“La nostra guerra”?
Su Remocontro Michele Marsonet confessa di aver provato una certa inquietudine leggendo su alcuni quotidiani che il conflitto in Ucraina ora è anche “la nostra guerra”. Questo si dovrebbe al fatto che la Nato è diventata l’arsenale dell’Ucraina e l’Italia, essendone membro, non può esimersi dallo svolgere un ruolo attivo. Ma se gli americani dicono chiaramente che il loro intento è indebolire la Russia, non è poi una grande novità. Washington aveva già svolto un ruolo cruciale nei fatti di Piazza Maidan e nella precedente “rivoluzione arancione”.
Gli Usa sono una grande potenza, e come tale assumono comportamenti in linea con il loro status. Approfittando del tremendo errore compiuto da Putin invadendo la nazione confinante, cercano di eliminare dalla scena mondiale una delle grandi potenze superstiti. Se in seguito riuscissero a farlo pure con la Cina (ma non è detto che accada), rimarrebbero l’unica superpotenza globale, come fu per alcuni anni dopo il crollo dell’Unione Sovietica.
Dal loro punto di vista, ripete Marsonet, è legittimo. Dal nostro, a mio parere, proprio no. La guerra si combatterebbe infatti sul suolo europeo, non su quello americano. Certamente gli Usa fornirebbero un grande appoggio militare e logistico, ma resta il fatto che a combattere sarebbero truppe nostre e di altre nazioni europee. Non si tratta di una prospettiva allettante.
Guerre sempre in casa altrui
Nel frattempo Mosca ha già tagliato le forniture di gas a Polonia e Bulgaria. La prima, in particolare, è da sempre antirussa per ragioni storiche, ed è ora lo hub dove transitano tutti gli armamenti, pesanti e non, destinati a rafforzare l’esercito ucraino. Il problema è che il Paese confina direttamente – come la Lituania – con la enclave russa di Kaliningrad, molto armata e irta di missili. Non so se a Varsavia ne abbiano tenuto conto, ma il quadro preoccupa davvero.
Nonostante la ritrosia tedesca e francese, grazie all’appoggio totale di americani e inglesi, Zelensky sta infine raggiungendo quel che voleva. “Armi, armi, armi!”, è stata la sua continua invocazione in questi ultimi tempi. Adesso quelle armi arrivano e vedremo cosa accadrà. Senza dubbio ci si può attendere un allungamento e un allargamento del conflitto.
E quest’ultimo, se prevarranno posizioni ‘interventiste’ finirà per riguardare pure noi. Se i venti di guerra prevalgono, la Storia insegna che non si può prevedere dove e per quanto soffieranno.
Preoccupato anche Alberto Negri sul Manifesto:
Lo spettro di uno scontro diretto tra Nato e Russia si fa sempre più consistente: la guerra per procura degli ucraini contro l’invasione di Mosca tra un po’ potrebbe essere combattuta senza la finzione del braccio legato dietro la schiena. L’escalation è nelle parole e nei fatti: gli eventi fanno pensare che sia da escludere la via diplomatica, almeno in tempi brevi».
Mentre la Nato a Ramstein decideva ieri l’invio di nuove armi pesanti (tra cui quelle tedesche) il ministro delle forze armate britanniche, James Heappey, spiegava che gli alleati forniscono all’Ucraina armi con gittate che permettono a Kiev di colpire in territorio russo e che la Gran Bretagna considera «perfettamente legittime eventuali azioni ucraine in Russia “per “prendere di mira in profondità le linee di rifornimento».
La replica di Mosca è stata immediata: Maria Zacharova, portavoce del ministero degli Esteri russo ha risposto su Facebook che la Russia, con la stessa logica, potrebbe ritenere altrettanto legittimo colpire «in profondità le linee di rifornimento ucraino nei Paesi che trasferiscono armi a Kiev». Il rischio di un allargamento del fronte di guerra è tangibile….Finora Mosca ha colpito i convogli dell’Occidente in Ucraina solo dopo che erano entrati nel territorio di Kiev”.
Contractors e soldati Nato a Mariupol
Alberto Negri ritiene “assai probabile che vengano fuori sorprese (relative), quando finirà l’assedio dell’acciaieria di Mariupol, sul coinvolgimento diretto di contractors e soldati Nato. Nei sotterranei dell’Azovstal i russi ritengono che si trovino centinaia di stranieri, tra combattenti del reparto di ispirazione nazista Azov e consiglieri militari britannici, francesi e americani, la cui cattura metterebbe in serio imbarazzo le potenze occidentali che sostengono di non avere propri soldati sul suolo ucraino. Secondo una fonte britannica, nell’area ci sarebbero 400 uomini delle Sas, le forze speciali inglesi.
Armi e ricerche inconfessabili
Perché una difesa così strenua dell’acciaieria dove i civili sono diventati ostaggi? Mosca ritiene che vi si trovi uno dei laboratori biologici impiantati dagli Stati Uniti in Ucraina la cui esistenza è stata ammessa davanti al Congresso dal sottosegretario di stato Victoria Nuland, che non ha però specificato la natura delle ricerche.
Gli americani più espliciti
L’escalation tra Nato e Russia emerge sempre più evidente nelle dichiarazioni degli americani. L’obiettivo non è più soltanto la difesa dell’Ucraina ma colpire direttamente il potere di Mosca, Putin compreso. Il ministro della Difesa inglese Ben Wallace in un intervento ai Comuni ha dichiarato che finora i russi hanno perso circa 15mila soldati e tra il 20-30% degli asset militari. C’è aria d’incitamento alla vittoria nonostante gli stessi britannici ammettano l’avanzata dei russi nel Donbass.
Vittoria ucraina per elezioni Usa
Al vertice di Ramstein il segretario alla Difesa americano Lloyd Austin ha affermato che «la Russia porta avanti questa guerra per le ambizioni di un uomo solo», aggiungendo che in ballo «non c’è più soltanto il destino dell’Ucraina ma di tutta l’Europa». Parole che, commenta Negri, rafforzano la convinzione di Putin che la guerra in Ucraina, da lui iniziata in maniera proditoria e sanguinosa, abbia adesso come obiettivo ultimo quello di destabilizzare il suo regime.
Guerra per procura?
I rischi sono altissimi. Il ministro degli esteri russo Serghei Lavrov – che ieri ha incontrato senza esiti apparenti il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres – ha affermato che questa è ormai «essenzialmente una guerra per procura della Nato contro la Russia» e «aumenta il rischio di terza guerra mondiale». I russi continuano a parlare in Ucraina di «operazione speciale» ma ormai questo termine è diventato ingiallita propaganda.
Passando ad altro, la Corte costituzionale ha deciso a favore della possibilità di scelta del cognome del figlio tra quello del padre e della madre. Bene, commenta il Marnetto quotidiano. “Così la femminilità si libera finalmente della maledizione di estinguere il cognome della famiglia. Il riconoscimento luccica, ma la parità di genere è ancora molto in ritardo.
Nel campo civile, manca nei ruoli apicali per le donne e – nonostante i proclami – latita anche nei salari. Nel campo della religione siamo ancora più indietro. In quella cattolica, sentiamo riconoscimenti sperticati sul valore della donna, ma poi non possono celebrare messa, una faccenda da sempre tra un prete-maschio e un dio-maschio: insomma roba da uomini.
Quindi, sul tema della parità di genere, mi sembra molto più concreto il contributo dato dall’astronauta Cristoforetti. A chi le chiedeva come poteva assentarsi sei mesi nello spazio, con due figli piccoli, lei ha tranquillamente risposto: ”Ci penserà il papà”. In perfetta assenza di gravità di genere.
- Reader’s – 18/19 marzo 2023“L’economia è fatta di aspettative, e se si rompe il rapporto fiduciario tra risparmiatori e banche, beh allora non c’è assolutamente modo di rimettere le cose a posto, in tempi brevi e senza traumi”. Così oggi Piero Orteca su Remocontro. Ed è “patologicamente” vero almeno da quando la finanziarizzazione dell’economia ha separato e comunque posto in secondo piano il valore oggettivo e concreto di beni e servizi rispetto a quello atteso o immaginato dalle contrattazioni in borsa. Tanto che, come si ripete stancamente ma inutilmente da decenni, non esiste quasi più alcuna corrispondenza tra l’economia reale e quella trattata dalle banche. E’ il capitalismo “di cartone” che procede impavido condizionando pesantemente la politica, per lo più incurante della sorte di imprese e lavoratori. Altro che “politique d’abord”. / Cavia Ucraina: il riciclaggio degli armamenti al collaudo assassino (Ennio Remondino) / Stavolta Piantedosi ce la può fare (Massimo Marnetto)
- Reader’s – 17 marzo 2023Landini ci ha provato e ha fatto bene. Che a prendere l’iniziativa sia il segretario generale della CGIL è già una garanzia che almeno nelle intenzioni non si tratta di un restyling del vecchio PD, del tentativo cioè di rimettere insieme i cocci di una fusione fallita in partenza. Marnetto è pessimista, ma che Calenda si smarchi per la presenza di Conte e Conte sia tiepido per la presenza di Calenda era non solo ampiamente prevedibile ma anche comprensibile, se davvero si tratta di ricostruire una sinistra plurale ma coerente. Come si dice, errare è umano, perseverare diabolico. Se invece l’obbiettivo era più modestamente quello di accordarsi per l’opposizione a questo o quell’obbiettivo del governo Meloni, a cominciare dal presidenzialismo e dall’autonomia differenziata), allora sì, sarei d’accordo con lui, ma non aspettiamoci salti di gioia./ Un Medio Oriente libero dall’Occidente con più paci che guerre/ viaggio nell’inconscio
- Reader’s – 16 marzo 2023QUEL GIORNO IN VIA DEI VOLSCI. Il 16.3.78 fu rapito Moro. Io ero in un appartamento in Piazza dei Re di Roma. Il mio amico S. entrò nella mia stanza con una radio da cui proveniva la notizia.Era così inverosimile che cercai di immaginare come avesse fatto a imbastire quello scherzo, era un burlone…/La maggioranza del mondo che non pensa occidentale e la titolarità della pace (Michele Marsonet)
- Reader’s – 15 marzo 2023Riarmo forsennato per ammazzarci prima e meglio? Il dipartimento della Difesa degli Stati Uniti ha chiesto per il 2024, 842 miliardi di dollari. La Francia si appresta a rilocalizzare sul proprio territorio una ventina di produzioni industriali militari. Confermata la vendita Anglo-americana di sottomarini nucleari all’Australia. Ma la magia di metà secolo saranno i super sottomarini ancora allo studio: costo stimato nei prossimi tre decenni tra i 167- e 229 miliardi di euro /Massimo Recalcati: «Confini rafforzati e porti chiusi: così la nostra vita s’impoverisce»/Assemblea di Articolo21, Costante: «Il precariato è il più grande bavaglio all’informazione»
- Reader’s – 14 marzo 2023E’ possibile ingannare i poveri, dando loro la sensazione di volerli aiutare, ma ci vuole arte nel raggiro. Per esempio, come fa il Governo con la riforma fiscale allo studio. Strombazzare che si riducono le aliquote suona bene, perché sembra che si vogliano abbassare le tasse per tutti. E invece è il contrario, perché meno aliquote significa meno progressività. Ovvero allontanarsi dal principio previsto nella Costituzione per far pagare più tasse ai ricchi e meno ai poveri. /In seguito al rientro, annunciato da Roberto Speranza, di Articolo Uno nel PD, il numero due Arturo Scotto è entrato a far parte della Direzione nazionale. Ecco il suo intervento all’Assemblea nazionale /barchi in Italia ed Euro corruzione, trama di Mosca