Se l’incoscienza di qualche potente, magari alimentata anche da una sciagurata corsa agli armamenti, è giunta al punto di prendere in considerazione il rischio di un conflitto mondiale per l’Ucraina, la sola possibilita’ di salvare il pianeta da un disastro definitivo è la stessa deterrenza tra i blocchi che lo ha salvato nei settant’anni trascorsi. E l’equilibrio del terrore richiede che la Cina, pur restandone saggiamente al di fuori pensando ai suoi guai col Covid e alla sua economia, non rinneghi la solidarietà politica con la Russia. Ne scrive oggi Piero Orteca su Remocontro. La rassegna prosegue con alcune considerazioni di Alessandro Gilioli sulla candidatura di Cuperlo alla segreteria del PD, resa improbabile dal troppo tempo trascorso in una lodevole quanto rassegnata opposizione. Seguono un breve commento di Marnetto sul caso Cospito e un’interessante accostamento di Dio all’inconscio proposto da Giovanni Lamagna. Buona lettura (nandocan)
Piero Orteca su Remocontro
Cina tra guerra Stati Uniti-Russia e Covid, sceglie l’economia a costo di un milione di morti

Pechino contro le accuse americane di sostegno alla guerra. «La Cina non getterà mai legna sul fuoco e mai sfrutterà la crisi», protesta il ministero degli esteri di Pechino.
«Gli Stati Uniti sono quelli che hanno innescato la crisi ucraina e il principale fattore che l’ha alimentata: hanno continuato a vendere armi pesanti e armi d’assalto all’Ucraina, cosa che ha solo prolungato e intensificato il conflitto».
E un avvertimento sul sostegno Usa a Taiwan, avvisandoli che non dovranno oltrepassare alcuna ‘linea rossa’.
La vera sfida planetaria Usa-Cina, sperando che lo scontro in corso con la Russia non tracimi nel nucleare travolgendo ogni futuro. Ma intanto la Cina pensa all’economia più che alla guerra, anche se anche lì, scopre Piero Orteca, abbiamo un numero impressionante di vittime.
Prima l’economia, costi quello che costi
La Cina, che sembrava un rullo compressore, sta facendo i conti, più di quanto ci si aspettasse, con la crisi economica planetaria. Una chiave interpretativa corretta, lega, ovviamente, questo trend negativo alla pandemia da coronavirus, alla sua gestione triennale (la politica “zero-covid”) e all’improvviso cambio di strategia sanitaria, lo scorso dicembre. Oggi, la Cina cresce poco (rispetto ai suoi standard abituali), vende molto di meno, per il fisiologico calo della domanda internazionale e, soprattutto, si sta progressivamente indebitando a un ritmo preoccupante. Ha fatto il passo più lungo della gamba? In un certo senso sì. Nella foia di centrare tutti i programmi di sviluppo, fissati per la fatidica data del 2035, ha continuato a pompare liquidità nel sistema, finanziando a occhi chiusi di tutto. In primis, progetti infrastrutturali, in patria e all’estero.
Intreccio sfera economica e sistema politico
La verità, però, è che il gigante asiatico, al di là dei numeri non proprio soddisfacenti, presenta dei delicati intrecci che legano la sfera finanziaria e produttiva alle trasformazioni del sistema politico. Ci sono, insomma, problemi congiunturali (Covid, riflessi sulla catena degli approvvigionamenti durante la fase post-pandemica, guerra in Ucraina) e ‘riassestamenti’ del vertice istituzionale e della macchina amministrativa. Il terzo mandato a Xi Jinping, come Segretario del Partito comunista e, prossimamente, in qualità di Presidente della Repubblica, ha dato il via a uno “spoiling system”, che sta rivoltando i piani alti della burocrazia. Soprattutto quella dei Ministeri economici e delle istituzioni finanziarie.
‘Spoiling system’ alla cinese
L’analista Wendy Wu (South China Morning Post, di Hong Kong), da Pechino, proprio ieri, ha scritto che le prossime sfide che attendono la nuova leadership cinese sono molto impegnative. Intanto, perché Xi ha cambiato tutto lo zoccolo medio-alto dei dirigenti del Partito e lo stesso farà, a marzo, con quelli dello Stato. I cinesi sanno che devono accelerare in certe aree (come ad esempio quella della tecnologia più sofisticata) e darsi una calmata in altri settori, come quello degli investimenti locali a debito. Ma, per il Partito, prima di ogni cosa, diventa prioritaria la difficile fase di transizione, dalla rigida politica “zero-covid” a quella di un’improvvisa riapertura sociale dovuta all’eliminazione delle restrizioni.
Faccia a faccia con il Covid libero
Una misura presa, rinnegando tre anni di strategia difesa a denti stretti, soprattutto per fare ripartire l’economia e rimettere in moto un ciclo virtuoso, che era stato ‘congelato’ dai divieti imposti per arginare il coronavirus. Una mossa che, se da un lato ha dato nuovi stimoli ai mercati e agli obiettivi economici del Partito, dall’altro ha avuto devastanti ripercussioni sul piano sociosanitario. Così, gratta gratta, proprio un’inchiesta (Jane Cai) del South China Morning Post, punta l’indice accusatorio contro la gestione della pandemia condotta dal governo di Xi. In pratica, questa è la tesi, a Pechino sapevano che il loro sistema sanitario non sarebbe stato in grado di reggere l’urto della dilagante epidemia. E tutto questo per motivi molto gravi: carenza di posti letto negli ospedali, basso numero di terapie intensive esistenti, scarsità di farmaci e gravi lacune della medicina territoriale e di base, pressoché inesistente.
Sistema sanitario inadeguato
Viste tali premesse, il governo ha deciso di giocare d’anticipo, utilizzando il pugno di ferro e applicando restrizioni draconiane. Ha controllato la pandemia, è vero, ma ha affossato l’economia. Non solo quella cinese, ma in senso lato anche quella mondiale, perché la catena di approvvigionamento produttiva, di materie prime e semilavorati, parte proprio dagli scali del colosso asiatico. Ma questo ancora non era sufficiente per avere un’inversione di tendenza. Quasi sicuramente, il 20º Congresso di novembre ha dato a Xi Jinping l’opportunità di capovolgere tutto. O, forse, questa scelta può anche essere stata la risultante di una “trattativa” con altre scuole di pensiero nel Partito. Comunque sia, da situazioni di questo tipo non si esce senza traumi.
Da ‘zero Covid’ a ‘liberi tutti’
La politica “zero-covid” ha sollevato, magari senza troppo clamore, continue proteste. E alla fine, anche pericolose fibrillazioni, con la gente scesa a manifestare per le strade. La rivoluzione copernicana del “liberi tutti”, sta già aprendo un fossato tra i cittadini e il governo, per la palese incapacità delle autorità sanitarie di gestire il contagio dilagante. Con ‘zero-covid’ non ci si è preoccupati di spingere una efficace politica di prevenzione vaccinale. E oggi solo il 40% degli ultraottantenni ha fatto almeno due dosi. A complicare tutto, c’è anche il fatto che la variante “omicron” è altamente trasmissibile.
I pareri internazionali più accreditati dicono che la Cina, passando da una politica di chiusura totale a una strategia senza restrizioni, farà risorgere certamente la sua economia. Al costo di almeno un milione di morti.
Il lamento di Cuperlo
di Alessandro Gilioli
(Disclaimer: questione che interessa solo a politici di professione, comunicatori politici e giornalisti; forse manco a loro)
L’altro giorno Gianni Cuperlo ha scritto una lettera a Francesco Merlo, su Repubblica, chiedendogli perché viene filato così poco, perché a Rep. continuano a parlare solo dei due candidati più quotati nei sondaggi, poi si chiede provocatoriamente se deve imbavagliarsi come fece Pannella ai tempi, insomma “far sapere che mi sono candidato alla guida del Pd è come scalare l’Everest con le infradito”.
Cuperlo mi è sempre stato simpatico, e ne ho stima.
Ma (e mah):
- Far sapere che non ti fila nessuno è già di per sé un autogol comunicativo. E’ darsi degli sfigati da soli. E’ ammettere implicitamente di non esistere mediaticamente, quindi di non esistere nella corsa elettorale
- Il gesto iconico alla Pannella è morto definitivamente con gli stivali di Soumahoro. E’ servito eh, per anni, dal canotto di Grillo in piazza a Salvini sulla ruspa. Oggi è decisamente superato, probabilmente fa più danni che benefici.
- Sì, va bene, i giornali non sono mai neutrali, si sa, e posizionamenti pro Cuperlo non ne vedo. Quindi capisco la sensazione di battersi contro un muro di gomma – e la rabbia per non essere filati. Ma per lunga esperienza penso che i politici siano spesso troppo fissati con questo, vedono nemici dappertutto nei media, spesso ne sopravvalutano l’importanza, e soprattutto spesso attribuiscono ai media (cinici e bari) quel destino di irrilevanza che invece dovrebbero attribuire soprattutto a se stessi: magari anche chiedendosi se sono stati capaci di usarli o no, questi media (e tutti i media, non solo quelli mainstream)
- Esiste un territorio intermedio e “altro” tra Cuperlo e la Bestia? Intendo dire, esiste un territorio di comunicazione che non sia né un flebile e pensoso mugugno né un urlo fracassone e intestinale?
Esiste un modo di conquistare la notiziabilità (PAROLA CHIAVE se vuoi emergere sui media) parlando di politica e non baciando salumi? Io credo di sì, che esista. Anche se è difficilissimo trovarlo e va sartorializzato su ogni candidato, su ogni specifica campagna elettorale, su ogni sentiment transitorio dell’opinione pubblica.
Trovarlo è difficile, sì; ma provare a cercarlo, per un candidato, è più utile che lagnarsi.
Cospito
di Massimo Marnetto
La violenza è anticostituzionale. Cospito va ascoltato (e curato), ma non accontentato perché i suoi sodali lanciano molotov. Di fronte a casi come questo, lo Stato non deve subire trattative, ma autoconvocarsi in un’accurata riflessione. Nella fattispecie, credo sia utile ripensare l’applicazione del 41 bis fuori dai casi di mafia. Ma la ricognizione deve avere carattere generale – ”astratto” direbbero i giuristi – non essere indotta dal clamore di un singolo caso.
Fossi l’avvocato di Cospito, gli consiglierei di dissociarsi da chi usa la violenza per imporre la revisione del suo caso. E invece lo inviterei a spiegare in un appello perché il regime di isolamento a cui è sottoposto è ingiusto. Solo così uno strumento nonviolento come il digiuno può sprigionare tutta la sua provocazione, contrapponendo la forza del contenuto (la giustezza), alla debolezza del contenitore (la magrezza).
Dio e/o inconscio
di Giovanni Lamagna
Ciò che gli uomini chiamano da vari millenni “Dio” o “divino” per me altro non è che l’inconscio. Nel duplice senso di “ciò che ci è ancora sconosciuto” e di “ciò che un tempo abbiamo conosciuto, ma abbiamo poi rimosso”.
L’aspirazione al “divino”, all’unità con Dio, altro non è che il desiderio di rendere conscio l’inconscio. Il freudiano “Laddove c’era l’Es ci sarà l’Io” è dunque un movimento di natura squisitamente religiosa.
Direi (quasi) un’esperienza mistica. Di espansione (volendo, continua e interminabile) del Sé cosciente, consapevole. Qui l’allusione al concetto di “analisi terminabile e interminabile” di Freud, con tutta evidenza, non è casuale ma del tutto voluto.
- Reader’s – 18/19 marzo 2023“L’economia è fatta di aspettative, e se si rompe il rapporto fiduciario tra risparmiatori e banche, beh allora non c’è assolutamente modo di rimettere le cose a posto, in tempi brevi e senza traumi”. Così oggi Piero Orteca su Remocontro. Ed è “patologicamente” vero almeno da quando la finanziarizzazione dell’economia ha separato e comunque posto in secondo piano il valore oggettivo e concreto di beni e servizi rispetto a quello atteso o immaginato dalle contrattazioni in borsa. Tanto che, come si ripete stancamente ma inutilmente da decenni, non esiste quasi più alcuna corrispondenza tra l’economia reale e quella trattata dalle banche. E’ il capitalismo “di cartone” che procede impavido condizionando pesantemente la politica, per lo più incurante della sorte di imprese e lavoratori. Altro che “politique d’abord”. / Cavia Ucraina: il riciclaggio degli armamenti al collaudo assassino (Ennio Remondino) / Stavolta Piantedosi ce la può fare (Massimo Marnetto)
- Reader’s – 17 marzo 2023Landini ci ha provato e ha fatto bene. Che a prendere l’iniziativa sia il segretario generale della CGIL è già una garanzia che almeno nelle intenzioni non si tratta di un restyling del vecchio PD, del tentativo cioè di rimettere insieme i cocci di una fusione fallita in partenza. Marnetto è pessimista, ma che Calenda si smarchi per la presenza di Conte e Conte sia tiepido per la presenza di Calenda era non solo ampiamente prevedibile ma anche comprensibile, se davvero si tratta di ricostruire una sinistra plurale ma coerente. Come si dice, errare è umano, perseverare diabolico. Se invece l’obbiettivo era più modestamente quello di accordarsi per l’opposizione a questo o quell’obbiettivo del governo Meloni, a cominciare dal presidenzialismo e dall’autonomia differenziata), allora sì, sarei d’accordo con lui, ma non aspettiamoci salti di gioia./ Un Medio Oriente libero dall’Occidente con più paci che guerre/ viaggio nell’inconscio
- Reader’s – 16 marzo 2023QUEL GIORNO IN VIA DEI VOLSCI. Il 16.3.78 fu rapito Moro. Io ero in un appartamento in Piazza dei Re di Roma. Il mio amico S. entrò nella mia stanza con una radio da cui proveniva la notizia.Era così inverosimile che cercai di immaginare come avesse fatto a imbastire quello scherzo, era un burlone…/La maggioranza del mondo che non pensa occidentale e la titolarità della pace (Michele Marsonet)
- Reader’s – 15 marzo 2023Riarmo forsennato per ammazzarci prima e meglio? Il dipartimento della Difesa degli Stati Uniti ha chiesto per il 2024, 842 miliardi di dollari. La Francia si appresta a rilocalizzare sul proprio territorio una ventina di produzioni industriali militari. Confermata la vendita Anglo-americana di sottomarini nucleari all’Australia. Ma la magia di metà secolo saranno i super sottomarini ancora allo studio: costo stimato nei prossimi tre decenni tra i 167- e 229 miliardi di euro /Massimo Recalcati: «Confini rafforzati e porti chiusi: così la nostra vita s’impoverisce»/Assemblea di Articolo21, Costante: «Il precariato è il più grande bavaglio all’informazione»
- Reader’s – 14 marzo 2023E’ possibile ingannare i poveri, dando loro la sensazione di volerli aiutare, ma ci vuole arte nel raggiro. Per esempio, come fa il Governo con la riforma fiscale allo studio. Strombazzare che si riducono le aliquote suona bene, perché sembra che si vogliano abbassare le tasse per tutti. E invece è il contrario, perché meno aliquote significa meno progressività. Ovvero allontanarsi dal principio previsto nella Costituzione per far pagare più tasse ai ricchi e meno ai poveri. /In seguito al rientro, annunciato da Roberto Speranza, di Articolo Uno nel PD, il numero due Arturo Scotto è entrato a far parte della Direzione nazionale. Ecco il suo intervento all’Assemblea nazionale /barchi in Italia ed Euro corruzione, trama di Mosca