha già ordinato il commissariamento delle autorità comunali e un’inchiesta sulla gestione della sicurezza, affermando:

“Questi episodi di sovversione e teppismo sono senza precedenti e violano l’integrità della Repubblica, nell’assoluto rispetto delle leggi tutti i responsabili saranno perciò perseguiti e puniti con il necessario rigore”.

Passività complice della polizia

Sono almeno 200 gli arrestati tra gli assaltanti, solo nella nostra serata sgombrati a forza. Piccoli incendi e fumogeni hanno contribuito a rendere surreali numerosi momenti e situazioni della capitale brasiliana, che solo lentamente ha preso coscienza di quanto stava accadendo nel calore estivo della pausa domenicale, senza tuttavia sentirsene coinvolta e manifestando più complice passività che ripudio. Numerosi manifestanti dei cortei diretti alla piazza dei Tre Poteri si fermavano del resto per inginocchiarsi e improvvisare preghiere che in pochi istanti diventavano corali, evocando Gesù Cristo e invocando il castigo dei peccatori (dunque -va inteso- di quanti a loro si oppongono).

Bolzonaristi tra sacro e profano

Creando un’improvvisata e tuttavia frequente osmosi politica-religione, tra sacro e profano, generatrice di un sincretismo che caratterizza in senso settario più di una chiesa. In cui fino a oggi i bolzonaristi hanno trovato generoso appoggio. Sebbene nell’esorbitante arcipelago dei pentecostali e neo-pentecostali l’attivismo proselitista trovi spazio per tutti.

Bolzonaro in Florida dopo la sconfitta, stimola il terrorismo

Meno ecumenica, la politica entra invece in aperta convulsione. Si spaccano i bolsonaristi, tra il silenzio di quanti sono presumibilmente dietro la sortita di ieri, sulle cui finalità reali non appaiono certezze; e le distanze solo ora espresse esplicitamente da coloro i quali tentano di porsi a riparo da rischi giudiziari e politici. Si avvertono attriti tra i massimi comandi militari, fino a ieri di fatto muti sodali di Jair Bolzonaro, a sua volta fuggiasco in Florida, dov’è riparato all’indomani della sconfitta elettorale che non ha mai riconosciuto formalmente.

Ma una simile bufera non lascia indenne neanche il governo: “Bolzonaro, generali e autorità del Distretto Federale di Brasilia hanno stimolato il terrorismo; il governo nazionale è stato debole”, scrive Vinicius Torres Freire, editorialista tra i più autorevoli e misurati della Folha di San Paulo. E i giudizi che s’incrociano nell’ampia coalizione che ha eletto Lula sono ben più caustici, a cominciare da quelli usciti dal PT, il partito fondato dal Presidente.

Solidarietà a Lula di Biden e altri presidenti americani

A Brasilia, dov’è rientrato d’urgenza, Lula ha intanto ricevuto la solidarietà di Joe Biden e di quasi tutti gli altri presidenti americani, dal cileno Boric e l’argentino Fernandez al colombiano Petro e al messicano Lopez Obrador. Tra i parlamentari che hanno rimesso piede nel Congresso, si discute sulle responsabilità di Jair Bolsonaro e come formalizzarle, tenendo conto che un gruppo di rappresentanti democratici alla Camera di Washington ne ha proposto l’estradizione.

I finanziatori del tentativo golpista

L’attenzione maggiore è rivolta però all’identificazione dei finanziatori materiali del tentativo golpista: poiché se più d’uno si è finto ostentatamente distratto, c’è anche chi si è coinvolto fino a sostenere i costi di trasferimento, vitto e alloggio di decine di migliaia di persone e l’organizzazione dei loro referenti. Pur sapendo che le possibilità di fallimento sovrastavano ampiamente quelle di successo. Sono in corso varie analisi degli scossoni subiti nelle ultime settimane dalla parità della moneta nazionale, il real, contro il dollaro, e dalla borsa di San Paolo. Mirano a identificare gli sconosciuti beneficiari di quelle multimilionarie oscillazioni, determinate dalla stabilità o meno delle istituzioni e dell’economia nazionali.


La scadenza

Per gli “occupabili” il reddito di cittadinanza nel 2023 resta solo per 7 mensilità e decade dopo il primo rifiuto ad un’offerta anche non “congrua”. Per i 18-29enni che non hanno finito la scuola dell’obbligo è subordinato alla frequenza di corsi formativi.

di Massimo Marnetto

E’ come dire a un tuffatore intanto di buttarsi, mentre si decide come riempire la piscina. Lo schianto è certo. Quello che succederà a luglio, quando finirà il Reddito di Cittadinanza per gli ”occupabili”, senza che ancora siano operative politiche attive del lavoro, riorganizzazione dei Centri per l’impiego e neanche un salario minimo legale. Un ritardo che promette ai padroncini meloniani la pacchia dello sfruttamento.

Contenti i balneari – la scadenza a luglio del Rdc è in perfetta sincronia con la stagione estiva – che troveranno personale disperato pronto a stipendi da fame. Soddisfatti ristoratori e albergatori, per camerieri e addetti alle pulizie ricattabili. E per tutti gli sfruttati, il messaggio implicito del Governo sarà lo stesso: ”Ci scusiamo per l’interruzione delle tutele – La dignità riprenderà non appena possibile”.


Equilibri internazionali stravolti: il Kazakistan tra Russia e Cina

Michele Marsonet su Remocontro

Il Kazakistan è diventato fondamentale per la politica estera cinese e i crescenti legami con il gigante asiatico raccontano di un cambiamento nelle dinamiche politiche dell’Asia Centrale. Approfittando delle difficoltà della Russia, Pechino sembra voler usare Astana per proiettarsi verso il Mar Caspio e espandere la propria influenza in tutta la regione.

Equilibrismo geopolitico

Il presidente del Kazakistan, Kassym-Jomart Tokayev, sta cercando di trovare un difficile equilibrio tra la Federazione Russa e la Repubblica Popolare Cinese. Impresa tutt’altro che semplice.
Si rammenterà che dopo la giubilazione del “presidente eterno” Nursultan Nazarbayev, fedelissimo a Mosca, dopo una sanguinosa rivolta popolare, Vladimir Putin in persona approvò la nomina di Tokayev. Lo riteneva, infatti, garante della continuità dell’alleanza russo-kazaka. Si trattava, in realtà, di un rapporto di subordinazione, fatto comune a tutte le Repubbliche ex sovietiche dell’Asia centrale.

Potenza russa screditata

Tuttavia l’invasione dell’Ucraina ha completamente cambiato il quadro. Notando le inattese difficoltà incontrate dall’esercito di Mosca Tokayev, come altri leader delle suddette Repubbliche, ha iniziato da subito a cercare spazi di autonomia e nuove alleanze.
Si trattò di un vero e proprio schiaffo allo zar moscovita, il quale aveva inviato truppe che aiutarono a stroncare la rivolta nel quadro dell’alleanza “CSTO” (Collective Security Treaty Organiztion) che lega alla Federazione Russa gran parte delle Repubbliche ex sovietiche dianzi citate.

Difficoltà militari oggettive

Putin, impantanato nel conflitto ucraino, non ha reagito con azioni concrete, pur manifestando la sua grande irritazione. Come, del resto, nulla ha potuto fare per soccorrere la fedele Armenia, nel frattempo attaccata e parzialmente invasa dall’Azerbaigian (che è supportato dalla Turchia di Erdogan e alla “CSTO” non aderisce),
Tokayev, pur non prendendo alla leggera l’irritazione putiniana, ha comunque continuato per la sua strada. Ha modificato in senso più democratico l’organizzazione politica del Paese, procedendo inoltre all’epurazione degli uomini di Nazarbayev il quale, dopo decenni di potere assoluto, manteneva ancora una certa influenza.

Kazakistan verso l’Europa

Il “nuovo Kazakistan” di Tokayev stenta però a decollare, mentre i rapporti con la Federazione Russa toccano livelli di tensione un tempo inimmaginabili. Il presidente kazako ha per esempio chiesto di esportare petrolio nella Ue (e nella Germania in primis) utilizzando l’oleodotto russo “Druzhba” (detto anche “oleodotto dell’Amicizia”). La risposta russa non è stata completamente negativa solo perché di lì passano anche le forniture all’Ungheria di Viktor Orbàn, notoriamente favorevole a Putin.

L’interessato aiuto cinese

Un aiuto a Tokayev è giunto dai cinesi, che da sempre cercano di avere maggiore influenza in Kazakistan. Durante l’ultima riunione della Organizzazione di Shanghai per la Sicurezza, infatti, Xi Jinping ha detto in modo esplicito che la Repubblica Popolare s’impegna a sostenere Tokayev nella difesa dell’indipendenza, sovranità e integrità territoriale del Kazakistan.

Messaggio ovviamente rivolto a Putin, nonostante i due siano legati da un rapporto di amicizia “senza limiti”. Lo scenario dell’Asia Centrale è insomma in pieno movimento. L’avventura ucraina è costata molto cara al leader russo, che ha certamente sopravvalutato il livello di preparazione del suo esercito.


  • Reader’s – 5 giugno 2023 – rassegna web di nandocan magazine
    I poveri e l’ideologia del merito. Merito deriva da merere, cioè guadagnare, da cui derivano anche mercede e meretrice. La meritocrazia è l’ideologia del merito che, come tutte le ideologie, prende una parola che ci piace e ci affascina, la manipola e la perverte. E così, in nome della valorizzazione di chi è meritevole e povero, l’ideologia meritocratica è diventata la legittimazione etica della diseguaglianza.Don Milani, di cui festeggiamo quest’anno il centenario, queste cose le sapeva molto bene. Sapeva che i suoi ragazzi di Barbiana non erano demeritevoli: erano soltanto poveri; non erano colpevoli, erano soltanto poveri.(Bruni) /L’Ue vota l’economia di guerra: «Fondi Pnrr per le armi». Dal welfare al warfare (Rem) /
  • Reader’s – 4 giugno 2023. Rassegna web di nandocan magazine
    L’Ucraina è pronta a lanciare la sua attesa controffensiva: lo ha affermato il presidente Zelensky in un’intervista al Wall Street Journal. «Crediamo fermamente che avremo successo», ha commentato il leader ucraino da Odessa. Zelensky ha riconosciuto la superiorità aerea russa e la mancanza di protezione da questa minaccia: «Significa che un gran numero di soldati morirà nell’operazione». «Ad essere onesti, può andare in vari modi, completamente diversi. Ma la faremo e siamo pronti». /Violenza sulle donne. Il problema riguarda solo gli uomini? (Lamagna) / Caro Massimo…(Lello Arena)
  • Reader’s – 3 giugno 2023. Rassegna web di nandocan magazine
    L’allarme lanciato ieri dal Center for AI Safety, 350 imprenditori, ricercatori ed esperti del settore, compresi i personaggi che oggi si contendono il primato dello sviluppo dell’AI: (Maggi) /Il naufragio delle spie Aise-Mossad sul lago Maggiore. Funerale in Israele silenzio in Italia (Remocontro) /Rivoluzione e fratellanza (Lamagna)
  • Reader’s – 2 giugno 2023 – rassegna web di nandocan magazine
    Il bluff del “nuovo secolo americano”.Se finisce il bluff del “morire per l’Ucraina”, finisce anche il bluff, o l’illusione, del “nuovo secolo americano” e dell’Impero globale dominato dagli Stati Uniti, che non dovevano essere superati, ma nemmeno eguagliati, come dicono, da alcuna altra Potenza. Possiamo così sperare che il conflitto in Europa si concluda prima che il suo contagio si diffonda o degeneri in una guerra mondiale, secondo l’avvertimento che viene dal Kosovo.Ma per noi è troppo poco che questa guerra finisca, innescando magari un lungo periodo di guerra virtuale e di “competizione strategica” fino alla “sfida culminante” con la Cina, come minacciano i documenti sulla “Strategia nazionale” degli Stati Uniti. Dobbiamo invece uscire dal sistema di dominio e di guerra e passare a un’altra idea del mondo, come un  mondo di mondi diversi in relazione tra loro, fondato sulla pace, sulla cura della Terra e sulla dignità di tutte le creature.(La Valle)/Dal Maghreb alla Tunisia siccità devastante: fame o fuga (Orteca) / Popolo e patria (Lamagna)
  • Reader’s – 1 giugno 2023 (speciale)
    Il mio ricordo di don Lorenzo Milani nel centenario della nascita. Non un profilo biografico, ce ne sono tanti in giro. Quello che segue è un un ricordo personale di due incontri con lui e di una stagione straordinaria e indimenticabile della città in cui sono cresciuto.
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