Reader’s – 6 gennaio 2023. Rassegna web

Oggi la befana di Reader’s vi propone, in versione non integrale, due lunghi articoli tratti da un gruppo Facebook, NeAP (Nuova e Altra Politica), nel quale gli “amici di nandocan” non avranno difficoltà a trovare, insieme a molti riferimenti a Gramsci, una notevole consonanza con le idee manifestate – sia pure in termini meno radicali – da questo blog. Che si tratti di un gruppo napolitano lo si intende anche dall’acronimo NeAP, che non a caso coincide con le prime lettere dell’antico nome della città, Neapolis. Come il filosofo Giovanni Lamagna, che già conoscete, a Napoli risiedono anche i due autori dei brevi saggi che seguono, Luca Musella e il catanese Antonino Lomonaco. (nandocan)

Usa & getta

Luca Musella su NeAP (fb)


La Nikon FM2 è stata prodotta per quasi quarant’anni. Oggi una macchina fotografica viene lanciata sul mercato per pochi mesi. Ogni settimana aumentano i milioni di pixel a nostra disposizione, eppure la fruizione delle immagini perlopiù avviene sui social: dove la definizione di un telefonino è più che sufficiente. Si alimenta un bisogno di pixel irragionevole e, in ultima analisi, completamente inutile, visto che le stesse stampanti professionali non reggono alla altissima definizione delle foto.

Così, se ci pensate bene, avviene in ogni ambito della esistenza e, in campi come l’abbigliamento, ci avviamo spediti all’usa e getta. Ma, mi domando, i negozi che vendono a 4,99 euro, pagando merce, un fitto, le tasse e il personale, come fanno a reggere in piedi? Quanti vestitini devono vendere in una giornata?

Le alchimie della libertà capitalistica

Purtroppo, le alchimie della libertà capitalistica si applicano anche agli esseri umani. Il sistema alimentare italiano, ad esempio, si regge sullo schiavismo e sull’inganno. Schiavismo, perché per reggere allo strozzinaggio della Grande Distribuzione, dove i prezzi di alcune colture all’ingrosso sono invariati da decenni, unico strumento è l’antica schiavitù. Inganno, perché contraffazioni coperte da burocrazie corrotte e bizantine, permettono ogni tipo di licenza poetica. Così mangiamo sangue e veleni, ma ci è proibito di avere una gallina in casa.
Ma le alchimie della libertà USA&GETTA nel mercato del Lavoro raggiungono in ogni ambito forme di devastante alienazione in cui, da una parte a 40 anni si è vecchi anche per fare la cassiera in un negozio, dall’altra forme di welfare vengono soppresse o rese totalmente inefficaci. In questo scenario pandemia e guerra hanno contribuito ad un generale impoverimento, dal quale non sembra scorgersi una via di uscita. Anzi, i recenti aumenti indiscriminati fanno supporre che i poteri forti stiano tramando per trascinare il paese in una mattanza sociale, quella bancarotta pilotata nella quale ogni Diritto scaturito dalla Resistenza venga soppresso.

Gramsci e il meccanismo torbido delle dittature

La sospensione della realtà alla quale ci stiamo abituando non ci porta a guardare tutto questo con il giusto peso. Gramsci già aveva individuato il meccanismo torbido delle dittature: portare goccia a goccia un essere umano nell’abisso della ragione, ma non velocemente, perché un cambio troppo repentino potrebbe mettere in atto forme di resistenza. NO, un poco alla volta, in quella che definiva “trasformazione molecolare”, nella quale ci si abitua a tutto, proprio perché è una trasformazione progressiva.

Così ci siamo abituati a concepire come “pane fresco”, un pane prodotto chissà dove, precotto in Romania e poi infornato nei nostri supermercati. Così come ci siamo abituati all’idea che la dignità umana non è elemento fondante di una società libera. Il Lavoro, inteso come altissima espressione della nostra Costituzione, non è mai merce. Ma un Diritto inalienabile alla centralità di ognuno di noi nella vita del paese. Ma ci abituiamo a tutto, anche a considerare la eventualità di diventare rifiuti umani non riciclabili.

Le file di extracomunitari senza diritti, il loro calvario e il nostro cinismo

Io stesso, mi vergogno a confessarlo, mi sono abituato ad osservare le file di schiavi senza diritti a Piazza Nazionale. Extracomunitari malati che, nei feudi della nostra assistenza sanitaria classista, diventano un peso. Si mettono in fila alle sei del mattino con l’unico scopo di accedere alla fila “ufficiale” alle nove del mattino, che gli consentirà, forse, di fare la fila vera alle 14. File che, casomai, consentono di acquistare un farmaco salvavita, fatte da persone con fragilità estreme o con malattie terminali. Ma ci si abitua a tutto, anche alla vergogna dell’USA&GETTA della vita, soprattutto di quella altrui.

Il laboratorio dei nuovi fascismi

La Napoli dei migliori e, in special modo il mio quartiere periferico, sono diventati il laboratorio dei nuovi fascismi. Dove, le contraddizioni di una casta inerme e ingorda, camuffa tutta la propria inutilità sversando rifiuti umani nelle nostre contrade. Dove vedi marginali che, giorno dopo giorno, scendono tutti i gradini del degrado. Fino a perdere la ragione, come unica difesa possibile a tutto questo orrore. Una follia che, in un certo senso, addolcisce il loro calvario e legittima il nostro cinismo. Ma noi ci abituiamo a tutto: anche a confondere un sacchetto di immondizia con un essere umano. (Luca Musella)


La volontà degli indomiti
(ovvero la funzione del sindacato)

di Antonino Lomonaco

Se negli anni ottanta della nostra giovinezza qualcuno mi avesse predetto la recessione politica e sociale di questi primi decenni del secondo millennio, mi sarebbe stato davvero molto difficile poterci credere. Il crollo dell’Unione Sovietica sembrava aprire lo spazio ad un periodo nuovo di dialogo e di comprensione fra i popoli, tanto che qualche “sapientone” parlava persino di “fine della storia”. Tuttavia, qualche altro, subito dopo, iniziò anche ad indicare una fine della classe operaia, riferendosi ad una supposizione di società di soli servizi, come se chi svolge un servizio non svolgesse, comunque, una opera di lavoro.

Ciò iniziava a darmi qualche sospetto. Furono gli anni del trionfo della Finanza, delle speculazioni di borsa, dei guadagni basati sul niente produttivo. Furono gli anni del trionfo della “furbizia”, in cui anche fra noi qualche (diciamo) ingenuo arrivò a fare una distinzione acrobatica fra il lavoro ed i lavoratori!

Il “berlusconismo”

Il disorientamento dovuto al crollo del cosiddetto “socialismo reale” agevolò parecchio in Italia il “berlusconismo”, il quale spazzò via, anche facilmente, le pur aumentate esigenze di democrazia sociale, di lealtà fra i cittadini, dopo l’inchiesta “mani pulite”. E lo fece con le sue barzellette, lo “sdoganamento” del post-fascismo, e, soprattutto, con le sue televisioni commerciali che iniziarono a spargere, alle masse, non una indicazione all’elevazione, alla riflessione, ma le risate sguaiate dell’imbecillità.

Alla fine ciò che contava di più, sembravano dire quegli spettacoli incantatori, era che col danaro si poteva comprare tutto: la bellezza, l’amicizia, la dignità. Tutto era sul mercato ed era consumabile e poi si poteva buttar via come niente. Non aveva importanza se quel consumismo consumava anche i territori, le popolazioni che vi vivevano, gli ambienti con la loro flora ed i loro animali. Tutto era dissacrato, anche, per l’appunto, la dignità.

La conseguenza sociale di questa deriva è quella feudale, che vede nel favore e non nel diritto, il fine a cui orientarsi. Certamente, il berlusconismo non introdusse niente di nuovo nella società italiana ma rafforzò qualcosa che era latente e la legittimò sempre più, facendo sentire inadeguato l’atteggiamento leale di chi vuole essere onesto.

L’onestà, si badi, non è semplicemente una questione di etichetta morale, poiché è solo attraverso di essa che si può costruire una società funzionante, capace di provvedere ai bisogni dei suoi cittadini ed a perseguire il principio importante dell’equità. Un principio, quest’ultimo, che non può fare a meno di vedere in ogni cittadino non soltanto un fine, ma una risorsa. Il privilegio, in questo modo, non riguarda più una classe sociale, un censo, ma la costituzione stessa di tutti i cittadini che, in quanto tali, sono percettori di diritti nella stessa misura in cui sono capaci di rispettare gli equivalenti doveri.

La Politica senza morale diventa arbitrio di una parte sull’altra

Ecco che la Politica non può fare a meno della questione morale e, a differenza di quanto sproloquiava un certo furbacchione tanto apprezzato anche da taluni (diciamo) ingenui fra noi, si deve affermare fermamente che la Politica senza morale diventa arbitrio di una parte sull’altra e che la governabilità senza morale non può mai essere Politica ma soltanto tirannia!

Eppure questi sono stati, negli ultimi trent’anni, gli orientamenti politici della deregolamentazione. Orientamenti indirizzati verso una erosione dei diritti accompagnata dalla derisione dei doveri. Questo a partire dal mondo del lavoro! Poiché abbiamo la consapevolezza, noi e i nostri “nemici” (tali sono), che la libertà responsabile di ogni cittadino dipenda proprio dalla sua capacità economica, cioè a dire dalle condizioni che riguardano il suo lavoro, di cui il danaro è soltanto lo strumento metaforico, utile solo perché interscambiabile.

Il lavoro, che assieme al linguaggio testimonia la propensione sociale dell’Uomo, è il luogo ed uno dei momenti più sacri che possiamo avere, dove il tempo di ognuno di noi, le nostre energie, vengono dedicate agli altri, in una proiezione capace di produrre ricchezze e servizi che, di riflesso, ritornano poi ad ognuno di noi, come servizi e ricchezza sociale di cui tutti quanti infine usufruiamo.

.…….(omissis)……

Una fase possente di reazione capitalistica

Dobbiamo renderci conto di vivere una fase possente di reazione capitalistica, possente perché siamo tutti quanti, chi più chi meno, impregnati di questa ideologia, coinvolti in uno stile di vita che ci ha occluso il senso critico, già incrinato dal fallimento di una utopia a suo tempo, però, criticata da Gramsci e da altri. Un fallimento che non ci apparteneva, quindi, perché era fallito nel momento stesso in cui era diventato autoritario e totalitario. Gli opposti non si contraddicono soltanto: gli opposti si condizionano, diventano specchio l’uno dell’altro.

Nel momento in cui una forza è venuta a mancare non si è aperta una fase di pacificazione, come si sperava. La forza rimasta da sola, altrettanto totalizzante ed autoritaria (considerando le drammatiche vicende di Julian Assange o di Eduard Snowden) ha cercato di imporre le sue regole di dominio al resto del mondo. Sono iniziate le guerre “preventive” per “l’esportazione della democrazia”. Guerre accompagnate da una tecnologia di propaganda inaudita: era come se Samara, uscita dallo schermo, con la sua veste bianca, senza occhi e, perciò, dall’anima persa, procedesse nella sua espansione della morte. I

l riferimento hollywoodiano non è casuale. C’è molto Hollywood nella recita del generale che all’assemblea dell’ONU fa vedere una finta fiala di antrace come valida prova per attaccare l’Iraq. L’apoteosi probabilmente è stato il crollo delle due torri, che però sono state tre. Le esecuzioni plateali, poi, dei tagliagole del Califfato, economicamente sostenuto dall’Arabia saudita ed Emirati arabi (amici degli USA).
Dopo l’Iraq, L’Afghanistan, la Libia, la Siria. Stati sovrani, in cui si voleva esportare la democrazia ma che hanno ricevuto solo morte e distruzione e che ora versano nelle peggiori condizioni. Popoli massacrati impunemente per l’arbitrio ed il “bullismo” internazionale di una parte sul resto del mondo.

Nel Kossovo e in Ucraina

Si è intervenuti nel Kossovo, in difesa di una minoranza oppressa, bombardando civili persino in una città come Belgrado. Perché adesso, in Ucraina, non si è voluto far caso alle analoghe leggi discriminatorie contro una minoranza che voleva continuare ad esprimere la propria lingua e la propria cultura e difenderle da governi che intitolavano le vie e le piazze a criminali nazisti?! Che abbattono le statue di Lenin per erigere quelle di Stepan Bandera. Strade, statue e piazze dedicate ad autori di stragi contro Ebrei, Russi, Polacchi!… Stragi perpetrate ancor oggi per gli stessi principi di distinzione, a priori, fra migliori e peggiori… dove i peggiori possono ben essere massacrati e distrutti impunemente! Così come è successo nel Donbass dal 2014 ad oggi, senza che la “buona ipocrita coscienza” internazionale si muovesse.

Ci sono stati gli accordi di Minsk, i quali, di recente, sia esponenti del governo ucraino sia militari USA, hanno dichiarato candidamente che sono serviti soltanto a guadagnare il tempo utile ad armare l’Ucraina! Armare l’Ucraina per far valere la sua richiesta di far parte della NATO e circondare la Russia con le testate nucleari e gli eserciti occidentali a pochi chilometri da Mosca! Significa inasprire una situazione ed una guerra che la Russia non può perdere, cioè a dire che se si arriva agli estremi il rischio nucleare è davvero prossimo!

Perché accodarci a questa prepotenza che ci fa correre questo rischio?… I partiti di opposizione, in Ucraina, sono stati aboliti ancor prima della guerra, i loro capi perseguitati, eliminati od incarcerati! Si tratta di un regime di ottuso nazionalismo tale e quale a quello russo, polacco o ungherese! Perché dobbiamo partecipare a questa follia nazionalista nata dal crollo dell’Unione Sovietica? Perché prolungare questo bagno di sangue del popolo ucraino? Perché stravolgere, con le sanzioni, dopo due anni di pandemia, la nostra stessa economia, col rischio di tracolli di imprese, licenziamenti, disastri economici e sociali, ecc.?…

Il pregiudizio di una differenza fra gli uomini e fra i popoli

Il perché è presto detto: perché a chi esprime queste logiche non gli importa alcunché della gente e dei popoli. Lo scopo è un’altro: è il predominio su di un pianeta la cui popolazione sta aumentando esponenzialmente e le risorse, altrettanto esponenzialmente, si stanno riducendo! Di fronte a queste difficili prospettive invece di rincorrere delle logiche egualitarie, organizzative, così come auspicava Michail Gorbačëv con la sua Perestrojka, si procede con la violenza della prepotenza, della discriminazione dell’uno sull’altro. Il quasi totale assoggettamento dell’informazione a queste logiche criminali rivelano il pregiudizio di una differenza fra gli uomini e fra i popoli, per cui il popolo ucraino vale più di quello curdo o palestinese, o siriano o di qualsiasi altra parte del mondo.

...Omissis…

Credo che il sindacato debba tornare a rappresentare, in prima istanza, l’opposizione a questa tendenza, altrimenti tutto è indirizzato alla rovina e si profila una nuova era feudale, con i suoi arbitrii di casta, di razza, di uomo su uomo. Lo dimostrano i provvedimenti nella legge di bilancio di questo nuovo governo post-fascista che abbiamo, il quale toglie a chi ha poco per darlo a chi ha tanto: che, calvinisticamente, fa della povertà una colpa. Confesso di essere molto pessimista.

Ma, come diceva l’amico Antonio Gramsci, al pessimismo della ragione bisogna opporre l’ottimismo della volontà. Viva questa volontà: la volontà degli indomiti!

Mostri

di Massimo Marnetto

Come tanti elettori di sinistra nel Lazio, non mi rassegno a cedere la Regione alla destra, per la divisione PD-5 Stelle. Che vivono un doppio problema: la definizione della guida interna e la conquista del potere esterno. Nel PD, il congresso è già iniziato e ogni alleanza non è neutra, ma orienterebbe già il partito più al centro (Calenda) o a sinistra (Conte). Nei 5 Stelle, le scelte radicali che hanno risollevato Conte sarebbero indebolite da un’intesa col PD.

Così la Regione è persa. Per due ostacoli: la designazione non negoziabile di D’Amato da parte del PD; l’esclusione non negoziabile del termovalorizzatore da parte dei 5 Stelle. Per superare questo blocco incrociato occorre invece negoziare entrambe le questioni. Si può fare. Si deve fare. Anche perdendo un po’ di consenso radicale, ma parlandosi fino a trovare una soluzione, che scongiuri un’altra giunta simil-Polverini. Il silenzio sulla Regione genera mostri. 


  • Reader’s – 1 giugno 2023 (speciale)
    Il mio ricordo di don Lorenzo Milani nel centenario della nascita. Non un profilo biografico, ce ne sono tanti in giro. Quello che segue è un un ricordo personale di due incontri con lui e di una stagione straordinaria e indimenticabile della città in cui sono cresciuto.
  • Reader’s – 31 maggio 2023
    PD. Una segreteria omogenea non basta senza riformare radicalmente il partito. Ci vorrà del tempo per superare ostacoli e resistenze, ma il segnale doveva essere dato subito, mentre al suo interno il PD “è rimasto sostanzialmente la vecchia struttura divisa in correnti ereditata dal “renzismo”, rammenta oggi alla Schlein l’ex presidente della regione toscana Enrico Rossi /PD. Accordi e progetto (Marnetto) /Droni su Mosca, l’avvio simbolo della controffensiva ucraina (Remocontro) /Social network, intelligenza artificiale e giornalismo: il 5 giugno corso di formazione in Fnsi (FNSI) /Bisogna mettere in conto gli imprevisti (Lamagna)
  • Reader’s – 30 maggio 2023
    Con zelo degno di miglior causa, la grande stampa si affretta ad attribuire a una segretaria fresca di nomina l’insuccesso alle recenti amministrative. Trascurando il particolare che altro è guidare un partito al governo e altro all’opposizione. / Effetto Elly per la sconfitta alle amministrative? No, il PD paga ancora l’effetto Renzi. Ovvero un partito indefinito non fuori (alleanze), ma dentro (obiettivi). Come se ne esce? (Marnetto) / Sono disposti gli americani a sacrificare per l’impero? Questo uno degli interrogativi chiave del nostro tempo. La domanda su Limes e le risposte ragionate di Federico Petroni in una non facile sintesi senza nostri tradimenti, speriamo. / L’importanza e la verità dei miti (Lamagna)
  • Reader’s – 29 maggio 2023. Rassegna web di nandocan magazine
    Domenica da morituri, su Rai3. Fazio saluta a esequie avvenute; Annunziata dopo le dimissioni è spacciata; e neanche Augias e Zanchini stanno tanto bene. /F16 all’Ucraina, non ‘l’arma miracolosa’: riciclo dell’usato a ripristino Usa e spese europee (Remocontro) /Lettera aperta a Fausto Bertinotti (Lamagna)
  • Reader’s – 29 maggio 2023. Rassegna web di nandocan magazine
    Sono gli stessi ragazzi raccontati come sfaticati, quelli che mentre i governanti tagliano boschi e cementificano le aree alluvionali, asfaltando anche sentieri più sentieri, si pongono il dubbio del futuro, del loro futuro. Sono quelli che mentre il ceto politico del Paese affastella condoni e altre forme di costruzioni assurde, ponti inutili e opere faraoniche, getta vernice lavabile per dire al mondo: ci siamo anche noi. E mentre sale l’onda mediatica del disprezzo per azioni simboliche per il bene comune di tutti, crescono i silenzi sulle cause dello sfacelo italiano, ribadisco: sfacelo culturale, amichettistico, ambientale, affaristico. / MELONI: “Libereró la cultura dal potere intollerante della sinistra”(Squizzato) / Statue di fango (Marnetto) /Le uniche regole a cui dovrebbe obbedire la nostra coscienza.(Lamagna)
%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: