Reader’s – 7 marzo 2023.

Rassegna web di nandocan magazine

“Ha da venì baffone”, non erano solo i comunisti a dirlo, magari scherzando, ogni volta che c’era da protestare contro “i padroni” per le tante ingiustizie che allora più ancora che oggi gravavano sulla povera gente. E nelle “regioni rosse” come quella in cui sono cresciuto, c’erano case in cui spiccava il suo ritratto, qualcuna magari con il lumino acceso accanto all’immagine del Sacrocuore. “Avevo solo sedici anni quando arrivò la notizia. Improvvisa, ovviamente, come tutto quanto avveniva al di là della cortina di ferro. “Baffone” era morto e dal Cremlino radio Mosca aveva dato al mondo l’annuncio che anche alla mia scuola, il liceo “Dante” di Firenze, suscitò una certa emozione. Ma la Russia era ancora un paese ostile e remoto, dove nessuno che conoscevo era mai stato. Per apprendere tutta la portata dell’avvenimento e di quello che aveva rappresentato lo stalinismo dovemmo attendere altri tre anni e le rivelazioni di un certo Kruscev al ventesimo Congresso del PCUS.(nandocan)

70 anni fa, fu Stalin. La morte di Josif Vissarionovic Giughasvili raccontata da Kruscev

Giovanni Punzo su Facebook

La mattina del 4 marzo 1953 Radio Mosca annunciò al mondo che Stalin era stato colpito da un’emorragia cerebrale mentre si trovava nel suo appartamento al Cremlino: in realtà Stalin non si trovava a Mosca, ma nella sua dacia a Kuncevo nei dintorni della città e il malore –come fu scoperto dopo– risaliva almeno a quarantotto ore prima.
Il 5 marzo seguì la notizia ufficiale della morte: dopo un rullo di tamburi si annunciò che il cuore del «saggio capo» del partito comunista dell’Unione Sovietica aveva cessato di battere. Le Memorie di Nikita Kruscev raccontano alcuni particolari illuminanti sull’evento e sul suo sviluppo.

«Maryona Petrovna dice che non è un sonno normale»

Per conoscere le circostanze della morte di Josif Vissarionovic Giughasvili si dovettero attendere il XX congresso del PCUS e le memorie di Kruscev, perché nemmeno i più efficienti servizi segreti del mondo erano riusciti a penetrare le pareti della dacia di Kuncevo, immersa nei boschi dei dintorni di Mosca e soprattutto vigilata da agenti scelti dell’NKVD.

Kruscev ricorda che era abitudine di Stalin telefonare la domenica mattina per convocare una riunione ‘urgente’ alla quale era difficile sottrarsi: al contrario quel 1° marzo 1953, domenica, era trascorso senza telefonate e Kruscev incredulo era andato tranquillamente a letto, ma nella notte era giunta invece un’agitata telefonata di Malenkov che lo invitava in fretta a recarsi nella dacia di Stalin dove gli uomini di guardia avevano segnalato che poteva essere successo «qualcosa».

Gli uomini dell’NKVD riferirono di aver mandato nella stanza l’anziana e fedele governante Maryona Petrovna che lo aveva trovato disteso sul pavimento: convinti che fosse profondamente addormentato, lo avevano disteso su un divano riferendolo ai dirigenti presenti. Sollevati Kruscev, Malenkov e Bulganin erano tornati alle proprie abitazioni, ma era seguita una seconda telefonata: «Maryona Petrovna dice che non è un sonno normale».

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L’etica della reciprocità

di Antonio Cipriani

Non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te. Ve la ricordate la Regola d’Oro, il principio filosofico ed etico frutto dell’universale esperienza umana nella ricerca di un modo felice e pacifico del vivere? In tutte le culture, religioni e filosofie antiche rappresenta il valore morale della reciprocità tra individui come fondamento di giustizia, convivenza pacifica, dignità umana, rispetto, libertà e uguaglianza. L’etica della reciprocità è regola d’oro perché semplice, facilmente comprensibile, utile a tutti gli esseri umani che non vogliono uccidere, sopraffare il prossimo, sfruttare gli altri, devastare impunemente il bene comune.

Eppure, nonostante i dettami religiosi, la storia della filosofia e il buon senso che dovrebbe farci riflettere, questa Regola d’Oro sembra essere svanita dalla nostra mentalità, cancellata da una rutilante narrazione mediatica che ha cancellato ogni ipotesi anche lontana di etica della reciprocità.

La strada della nostra esistenza è lastricata di ipocrisia.

Mille giustificazioni penose per nascondere la potenza militare di una cultura del vantaggio, della difesa del privilegio – piccolo o grande sia – a ogni costo; per fingere che non succeda niente neanche di fronte ai bambini morti ammazzati in mare dalle politiche crudeli dei nostri governi. Per chiudere gli occhi davanti all’ingiustizia che ogni giorno si palesa davanti a noi e che continuiamo a fingere che sia normale, che ogni volta il problema sia il traffico e non la ferocia del potere in tutte le sue declinazioni. Tanto più feroce perché capace di annichilire ogni opposizione, di rendere complici le stesse vittime dell’ingiustizia sociale.

Per questo dobbiamo ripartire dalle basi.

Dall’etica della reciprocità in ogni rapporto, dal principio di precauzione, dalla capacità di difendere il bene comune dai carri armati devastanti degli interessi privati: dei singoli, dei gruppi potenti, degli Stati e di quel coacervo di interessi militari-finanziari che dominano senza alternative il mondo.

Il barbiere anarchico, alchimista rurale, resta col rasoio sospeso in aria. Vorrebbe eccepire, si capisce. Ma su che cosa? Che sia fuori moda il discorso sulla Regola d’Oro? che alle persone dà più sicurezza la crudeltà che la bellezza? 

Sarà pure così. Questo mondo, questo sistema di valori, l’ipocrisia, le paure, l’ingiustizia che sfocia nella crudeltà, la crudeltà che diventa banalità del male e poi sorrisi e ancora dopo chiacchiere su chiacchiere a sommergere la realtà, tutto questo non mi farà cambiare il mio modo di essere. Non mi renderà un uomo perfetto e allineato capace di interpretare il quotidiano per meglio trarne vantaggio, indifferente e simpatico, cinico e truce con i più deboli. Non mi farà dubitare sul fatto che occorra sempre e solamente stare dalla parte dei meno protetti, di chi subisce ingiustizie, costi quel che costi.

Il barbiere sorride stanco. Abbassa il rasoio pericolosamente puntato verso la luna. Rifinisce il baffo del cliente in attesa e sospira. Serviva dirlo?


“Arrangiatevi”

di Massimo Marnetto

”Arrangiatevi!”: è questo il messaggio della Misura di Inclusione Attiva (Mia) che sostituirà il Reddito di cittadinanza, dando ancora meno a chi non ha un lavoro. Non solo, manca anche la formazione per ricollocare gli occupabili, che saranno carne da lavoro nero o sottopagato in assenza di un salario minimo decente. Siamo alla riedizione del metodo ”affama la bestia” di Reagan e Thatcher, dove il ritiro dei sussidi è visto come l’unico pungolo per stanare i poveri-fannulloni. Una regressione che aumenterà sfruttamento e rabbia. 

L’ingiustizia sociale è eversiva, perché la disperazione della povertà fa desiderare l’eutanasia della democrazia. Quando i bisogni degli ultimi sono ignorati, anche gli ideali più nobili si riducono a provocazioni da abbattere. E la Costituzione diventa una veste sontuosa per quei pochi che la possono sfoggiare. Elly, siamo in codice rosso.


Attentato narcos a Leo Messi per farsi spazio in Argentina

di Livio Zanotti

La cronaca quotidiana fa politica -sempre, ovunque-, ed è quella più nera del narcotraffico e della corruzione, degli attentati e dei morti ammazzati per la strada che inevitabilmente l’accompagnano, a diventare un fattore determinante in Argentina. A scarsi 8 mesi dalle elezioni per il nuovo presidente della Repubblica e il Congresso, a cui verranno chiamati oltre 30 milioni di argentini (possono votare anche i sedicenni).

Mentre l’inflazione (100 per cento nel 2022) divora l’economia, salari e profitti (come sempre i primi più rapidamente dei secondi); e la siccità prosciugal’export agricolo (fonte primaria di valuta forte). Sebbene siano stati ridotti rischio-paese e disoccupazione (quest’ultima nondimeno ancora al 7 per cento, con dietro un rilevante mercato del lavoro informale). L’ insicurezza diventa il tema del giorno e l’opposizione ne fa il suo cavallo di battagliacontro il governo centrale di Alberto Fernandez.

Rosario e il contrabbando

Il fronte di fuoco investe Rosario, seconda o terza conurbazione del paese (dopo Buenos Aires e in perenne competizione con Cordova), centro industriale e commerciale con 1 milione ottocentomila abitanti a 300 km dalla capitalenazionale. Il suo porto sulla sponda occidentale del maestoso rio Paranà, generoso d’acqua fangosa e invisibili anfratti, è la via d’uscita del 70 per cento delle esportazioni nazionali. Ma non da oggi anche il terminale di possenti filiere di contrabbando che scendono dal Brasile e maggiormente dal Paraguay, il paese che nel subcontinente esercita il minor controllo delle proprie frontiere.

Grazie al vertiginoso valore aggiunto delle droghe e alla loro forte espansione, il narcotraffico vi si è inserito da un paio di decenni assumendone infine il controllo, prima tradizionalmente esercitato da quello delle armi. L’attività criminale surroga la decadenza del sistema produttivo nella provincia. Si è infiltrato quanto meno nella pubblica amministrazione locale, non necessariamente ai vertici; ma di certo nei suoi gangli operativi, nel sistema di controllo e vigilanza delle merci in entrata e in uscita. Al più tardi lo scorso fine settimana, sono stati arrestati due ufficiali di polizia sorpresi a tavola con un gruppo di narcos. Non sono gli unici.

Dalla Colombia, dalla Bolivia, dal Brasile verso l’Europa

L’Argentina non produce stupefacenti, che si sappia; però è da lunghissimo tempo un corridoio di transito (dalla Colombia, dalla Bolivia, dal Brasile verso l’Europa) e ultimamente anche un non trascurabile mercato di consumo. La politica sarebbe quanto meno incauta qualora se ne ritenesse a priori indenne. E comunque tanto l’attuale governo quanto i precedenti, peronisti e antiperonisti, vengono chiamati dai cittadini a rispondere di una visione in cui la contingenza, i suoi immediati interessi di parte sembrano prevalere su quella che dovrebbe essere una coerente politica di stato.

Se lo stato non avanza o si limita a sventolare bandiere, la delinquenza organizzata gli prende la mano. Senza preoccuparsi di suscitare il massimo clamore, anche internazionale; forse volutamente perseguendolo per qualche ragione ancora oscura. Non la si può ritenere infatti sprovveduta fino al punto di attaccare a raffiche di pallottole calibro 9 il supermercato dei suoceri del campione del mondo Lionel Messi, nella Rosario più commerciale, senza aspettarsi pesanti reazioni a tutti i livelli. Dunque si può credere che le avesse messe in conto.

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  • Reader’s – 18/19 marzo 2023
    “L’economia è fatta di aspettative, e se si rompe il rapporto fiduciario tra risparmiatori e banche, beh allora non c’è assolutamente modo di rimettere le cose a posto, in tempi brevi e senza traumi”. Così oggi Piero Orteca su Remocontro. Ed è “patologicamente” vero almeno da quando la finanziarizzazione dell’economia ha separato e comunque posto in secondo piano il valore oggettivo e concreto di beni e servizi rispetto a quello atteso o immaginato dalle contrattazioni in borsa. Tanto che, come si ripete stancamente ma inutilmente da decenni, non esiste quasi più alcuna corrispondenza tra l’economia reale e quella trattata dalle banche. E’ il capitalismo “di cartone” che procede impavido condizionando pesantemente la politica, per lo più incurante della sorte di imprese e lavoratori. Altro che “politique d’abord”. / Cavia Ucraina: il riciclaggio degli armamenti al collaudo assassino (Ennio Remondino) / Stavolta Piantedosi ce la può fare (Massimo Marnetto)
  • Reader’s – 17 marzo 2023
    Landini ci ha provato e ha fatto bene. Che a prendere l’iniziativa sia il segretario generale della CGIL è già una garanzia che almeno nelle intenzioni non si tratta di un restyling del vecchio PD, del tentativo cioè di rimettere insieme i cocci di una fusione fallita in partenza. Marnetto è pessimista, ma che Calenda si smarchi per la presenza di Conte e Conte sia tiepido per la presenza di Calenda era non solo ampiamente prevedibile ma anche comprensibile, se davvero si tratta di ricostruire una sinistra plurale ma coerente. Come si dice, errare è umano, perseverare diabolico. Se invece l’obbiettivo era più modestamente quello di accordarsi per l’opposizione a questo o quell’obbiettivo del governo Meloni, a cominciare dal presidenzialismo e dall’autonomia differenziata), allora sì, sarei d’accordo con lui, ma non aspettiamoci salti di gioia./ Un Medio Oriente libero dall’Occidente con più paci che guerre/ viaggio nell’inconscio
  • Reader’s – 16 marzo 2023
    QUEL GIORNO IN VIA DEI VOLSCI. Il 16.3.78 fu rapito Moro. Io ero in un appartamento in Piazza dei Re di Roma. Il mio amico S. entrò nella mia stanza con una radio da cui proveniva la notizia.Era così inverosimile che cercai di immaginare come avesse fatto a imbastire quello scherzo, era un burlone…/La maggioranza del mondo che non pensa occidentale e la titolarità della pace (Michele Marsonet)
  • Reader’s – 15 marzo 2023
    Riarmo forsennato per ammazzarci prima e meglio? Il dipartimento della Difesa degli Stati Uniti ha chiesto per il 2024, 842 miliardi di dollari. La Francia si appresta a rilocalizzare sul proprio territorio una ventina di produzioni industriali militari. Confermata la vendita Anglo-americana di sottomarini nucleari all’Australia. Ma la magia di metà secolo saranno i super sottomarini ancora allo studio: costo stimato nei prossimi tre decenni tra i 167- e 229 miliardi di euro /Massimo Recalcati: «Confini rafforzati e porti chiusi: così la nostra vita s’impoverisce»/Assemblea di Articolo21, Costante: «Il precariato è il più grande bavaglio all’informazione»
  • Reader’s – 14 marzo 2023
    E’ possibile ingannare i poveri, dando loro la sensazione di volerli aiutare, ma ci vuole arte nel raggiro. Per esempio, come fa il Governo con la riforma fiscale allo studio. Strombazzare che si riducono le aliquote suona bene, perché sembra che si vogliano abbassare le tasse per tutti. E invece è il contrario, perché meno aliquote significa meno progressività. Ovvero allontanarsi dal principio previsto nella Costituzione per far pagare più tasse ai ricchi e meno ai poveri. /In seguito al rientro, annunciato da Roberto Speranza, di Articolo Uno nel PD, il numero due Arturo Scotto è entrato a far parte della Direzione nazionale. Ecco il suo intervento all’Assemblea nazionale /barchi in Italia ed Euro corruzione, trama di Mosca
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