Conferenza di Monaco, Occidente prigioniero della guerra: «Non è il momento di parlare con Mosca»
Da Remocontro
La «Davos della sicurezza»: più armi, più grosse, più in fretta. Bisogna prepararsi a una guerra di lunga durata, dicono i leader di Francia e Germania. Zelensky insiste con ‘Davide’ destinato a vincere ‘Golia’, ma i dubbi, oltre gli slogan, restano molti.
Più armi più potenti e più in fretta
L’organizzazione, gestita dall’agenzia di consulenze McKinsey, quest’anno ha portato a Monaco una quarantina di capi di stato e di governo, un centinaio di ministri e una miriade di consulenti e esperti del settore al forum ‘globale della diplomazia e della difesa, che si sta concentrando sull’occidente e sulla relazione transatlantica’. Contano le presenze quanto almeno le assenze, come rimarca Anna Maria Merlo sul Manifesto. C’è la Cina con Wang Yi, ministro degli esteri dal 2013 allo scorso dicembre e oggi ‘top diplomatico del partito comunista’, mentre l’India è rappresentata a un livello di secondo piano. L’Iran non è stato invitato, così come la Russia, anche se ci sono importanti presenze africane, mediorientali e latinoamericane). L’Occidente degli amici degli americani, e non va affatto bene.
La guerra tornata in Europa
Il tema è la guerra tornata in Europa, «in un mondo che sta diventando un posto sempre più pericoloso», come dice il testo di presentazione: E l’analisi di fondo proposta è di una guerra in corso tra democrazia e autocrazie, ‘una competizione sistemica dove i regimi autoritari cercano di riscrivere le regole internazionali’, in tutti i campi, non solo sulla sicurezza (anche sull’energia, per esempio). Va anche detto che tra i Paese invitati, non tutti brillano per forma di democrazia in casa.
Putin e le ‘zone di influenza’
Qui a Monaco, nel 2007 Putin aveva espresso la sua teoria delle zone di influenza, e aveva attaccato «il mondo unipolare sotto egemonia Usa e un anno dopo aveva aggredito la Georgia». Il Forum di Monaco getta le basi, anticipa il vertice Nato a Vilnius l’11 e 12 luglio prossimi nella corsa che ormai sembra inarrestabile, a un aumento sostanziale della spesa militare, già avviato dal 2014, dopo l’annessione della Crimea da parte della Russia.
Zelensky ovunque. Armi armi armi e di corsa
Zelensky, in collegamento video, ha invitato a «accelerare»: «Abbiamo bisogno di velocità, velocità per concludere accordi, velocità delle forniture per rafforzare il nostro combattimento, velocità delle decisioni per limitare il potenziale russo».
L’Europa dai dubbi alle promesse
- Il cancelliere tedesco Scholz promette «di fare veramente» le consegne di carri armati promesse dagli alleati. Una campagna intensa», ha promesso, dopo la confusione sui Leopard.
- «Siamo pronti a un conflitto prolungato» afferma Macron, invitando anch’egli a «intensificare il sostegno» a Kyiv da un lato e dall’altro a reinvestire massicciamente nella difesa per gli europei.
- Macron propone una Conferenza sulla difesa aerea in Europa, con Germania, Gran Bretagna, Italia e altri, per «abbordare il soggetto sotto l’angolo industriale ma prima di tutto strategico, includendo la questione della dissuasione».
E di pace nessuno ne parla
«Adesso dobbiamo essere credibili nella capacità di durare nello sforzo, dobbiamo «intensificare il sostegno» a Kyiv. I paesi europei occidentali per ora parlano poco del dopo, dell’uscita dalla crisi e del nuovo scenario per stabilizzare l’Europa, Russia compresa, mentre prevale in questi mesi di guerra la visione dell’est (ma anche di Scandinavia e Finlandia), che non vuole ‘un’altra Monaco’, quella che 85 anni fa, con Chamberlain e Daladier, cedette i Sudeti alla Germania nazista».
Problemi in casa Nato
Il segretario uscente della Nato ma sempre lì, Jens Stoltenberg, ha denunciato i ritardi nella produzione di armi, a Bruxelles. Acquisti comuni sul modello dei vaccini per il Covid. La proposta è dell’Estonia, che propone di utilizzare 4 miliardi dell’European Peace Facility, per comprare (anche in Corea del Sud o addirittura c’è chi pensa alla Cina) un miliardo di proiettili.
Tribunale internazionale dell’Aja
Il commissario alla giustizia Ue, Didier Reynders, annuncia che sarà operativo all’Aja dal prossimo luglio un tribunale sui crimini di guerra russi. Problema irrisolto, la non adesione alla Corte di giustizia internazionale degli Stati Uniti. Giustizia di mercato.
Monaco ‘formato Weimar’
Ieri c’è stato un «formato Weimar» con Macron, Scholz e il presidente polacco Duda, l’ala dura della Nato baltica in guerra storixca con la Russia. Oggi Rishi Sunak, il premier britannico, discuterà con la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, sul Protocollo irlandese degli accordi Brexit. Gli Usa sono presenti con una grossa delegazione che comprende la vicepresidente Kamala Harris e il segretario di stato Blinken. Presenza di assaggio prima di decisioni difficili che attendono Casa Bianca e Pentagono.
Alla scuola dell’odio

Di Roberto Bertoni*
E così, davanti al liceo Michelangiolo di Firenze, siamo arrivati alle botte, quelle vere. Dalla violenza verbale, siamo passati, di fatto, allo squadrismo, senza che da Palazzo Chigi o zone limitrofe sia giunta, almeno finora, mezza parola di condanna nei confronti dell’accaduto. Non si può certo dire che Giorgia Meloni sia responsabile delle intemperanze di una parte dei suoi giovani militanti, né ha senso gridare in continuazione al fascismo; fatto sta che ad alcuni osservatori comincia a sorgere il dubbio che questi episodi stiano diventando un po’ troppi per essere ritenuti casuali. Allo stesso modo, qualche opinionista che nella vita ne ha viste parecchie comincia a pensare che, dietro a determinate dichiarazioni, vi sia una strategia.
Il sospetto che affiora da più parti, insomma, è che la scuola venga utilizzata, da questo governo, come un ballon d’essai per tastare con mano l’opinione pubblica e rendersi conto di quanto sia alto il muro e forte la protesta di fronte a cambiamenti che si preannunciano deleteri per il nostro vivere civile.
Un vento autoritario
Basti pensare alle amene trovate dell’inquilino di viale Trastevere, dal “principio d’autorità” messo in discussione dal vituperato Sessantotto alle gabbie salariali per i docenti a seconda della regione in cui insegnano, per rendersi conto che, in effetti, non siamo forse al cospetto di un delirio complottista senza fondamento. Basti pensare anche alla vague repressiva cui stiamo assistendo “dall’Alpe a Sicilia” per rendersi conto che ragazze e ragazzi non sono sereni, e hanno le loro ottime ragioni per non esserlo. E basti pensare al clima che si respira all’interno della società, soprattutto quando avviene qualche minimo episodio di “devianza” rispetto ai canoni dell’ordine costituito, per capire che un vento autoritario soffia sferzante sulle nostre teste.
La polemica relativa a Blanco
Ha tenuto banco per giorni la polemica relativa a Blanco, il giovane cantante che a Sanremo si è lasciato andare a uno sfogo sicuramente sbagliato e fuori luogo ma non per questo passibile di denuncia, come se il Codacons, autore materiale dell’atto, e la procura che sarà chiamata a esaminarlo non avessero di meglio da fare. Tuttavia, non è il gesto in sé a indurci a riflettere quanto la furia che si è abbattuta contro Blanco, in rete e non solo, fra prese di posizione al di là del ridicolo e richieste sanzionatorie tra le quali mancava solo la pena di morte, ma non è detto che non ci si arrivi in futuro.
Misure draconiane per la scuola
Senza contare l’esaltazione collettiva che sta colpendo una parte del mondo della scuola ogni qualvolta vengono annunciate misure draconiane: punizioni, eliminazione di gite scolastiche, bocciature, compiti a gogò, l’umiliazione elevata a virtù e la cattiveria a status symbol, a questo siamo arrivati. E non mi si venga a dire che questa follia riguarda solo una piccola parte di un ambiente che conosco e amo, perché lo so benissimo; tuttavia, so anche che, per un’antica e mai confutata legge dell’economia, la moneta cattiva scaccia la moneta buona, e questa smania demolitoria, pericolosamente alimentata da più parti, si sta facendo strada.
Il silenzio dei “ buoni”
Ciò che mi addolora maggiormente, però, non sono le urla dei “cattivi” ma il silenzio imbarazzante dei cosiddetti “buoni”. Cara sinistra, dove sei? Possibile che questo mondo sia passato dal “Vietato vietare” di sessantottina memoria, dall’afflato libertario dei referendum radicali e dalle grandi battaglie politiche e civili all’ideologia della legge e dell’ordine, intesa come brama oppressiva senza sfumature? Possibile che si sia persa la pietà, qualunque sia l’argomento? Possibile che si viva in una costante logica di guerra, in cui la violenza è diventata il nostro modus operandi? Possibile che si assista a una sorta di “fascismo democratico”, si colga la voluta contraddizione in termini, in cui chi dovrebbe allargare le braccia e accogliere si è trasformato, sostanzialmente, in un carnefice?
*da Articolo 21
Parigi 3 (note di viaggio)

di Massimo Marnetto
Il mio amico oggi lavora e così me ne vado alla Cattedrale di Saint Denis. Sì, il gotico mi intriga, anche perché qui ci sono i monumenti funebri di vari re francesi. Vedo un dettaglio che ritrovo in quasi tutte le statue distese dei reali: cani che sorvegliano i piedi, come se fossero la parte più periferica del corpo da far presidiare ad amici fedeli.
Penso all’ambizione che ha spinto i potenti di tutti i tempi a farsi erigere superbe tombe e non capisco una cosa; se non ci sei più, non puoi neanche goderti l’ammirazione. O forse questo sentimento è così estremo da essere percepito anche con una proiezione nel tempo? Nella cripta, c’è un angolo riservato all’antica fabbricazione delle candele. Roba mica semplice, perché chi non poteva permettersi di usare quelle fatte di cera di api, doveva ripiegare sulle più economiche realizzate con il grasso di animali, che facevano la stessa luce, ma con un fetore nauseabondo.
Torno in metro al centro. Entra un uomo pieno di pacchi che urla che è appena uscito di prigione e chiede un’offerta. Una ragazza in minigonna si siede di fronte a una col velo: guardo se scatta la reciproca disapprovazione, ma si ignorano con tranquillità. Quasi tutte le donne arabe più mature nel vagone sono grasse e avvolte in abiti a sacco. Ho la sensazione che per loro sacrificare dopo il matrimonio la propria femminilità deformandosi sia un segno di virtù che la comunità apprezza. A cena provo il cous-cous di un locale vicino: buonissimo, ma per tre persone. E soffro per lo spreco. Attacco bottone col cameriere, è del Bangladesh. E’ gentile e quando sorride, mi accorgo che è il primo sorriso di uno sconosciuto che ricevo da quando sono a Parigi.
- Reader’s – 18/19 marzo 2023“L’economia è fatta di aspettative, e se si rompe il rapporto fiduciario tra risparmiatori e banche, beh allora non c’è assolutamente modo di rimettere le cose a posto, in tempi brevi e senza traumi”. Così oggi Piero Orteca su Remocontro. Ed è “patologicamente” vero almeno da quando la finanziarizzazione dell’economia ha separato e comunque posto in secondo piano il valore oggettivo e concreto di beni e servizi rispetto a quello atteso o immaginato dalle contrattazioni in borsa. Tanto che, come si ripete stancamente ma inutilmente da decenni, non esiste quasi più alcuna corrispondenza tra l’economia reale e quella trattata dalle banche. E’ il capitalismo “di cartone” che procede impavido condizionando pesantemente la politica, per lo più incurante della sorte di imprese e lavoratori. Altro che “politique d’abord”. / Cavia Ucraina: il riciclaggio degli armamenti al collaudo assassino (Ennio Remondino) / Stavolta Piantedosi ce la può fare (Massimo Marnetto)
- Reader’s – 17 marzo 2023Landini ci ha provato e ha fatto bene. Che a prendere l’iniziativa sia il segretario generale della CGIL è già una garanzia che almeno nelle intenzioni non si tratta di un restyling del vecchio PD, del tentativo cioè di rimettere insieme i cocci di una fusione fallita in partenza. Marnetto è pessimista, ma che Calenda si smarchi per la presenza di Conte e Conte sia tiepido per la presenza di Calenda era non solo ampiamente prevedibile ma anche comprensibile, se davvero si tratta di ricostruire una sinistra plurale ma coerente. Come si dice, errare è umano, perseverare diabolico. Se invece l’obbiettivo era più modestamente quello di accordarsi per l’opposizione a questo o quell’obbiettivo del governo Meloni, a cominciare dal presidenzialismo e dall’autonomia differenziata), allora sì, sarei d’accordo con lui, ma non aspettiamoci salti di gioia./ Un Medio Oriente libero dall’Occidente con più paci che guerre/ viaggio nell’inconscio
- Reader’s – 16 marzo 2023QUEL GIORNO IN VIA DEI VOLSCI. Il 16.3.78 fu rapito Moro. Io ero in un appartamento in Piazza dei Re di Roma. Il mio amico S. entrò nella mia stanza con una radio da cui proveniva la notizia.Era così inverosimile che cercai di immaginare come avesse fatto a imbastire quello scherzo, era un burlone…/La maggioranza del mondo che non pensa occidentale e la titolarità della pace (Michele Marsonet)
- Reader’s – 15 marzo 2023Riarmo forsennato per ammazzarci prima e meglio? Il dipartimento della Difesa degli Stati Uniti ha chiesto per il 2024, 842 miliardi di dollari. La Francia si appresta a rilocalizzare sul proprio territorio una ventina di produzioni industriali militari. Confermata la vendita Anglo-americana di sottomarini nucleari all’Australia. Ma la magia di metà secolo saranno i super sottomarini ancora allo studio: costo stimato nei prossimi tre decenni tra i 167- e 229 miliardi di euro /Massimo Recalcati: «Confini rafforzati e porti chiusi: così la nostra vita s’impoverisce»/Assemblea di Articolo21, Costante: «Il precariato è il più grande bavaglio all’informazione»
- Reader’s – 14 marzo 2023E’ possibile ingannare i poveri, dando loro la sensazione di volerli aiutare, ma ci vuole arte nel raggiro. Per esempio, come fa il Governo con la riforma fiscale allo studio. Strombazzare che si riducono le aliquote suona bene, perché sembra che si vogliano abbassare le tasse per tutti. E invece è il contrario, perché meno aliquote significa meno progressività. Ovvero allontanarsi dal principio previsto nella Costituzione per far pagare più tasse ai ricchi e meno ai poveri. /In seguito al rientro, annunciato da Roberto Speranza, di Articolo Uno nel PD, il numero due Arturo Scotto è entrato a far parte della Direzione nazionale. Ecco il suo intervento all’Assemblea nazionale /barchi in Italia ed Euro corruzione, trama di Mosca