Reader’s – 31 marzo 2023.

Rassegna web di nandocan magazine

La tv mi duole

Walter Vecellio su Facebook

Leggo che il “Tg1” nelle prime settimane di quest’anno ha perso qualcosa come 634.384 ascoltatori: l’11,11 per cento. Non va meglio al “Tg2”: 20,22 per cento in meno. Il “Tg3” perde il 12,09 per cento. Il Tg de “La 7” registra un meno 12,12 per cento; il “Tg5” si è giocato il 5,59 per cento; il “Tg4” l’11,82 per cento.

L’alibi di internet

Tante le ragioni: basta un telefonino o un computer e si ha l’impressione di avere il mondo in tasca. Ma è anche un alibi; forse se le 13 o le 13,30 o le 20 o le 20,30 non sono più appuntamenti “sentiti” come un tempo, le ragioni sono anche altre, sarebbe il caso di spenderci qualche riflessione, soprattutto chi ci lavora. Nel loro interesse.

I tg sono fatti male

Indiscutibilmente i Tg, un po’ tutti, sono fatti male, sciatti: i contenuti sono opinabili, ognuno ha i suoi gusti, anche se difficile contestare che la sfilata di gnégné di tutti i politici che spiegano quello che si deve fare e non raccontano quello che hanno fatto, sia stucchevole, noiosa. Un buon contributo al distacco tra classe politica e cittadini (è vero che sono votati, ma è pur vero che un buon 50 per cento di chi ha diritto al voto, rinuncia e li respinge in blocco).

Servizi privi di anima

C’è una carente qualità tecnica e quella alla lunga presenta il conto. La sempre più raffinata tecnologia, con grandi potenzialità che un tempo ci si sognava, non sopperisce alla mancanza di tecnici-artigiani di un tempo. Sempre più difficile imbattersi in servizi cool, in grado di appassionare, indignare, commuovere. Sono servizi privi di anima. L’anima è un mix di intuizione e sapienza giornalistica che si fonda con il gusto dell’immagine e la maestria del montaggio.

Servizi noiosi e dichiarazioni a raffica

Sempre più i servizi sono impeccabilmente freddi, freddamente impeccabili. Noiosi. Statici. Una quantità di collegamenti e bla-bla a non finire, e nessuna inchiesta che si possa chiamare tale. Mai interviste, mai una domanda. Dichiarazioni a raffica propinate con il bilancino del farmacista.

Direttori “di fiducia”

Persone di nessuna esperienza televisiva sono nominate alla guida di aziende che vengono governate come se si trattasse di un negozio di alimentari: tre etti di prosciutto, due mozzarelle…
Una grande responsabilità grava su chi è stato collocato in ruoli apicali e dirigenziali. Le attese nomine in omaggio ai nuovi equilibri politici: tranquillamente, si indicano i futuri direttori e responsabili di settore senza darsi la minima pena di qualificarli per i loro meriti professionali. Saranno direttori o non lo saranno più solo perché godono della fiducia del politico A o del politico B. Mortificati i leali, premiati i fedeli. Si dirà che è così da sempre. Non è vero.

C’é stato un tempo…

C’è stato un tempo in cui la RAI era feudo democristiano e fanfaniano in particolare. Poi con la seconda rete la componente laico-socialista trova lo spazio dove esprimersi. Infine con la terza si accontentano gli appetiti dei comunisti. Si guardino comunque i servizi di quei tempi. Se non ci sono più gli equivalenti dei Sergio Zavoli, dei Carlo Mazzarella, degli Arrigo Petacco, dei Joe Marrazzo (sono solo i primi quattro che vengono in mente), una ragione ci sarà. Non è colpa o responsabilità degli smartphone o dei computer che bruciano la notizia.

Questione di democrazia

Più che mai oggi la comunicazione televisiva è questione di democrazia, libertà, conoscenza.
Almeno questo è quello che pensa un divoratore, un tempo, di telegiornali; che ultimamente ha scoperto di non aver più alcuna voglia di guardarli (e peccato per quella esigua pattuglia di buoni professionisti che ancora sopravvive e resiste).


Caro Walter, condivido naturalmente, aggiungo solo un’osservazione. Gran parte dei difetti che giustamente denunci, a cominciare dal condizionamento da parte di questo o di quel partito politico, non è purtroppo solo di oggi o di ieri ma anche dell’altro ieri. Cioè da quando la nomina delle alte cariche dirigenziali è stata fatta derivare, prima che dalla professionalitá e dall’esperienza dei candidati, dalla fiducia accordata loro da questo o quel dirigente di partito. In breve, dunque, da almeno mezzo secolo. La sciatteria dei servizi del telegiornale, a cominciare da quelli di cronaca politica, sia nelle cronache che nelle immagini, ne consegue direttamente. E a parte le nobili eccezioni a cui fai riferimento e pochi altri colleghi, la carriera dei giornalisti, lungo tutta la scala gerarchica, non è stata affidata in primo luogo al merito professionale ma al grado di “disponibilità” dimostrata alle direttive. Ciò non toglie che una volta garantita tale priorità, siano capitati occasionalmente dirigenti piú o meno bravi e che questo abbia fatto la differenza. Questo mi dice l’esperienza di trent’anni in via Teulada prima e a Saxa rubra poi (nandocan)


TEP

di Massimo Marnetto

Nella sanità, si parla dei ”Livelli essenziali delle prestazioni” (Lep), in vista di una futura autonomia differenziata regionale. Che trasformerà le Regioni in soggetti sanitari diversi, dove però – asseriscono i fautori della novità – a tenere unito il Paese sarà appunto il generale rispetto dei Lep.  Impegno velleitario, vista la forte differenza di risposta del Sistema Sanitario Nazionale nei vari territori. 

Ma se proprio si vuole dividere il Paese sulla salute, almeno si introducano anche i Tep, i ”Tempi essenziali delle prestazioni”. Non basta infatti che in tutte le Regioni sia garantita una tac o una risonanza magnetica per tutelare l’uguaglianza sanitaria, ma occorre che lo Stato ponga dei limiti nazionali ai tempi di attesa. Altrimenti, c’è solo secessione sanitaria, il vero fine dei promotori di questo azzardo.


Trump incriminato, primo ex presidente: pornostar e frode fiscale

da Remocontro

Per la prima volta nella storia americana un ex presidente viene incriminato: nel mirino il pagamento alla pornostar Stormy Daniels. E spunta il caso di una ex modella di Playboy. Oltre a 30 capi d’accusa di frode aziendale. Il legale: «Dovrebbe consegnarsi martedì». L’ex presidente si trova nella sua residenza di Mar-a-Lago. Lo riferiscono fonti vicine all’ex presidente al New York Times che ammettono che l’entourage del tycoon è stato colto alla sprovvista e non si aspettava alcuna decisione da parte del Gran Giurì prima di fine di aprile.

Il Gran Giurì di Manhattan

Il Gran Giurì a sorpresa, dopo la notizia fatta trapelare ieri di una sua lunga vacanza pasquale, ha votato a favore dell’incriminazione di Donald Trump. L’annuncio è stato dato dal New York Times. Il tycoon sarà dunque il primo presidente della storia americana ad affrontare un processo penale. Le accuse precise non sono ancora note -ufficialmente note-, spiega il quotidiano statunitense, ma diffusamente pubbliche. Il caso ruota attorno a un pagamento alla pornostar Stormy Daniels durante la campagna elettorale per la Casa Bianca del 2016. Il denaro ‘elettorale’ avrebbe invece pagato il silenzio della pornostar per i supposti rapporti col miliardario. Il caso è tornato alla ribalta nei giorni scorsi, dopo che lo stesso Trump aveva anticipato pubblicamente la possibilità di un suo arresto.

Altre fonti giornalistiche Usa aggiungono il caso di una ex modella di Playboy. Oltre a 30 i capi d’accusa per  frode aziendale. Più di quanto era trapelato finora, e più problemi per l’ex presidente che rischia -teoricamente-, di concludere la campagna per la rielezione dal carcere.

Martedì in tribunale per le foto segnaletiche

Trump, che aveva preannunciato che sarebbe stato arrestato martedì 21 marzo, aveva poi iniziato a dire che forse la procura ci stava ripensando. Invece ieri pomeriggio a sorpresa, i giurati si sono riuniti e hanno votato per l’incriminazione. La sua apparizione in tribunale è prevista martedì, scrive la tv CBS. Trump  nell’ufficio del procuratore distrettuale:  improntedigitali e foto segnaletiche come da telefilm, poi di fronte a un giudice a dichiarare se si ritiene colpevole o innocente. Praticamente certo il suo rilacio in attesa dell’inizio del processo. Sono 34 i capi di imputazione per falsificazione di documenti aziendali, secondo la Cnn. I reati di cui l’ex presidente è accusato potrebbero includere comunque anche altre vicende.

Shock in casa Trump e repubblicana

Lo shock all’inatteso annuncio, e poi la reazione in perfetto stile Trump, sempre sul filo dell’azzardo. Il personaggio noto che non riesce a contenersi: «È una persecuzione politica, un’ingerenza nelle elezioni».E ancora: «Questa caccia alle streghe contro di me si ritorcerà contro Biden». Poi un attacco diretto al procuratore di Manhattan: «Alvin Bragg è stato scelto e pagato da George Soros ed è vergognoso. Invece di fermare l’ondata di criminalità senza precedenti che ha travolto New York sta facendo il lavoro sporco di Joe Biden». Contro il procuratore anche lo speaker della Camera, il repubblicano Kevin McCarthy. Con Trump si schiera per ovvia opportunità anche il suo principale avversario in casa repubblicana, il governatore della Florida Ron DeSantis, che ha annunciato come la sua amministrazione «non risponderà alla richiesta di estradizione». Che sa bene non gli verrà mai richiesta.

Silenzio Casa Bianca e dipartimento Giustizia

Dalla Casa Bianca nessun commento. Come dal dipartimento di Giustizia, che a sua volta sta indagando sull’ex presidente per le vicende legate all’assalto a Capitol Hill del 6 gennaio 2021 e per i documenti top secret ritrovati nella residenza di Mar-a-Lago, accuse politicamente molto più gravi e con ben altre possibili pene. L’accusa attuale davanti ad un giudice dovrebbe avvenire dopo il weekend, all’inizio della prossima settimana. Il procuratore distrettuale, riferisce in NYT, sta concordando con i legali dell’ex presidente su come Trump si consegnerà alle autorità. Ancora in campo ma improbabile il rifiuto di Trump  per spettacolarizzare un suo eventuale arresto e scatenare un movimento di protesta nel Paese, favorevole alla sua nuova corsa per la presidenza.

L’incriminazione non impedisce infatti all’ex presidente di partecipare alla campagna elettorale: la fedina penale pulita non è tra i requisiti previsti dalla Costituzione Usa per la candidatura alla Casa Bianca.

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Oggi non basta dirsi a favore della pace

di Giovanni Lamagna

Oggi non basta dirsi per la pace. Anche perché tutti dicono di esserlo. Anche quelli che poi inviano (o sono favorevoli a inviare) armi all’Ucraina, perché – dicono – è giusto, è necessario che l’Ucraina si difenda dall’invasore russo.

“Perché – dicono – anche noi vogliamo la pace, ma una pace giusta, non una pace che sia una resa al prepotente invasore. Mentre voi pacifisti, che siete contrari all’invio delle armi affinché l’Ucraina possa difendersi, volete una pace ingiusta, che è in realtà una resa passiva e incondizionata all’invasore.”

Per questo oggi non basta dire: “vogliamo la pace!”.

Perché bisogna dare una risposta alle ovvie, scontate, direi addirittura naturali, obiezioni dei “pacifisti” che sono favorevoli all’invio delle armi affinché l’Ucraina possa difendersi dall’invasione russa.

Occorre allora dire che noi siamo non solo pacifisti, ma siamo soprattutto nonviolenti. E’ questo che ci distingue e divide, in modo radicale, dai pacifisti armati.

Pensiamo, cioè, con molta fermezza e convinzione, che la difesa dal nemico aggressore non debba essere quella militare ed armata, ma una resistenza attiva e nonviolenta. Fatta di scioperi, di boicottaggi, di manifestazioni pubbliche e private di dissenso e di ribellione; non certo – dunque – una resa passiva e rassegnata al nemico invasore. Come i pacifisti armati ci accusano di volere ed auspicare.

Costoro potranno, allora, dirci (e contestarci) che questa forma di lotta è ingenua e senza nessuna efficacia; che equivale in realtà ad una resa. E, certo, noi non potremmo convincerli del contrario, se in loro non è maturata o fino a quando non maturerà in loro un’intima convinzione (che è una specie di fede) del contrario. Anche se nella storia, soprattutto in quella recente, non sono mancate importanti testimonianze (vedi Gandhi, Martin Luther King, Nelson Mandela…) dell’efficacia di una tale forma di lotta, nonviolenta.

Potremmo solo obiettare loro che il ricorso alle armi e la conseguente, molto probabile, progressiva, escalation bellica, nell’attuale situazione storica, con il rischio incombente del ricorso alle armi nucleari, ci porterà quasi sicuramente dritti, dritti verso un’ecatombe mondiale e, dunque, la probabile estinzione della nostra specie.

Hanno presente i nostri pacifisti favorevoli all’uso delle armi (fossero anche solo di difesa) un tale rischio, che, a dire il vero, è molto più di un rischio, perché è invece una quasi assoluta certezza? Chi è quindi più ingenuo e realista? Chi, in nome del presunto realismo, si dice contrario all’utopia nonviolenta o chi azzarda questa utopia, come unica forma di realismo e non solo di idealismo, perché mai come oggi vede reale la possibilità che la specie umana si autodistrugga con le sue stesse mani?

C’è, in altre parole, oggi, nell’attuale situazione storica, una reale alternativa alla nonviolenza (attenzione: non il semplice e generico appello alla pace!), se si vuole salvaguardare il futuro dell’Umanità e non rimuovere il problema, come, invece, la maggior parte dei “pacifisti armati” fa?


  • Reader’s – 30 maggio 2023
    Con zelo degno di miglior causa, la grande stampa si affretta ad attribuire a una segretaria fresca di nomina l’insuccesso alle recenti amministrative. Trascurando il particolare che altro è guidare un partito al governo e altro all’opposizione. / Effetto Elly per la sconfitta alle amministrative? No, il PD paga ancora l’effetto Renzi. Ovvero un partito indefinito non fuori (alleanze), ma dentro (obiettivi). Come se ne esce? (Marnetto) / Sono disposti gli americani a sacrificare per l’impero? Questo uno degli interrogativi chiave del nostro tempo. La domanda su Limes e le risposte ragionate di Federico Petroni in una non facile sintesi senza nostri tradimenti, speriamo. / L’importanza e la verità dei miti (Lamagna)
  • Reader’s – 29 maggio 2023. Rassegna web di nandocan magazine
    Domenica da morituri, su Rai3. Fazio saluta a esequie avvenute; Annunziata dopo le dimissioni è spacciata; e neanche Augias e Zanchini stanno tanto bene. /F16 all’Ucraina, non ‘l’arma miracolosa’: riciclo dell’usato a ripristino Usa e spese europee (Remocontro) /Lettera aperta a Fausto Bertinotti (Lamagna)
  • Reader’s – 29 maggio 2023. Rassegna web di nandocan magazine
    Sono gli stessi ragazzi raccontati come sfaticati, quelli che mentre i governanti tagliano boschi e cementificano le aree alluvionali, asfaltando anche sentieri più sentieri, si pongono il dubbio del futuro, del loro futuro. Sono quelli che mentre il ceto politico del Paese affastella condoni e altre forme di costruzioni assurde, ponti inutili e opere faraoniche, getta vernice lavabile per dire al mondo: ci siamo anche noi. E mentre sale l’onda mediatica del disprezzo per azioni simboliche per il bene comune di tutti, crescono i silenzi sulle cause dello sfacelo italiano, ribadisco: sfacelo culturale, amichettistico, ambientale, affaristico. / MELONI: “Libereró la cultura dal potere intollerante della sinistra”(Squizzato) / Statue di fango (Marnetto) /Le uniche regole a cui dovrebbe obbedire la nostra coscienza.(Lamagna)
  • Reader’s – 27 maggio 2023
    Personaggi in vetrina.I colleghi che mi hanno conosciuto in RAI in tempi remoti, a cominciare da quelli del Tg2 come Sergio Criscuoli, sanno quanto il tema da lui indicato nel titolo che segue mi sia familiare. Aggiungo allora una mia breve considerazione ai commenti pubblicati in questi giorni sull’uscita dall’azienda di “personaggi televisivi ad alto indice di gradimento”. Una lunga esperienza mi dice che la popolarità di questi ultimi si raggiunge molto difficilmente, per non dire mai, senza meriti professionali ma neppure in assenza di una carriera, breve o lunga che sia, affidata al compromesso con metodi e sistemi oggii variamente esecrati…/RAI: uomini, donne, stagioni e “costituzione materiale” (Criscuoli) / La madonnella degli evasori (Marnetto) /La mafia all’ombra della guerra. Timori Usa sull’intraprendenza dei servizi segreti ucraini (Remocontro) / Noi e la vecchiaia (Lamagna)
  • Reader’s – 26 maggio 2023
    ANCHE LA DESTRA OCCUPA LA RAI. Lo sapevamo. L’occupazione della RAI da parte del governo di destra, con la nomina dei nuovi vertici delle testate giornalistiche (gli altri seguiranno a scala), era soltanto questione di tempo. Questo infatti prevede la riforma Renzi, che affida tutti i poteri a un A.D. indicato da Palazzo Chigi, aggravando ulteriormente quella lottizzazione politica da parte dei partiti di maggioranza che è storia di sempre.Per l’Usigrai le nomine di ieri sono “inaccettabili e senza prospettiva” / INTANTO (Marnetto) / Venti anni di armi italiane in Medio Oriente e Nord Africa (Remocontro)
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