Reader’s – 5 / 6 febbraio 2023 rassegna web

La disumanità delle istituzioni è la banalità del male

di Antonio Cipriani

Che la destra, con le armi delle istituzioni in mano, facesse la destra era abbastanza evidente. Che cosa vi aspettavate che dimenticassero le radici, quelle profonde che non seccano mai? Pensavate rinunciassero al ghigno duro contro ogni forma di antagonismo sociale e politico, che permettessero senza incupirsi lo svolgimento di proteste democratiche? 

Se lo pensavate, eravate in torto. Voi e tutti quelli che in questi decenni hanno asfaltato la strada dell’ingiustizia nel Paese, distruggendo legami di comunità, spazzando via come irricevibili le lotte civili, seppellendo regole e umanità, in una corsa ottusa e miope al decisionismo, alle privatizzazioni, alla devastazione ambientale, alla cattiveria, alla vendetta, alla mancanza di riferimenti umani, sociali e culturali.

Pensavate forse che per governare sarebbe bastato essere economicamente, culturalmente e socialmente di destra, ma con più eleganza? E che questo crollo di valori avrebbe garantito la salvezza di una democrazia asfittica, asimmetrica e truce come quella che conosciamo?

No, la destra è quello che è sempre stata. Dall’altra parte invece è stato dilapidato un patrimonio di idee, di organizzazione, di senso civile. A vantaggio di una bruttezza crescente, di leggi razziste, di povertà culturale strabiliante, di parole sottratte al loro significato per diventare tappetini fasulli per un sistema di ingiustizie. 

La disumanità delle istituzioni è la banalità del male.

Penso alla legalità dichiarata del far fare il giro del Mediterraneo a chi salva poveracci dalla morte in mare. Per poi far riattraversare ai bambini l’Italia come forma di cattiveria gratuita. Pensate ai vostri figli, alle persone che avete a cuore e chiedetevi come sarebbe un soccorso in mare, in bilico tra la vita e  la morte, nelle mani e sulla canna del fucile della Guardia costiera libica.

Prima di fare i garantisti a senso unico per i reati che ci impoveriscono e ci rendono il Paese del lavoro in nero e dell’evasione fiscale che incide su sanità e istruzione pubbliche, pensate a chi viene punito e torturato con il 41 bis. Serve davvero a battere la mafia? Penso a Alfredo Cospito, anarchico che scrive cose non condivisibili, ma che non ha mai ammazzato nessuno, eppure è stato condannato da leggi incredibili (anche se promulgate dallo Stato, le leggi quando sono ingiuste lo restano e sarà la storia a giudicare le mezze calzette zelanti che le applicano con gioia: non vi ricorda niente?) a un ergastolo ostativo per un atto dimostrativo che non ha fatto neanche un ferito e per di più segregato con il 41 bis a una non vita in un cubicolo di cemento. Il suo sciopero della fame ha acceso i riflettori, ma non basta.

Cospito peserà sulle coscienze. Altro che citare a pappagallo l’indifferenza è reato. Occorre riprendere a tessere una politica realmente alternativa a quella della destra che fa esattamente la sua politica. Oggi se la prendono con i ragazzini in piazza, puniscono con durezza i lanciatori di vernice lavabile che si battono per salvare la terra, domani continueranno. È il loro modo di essere, non lo scopriamo adesso.  

Ma se ha senso la democrazia, occorre ripensare alla banalità del male, soprattutto quando veste la disumanità delle istituzioni. 

Tags: banalità democrazia disumanità, istituzioni,


Roma: silenziosa bellezza.

di Massimo Marnetto

Piazza Navona senza neanche una persona; Piazza del Pantheon vuota; Piazza di Spagna e tanti altri luoghi di Roma privi di un corpo in movimento: la mostra ”Roma, silenziosa bellezza” (Vittoriano, fino al 28 febbraio) è un susseguirsi di foto scattate durante la fase più acuta della pandemia.

Il fotografo Moreno Maggi ha svelato il fascino del nudismo urbano di una Città sempre imbrattata di caos.

L’incantesimo dei vuoti assoluti di persone induce incanto e inquietudine.

C’è l’essenza di una bellezza così arrogante da far male agli occhi.

Ma anche l’ansia sorda – che non se ne va – del presagio di un day-after, di una bomba di ultima generazione anti-antropica, che distrugge le persone e vetrifica i luoghi.

Nella sala in penombra illuminata solo dalle foto aleggia la melodia della tromba di Fresu con le sue note calme che rapiscono.

Sento il privilegio di essere nato in questa Città; mi sento acqua delle sue fontane, fuoco dei suoi tramonti, pietra delle sue statue.

Esco stordito, come una formica che si è salvata da una bufera.


La democrazia in Brasile dalla foresta alla città

di Livio Zanotti

La restaurazione democratica del presidente Ignacio Lula da Silva non è impaziente, ma pur rispettando le prerogative parlamentari (“un territorio ormai occupato da un’inedita e pericolosa maggioranza di partiti golpisti, reazionari, trafficanti…”, commenta la Folha di San Paolo, 29.01.23) e i tempi delle procedure giudiziarie, fa propria l’urgenza dei feriti. Poiché il tentato golpe dell’8 gennaio è fallito, lasciandosi dietro tragedie tuttavia in atto e vite appese a un filo. Oltre a gravi responsabilità e situazioni da chiarire nelle stesse istituzioni violate. Dunque procede su piani sovrapposti. Brasilia ha il suo metabolismo burocratico. Il capo dello stato vola allora ai territori estremi della selva di Roraima, ai confini settentrionali con Venezuela e Guiana. Non un posto di ordinaria emergenza. Lì, nei suoi 4 anni di governo, il predecessore Bolsonaro ha tagliato le spese sanitarie e lasciato morire migliaia di nativi, soprattutto donne e bambini, 572 i minori di 5 anni. “Un genocidio”, ha affermato Lula.

Questa periferia etnica è da 5mila anni la patria degli yanomami, una popolazione che oggi non sommerebbe più di 30mila individui (850/890mila la stima di tutti gli indios amazzonici a tutt’oggi sopravvissuti) sul totale nazionale di 198 milioni di brasiliani. Così che quello del presidente potrebbe apparire un intervento essenzialmente simbolico.

La difesa dell’ambiente coniugata alla crescita e alla legalità costituzionale

E certamente lo è. Senza però perdere il carattere consustanziale con la sua visione politica generale, in cui il rispetto dei diritti essenziali della modernità viene concretamente e subito ripristinato per tutti i cittadini nessuno escluso, in quanto fondamentale al rilancio dello sviluppo. Nel quale la difesa del territorio, quindi dell’ambiente naturale si coniuga con quella della crescita economica e con la riaffermazione di una piena legalità costituzionale, definitivamente compromessa dalla scelta eversiva di Jair Bolsonaro (coinvolto o no che sia in prima persona nel fallito golpe, lo stabiliranno le indagini della magistratura penale).

Nel suo “Arrabalde: em busca da Amazonia”, il ricercatore Joao Moreira Salles fa ben comprendere che la foresta è una fonte originale d’intelligenza ecologica. E’ una biblioteca naturale. Si tratta d’imparare a leggerla sempre meglio apprendendo dagli indios. Intanto i lavori di divulgazione del documentarista evidenziano l’improrogabile urgenza di proteggerla dalle ricorrenti minacce di distruzione.

L’Amazzonia è un sistema formato nei millenni dalla collaborazione tra umano e non-umano, dalla reciprocità tra natura e cultura. La mano indigena vi ha operato partendo dalla sua antica conoscenza dell’interazione tra clima, fauna e flora, selezionando le piante fertili e riducendo progressivamente quelle nocive. Lasciarla sfruttare indiscriminatamente, come ha fatto Bolsonaro (ma anche altri governi prima di lui, cominciando dalla dittatura militare 1964-1983), per obnubilazione culturale prima ancora che per inconfessabili interessi materiali, è come se bombardassimo le città per risolvere l’abusivismo edilizio,

La nuova sensibilità ecologica in Sudamerica

La nuova sensibilità ecologica in Sudamerica sta diventandodel resto linea-guida della politica anche in Cile, in Colombia, in Argentina (con minor enfasi, ma in anticipo sugli altri). Con un discorso che coinvolge l’Europa. A cominciare da quel trattato economico-commerciale sottoscritto nel 2019 tra Unione Europea e Mercosur a conclusione di vent’anni di negoziati, epperò rimasto fino a oggi lettera morta (e rischiando di spaccare il Mercosur per le opposte letture di Brasile e Argentina).

Il presidente colombiano Gustavo Petro, uomo di sinistra -ad esempio-, richiama oggi gli accordi di Parigi sul clima per dichiarare la disponibilità del suo paese a limitare e in prospettiva cessare il ricorso agli idrocarburi. Per paradosso trovandosi a coincidere con quanto cinicamente mi disse 40 anni fa Antonio Delfim Netto, anima e corpo della politica economica della dittatura militare brasiliana: ”Se gli europei vogliono l’aria pulita dell’Amazzonia, che la paghino come fanno con la benzina…”. In quanto è ovvio che ideologie a parte, per rinunciare alle proprie risorse naturali i sudamericani si aspettano compensazioni.

l’evacuazione forzosa dei cercatori d’oro

Lula, da parte sua, fa sul serio. Ha fatto trasportare nei sanatori gli indios in condizioni di salute più gravi e montare ospedali militari da campo sul posto per gli altri. Già da qualche giorno è in corso l’evacuazione forzosa dei cercatori d’oro, che da decenni contaminano i fiumi della regione con il mercurio che usano per liberare dalle scorie il metallo prezioso.…..

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Il futuro della filosofia

di Giovanni Lamagna

Sono portato a pensare che la filosofia (almeno per come l’abbiamo conosciuta fino al XIX secolo) abbia oramai esaurito il suo compito e la sua funzione storici. Che erano quelli di rispondere alle domande prime e allo stesso tempo ultime, le domande fondamentali: “Perché siamo su questa terra? Come vi siamo capitati e chi vi ci ha messo, ammesso che qualcuno vi ci abbia messi? C’è un’altra vita (magari eterna) dopo questa terrena (tutto sommato breve e limitata nel tempo)?”.

Domande a cui – la filosofia oramai l’ha definitivamente appurato (almeno per me), dopo secoli, anzi millenni di tentativi e di innumerevoli ricerche speculative – non è possibile dare risposte. Sono, dunque, domande senza senso: avrebbe detto Wittgenstein.

Per cui la filosofia oggi, se persevera ancora in questi tentativi, è destinata a scivolare fatalmente sulla strada del nichilismo e a giungervi inevitabilmente. Con i frutti perversi che ne derivano, come ha dimostrato la vicenda intellettuale ed esistenziale di Nietzsche.

Senonché il nichilismo – stringi, stringi – non ha veramente nulla di nuovo e di significativo da dire, se non che la vita non ha nessun senso ultimo. Per cui, se volesse essere davvero conseguente con sé stesso, dovrebbe suggerire come esito esistenziale più coerente la scelta del suicidio; altro che “volontà di potenza” o “superomismo”!

L’alternativa al nichilismo (l’unica, quella per la quale io personalmente opto) è che la filosofia abbandoni strade impercorribili, che l’hanno portata a sbattere contro un muro insuperabile, e imbocchi la doppia via della psicologia e della sociologia, per sfociare poi nella politica.

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  • Reader’s – 18/19 marzo 2023
    “L’economia è fatta di aspettative, e se si rompe il rapporto fiduciario tra risparmiatori e banche, beh allora non c’è assolutamente modo di rimettere le cose a posto, in tempi brevi e senza traumi”. Così oggi Piero Orteca su Remocontro. Ed è “patologicamente” vero almeno da quando la finanziarizzazione dell’economia ha separato e comunque posto in secondo piano il valore oggettivo e concreto di beni e servizi rispetto a quello atteso o immaginato dalle contrattazioni in borsa. Tanto che, come si ripete stancamente ma inutilmente da decenni, non esiste quasi più alcuna corrispondenza tra l’economia reale e quella trattata dalle banche. E’ il capitalismo “di cartone” che procede impavido condizionando pesantemente la politica, per lo più incurante della sorte di imprese e lavoratori. Altro che “politique d’abord”. / Cavia Ucraina: il riciclaggio degli armamenti al collaudo assassino (Ennio Remondino) / Stavolta Piantedosi ce la può fare (Massimo Marnetto)
  • Reader’s – 17 marzo 2023
    Landini ci ha provato e ha fatto bene. Che a prendere l’iniziativa sia il segretario generale della CGIL è già una garanzia che almeno nelle intenzioni non si tratta di un restyling del vecchio PD, del tentativo cioè di rimettere insieme i cocci di una fusione fallita in partenza. Marnetto è pessimista, ma che Calenda si smarchi per la presenza di Conte e Conte sia tiepido per la presenza di Calenda era non solo ampiamente prevedibile ma anche comprensibile, se davvero si tratta di ricostruire una sinistra plurale ma coerente. Come si dice, errare è umano, perseverare diabolico. Se invece l’obbiettivo era più modestamente quello di accordarsi per l’opposizione a questo o quell’obbiettivo del governo Meloni, a cominciare dal presidenzialismo e dall’autonomia differenziata), allora sì, sarei d’accordo con lui, ma non aspettiamoci salti di gioia./ Un Medio Oriente libero dall’Occidente con più paci che guerre/ viaggio nell’inconscio
  • Reader’s – 16 marzo 2023
    QUEL GIORNO IN VIA DEI VOLSCI. Il 16.3.78 fu rapito Moro. Io ero in un appartamento in Piazza dei Re di Roma. Il mio amico S. entrò nella mia stanza con una radio da cui proveniva la notizia.Era così inverosimile che cercai di immaginare come avesse fatto a imbastire quello scherzo, era un burlone…/La maggioranza del mondo che non pensa occidentale e la titolarità della pace (Michele Marsonet)
  • Reader’s – 15 marzo 2023
    Riarmo forsennato per ammazzarci prima e meglio? Il dipartimento della Difesa degli Stati Uniti ha chiesto per il 2024, 842 miliardi di dollari. La Francia si appresta a rilocalizzare sul proprio territorio una ventina di produzioni industriali militari. Confermata la vendita Anglo-americana di sottomarini nucleari all’Australia. Ma la magia di metà secolo saranno i super sottomarini ancora allo studio: costo stimato nei prossimi tre decenni tra i 167- e 229 miliardi di euro /Massimo Recalcati: «Confini rafforzati e porti chiusi: così la nostra vita s’impoverisce»/Assemblea di Articolo21, Costante: «Il precariato è il più grande bavaglio all’informazione»
  • Reader’s – 14 marzo 2023
    E’ possibile ingannare i poveri, dando loro la sensazione di volerli aiutare, ma ci vuole arte nel raggiro. Per esempio, come fa il Governo con la riforma fiscale allo studio. Strombazzare che si riducono le aliquote suona bene, perché sembra che si vogliano abbassare le tasse per tutti. E invece è il contrario, perché meno aliquote significa meno progressività. Ovvero allontanarsi dal principio previsto nella Costituzione per far pagare più tasse ai ricchi e meno ai poveri. /In seguito al rientro, annunciato da Roberto Speranza, di Articolo Uno nel PD, il numero due Arturo Scotto è entrato a far parte della Direzione nazionale. Ecco il suo intervento all’Assemblea nazionale /barchi in Italia ed Euro corruzione, trama di Mosca
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