Rassegna web di nandocan magazine
In piazza contro le aggressioni, vecchie e nuove, alla libertà di stampa. Dirette sulla pagina fb di Articolo21

Giuseppe Giulietti su Articolo 21
Oggi, tre maggio, Giornata internazionale dedicata alla libertà di informazione, Articolo 21 sarà presente ovunque si riuniranno donne e uomini che hanno nel cuore la Costituzione antifascista. Dedicheremo la “nostra giornata” anche ai tanti Bogdan Bitik che, ogni giorno, aiutano croniste e cronisti a raccontare guerre, violenze, l’oscurità tutta e oscurantismi, spesso senza diritti, senza contratto, senza forma di protezione alcuna.
Alcuni di loro hanno aiutato i media ufficiali a raccontare i conflitti in Afghanistan, in Siria, in Iraq, in Sudan, in Somalia, e non solo, e, ancora oggi, sono costretti a nascondersi per sfuggire ai regimi e ai talebani di turno. Non dimenticheremo chi ancora attende verità e giustizia, da Graziella De Palo a Italo Toni, da Ilaria Alpi a Miran Hrovatin, da Andrea Rocchelli a Mario Paciolla, da Giulio Regeni a Daphne Caruana Galizia e non solo..Ripeteremo i nomi di chi giace nelle carceri di Putin , della Bielorussia, della Turchia, senza dimenticare Assange che, invece, è chiuso in un carcere inglese.
Guarderemo in casa nostra dove crescono le minacce, specie sotto forma di querele bavaglio, e gli insulti alla libertà di informazione arrivano anche sotto altra forma.
Conferenze stampa senza domande, insulti ai cronisti, rifiuto di rispondere alle domande, spot realizzati nelle sedi istituzionali, ministri e sindaci che aggrediscono giornaliste e giornalisti, rappresentano altrettante aggressioni all’articolo 21 della Costituzione.
Il cambio di “narrazione” non riguarda solo il tentativo di spiantare le radici antifasciste della Costituzione, ma anche quello di colpire il diritto ad informare e ad essere informati. Sempre più lontani dall’Europa della dignità e della libertà, sempre più vicini all’Ungheria di Orban.
Dalle videocassette “su misura” girate da Berlusconi a casa sua e inviate ai telegiornali siamo passati a quelle girate, sempre “su misura”, direttamente a Palazzo Chigi. Un bel progresso, non c’è che dire (nandocan)
Clip

di Massimo Marnetto
Il video promozionale della Meloni girato a Palazzo Chigi il 1 Maggio è un insulto ai luoghi simbolo di uno dei tre Poteri dello Stato, l’Esecutivo. Quelle stanze sono ”consacrate” al Governo del Paese e quindi non possono essere trasformate in un set autoreferenziale di una Premier in vena di comunicazioni confidenziali, mentre entra nel Consiglio dei Ministri. La forma è sostanza; la compostezza è rispetto dell’Istituzione e consapevolezza dell’importanza delle decisioni che ne promanano.
Chiedo quindi alla Presidente Meloni di non ripetere la ”clip” dei provvedimenti adottati dal Governo, come fosse una influencer che si confida ai suoi follower. Li presenti invece alla stampa – cosa che non fa da tempo – in modo da esporsi alle domande di esperti. L’ammiccamento al proprio elettorato è lecito, ma non nei luoghi istituzionali che rappresentano tutti i cittadini, a prescindere dal loro orientamento politico.
La Polonia vuole 1,3 trilioni dalla Germania per danni di guerra 1945

Piero Orteca su Remocontro
La guerra in Ucraina è un catalizzatore, che riporta alla luce processi geopolitici sotterrati dal tempo. Sta succedendo tra Polonia e Germania, i cui rapporti, non sempre idilliaci, da alcuni anni stanno attraversando una fase complicata. Visioni dei blocchi politici al potere (centro-sinistra a Berlino e centro-destra a Varsavia), ma anche condizionato dalla storia. Vicina e lontana.
Così, alle divergenze in casa Nato sui piani di sostegno all’Ucraina e a quelle sulle garanzie di democrazia con l’Unione Europea, si è aggiunto il vecchio contenzioso sulle ‘riparazioni di guerra’.
Ritorno alla guerra mondiale
L’attuale governo polacco vuole essere indennizzato da Berlino per i danni subiti con l’invasione nazista del 1939, che ha trascinato il pianeta nella Seconda guerra mondiale. La richiesta ufficiale, che sintetizza il lavoro di una speciale Commissione parlamentare, è stata presentata dal Ministro degli Esteri polacco, Zbigniew Rau, lo scorso ottobre. Varsavia chiede che la Germania paghi 1,3 trilioni di euro, per i danni e le sofferenze causati con la tragica nota aggressione.
La Ministra omologa tedesca, Annalena Baerbock, ha già risposto che non se ne parla. Perché, negli Anni Cinquanta, l’allora governo polacco aveva rinunciato a chiedere risarcimenti.
La replica del Primo ministro della grande nazione slava, Tadeusz Morawiecki, è stata sanguigna come sempre: «Tutti gli argomenti legali saranno usati da noi. I popoli Herero e Nama, in Namibia, hanno aspettato oltre 120 anni per ottenere un risarcimento. Anche noi abbiamo tempo». Morawiecki si riferisce all’impegno, assunto dalla Germania, di pagare oltre un miliardo di euro come donazione-riparazione, per avere massacrato le tribù africane, provocando decine di migliaia di morti durante l’era coloniale.
Nazionalismo elettorale polacco
Bisogna dire che l’iniziativa del governo conservatore polacco, da molti osservatori viene vista come una sorta di campagna elettorale ‘subliminale’ per le prossime consultazioni legislative, in autunno. L’esecutivo nazional-populista di Varsavia è già sotto la lente d’ingrandimento delle autorità di Bruxelles, che trovano poco trasparenti, dal punto di vista democratico, alcune scelte istituzionali, ad esempio sull’indipendenza della magistratura. Questa ‘attenzione’ delle autorità comunitarie, in qualche modo è stata ripagata dal governo con una strisciante ostilità, che si è tradotta in atteggiamenti dal sapore populistico.
Tanto che nel 2021, Jaroslaw Kaczynsky, capo del partito di maggioranza ‘Legge e Giustizia’, il ‘PiS’, ha definito l’Unione come una sorta di tentativo di organizzare «un Quarto Reich guidato da Berlino».
Perché ora e non con Mosca?
Riparazioni di guerra. In molti, hanno sottolineato una incongruenza di Varsavia: perché non ci si è rivolti anche a Mosca, per esigere i danni derivanti dallo scellerato patto Ribbentrop-Molotov? Il governo di destra polacco vacilla, nel dare una risposta convincente. «C’è un grado diverso di civiltà – dice in sostanza il Segretario di Stato Marcin Przydacz – a tempo debito lo faremo anche con la Russia. Non è questo il momento». Già, adesso con Putin ci sono altri problemi, ben più urgenti. Di ‘sopravvivenza’, oseremmo dire. Per questo, i polacchi sono stati tra i più duri a chiedere una reazione concreta della Nato. Certo, non una guerra, ma un impegno massiccio e veloce a riarmare l’Ucraina. Loro si sentono la marca di frontiera della società libera, i guardiani della civiltà europea che si oppone alla cieca violenza manifestata dall’autocrazia russa. Non è un discorso di oggi. È una storia che raccontano da secoli e che affonda le sue radici fino all’epopea di Casimiro il Grande.
Sofferenze e paure storiche
Per questo il Maresciallo Jòzef Pilsudski è un eroe nazionale e Karol Wojtyla, ancora prima di essere stato un Pontefice, è considerato soprattutto un ‘padre della patria’. Si sopravvalutano? Beh, un poco sì. È quello che pensa l’opposizione interna, che vede troppi giochi di potere mascherati da campagne «per la difesa dell’onore nazionale», ma che in effetti sembrano finalizzati a consolidare il consenso in vista delle fondamentali elezioni d’autunno. Che potrebbero segnare una svolta in tutti i sensi, non solo per la Polonia, ma anche per tutta l’area centro-orientale dell’Europa.
La guerra di oggi dice altro
Intanto, a Zamosc, nell’ovest del Paese, 300 soldati della Bundeswehr tedesca, con diverse batterie di missili Patriot, contribuiscono a rendere più tranquilli i sonni della popolazione. Oltre a ciò e nonostante tutte le accuse ricevute dal governo polacco, la Germania continua nella sua opera di sostegno alla difesa dell’Ucraina, fornendo un volume notevole di materiale. Anche se non ha mantenuto tutte le promesse, come speravano gli alleati. In sostanza, i polacchi sentono di essere una prima linea senza retrovie, un po’ abbandonata a sé stessa. Probabilmente esagerano. E forse qualcosa potrebbe cambiare se, con le prossime elezioni, ci fosse una rotazione al vertice, e il governo di destra fosse sostituito da un esecutivo meglio predisposto alla collaborazione con Berlino e Bruxelles.
Politica polacca
Come spesso accade, il copione dello sviluppo politico polacco è molto difficile da leggere e interpretare. Secondo Dietmar Nietan, un deputato tedesco responsabile di governo per la cooperazione con Varsavia, è sbagliato vedere tutte le proteste polacche come manifestazioni di populismo elettorale. «Ci sono delle verità, che non potranno essere ignorate con aria di superiorità, se l’Unione non vorrà creare un vuoto di potere, in quella regione fondamentale per l’Europa».
Altri commentatori, invece, ribattono che «il declino dello stato di diritto in Polonia è reale e le preoccupazioni sui diritti umani non dovrebbero essere liquidate come frutto di un complesso di superiorità».
- Reader’s – 30 maggio 2023Con zelo degno di miglior causa, la grande stampa si affretta ad attribuire a una segretaria fresca di nomina l’insuccesso alle recenti amministrative. Trascurando il particolare che altro è guidare un partito al governo e altro all’opposizione. / Effetto Elly per la sconfitta alle amministrative? No, il PD paga ancora l’effetto Renzi. Ovvero un partito indefinito non fuori (alleanze), ma dentro (obiettivi). Come se ne esce? (Marnetto) / Sono disposti gli americani a sacrificare per l’impero? Questo uno degli interrogativi chiave del nostro tempo. La domanda su Limes e le risposte ragionate di Federico Petroni in una non facile sintesi senza nostri tradimenti, speriamo. / L’importanza e la verità dei miti (Lamagna)
- Reader’s – 29 maggio 2023. Rassegna web di nandocan magazineDomenica da morituri, su Rai3. Fazio saluta a esequie avvenute; Annunziata dopo le dimissioni è spacciata; e neanche Augias e Zanchini stanno tanto bene. /F16 all’Ucraina, non ‘l’arma miracolosa’: riciclo dell’usato a ripristino Usa e spese europee (Remocontro) /Lettera aperta a Fausto Bertinotti (Lamagna)
- Reader’s – 29 maggio 2023. Rassegna web di nandocan magazineSono gli stessi ragazzi raccontati come sfaticati, quelli che mentre i governanti tagliano boschi e cementificano le aree alluvionali, asfaltando anche sentieri più sentieri, si pongono il dubbio del futuro, del loro futuro. Sono quelli che mentre il ceto politico del Paese affastella condoni e altre forme di costruzioni assurde, ponti inutili e opere faraoniche, getta vernice lavabile per dire al mondo: ci siamo anche noi. E mentre sale l’onda mediatica del disprezzo per azioni simboliche per il bene comune di tutti, crescono i silenzi sulle cause dello sfacelo italiano, ribadisco: sfacelo culturale, amichettistico, ambientale, affaristico. / MELONI: “Libereró la cultura dal potere intollerante della sinistra”(Squizzato) / Statue di fango (Marnetto) /Le uniche regole a cui dovrebbe obbedire la nostra coscienza.(Lamagna)
- Reader’s – 27 maggio 2023Personaggi in vetrina.I colleghi che mi hanno conosciuto in RAI in tempi remoti, a cominciare da quelli del Tg2 come Sergio Criscuoli, sanno quanto il tema da lui indicato nel titolo che segue mi sia familiare. Aggiungo allora una mia breve considerazione ai commenti pubblicati in questi giorni sull’uscita dall’azienda di “personaggi televisivi ad alto indice di gradimento”. Una lunga esperienza mi dice che la popolarità di questi ultimi si raggiunge molto difficilmente, per non dire mai, senza meriti professionali ma neppure in assenza di una carriera, breve o lunga che sia, affidata al compromesso con metodi e sistemi oggii variamente esecrati…/RAI: uomini, donne, stagioni e “costituzione materiale” (Criscuoli) / La madonnella degli evasori (Marnetto) /La mafia all’ombra della guerra. Timori Usa sull’intraprendenza dei servizi segreti ucraini (Remocontro) / Noi e la vecchiaia (Lamagna)
- Reader’s – 26 maggio 2023ANCHE LA DESTRA OCCUPA LA RAI. Lo sapevamo. L’occupazione della RAI da parte del governo di destra, con la nomina dei nuovi vertici delle testate giornalistiche (gli altri seguiranno a scala), era soltanto questione di tempo. Questo infatti prevede la riforma Renzi, che affida tutti i poteri a un A.D. indicato da Palazzo Chigi, aggravando ulteriormente quella lottizzazione politica da parte dei partiti di maggioranza che è storia di sempre.Per l’Usigrai le nomine di ieri sono “inaccettabili e senza prospettiva” / INTANTO (Marnetto) / Venti anni di armi italiane in Medio Oriente e Nord Africa (Remocontro)