BIP, democrazia digitale
Mask, l’uomo più ricco del mondo, vuole comprarsi Twitter e Massimo Marnetto si preoccupa per la libertà di pensiero. È una delle piattaforme più vaste nel web, ma “la politica si astiene da ogni vera regolazione, scrive il nostro, per non entrare in conflitto con il capitalismo più redditizio del momento: il business della reputazione. Cioè quel bip che avvisa del messaggino appena arrivato e pretende attenzione perché in ballo c’è la cruciale quotazione del proprio io o quello degli altri”.
Chi possiede le leve di questo “giudizio digitale continuo” può con un dito provocare siccità informativa o grandinate di fake. Di fronte a questo enorme pericolo, “è ora – chiede Marnetto come da tempo tanti altri come noi – che la politica tuteli la democrazia digitale dal potere del capitale, con regole contro esclusioni e manipolazioni. Non mi fido dei miliardari”.
Tra Macron e Le Pen anche una nuova ‘gauche’
Massimo Nava, giornalista, editorialista del Corriere della sera che da Parigi collabora anche con Remocontro, segnala il successo dell’appello rivolto agli elettori di domenica scorsa dal leader di “France insoumise”, Jean Luc Melenchon, affinchè «non un solo voto» andasse all’estrema destra. E giustamente “ritiene che sette milioni e settecentomila schede, pari al 22 per cento, quattrocentomila meno della Le Pen, valgano molto più di un serbatoio per conto terzi e di una pur onorevole sconfitta.”
Mélenchon premier e sinistra federata
«Messi da parte sogni presidenziali, ne ha subito venduti altri due ai sostenitori: essere primo ministro e unire le truppe sparse della sinistra, dal partito socialista – ormai ridotto ai minimi termini – ai verdi, dai comunisti ai radicali».
“Il primo è aleatorio, commenta Nava, essendo improbabile un ticket Macron-Mélenchon, benchè il presidente abbia inseguito l’elettorato ecologista e di sinistra nell’ultimo scorcio di campagna elettorale….Il secondo sogno è realizzabile per due ragioni : lo stato comatoso dei partiti della “gauche” e il carisma indiscutibile del vecchio Jean-Luc, il quale, a 71 anni, ha saputo conquistare l’elettorato giovanile (è la prima scelta fra gli elettori sotto i trent’anni), recuperare il voto popolare tentato dalla Le Pen, sedurre la sinistra intellettuale ed ecologista orfana di figure carismatiche, attrarre francesi di origine straniera, di religione musulmana e delle ex colonie.
Un nonno simpatico ma deciso
“Mélenchon, nonostante il ghigno burbero stampato sul faccione quadrato, sa essere dolce e simpatico. Nonostante la rabbiosa retorica rivoluzionaria, sfodera cultura e humor, frutto di ottime e intense letture. È un nonno che piace e rassicura giovani, disoccupati, decaduti della globalizzazione.
A milioni di francesi scontenti ed esclusi, propone un progetto de-ideologizzato di giustizia sociale e sviluppo sostenibile, la cui realizzazione è possibile con tasse sui redditi più alti e attraverso una rifondazione solidale dell’Europa comunitaria, oggi – secondo Mélenchon – al servizio dei capitali, succube di diktat fiscali, non autonoma dagli Stati Uniti, divisa su politiche di accoglienza e difesa.”
Meno Usa e meno Nato
“Ci sono punti di contatto con il programma sociale della Le Pen e una visione sovranista-gollista dei rapporti con Bruxelles. In un’intervista al settimanale La Croix, a proposito di Nato e Ucraina ha detto : «La NATO è una macchina per creare problemi, uno strumento dell’impero americano in declino. Ma distinguo questo argomento dall’Ucraina, perché la responsabilità della guerra è sulle spalle di Putin. Non è stata la Nato a violare il confine con i suoi carri armati». Prese le distanze da Putin, Mélenchon, come la Le Pen, è tuttavia contrario all’embargo delle forniture energetiche, perché “soltanto lo zio Sam si riempirà le tasche”
Scelte politiche alla legislative di giugno
“La distanza in politica estera potrebbe essere un ostacolo per i sogni di governo, benché le sue valutazioni circolino sottovoce nel panorama politico del Paese. Molto dipenderà dall’esito di quello che lui definisce «terzo turno», le legislative di giugno. Il sistema elettorale non prevede proporzionale e potrebbe penalizzare sia Mélenchon sia Le Pen. Sarebbe l’ennesima beffa di un sistema che non consente a milioni di elettori un’equa rappresentanza all’Assemblea”.
Il capo del Pentagono: Vogliamo vedere una Russia indebolita
Della Visita lampo a Kiev del Segretario di Stato Usa, Antony Blinken, e del capo del Pentagono, Llyod Austin scrive Piero Orteca su Remocontro. L’obiettivo, ha spiegato il capo del Pentagono è sfiancare l’offensiva di Mosca a medio termine: «Noi vogliamo vedere la Russia indebolita a un livello tale che non possa più fare cose come l’invasione in Ucraina». Cioè, non bisogna avere studiato geopolitica e strategia militare, per capire che la Casa Bianca spera che Putin dissangui il suo esercito e mandi in bancarotta le finanze dello Stato. Per ottenere questo risultato, è chiaro, la guerra deve continuare. Da qui la scelta dell’Amministrazione Biden e, a cascata, della Nato, di armare Kiev fino ai denti, anche con mezzi offensivi e più letali.
Si alza la soglia dello scontro
Tra le altre cose, Lloyd Austin ha anche detto che “gli ucraini, se ben riforniti di armi e di attrezzature, possono ancora vincere il conflitto”. La stessa tesi, in sintesi, è stata sostenuta dal Segretario di Stato, Antony Blinken….Insomma, Biden non ha alcun ripensamento e continua ad andare all’attacco.
“Che il tempo volga al peggio e che l’ago del barometro vada verso la burrasca, è testimoniato dalla reazione di Putin e di Lavrov. Ieri, al Cremlino la tensione si tagliava a fette e il Presidente ha lanciato un pesante avvertimento “a coloro che vogliono distruggere la Russia dall’interno”. Cosa che farebbe pensare a non meglio precisate accuse complottistiche. Azioni, naturalmente, organizzate dall’estero. Il Ministro degli Esteri, invece, ha parlato, addirittura, di Terza guerra mondiale. Intanto, in Ucraina, continuano ad arrivare armi sempre più pesanti e tecnologicamente avanzate.

‘Neutralità qualificata’ o ‘cobelligeranza’
“Dall’inizio dell’invasione russa, due mesi fa, gli Stati Uniti hanno inviato a Kiev rifornimenti per quasi 4 miliardi di dollari. Austin, a Varsavia, ha annunciato lo stanziamento di altri 730 milioni di dollari per l’Europa e 335 per l’Ucraina. Anche se ora si apre un problema che comporta dei rischi imprevedibili. Le nuove armi devono essere accompagnate da istruttori, che insegnino a usarle.
A questo punto si fa sempre più labile il confine che divide la “neutralità qualificata” dalla “cobelligeranza”. Insomma, c’è il rischio concreto di avvitarsi in una escalation, che nessuno più riesca a controllare. E che porterebbe dove temono tutti.
L’America vuole la Russia sconfitta
Tutti abbiamo capito che Putin ha scatenato una guerra di conquista, anche se nemmeno lui, forse, ha degli obiettivi chiari in testa. Paradossalmente, invece, Jonathan Beale, esperto militare della BBC, ci dice quello che vuole Biden: “La verità è che gli Stati Uniti sono sempre più profondamente coinvolti in questa guerra”, come è stato sottolineato dalle parole del Segretario alla Difesa.
L’America ha aumentato drasticamente la fornitura di armi all’Ucraina nelle ultime settimane. Nonostante gli avvertimenti russi. È chiaro che ne invierà di più. Le parole di Austin sottolineano che gli Stati Uniti non sono spettatori in questa guerra. “L’America vuole vedere la Russia sconfitta”.
E a questo punto mi pare giusto concludere la puntata di Reader’s con una domanda che il collega dell’Espresso Sandro GIlioli pone a se stesso sulla sua pagina Facebook:
Io credo che davvero ci sia un intento etico, un principio morale nei tanti che vogliono difendere l’Ucraina dall’aggressione russa. Un autentico “non possiamo voltare le spalle a una democrazia invasa da un autocrate”. Però poi mi chiedo se questa internazionalizzazione del conflitto già in corso – e questa sua trasformazione graduale da conflitto regionale a guerra tra Nato e Russia – non porti a una questione etica maggiore.