Reader’s – 25 marzo 2023

Chissà se Giorgia Meloni si attendeva questa reazione corale da sinistra alle parole pronunciate alle Fosse Ardeatine. Forse no, forse crede che il suo destreggiarsi di questi mesi tra la sua ricerca di consenso universale e la necessità di non scontentare i fedelissimi possa avere successo; o invece sì e con la reazione contraria degli altri conta di compensare il dispiacere che la sua presunta moderazione in politica estera potrebbe aver dato ai suoi. Fatto sta che, come scrive oggi Udo Gümpel, “non ce la fa proprio, Giorgia Meloni, a riconoscere le radici fascisti degli eccidi….a fare i puntini sulle i, dalla lista delle 355 vittime risultano 9 persone che non erano certamente italiani, ma ebrei nati in Ucraina, Polonia o Germania; il denominatore comune non era esser “italiano”, come falsamente dice la Meloni, ma esser ebrei, antifascisti, nemici politici del regime – italiano – di Mussolini e dei nazisti tedeschi”. E il collega precisa anche che “la lista fu compilata con la complicità del questore Pietro Caruso, del ministro dell’interno della repubblica di Salò Guido Buffarini Guidi, del criminale di guerra Pietro Koch, tutti fascisti, come scrive in una nota l’Anpi, l’Associazione partigiani”. (nandocan)


Dilaniata

di Massimo Marnetto

Giorgia Meloni ha inventato il semi-negazionismo: condannare l’oggetto (eccidio delle Fosse Ardeatine), ma rimuovere i soggetti (fascisti e antifascisti). Come quando ha condannato la devastazione della sede della Cgil, ma senza riuscire a cogliere la ”matrice” dei responsabili, nonostante fossero guidati da noti neofascisti.

La Prima Ministra è dilaniata: da una parte, ha giurato su una Costituzione antifascista; dall’altra, è cresciuta insieme a personaggi ancora affezionati ai busti del duce.

Con queste premesse, non mi stupirei se il 25 Aprile evitasse di nominare i fascisti, camuffandoli nel discorso ufficiale come ”martiri del grande errore”, ”traviati dagli eventi”, ”underdog della Storia”.


Gli americani vogliono ancora la guerra in Ucraina?

di Ennio Remondino su Remocontro

Da Limes, carta di Laura Canali

Sostenitori dell’Ucraina durante una manifestazione a Washington. Ma molta stampa Usa rileva ora come l’entusiasmo popolare per sostenere Kiev si raffredda. E secondo molti analisti l’amministrazione Biden usa i calanti consensi per fare pressione sugli ucraini a negoziare coi russi.
Mentre al congresso la maggioranza repubblicana fa i conti e scopre che l’Ucraina sta costando quanto l’Afghanistan e l’Iraq.

L’Ucraina a dipendenza americana

«L’Ucraina non può combattere senza il denaro e le armi degli Stati Uniti. Dunque senza il consenso della popolazione americana, espresso attraverso il Congresso che detiene il potere della borsa»,sottolineano Federico Petroni e Giacomo Mariotto su Limes. Resta il dubbio da titolo: «La popolazione americana si sta stancando di aiutare Kiev?». I sondaggi dicono di sì, mentre la maggioranza repubblicana al Congresso non autorizzerà l’enorme esborso del primo anno di guerra.

Ucraina ormai come Afghanistan e Iraq

Nel solo 2022, Washington ha stanziato più di 76 miliardi di dollari in aiuti diretti, non solo militari, che diventano 113 se si considerano tutte le spese di guerra, come le attrezzature belliche spedite lungo il fianco orientale della Nato. Sono cifre non dissimili a quelle spese in Afghanistan o in Iraq.

Calo dei consensi innegabile

Oggi, meno della metà degli americani (48%) intervistati da Associated Press è favorevole a inviare armi a Kiev. Il 29% è contrario e il 22% incerto. Nel maggio 2022, i favorevoli erano il 60%. Il 46% degli intervistati da Fox News vorrebbe vedere una data di scadenza, contro un 50% che sosterrebbe Kiev a oltranza. Nel 2022 solo il 7% pensava di aver fornito troppi armamenti agli ucraini, oggi lo pensa il 26%, contro il 20% che vorrebbe inviarne di più e il 31% che pensa di aver fatto il giusto.

Nemmeno il sostegno alle sanzioni è più così assoluto: il 59% le sacrificherebbe se danneggiassero l’economia nazionale, mentre l’anno scorso questa opinione era minoritaria.

L’Ucraina non è una priorità

Secondo un sondaggio della Quinnipiac University, solo il 4% degli elettori considera l’invasione russa la questione più urgente per gli Stati Uniti. L’inflazione (29%), l’immigrazione (13%), la violenza da armi da fuoco (11%), la disuguaglianza razziale e l’assistenza sanitaria (7%) sono ritenute più impellenti. Tanto più alla luce dei recenti fallimenti di ‘Silicon Valley Bank’ e ‘Signature Bank’, col timore di un effetto domino e altri crac bancari.

Giovani i più severi

I più critici alle sanzioni, aiuto finanziario e militare a Kiev e di un sostegno all’Ucraina ‘finché ne avrà bisogno’, sono i giovani. «La generazione Z e i millenials sono i meno convinti che gli Stati Uniti siano un paese eccezionale e che la preponderanza militare debba rappresentare un obiettivo di politica estera». Sintomo dell’esitazione diffusa è la crescente divisione politica. A maggio solo il 17% dei repubblicani e l’8% dei democratici pensava che il sostegno all’Ucraina fosse «eccessivo». A gennaio erano saliti al 47%, e 10%.

«As long as it takes»

Più democratici (66%) sosterrebbero Kiev «as long as it takes», mentre più repubblicani (61%) e indipendenti (49%) non accettano un generico ‘tempo necessario’ e vorrebbero limiti temporali all’aiuto.

Interpretare gli umori popolari

Comunque una maggioranza di americani è ancora favorevole a sostenere gli ucraini mentre circa un terzo sostiene che l’America abbia già troppi problemi e non si possa permettere di spendere ancora e di provocare la Russia. Il tasso di approvazione di Biden per la gestione del conflitto è salito quasi al 50%, riconosce la stessa Fox News. Col governo che finora -dattaglio decisivo-, non ha dovuto scegliere tra fondi agli ucraini o, per esempio, alle infrastrutture o a Taiwan.

Schizofrenia nell’opinione pubblica

Il 67% degli americani sente che una vittoria della Russia sarebbe dannosa per gli Stati Uniti, ma il 74% teme che la guerra si allarghi all’Est Europa, costringendo l’America a intervenire militarmente. E il 70% ha paura che l’Ucraina distragga da Pechino e dall’Indo-Pacifico.

Chi è il ‘nemico numero uno’?

L’individuazione del nemico numero uno. Chi vota democratico pensa che il primo rivale sia la Russia. Chi vota repubblicano pensa che la minaccia più urgente sia la Cina. Gli indipendenti –quelli che decidono le elezioni – sono più propensi a scegliere Pechino. Vantaggio elettorale repubblicano. «In assenza di clamorosi sviluppi sul campo di battaglia -sostengono gli analisti di Limes-, l’evoluzione più probabile è che una maggioranza chieda un sostegno non assoluto a Kiev e appoggi negoziati con compromessi territoriali ucraini».

Che cosa vuole Washington da Kiev

  • Nel giugno 2022, la stampa vicina al potere riferisce che Biden ha sgridato i suoi ministri Blinken e Austin per aver detto in pubblico che l’obiettivo americano è una sconfitta strategica della Russia: chiaro messaggio di voler ridimensionare gli obiettivi.
  • A ottobre il presidente dice di voler esplorare «una via d’uscita» (off-ramp) affinché Putin non sia costretto a usare il nucleare.
  • A novembre il Pentagono incoraggia gli ucraini a mostrarsi aperti a negoziare coi russi.
  • Per tre volte in cinque mesi, il capo degli Stati Maggiori riuniti, generale Mark Milley, spiega che per Kiev riconquistare tutti i territori con le armi è quasi impossibile.
  • A febbraio Blinken fa sapere che un tentativo di riprendere la Crimea oltrepasserebbe una linea rossa per Mosca.
  • A marzo, addirittura, l’intelligence diffonde la voce che il sabotaggio di Nord Stream potrebbe essere stata opera di un non meglio precisato «commando filo-ucraino non legato al governo di Kiev».

Il compromesso possibile

Washington non ritiene che gli ucraini possano riprendersi quanto perso nel 2014, in particolare la Crimea. E tra gli obiettivi anche elettorali per Biden, c’è che entro l’anno Kiev tratti con Mosca una tregua semi-permanente che non riconoscerebbe la sovranità russa sui territori conquistati ma la accetterebbe nei fatti.

Niente Nato la grana Ue

L’America non vuole l’Ucraina nella Nato con un intervento militare automatico in caso di nuova aggressione. Vuole armarla fino ai denti nella speranza di dissuadere i russi da un altro attacco. E scaricarne l’onere futuro su più fronti all’Unione europea.

Esiste un ‘Piano B’ di Washington?

Il sostanziale stallo bellico fa temere un ennesimo percorso di costosissimi aiuti bellici modello Afghanistan-Iraq-Vietnam, con finale a perdere. E il governo statunitense, consensi in calo, deve fare pressione sugli ucraini. «Non possiamo darvi armamenti sofisticati come Atacams o F-16 perché esauriremmo subito fondi che ci è politicamente difficile rinnovare. Dovete negoziare entro l’anno o le cose peggioreranno».

Ed è certo nell’interesse elettorale di Biden evitare di presentarsi al voto del novembre 2024 con una guerra senza orizzonte in corso


Milano, l’abbraccio dei settantamila ai familiari delle vittime delle mafie

da Libera Informazione

Settantamila volti, settantamila sorrisi, settantamila persone hanno sfilato per le strade di Milano per dire basta alle mafie e corruzione per ricordare le tante vittime innocenti delle mafie in Italia e non solo. Una marea colorata, tantissimi giovani, arrivati sin dalle prime ore dell’alba da tutt’Italia con treni, pulmann per salutare l’arrivo della Primavera.

“Ricordare tutte le vittime innocenti della violenza criminale mafiosa è fondamentale – ha spiegato don Luigi Ciotti presidente di Libera – e questa è una giornata che noi abbiamo fortemente voluto; ma non dobbiamo neanche dimenticarci che l’80% di questi familiari non conosce la verità o ne conosce solo una parte”.

“Eppure – prosegue Don Ciotti – le verità passeggiano per le vie della nostra città; c’è chi ha visto, c’è chi sa. Allora è necessario prendere coscienza in questo nostro Paese che la presenza criminale mafiosa che ha ucciso tante persone è un problema che non può essere dimenticato”.

“Finché non ci sarà una presa di coscienza collettiva delle ricadute della peste mafiosa sulle vite di tutti – ha concluso Luigi Ciotti – la lotta alle mafie non riuscirà a estirpare il male alla radice. Dobbiamo andare alla radice del male, la radice è culturale, sociale, etica. Oggi c’è convivenza dovuta a connivenza e sottovalutazione, a letture inadeguate dei fenomeni criminali che si sono evoluti assumendo forme e metodi che richiedono nuovo sguardi e nuove strategie. La saldatura tra mafie e capitale economico richiede nuovi paradigmi. Le mafie sono divenute moderne imprese e possono contare sulla violenza bianca del capitale economico. Oggi restano grovigli con la corruzione e la massoneria”.


  • Reader’s – 30 maggio 2023
    Con zelo degno di miglior causa, la grande stampa si affretta ad attribuire a una segretaria fresca di nomina l’insuccesso alle recenti amministrative. Trascurando il particolare che altro è guidare un partito al governo e altro all’opposizione. / Effetto Elly per la sconfitta alle amministrative? No, il PD paga ancora l’effetto Renzi. Ovvero un partito indefinito non fuori (alleanze), ma dentro (obiettivi). Come se ne esce? (Marnetto) / Sono disposti gli americani a sacrificare per l’impero? Questo uno degli interrogativi chiave del nostro tempo. La domanda su Limes e le risposte ragionate di Federico Petroni in una non facile sintesi senza nostri tradimenti, speriamo. / L’importanza e la verità dei miti (Lamagna)
  • Reader’s – 29 maggio 2023. Rassegna web di nandocan magazine
    Domenica da morituri, su Rai3. Fazio saluta a esequie avvenute; Annunziata dopo le dimissioni è spacciata; e neanche Augias e Zanchini stanno tanto bene. /F16 all’Ucraina, non ‘l’arma miracolosa’: riciclo dell’usato a ripristino Usa e spese europee (Remocontro) /Lettera aperta a Fausto Bertinotti (Lamagna)
  • Reader’s – 29 maggio 2023. Rassegna web di nandocan magazine
    Sono gli stessi ragazzi raccontati come sfaticati, quelli che mentre i governanti tagliano boschi e cementificano le aree alluvionali, asfaltando anche sentieri più sentieri, si pongono il dubbio del futuro, del loro futuro. Sono quelli che mentre il ceto politico del Paese affastella condoni e altre forme di costruzioni assurde, ponti inutili e opere faraoniche, getta vernice lavabile per dire al mondo: ci siamo anche noi. E mentre sale l’onda mediatica del disprezzo per azioni simboliche per il bene comune di tutti, crescono i silenzi sulle cause dello sfacelo italiano, ribadisco: sfacelo culturale, amichettistico, ambientale, affaristico. / MELONI: “Libereró la cultura dal potere intollerante della sinistra”(Squizzato) / Statue di fango (Marnetto) /Le uniche regole a cui dovrebbe obbedire la nostra coscienza.(Lamagna)
  • Reader’s – 27 maggio 2023
    Personaggi in vetrina.I colleghi che mi hanno conosciuto in RAI in tempi remoti, a cominciare da quelli del Tg2 come Sergio Criscuoli, sanno quanto il tema da lui indicato nel titolo che segue mi sia familiare. Aggiungo allora una mia breve considerazione ai commenti pubblicati in questi giorni sull’uscita dall’azienda di “personaggi televisivi ad alto indice di gradimento”. Una lunga esperienza mi dice che la popolarità di questi ultimi si raggiunge molto difficilmente, per non dire mai, senza meriti professionali ma neppure in assenza di una carriera, breve o lunga che sia, affidata al compromesso con metodi e sistemi oggii variamente esecrati…/RAI: uomini, donne, stagioni e “costituzione materiale” (Criscuoli) / La madonnella degli evasori (Marnetto) /La mafia all’ombra della guerra. Timori Usa sull’intraprendenza dei servizi segreti ucraini (Remocontro) / Noi e la vecchiaia (Lamagna)
  • Reader’s – 26 maggio 2023
    ANCHE LA DESTRA OCCUPA LA RAI. Lo sapevamo. L’occupazione della RAI da parte del governo di destra, con la nomina dei nuovi vertici delle testate giornalistiche (gli altri seguiranno a scala), era soltanto questione di tempo. Questo infatti prevede la riforma Renzi, che affida tutti i poteri a un A.D. indicato da Palazzo Chigi, aggravando ulteriormente quella lottizzazione politica da parte dei partiti di maggioranza che è storia di sempre.Per l’Usigrai le nomine di ieri sono “inaccettabili e senza prospettiva” / INTANTO (Marnetto) / Venti anni di armi italiane in Medio Oriente e Nord Africa (Remocontro)
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