Augh Papa, noi fratelli del popolo rosso contro le colonizzazioni bianche che resistono
di Ennio Remondino (Remocontro)
Dopo lo sterminio bianco dei ‘pellerossa’, ora le ‘colonizzazioni ideologiche’, denuncia il Papa. E noi, di ormai lontana giovinezza che i ‘popoli indigeni’ nord americani li abbiamo conosciuti attraverso i fumetti di Bonelli e che abbiamo amato Tex, il bianco buono. Noi che amiamo tutti i ‘pellerossa, a partire dai Navajos di Tex, di Tiger e di Kit Carson. Per non parlare di Sioux, Cheyenne, o degli Apache.
Passando al Canada, la Ermineskin Cree Nation, la Louis Bull Tribe, la Montana First Nation e la Samson Cree Nation. Noi che disprezziamo il cinema bugiardo hollywoodiano da vergogna e che amiamo De Andrè e quei bambini che dormono sul fondo del Sand Creek.

Invidia, caro Papa pellerossa
Invidia personale per papa Francesco per quell’irripetibile copricapo ‘indiano’ che gli è stato donato. Papa dal sud del continente che il mio concittadino Colombo credeva fosse l’India, terra rubata dai più feroci bianchi europei nel nome di dio e della civilizzazione. Bergoglio chiede perdono, ma crede davvero che il nostro mondo occidentale ricco e super armato sia veramente pentito? Compresi un bel po’ di vescovi degli Stati Uniti, suprematisti con Trump?
Col Papa, con Tex Willer e coi Navajos
Accorciamo la cronaca per scegliere alcuni passaggi che più ci hanno colpito. Innanzitutto gli indigeni, gli ‘indiani’, i pellerossa. Francesco elogia la loro laboriosità, «sempre attenta a salvaguardare la terra e l’ambiente, fedele a una visione armoniosa del creato, libro aperto che insegna all’uomo ad amare il Creatore e a vivere in simbiosi con gli altri esseri viventi». Poi quando un oleodotto vuole passare attraverso la terre sacre dei loro avi, l’ignobile Trump si rivela peggio di Custer.
Parole forti. Inequivocabili.
Chiede perdono ai rappresentanti dei popoli indigeni per le cosiddette “scuole residenziali”, istituite dal governo e gestite dalle Chiese cristiane per “rieducare” secondo i canoni occidentali i giovani nativi strappandoli dalle famiglie. Un sistema nato a fine Ottocento e mantenuto fino alla seconda metà del secolo scorso. Un sistema “devastante per la gente di queste terre”.
Errore incompatibile con il Vangelo
«Un sistema promosso dalle autorità governative dell’epoca». Ma anche un sistema che ha visto coinvolte diverse istituzioni cattoliche locali. «Per questo, insiste Francesco, esprimo vergogna e dolore e, insieme ai vescovi di questo Paese, rinnovo la mia richiesta di perdono per il male commesso da tanti cristiani contro le popolazioni indigene. Per tutto questo chiedo perdono».
Mentalità colonizzatrice
Per il Papa, anche quell’orrore nasce “da una mentalità colonizzatrice”. Quindi, la messa in guardia dal fenomeno delle «colonizzazioni ideologiche, quanto mai attuali, e in particolare dalla cosiddetta “cancel culture». «Se un tempo – argomenta – la mentalità colonialista trascurò la vita concreta della gente, imponendo modelli culturali prestabiliti, anche oggi non mancano colonizzazioni ideologiche che contrastano la realtà dell’esistenza, soffocano il naturale attaccamento ai valori dei popoli, tentando di sradicarne le tradizioni, la storia e i legami religiosi”.
Suprematismi del peggiore
«È una mentalità che, illudendosi di aver superato “le pagine buie della storia”, fa spazio a quella cancel culture che valuta il passato solo in base a certe categorie attuali». «Così si impianta una moda culturale che uniforma, rende tutto uguale, non tollera differenze e si concentra solo sul momento presente, sui bisogni e sui diritti degli individui, trascurando spesso i doveri nei riguardi dei più deboli e fragili: poveri, migranti, anziani, ammalati, nascituri…”». «Sono loro “i dimenticati nelle società del benessere”. Sono loro che “nell’indifferenza generale vengono scartati come foglie secche da bruciare”».
I segreti della Pace e la follia della guerra
Francesco denuncia “ l’insensata follia della guerra”, e lo fa citando una frase di Edith: «La pace ha un suo segreto: non odiare mai nessuno. Se si vuole vivere non si deve mai odiare». E il prete Francesco aggiunge: «Non abbiamo bisogno di dividere il mondo in amici e nemici, di prendere le distanze e riarmarci fino ai denti: non sarà la corsa agli armamenti a portare pace e sicurezza. Non c’è bisogno di chiedersi come proseguire le guerre, ma come fermarle», scandisce Francesco. «Servono politiche creative e lungimiranti, che sappiano uscire dagli schemi di parte per dare risposte alle sfide globali».
Papa Francesco, ci scusiamo per questo approccio di confidenza, ma se insisti a dire certe cose, scompari dalle televisioni anche tu. Tra un po’ compari solo su Tv2000.
La buona politica, chi l’ha vista
La politica, la buona politica, è un altro tema toccato dal Papa. «La politica non può rimanere prigioniera di interessi di parte». E il “multiculturalismo è una sfida permanente”. Ma Orban e suoi alleati nostrani forse non la pensano così. Poi le ‘accoglienze razziali, quelle santificate degli ucraini e quelle respinte degli immigrati con origini più lontane e pelle più scura, come avvenuto ad esempio ad esempio tra Polonia e Bielorussia.
Ma certamente –aggiungiamo noi-, già si intravvede un ritorno della paura nei confronti degli immigrati utile al peggior incasso elettorale.
Alleanze
di Massimo Marnetto
Lui – Se ti cade l’orologio nel cesso pubblico, lo raccogli o lo lasci lì perché ti fa troppo schifo riprenderlo?
Io – Ma che domanda è?
Lui – Bisogna votare il PD se non vogliamo perdere la libertà. Se arriva Meloni inizia lo smantellamento. Un pezzo al giorno e ci ritroviamo come in Ungheria.
Io – Guarda io riesco a capire alleanze con Calenda e centristi vari, a buttar giù pure un rospo come Brunetta, ma Renzi no. Anche perché quello – pure se vince la sinistra – poi fa cadere il governo coi suoi ricatti.
Lui – Ma dobbiamo provarci a fermare la destra, cazzo! Poi faremo i conti pure con Renzi
Io – E allora perché tagliare coi 5 Stelle? Se si deve fare fronte comune, che sia comune per davvero. Renzi non è meglio di Conte, né porta più voti. Non mi hai convinto. Ma nemmeno io so che farò.
E’ iniziata la campagna elettorale orizzontale tra elettori di sinistra. Ci sfiniamo alla ricerca di un equilibrio tra resistenza (alla destra) e insofferenza (alla sinistra annacquata). Sento che il concetto di voto utile mi ha usurato. Eppure non me ne riesco a liberare. Porto fuori il cane. Ho bisogno di aria.
Polonia ai confini dell’Ucraina e dell’inverno
Michele Marsonet su Remocontro
Cronaca polacca di Michele Marsonet, con analisi allegate, come ovvio. Tanta solidarietà che presto dovrà comunque fare i conti con problemi sempre più grossi. L’oscillante politica estera dell’amministrazione Usa, l’Europa di scorta sempre e solo dietro, l’inverno che si avvicina e il gas che mancherà certamente perché la sanzioni sono sempre andata e ritorno. A resistere lo storico sentimento anti russo diffuso tra la popolazione polacca. Basterà?
Aperta e irrisolta la ferita dei migranti dalla Bielorussia a cui è stato negato il diritto d’asilo. L’ombra del razzismo dalla vicina Ungheria e un po’ di antisemitismo mai morto.

Polonia-Ucraina, passione ma poche certezze
Appena tornato da un viaggio di 10 giorni in Polonia, ho visto di persona la grande accoglienza che i polacchi hanno riservato ai milioni di profughi ucraini fuggiti dal loro Paese dopo l’invasione russa. Ci si aspetterebbe una forte tensione, soprattutto a causa del numero davvero elevato dei fuggitivi.
Nulla di tutto questo. Sono moltissime le bandiere blu e gialle esposte alle finestre delle case di Varsavia e delle cittadine circostanti. Mi spiegano che questo può significare due cose. O un gesto di tangibile solidarietà da parte degli abitanti, oppure la presenza di ucraini accolti nell’abitazione di una famiglia polacca.
Notevole il fatto che gli appartamenti, in Polonia, abbiano quasi sempre dimensioni modeste, tali da consentire la presenza di un solo nucleo familiare. Come accadeva ai tempi sovietici, i polacchi sono disposti a ridurre ancor più gli spazi per accogliere chi è fuggito dalla “operazione militare speciale” di Vladimir Putin.
Anti russi dai tempi degli Zar
Del resto in Polonia il sentimento antirusso è sempre stato fortissimo, sin dai tempi dell’impero zarista. Innumerevoli invasioni militari hanno portato i polacchi a considerare i russi quali nemici naturali. Anche perché, avendo un territorio quasi completamente pianeggiante, non vi sono ostacoli naturali che possano frenare gli invasori.
La Polonia è ora diventata il principale hub di smistamento delle armi occidentali al governo di Kiev, suscitando l’ira dello zar moscovita e dei suoi fedelissimi. Numerose anche le minacce – neppure troppo velate – di ritorsione. Il governo polacco ovviamente confida nella protezione della Nato (di cui fa parte), ma con Putin non si può mai dire.
Si rammenterà, infatti, che i russi scatenarono un attacco missilistico su Leopoli, capitale dell’Ucraina occidentale, proprio mentre il presidente Usa Joe Biden era in visita ufficiale a Varsavia. In quell’occasione disse ai cittadini polacchi di non avere paura e di non farsi intimidire. Appello nobile ma pressoché inutile, considerato il loro atteggiamento verso i profughi.
Lingue e incertezze democratiche simili
Del resto mi è stato detto che le lingue polacca e ucraina sono molto simili, e tali da favorire facilmente la comprensione reciproca, anche se la prima usa i caratteri latini e la seconda quelli cirillici. Altro elemento che favorisce una facile interazione.
Tuttavia, per capire sul serio il miracolo di un’accoglienza senza ostacoli, occorre rammentare l’inimicizia secolare tra Mosca e Varsavia, aumentata a dismisura quando la Polonia divenne uno dei tanti Paesi-satellite della ex Urss, nonché membro del Patto di Varsavia.
Antisovietismo per via edilizia
La capitale polacca conserva ancora testimonianze notevoli dell’era sovietica. La più nota è il “Palazzo della Cultura e della Scienza”, regalo di Josif Stalin al popolo polacco. Alto 237 metri e con 42 piani, domina tuttora la skyline di Varsavia. Il dittatore voleva che fosse un segno tangibile dell’amicizia perenne tra i due popoli. Inutile dire che i polacchi non gradirono, anche se poi lo hanno reso oggetto di attrazione turistica.

Se inoltre visitate l’area centrale dove sorgeva il Ghetto ebraico, raso al suolo dai nazisti, lo troverete occupato da file interminabili di palazzoni tutti uguali e costruiti in perfetto stile sovietico. Analoghi a edifici che si trovano anche a Bucarest, Praga e altre capitali degli ex Paesi satelliti.
In questo caso, però, a differenza del “Palazzo della Cultura”, le autorità polacche progettano di smantellarli per sostituirli con edifici più moderni e che, soprattutto, non richiamino alla mente il passato. Notevole anche il fatto che l’accoglienza offerta agli ucraini abbia stemperato (per ora) le polemiche tra il governo conservatore del PIS (“Diritto e Giustizia”) e l’Unione Europea.
Il ruolo polacco in questa vicenda è importante, e Bruxelles ha ritenuto non sia il caso di indebolire una nazione che si trova sul serio in prima linea nel contrastare Putin.
Dall’ideologia ai fatti non sarà facile
Resta piuttosto da capire fino a che punto Varsavia, che non ha una situazione economica particolarmente florida, riuscirà a reggere la presenza di milioni di profughi, ai quali vengono pure assegnate forme di sussidio finanziario. In loco non ho trovato, tuttavia, particolare preoccupazione per questo e, con un po’ d’incoscienza, alcuni cittadini hanno anche trovato il modo di ricoprire con vernice rossa l’ambasciatore russo a Varsavia.
30 LUGLIO 2022: GIORNATA INTERNAZIONALE CONTRO LA TRATTA
LA RETE ANTI-TRATTA TALITHA KUM APRE LE PORTE DELLA MOSTRA FOTOGRAFICA “NUNS HEALING HEARTS”
Da oggi accesso al tour virtuale con gli scatti di Lisa Kristine
29 luglio 2022 – In occasione della Giornata Internazionale contro la tratta di esseri umani, la rete anti-tratta Talitha Kum rende accessibile a tutti la mostra fotografica “Nuns Healing Hearts” online su https://www.talithakum.info/it/mostra-maxxi/
Il tour virtuale permette di vedere 28 scatti realizzati dalla fotografa umanitaria Lisa Kristine in Thailandia, Italia, Messico, Guatemala, Stati Uniti, seguendo sul campo le suore di Talitha Kum nel loro lavoro quotidiano a fianco di persone e comunità ferite dalla tratta di persone.
Lanciata da Papa Francesco nel 2019, la mostra è stata realizzata in collaborazione con la Galileo Foundation, principale sponsor del progetto, e con il supporto del Global Solidarity Fund.
Dopo l’inaugurazione in Vaticano e l’esposizione presso il Palazzo delle Nazioni Unite a New York, la mostra è stata allestita a Tokyo ed è giunta lo scorso marzo in Italia al Corner MAXXI Museo delle Arti del XXI Secolo a Roma.
È proprio in questo spazio unico della capitale italiana che si svolge il tour virtuale dell’esposizione, in 5 lingue (Inglese, Francese, Spagnolo, Portoghese, Italiano). Cliccando su ogni foto presentata al MAXXI si accede ad un percorso che porta a conoscere il fenomeno della tratta, l’impegno di Talitha Kum e delle testimonianze.
“Il tema scelto dalle Nazioni Unite per questa giornata è uso e abuso delle tecnologie, portando l’attenzione sul cyberspazio. E’ in questo luogo “virtuale” che i trafficanti trovato ulteriori strumenti per il reclutamento di persone vulnerabili e per offrire servizi realizzati da persone sfruttate e vittime della tratta.
Allo stesso tempo le tecnologie sono delle opportunità per entrare in contatto con le vittime e per sensibilizzare un maggior numero di persone su questa realtà violenta, che ferisce la dignità umana. Talitha Kum ha deciso di ampliare la propria presenza nello spazio virtuale a raccontare la nostra esperienza a fianco delle persone ferite dalla tratta e di farlo con rispetto e tenerezza.
Questo è il senso della mostra, dell’arte e delle foto di Lisa Kristine. Speriamo che in tanti la visitino e la usino come strumento di informazione e sensibilizzazione” – racconta Suor. Gabriella Bottani, SMC, coordinatrice internazionale di Talitha Kum.
- Reader’s – 5 giugno 2023 – rassegna web di nandocan magazineI poveri e l’ideologia del merito. Merito deriva da merere, cioè guadagnare, da cui derivano anche mercede e meretrice. La meritocrazia è l’ideologia del merito che, come tutte le ideologie, prende una parola che ci piace e ci affascina, la manipola e la perverte. E così, in nome della valorizzazione di chi è meritevole e povero, l’ideologia meritocratica è diventata la legittimazione etica della diseguaglianza.Don Milani, di cui festeggiamo quest’anno il centenario, queste cose le sapeva molto bene. Sapeva che i suoi ragazzi di Barbiana non erano demeritevoli: erano soltanto poveri; non erano colpevoli, erano soltanto poveri.(Bruni) /L’Ue vota l’economia di guerra: «Fondi Pnrr per le armi». Dal welfare al warfare (Rem) /
- Reader’s – 4 giugno 2023. Rassegna web di nandocan magazineL’Ucraina è pronta a lanciare la sua attesa controffensiva: lo ha affermato il presidente Zelensky in un’intervista al Wall Street Journal. «Crediamo fermamente che avremo successo», ha commentato il leader ucraino da Odessa. Zelensky ha riconosciuto la superiorità aerea russa e la mancanza di protezione da questa minaccia: «Significa che un gran numero di soldati morirà nell’operazione». «Ad essere onesti, può andare in vari modi, completamente diversi. Ma la faremo e siamo pronti». /Violenza sulle donne. Il problema riguarda solo gli uomini? (Lamagna) / Caro Massimo…(Lello Arena)
- Reader’s – 3 giugno 2023. Rassegna web di nandocan magazineL’allarme lanciato ieri dal Center for AI Safety, 350 imprenditori, ricercatori ed esperti del settore, compresi i personaggi che oggi si contendono il primato dello sviluppo dell’AI: (Maggi) /Il naufragio delle spie Aise-Mossad sul lago Maggiore. Funerale in Israele silenzio in Italia (Remocontro) /Rivoluzione e fratellanza (Lamagna)
- Reader’s – 2 giugno 2023 – rassegna web di nandocan magazineIl bluff del “nuovo secolo americano”.Se finisce il bluff del “morire per l’Ucraina”, finisce anche il bluff, o l’illusione, del “nuovo secolo americano” e dell’Impero globale dominato dagli Stati Uniti, che non dovevano essere superati, ma nemmeno eguagliati, come dicono, da alcuna altra Potenza. Possiamo così sperare che il conflitto in Europa si concluda prima che il suo contagio si diffonda o degeneri in una guerra mondiale, secondo l’avvertimento che viene dal Kosovo.Ma per noi è troppo poco che questa guerra finisca, innescando magari un lungo periodo di guerra virtuale e di “competizione strategica” fino alla “sfida culminante” con la Cina, come minacciano i documenti sulla “Strategia nazionale” degli Stati Uniti. Dobbiamo invece uscire dal sistema di dominio e di guerra e passare a un’altra idea del mondo, come un mondo di mondi diversi in relazione tra loro, fondato sulla pace, sulla cura della Terra e sulla dignità di tutte le creature.(La Valle)/Dal Maghreb alla Tunisia siccità devastante: fame o fuga (Orteca) / Popolo e patria (Lamagna)
- Reader’s – 1 giugno 2023 (speciale)Il mio ricordo di don Lorenzo Milani nel centenario della nascita. Non un profilo biografico, ce ne sono tanti in giro. Quello che segue è un un ricordo personale di due incontri con lui e di una stagione straordinaria e indimenticabile della città in cui sono cresciuto.