Reader’s – 23 aprile 2023.

Rassegna web di nandocan magazine

Cos’è (stato), alla fin fine, il berlusconismo? E perché per quasi trent’anni ha persuaso milioni di italiani? (seconda parte)

di Gilberto Squizzato

Resta l’eredità: il partito personale, lo sdoganamento del populismo leghista e la demagogia post fascista

La seconda eredità di Berlusconi è stato lo smantellamento dei fondamenti costituzionali del nostro malandato sistema politico.
Perché Berlusconi, pur di mettere insieme la sua maggioranza (secondo il perverso gioco imposto dal sistema maggioritario) sdoganó e mise in circolo il peggio: il populismo leghista oggi precipitato con Salvini in furore xenofobo e reazionario e la spudorata demagogia post fascista, che si allea ai sovranismi più beceri e illiberali dei regimi reazionari alla Orban dell’Europa centro/orientale.

Il PP*

Ma soprattutto Berlusconi, portando al suo massimo compimento la strategia craxiana, inventó il modello del PP, il “partito personale” (successivamente peraltro imitato con successo dall’istrione Grillo, mentre l’impresa è fallita a Renzi per insufficienza di mezzi economici e di convincente apparato pubblicitario).

Il Partito Personale è il contrario della vera politica, è l’ambizione di fare dello Stato una proprietà personale. È la negazione della democrazia…..

Leghismo e postfascismo

Sicché, infine, i due “sdoganati” ( leghismo e postfascismo) si sono mangiati lo sdoganatore Berlusconi (non il suo impero). Ma non serve a nulla esecrare miopemente con ipocrita moralismo la sua scandalosa parabola politica. Berlusconi non è stato solo interesse personale, rapporti con la mafia, sfrontata moralità ed esibizionismo sessuale.

La “gaudente” dolce vita

È a quello che sta dietro (e sotto) a lui che dobbiamo guardare, se vogliamo capire che cosa è successo: una formidabile metamorfosi dell’economia planetaria nella quale Craxi aveva immaginato di riservare all Italia il ruolo di fascinosa e seducente venditrice di beni di consumo effimeri e dei relativi evanescenti sogni (il modello italiano, la bellezza, la gaudente “dolce vita”, tutta moda, eros, bellezza, inebriata di vino eccezionale e raffinatezze iper narcisistiche).

La ducetta Meloni

Quel sogno, alla prova dei fatti, è stato travolto dalla storia degli ultimi vent’anni. Che fare, adesso?La ducetta Meloni vuole a tutti i costi farci tornare indietro, a un’anacronistica economia corporativa guidata da una leader volitiva, modernamente autoritaria e nazionalista. Purtroppo per lei e per noi e per il suo ideologo passatista Sangiuliano ci vuole ben altro per tirarci fuori dalle secche in cui ci siamo arenati.

Progettare un futuro economico

E non basterà batterci per i diritti civili o per alzare un po’ i miserabili salari italiani per dare un vero orizzonte ai nuovi giovani italiani, sbandati, confusi, supersfruttati e sistematicamente umiliati. Insomma, se non sarà il Mercato a salvarci, e dunque neppure un”Europa convinta dei poteri taumaturgici della produttività a qualunque costo. Se non riusciremo a progettare un futuro economico per questo Paese e ci limiteremo a invocare un po’ di buona ecologia per evitare la catastrofe climatica, potremo solo stentatamente sopravvivere arrangiandoci alla giornata.

Dunque ci serve una nuova Unione Europea, non passivamente allineata sul modello iperneoliberista. L’anno prossimo voteremo per il nuovo Parlamento Europeo. La sinistra italiana ed europea sta lavorando per portare nell’Unione la proposta di un nuovo modello economico, sociale e civile?

*Il Partito dell’Io, come anch’io ho ribattezzato il PD sciaguratamente guidato da Matteo Renzi


Usa-Cina, guerra economica a perdere, avverte la ministra di Biden

Piero Orteca su Remocontro

«Mancano solo le cannonate, ma per tutto il resto è già guerra aperta tra Pechino e Washington», spara a suo volta Piero Orteca. Secondo Bloomberg, il Presidente Biden si appresta a firmare un ordine esecutivo, per frenare gli investimenti delle aziende statunitensi nei settori strategici dell’economia cinese, a cominciare da quelli ad alta tecnologia. Ma qualcuno in casa, addirittura la ministra all’economia, lo avverte, che l’occidente rischia di spararsi addosso.
E di fare arrabbiare sempre di più vicini di casa e alleati nel mondo. Parola magica e contestata, ‘Disaccoppiamento’.

‘Disaccoppiamento’ dal buon senso?

Biden, in una delle prime interviste dopo la vittoria elettorale, aveva promesso di bloccare la strabiliante crescita del colosso asiatico, impedendogli di scavalcare gli Stati Uniti. Gli strateghi del Consiglio per la Sicurezza nazionale Usa, stanno cercando da allora di spezzare il monopolio di materie prime e semilavorati della catena di approvvigionamento produttiva, in partenza dalla Cina. Questo processo, noto come ‘disaccoppiamento’, mira a sostituire (per quanto possibile) i cinesi come fornitori fondamentali, sostituendoli progressivamente con altri Paesi esportatori o, in alcuni settori specifici, trovando soluzioni autarchiche. Più facile a dirsi che a farsi. Intanto, perché i prodotti di Xi Jinping sono immediatamente disponibili e poi per il fatto che vengono venduti a prezzi contenuti, rispetto a quelli dei potenziali concorrenti.

Se gli americani vogliono il ‘disaccoppiamento’ per mettere in ginocchio la Cina, beh, allora se lo devono pagare, dal momento che nemmeno l’alleato più ossequioso si suiciderà finanziariamente per far loro un piacere.

Il Segretario al Tesoro, Janet Yellen

E contraddicendo clamorosamente la strategia della sua stessa amministrazione, Il Segretario al Tesoro, Janet Yellen, parlando alla Johns Hopkins University, auspica che le relazioni economiche tra Washington e Pechino possano migliorare. «Dobbiamo trovare un modo per vivere insieme e condividere la prosperità globale», ha detto l’ex Presidente della Federal Reserve che, proprio per la sua esperienza e per il suo prestigio, sembra l’unica persona, all’interno dell’Amministrazione Biden, capace di rilanciare un dialogo concreto con la Cina. Tra le altre cose, la Yellen si è spinta fino a garantire che gli Stati Uniti «non vogliono soffocare la crescita economica cinese» e che le misure prese, nel campo della limitazione dell’export tecnologico, riguardano solo ed esclusivamente la sicurezza nazionale.

Disaccoppiamento contro la Cina disastroso

Da raffinata esperta di finanza, Janet Yellen ha poi anche fatto riferimento alle lezioni di saggezza comportamentale, derivanti dalla Teoria dei giochi. Non esiste, ha spiegato, un tipo di partita ‘a somma zero’, in cui risulti un vincitore assoluto e un perdente senza appello. «Il mondo è abbastanza grande per tutti, e la Cina e l’America ci possono stare assieme», ha inoltre aggiunto, riecheggiando quanto Xi Jinping aveva detto a Biden lo scorso novembre, durante il vertice del G20, in Indonesia. E, infine, la Segretaria al Tesoro Usa, ammette preoccupata che «disaccoppiarsi veramente dalla Cina sarebbe disastroso». Al contrario, se il grande Paese asiatico dovesse rispettare le regole, ne trarranno vantaggio tutte le economie, a cominciare da quella statunitense.

Yellen a Pechino, contrasti a Washington

La Yellen ha concluso dicendo che, per suggellare l’iter del suo approccio diplomatico, si recherà presto a Pechino per discutere di problemi commerciali. Bisognerà vedere, nel frattempo, se Xi Jinping sarà più convinto dalla buona volontà della Yellen o dall’aperta ostilità di Antony Blinken (Dipartimento di Stato) e Jake Sullivan (Consiglio per la Sicurezza nazionale). In Cina pensano che siano loro due gli ‘strateghi’, incaricati da Biden di sobillare gli alleati contro l’economia dell’ex Celeste Impero.


Crisi politica e realismo magico in Perù

di Livio Zanotti

Con il centro urbano più antico del Sudamerica intasato da 10 milioni di abitanti impoveriti, Lima non richiama certo il fantasmagorico Macondo. In cambio quella del presidente deposto Pedro Castillo, 54 anni, socialista marxista ma anche cattolico tradizionalista, arrestato e incarcerato il 7 dicembre scorso con l’accusa da lui sempre respinta di aver tentato un auto-golpe, si presenta nei termini di un’avventura senza alcun dubbio straordinaria. Con risvolti niente affatto secondari che rinviano necessariamente al realismo magico. La cui magia, ha detto e ripetuto Gabriel Garcia Marquez, consiste nel dovervi necessariamente ricorrere per spiegare determinate realtà del tutto vere e concrete. Com’è in questo caso, ridondante di contraddizioni. 

Lo shock costituzionale di tre mesi fa

Disuguaglianze laceranti, estesi conflitti armati e una profonda corruzione del sistema politico sono i precedentistorici che hanno portato allo shock costituzionale di tre mesi fa. A cui sono seguiti un nuovo governo (che ha evitato di passare per le urne e non viene ancora riconosciuto da numerosi paesi latinoamericani), quindi massicce e prolungate proteste popolari che dal nord-est del paese hanno raggiunto il cuore della capitale -dove tutt’ora resistono- per sostenere Castillo. Combattute dalla polizia con fucili, blindati ed elicotteri: 61 morti, oltre un migliaio i feriti. Fino alla decisione delle nuove autorità di ritirare gli ambasciatori da Messico, Honduras e Colombia ritenuti paesi ostili. Una conflittiva scelta di autoisolamento, unica in situazioni analoghe.

La solidarietà a Castillo deciso a sciogliere il parlamento

A prima vista, può sorprendere anche la solidarietà espressa a Castillo da quasi tutti i governi latinoamericani, sempre suscettibili d’ogni violazione costituzionale. E ancor più quella personale, continua e molto affilata di tre capi di stato: Andrès Manuel Lopez Obrador da Città del Messico, il colombiano Gustavo Petro e Xiomara Castro, presidente dell’Honduras. Tutti di centrosinistra, ma assai diversi tra loro per carattere e traiettoria individuali. Il presidente deposto, infatti, si è presentato in Parlamento a proclamare la sua decisione di dissolverloAccusando la maggioranza dell’abnorme quantità di partiti che lo affollano di avergli sistematicamente impedito di governare, respingendo le riforme da lui proposte (140 in totale). Un auto-golpedichiarato, secondo il lessico canonico.

…e i parlamentari l’hanno fatto arrestare

La reazione dei parlamentari, compresa una parte di quelli della sua stessa coalizione, è stata immediata. Ma proceduralmente impropria, affermano alcuni giuristi. L’hanno fatto arrestare. Contro ogni consuetudine, non gli è stato lasciato neppure il tempo di raggiungere l’ambasciata del Messico, che gli aveva offerto asilo. Ne hanno approfittato solo la moglie e una figlia. Uno spirito di vendetta rivelatore dell’ odio di casta che gli portano gli avversari e l’establishment in particolare (“odio e perdono” si sono troppo spesso impadroniti del Perù, ha scritto la storica peruviana Claudia Rosas, dottorata all’università di Firenze). 

Castillo è un personaggio insolito, estraneo alla antropologia politica sudamericana. Un maestro rurale, vissuto tra le montagne e la selva amazzonica, che privo di concreta esperienza di governo pretendeva di riformare il paese riducendo per decreto ai potentati della costa e all’oligarchia di Lima i loro inveterati privilegi.

Keiko Fujimori

Era transitato meritevolmente nel sindacalismo; ma con ogni probabilità non sarebbe mai arrivato al vertice della Repubblica e forse neppure avrebbe fatto molta strada nella politica nazionale, senza i decenni di fuoco e fango che hanno distrutto la dirigenza dei partiti tradizionali. Così incitando la polarizzazione sociale e la conseguente esasperazione ideologica. Al ballottaggio delle elezioni presidenziali (un anno e mezzo addietro), aveva superato Keiko Fujimori con un vantaggio ridottissimo: 44mila voti (su 18 milioni di votanti). Determinante era apparso il profondo rifiuto che suscitava nell’elettorato la sua avversaria, estrema destra, figlia di Alberto, 78, il corrotto e sanguinario dittatore d’origine giapponese condannato a 25 anni per reati di lesa umanità e ancora in carcere.

“Castillo pensa di rappresentare i popoli originari. Ad essi porta l’ultima lealtà. Quando ha affrontato il Congresso, aveva con sé 7 discorsi. Dice di averli concepiti nell’interesse degli oppressi. Ha letto il più duro, che non aveva mostrato a nessuno dei suoi ministri e assessori, al pari degli altri 6. Dice: chi sono gli avvocati di Palazzo per impormi quel che devo dire o non dire…”, racconta il suo avvocato difensore, l’argentino Guido Croxatto, che gli ha parlato a lungo nel penitenziario in cui rischia di restare per decenni. E’ impressionato dalla figura dell’assistito. Dice che non pensain termini istituzionali, giuridici, che il suo ragionare ha un fondo epistemologico, rivoluzionario. Gli avevano arrestato la figlia con accuse vaghe, si sentiva perseguitato, nega sdegnato ogni accusa di corruzione.

Detenzione arbitraria

Precisa, però, che la detenzione di Castillo è arbitraria. “La sua -secondo Croxatto e numerosi altri avvocati- è una precisa infrazione costituzionale”. Non necessariamente un colpo di stato, per il quale mancavano le condizioni materiali. Castillo non aveva neppure preso il benchè minimo contatto con i comandi delle Forze Armate. Né disponeva di alcun gruppo d’azione. Ne è una dimostrazione anche la forza compatta della repressione subita dalle decine di migliaia di manifestanti tutti disarmati scesi a protestare per le strade contro l’insediamento del nuovo governo. Lo stesso sistema giuridico peruviano prevede in queste circostanze un processo di cui sarebbero state già violate le garanzie. Puntualizza Croxatto: “E’ stata usata una figura penale servita nei secoli a criminalizzare gli indigeni e al Congresso mancano tre voti dei 104 richiesti per interdire Castillo”.

Scadono le concessioni trentennali per lo sfruttamento delle ricchezze naturali

Un’ultima coincidenza temporale suscita ulteriori sospetti. In questo 2023 stanno per venire a scadenza le concessioni trentennali per lo sfruttamento delle immense ricchezze naturali del Perù (metalli preziosi, terre rare, petrolio,peschiere, turismo) decretate nel corso della presidenza Fujimori. Il presidente deposto si era affrettato a far sapere che non le avrebbe rinnovate, senza prima un’adeguata indagine di mercato che chiarisse opportunità e  congruità dei contratti rispetto alle condizioni internazionali di mercato. Nei giorni scorsi, chiamato a presentare agli studenti della californiana Stanford University l’attualità sudamericana, vi ha fatto cenno il presidente della Colombia, Gustavo Petro:” In via di principio non intervengo sulle situazioni specifiche interne d’altri paesi. Ma visto che mi ha dichiarato persona non grata, faccio un’eccezione: il presidente Castillo era stato messo sotto assedio da un Congresso in cui agiva una classe politica corrotta”.


  • Reader’s – 30 maggio 2023
    Con zelo degno di miglior causa, la grande stampa si affretta ad attribuire a una segretaria fresca di nomina l’insuccesso alle recenti amministrative. Trascurando il particolare che altro è guidare un partito al governo e altro all’opposizione. / Effetto Elly per la sconfitta alle amministrative? No, il PD paga ancora l’effetto Renzi. Ovvero un partito indefinito non fuori (alleanze), ma dentro (obiettivi). Come se ne esce? (Marnetto) / Sono disposti gli americani a sacrificare per l’impero? Questo uno degli interrogativi chiave del nostro tempo. La domanda su Limes e le risposte ragionate di Federico Petroni in una non facile sintesi senza nostri tradimenti, speriamo. / L’importanza e la verità dei miti (Lamagna)
  • Reader’s – 29 maggio 2023. Rassegna web di nandocan magazine
    Domenica da morituri, su Rai3. Fazio saluta a esequie avvenute; Annunziata dopo le dimissioni è spacciata; e neanche Augias e Zanchini stanno tanto bene. /F16 all’Ucraina, non ‘l’arma miracolosa’: riciclo dell’usato a ripristino Usa e spese europee (Remocontro) /Lettera aperta a Fausto Bertinotti (Lamagna)
  • Reader’s – 29 maggio 2023. Rassegna web di nandocan magazine
    Sono gli stessi ragazzi raccontati come sfaticati, quelli che mentre i governanti tagliano boschi e cementificano le aree alluvionali, asfaltando anche sentieri più sentieri, si pongono il dubbio del futuro, del loro futuro. Sono quelli che mentre il ceto politico del Paese affastella condoni e altre forme di costruzioni assurde, ponti inutili e opere faraoniche, getta vernice lavabile per dire al mondo: ci siamo anche noi. E mentre sale l’onda mediatica del disprezzo per azioni simboliche per il bene comune di tutti, crescono i silenzi sulle cause dello sfacelo italiano, ribadisco: sfacelo culturale, amichettistico, ambientale, affaristico. / MELONI: “Libereró la cultura dal potere intollerante della sinistra”(Squizzato) / Statue di fango (Marnetto) /Le uniche regole a cui dovrebbe obbedire la nostra coscienza.(Lamagna)
  • Reader’s – 27 maggio 2023
    Personaggi in vetrina.I colleghi che mi hanno conosciuto in RAI in tempi remoti, a cominciare da quelli del Tg2 come Sergio Criscuoli, sanno quanto il tema da lui indicato nel titolo che segue mi sia familiare. Aggiungo allora una mia breve considerazione ai commenti pubblicati in questi giorni sull’uscita dall’azienda di “personaggi televisivi ad alto indice di gradimento”. Una lunga esperienza mi dice che la popolarità di questi ultimi si raggiunge molto difficilmente, per non dire mai, senza meriti professionali ma neppure in assenza di una carriera, breve o lunga che sia, affidata al compromesso con metodi e sistemi oggii variamente esecrati…/RAI: uomini, donne, stagioni e “costituzione materiale” (Criscuoli) / La madonnella degli evasori (Marnetto) /La mafia all’ombra della guerra. Timori Usa sull’intraprendenza dei servizi segreti ucraini (Remocontro) / Noi e la vecchiaia (Lamagna)
  • Reader’s – 26 maggio 2023
    ANCHE LA DESTRA OCCUPA LA RAI. Lo sapevamo. L’occupazione della RAI da parte del governo di destra, con la nomina dei nuovi vertici delle testate giornalistiche (gli altri seguiranno a scala), era soltanto questione di tempo. Questo infatti prevede la riforma Renzi, che affida tutti i poteri a un A.D. indicato da Palazzo Chigi, aggravando ulteriormente quella lottizzazione politica da parte dei partiti di maggioranza che è storia di sempre.Per l’Usigrai le nomine di ieri sono “inaccettabili e senza prospettiva” / INTANTO (Marnetto) / Venti anni di armi italiane in Medio Oriente e Nord Africa (Remocontro)
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