Rassegna web di nandocan magazine
Bella dentro
di Massimo Marnetto
Questa estate, nei supermercati vorrei trovare la linea di frutta solidale ‘’Bella dentro’’, quella buona ma rovinata dal maltempo dell’Emilia Romagna e in altre regioni. Neanche un frutto risparmiato dall’alluvione deve essere buttato per danni ”estetici”, in modo che gli agricoltori possano comunque vendere la loro produzione, anche se danneggiata.
Noi consumatori solidali faremo la nostra parte, comprando proprio i prodotti ”belli dentro” purché sia riconoscibile e certificata la loro provenienza dalle aree alluvionate.
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Massimo ha ragione a preoccuparsi per gli agricoltori alluvionati per la frutta danneggiata esteticamente. Tuttavia il danno maggiore è quello che subiscono da tempo i consumatori, alluvionati o meno, quello della frutta “bella fuori”. Quando trovano sui banchi di fruttivendoli e supermercati frutti perfetti esteticamente ma immangiabili o quasi una volta sbucciati. Tanto che i buongustai vanno alla ricerca di quelli “brutti fuori” che danno garanzia di provenire direttamente dal contadino (nandocan)
Sicuri che sia maltempo?
Articolo di Giulio Cavalli su “Left”
«Una nuova ondata di forte maltempo», l’ha chiamata Giorgia Meloni. La climatologa del Cnr Marina Baldi intervenuta nella trasmissione L’Italia s’è desta su Radio Cusano Campus spiega: «Dobbiamo ancora valutare questo tipo di configurazione atmosferica, è difficile attribuirlo direttamente ad un cambiamento climatico al momento. Quello che possiamo attribuire al cambiamento climatico è l’intensità di questi fenomeni».
«È un fenomeno – spiega Baldi- che si verifica molto raramente nel mese di maggio. Fenomeni così intensi si vedono di solito nel periodo autunnale. Abbiamo l’aria fredda che arriva dal Nordest, dall’altra parte dell’Europa abbiamo invece un’aria molto più calda. Questa differenza di temperatura attira l’aria umida da Sud che va a concentrarsi sull’Adriatico. Per questo vediamo fenomeni così intensi. Queste grandi piogge seguono un periodo molto siccitoso durato quasi anni»….
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Niente di buono sul fronte Occidentale: G7+F16
Ennio Remondino su Remocontro
Cade il tabù dei jet da guerra all’Ucraina: gli Usa danno il via libera e lo comunicano al G7 di Hiroshima. Regalo per Zelensky, in arrivo domani al summit. Cambio di rotta Usa, con Biden che deve tornare di corsa a casa per cercare di salvare il bilancio federale e la sua presidenza dal fallimento.
Da Mosca, allarme su «una nube radioattiva provocata dalla distruzione di munizioni con uranio impoverito fornite da Londra all’Ucraina». Un aumento di radiazioni sarebbe già registrato in Polonia. Forse una montatura, certo un segnale
Guerra totale, un altro passo oltre
«L’F-16 è tratto», scrive Lorenzo Lamperti, e vedi un Cesare-Biden che dice e contraddice, e che ieri ha dato ordine alle legioni obbedienti di passare il Rubicone del Jet da combattimento all’Ucraina, votata alla guerra totale contro la Russia. Tanto è guerra europea, e se vola qualche ordigno nucleare ‘tattico’ –un po’ meno grosso degli altri ma sempre più mortale di quello che aveva cancellato la città ospite di Hiroshima-, sarà tragedia altrui.
Cambio di rotta
Gli Stati uniti comunicano al mondo via G7 solo vetrina, che hanno deciso di dare il via libera alle consegne di aerei da combattimento all’Ucraina da parte di paesi terzi. Non solo. Joe Biden ha comunicato ai leader presenti in Giappone che Washington sosterrà l’addestramento dei piloti di Kiev. Compresi nel piano, gli F-16 in dotazione ai Paesi bassi e l’Eurofighter Typhoon del Regno unito, i paesi che avevano chiesto una «coalizione internazionale per l’invio di jet». La decisione di Biden avrebbe preso alla sprovvista gli alleati (quelli di minor conto che già non sapevano).
Colpo di scena, quando sino a ieri la Casa bianca definiva «irrealizzabile la fornitura di F-16 all’Ucraina». Sorpresa anche per il coinvolgimento diretto nell’addestramento che avverrà in Europa.
Regalo di benvenuto a Zelensky
Un regalo di benvenuto a Zelensky, che -altra sorpresa- domani arriva a Hiroshima. Sembrava dovesse partecipare solo in videoconferenza, ma alla fine si sono rotti gli indugi per una presenza fisica. «Si realizza di fatto la connessione tra fronte ucraino e Asia-Pacifico, evocata tante volte negli scorsi mesi dal padrone di casa Fumio Kishida e respinta con stizza dalla Cina», segnala preoccupato il Manifesto.
F16 da ottobre e timidi distinguo
Gli F-16 dovrebbero essere operativi a partire da ottobre, 4 mesi dall’inizio dell’addestramento e comunque dopo l’annunciata controffensiva ucraina. Con qualche primo timido distinguo per dei capi di governo che, tornati a casa, dovranno spiegare alle loro opinioni pubbliche, ai loro elettori, certe scelte molto ‘problematiche’. E la Germania ha subito chiarito -scusa di mercato- che «non potrà svolgere un ruolo attivo in quanto non possiede capacità di addestramento, competenze o l’aereo».
Anticipo di allarme nucleare da Mosca
Mentre Biden comunicava le decisioni Usa sui jet da combattimento e Zelensky onnipresente volava anche a Gedda, al vertice della Lega araba, il segretario del Consiglio di sicurezza di Mosca denunciava che «una nube radioattiva provocata dalla distruzione di munizioni con uranio impoverito fornite da Londra all’Ucraina si sta dirigendo verso l’Europa occidentale, e un aumento delle radiazioni sarebbe stato già registrato in Polonia».Molti dubbi sul fondamento della notizia, «con qualche elemento concreto di allarme»,avverte Andrea Lavazza su Avvenire.
Sabato 13 maggio, mentre Zelensky era in visita a Roma, nella zona di Khmelnitsky, si è visto un enorme fungo in cielo dopo lo scoppio di quello che potrebbe essere un grande deposito di munizioni, colpito quasi sicuramente da un attacco russo.
L’agenzia atomica nega
L’Agenzia atomica internazionale non ha lanciato alcuna allerta. E spiega che l’uranio impoverito ha una tossicità chimica (le particelle diffuse dal suo uso nei proiettili per renderli più penetranti), certamente pericoloso e fortemente sospettato di essere cancerogeno, ma non può creare una nube radioattiva del tipo descritto da Patruschev. Successivamente, l’Agenzia atomica polacca ha affermato che «i picchi radioattivi osservati negli ultimi giorni in Polonia, ma anche nel resto d’Europa, non sono insoliti e si verificano regolarmente con le piogge». Ma sempre con la virtù del dubbio.
Presidenzialismo in crisi in Perù e in Equador
di Livio Zanotti
Neppure nell’autoctono mondo andino, stretto tra la vertiginosa altezza delle montagne e le profondità oceaniche del Pacifico, era possibile immaginare due personaggi più antitetici del presidente dell’Equador Guillermo Lasso e del suo contemporaneo ed ex omologo del Perù, Pedro Castillo Bianco. Cosmopolita, banchiere multimilionario in dollari e coerentemente neo-liberista il primo, 67 anni, da 3 eletto a Quito in seguito alle divisioni provocate nella maggioritaria sinistra dal controverso decennio del cattolico-socialista Rafael Correa (2007-2017).
Il secondo è un meticcio, nato 54 anni fa da genitori che lavoravano da giornalieri nella raccolta del riso, cresciuto nell’interno più remoto e povero del paese, maestro rurale e sindacalista. Ma tutti e due, a distanza di pochi mesi uno dall’altro, hanno dichiarato lo scioglimento dei rispettivi parlamenti. Castillo finendo in carcere con pesanti -sebbene tutt’altro che ineccepibili- accuse d’aver tentato un colpo di stato. Lasso ancora al potere, aggrappato ad una controversa interpretazione costituzionale.
Contrasti città-campagna e crisi di governabilità
La distanza etnica e culturale che separa i due capi di stato è eccezionalmente distintiva: espressione di mondi diversi e separati, scaturiti da storie alternative di lungo periodo (spiegherebbe Fernand Braudel, che andò ad osservarli da vicino). Ma trascinate per scelta politica dalle èlites di entrambi i paesi fino alla modernità e a questo nostro millennio. Le affinità dei rispettivi contesti (l’attiguità geografica, le comuni eredità incaiche, lingue, costumi e interessi economici), tutt’altro che irrilevanti, vengono ancora viste come ostacoli invece che come opportunità.
La pur relativamente minor arretratezza della costa non è stata posta al servizio di un’integrazione con la montagna capace di favorire lo sviluppo di entrambe. Così che la ripresa culturale, demografica e politica dei popoli originari negli ultimi vent’anni, tanto in Perù quanto in Equador, ha accentuato i contrasti città-campagna e accelerato la crisi di governabilità fino a mettere in crisi i rispettivi sistemi istituzionali e il presidenzialismo che ne costituisce il fulcro.
Parlamenti isolati dalla popolazione
Castillo e Lasso sono stati eletti alla massima magistratura di stati in cui governi e parlamenti erano e restano isolati dalla gran parte del paese. Pertanto fragili, corrosi a fondo da lunghi anni di conflitti sociali ignorati o manipolati e comunque irrisolti.
In Perù feroci guerriglie
Il Perù è stato letteralmente dissanguato da feroci guerriglie a cui lo stato ha opposto un terrorismo non meno selvaggio, che ha difeso lo statu quo violando indiscriminatamente tutte le proprie stesse leggi. Mentre generazioni di politici si lasciavano travolgere da una corruzione comparabile solo con quella che accompagnò il declino degli imperi iberici. I più alti dirigenti politici attualmente in carcere o sotto processo sono ben più numerosi di quelli a piede libero.
La situazione si presenta molto meno tragica in Equador, solo perché i suoi tempi di sviluppo, meno convulsi di quelli peruviani, e mediati da qualche più recente riforma, non hanno generato contraddizioni altrettanto esplosive. In entrambi i casi, tuttavia, la legalità vive tensioni continue e le istituzioni vacillano.
In Equador Lasso governerà per decreto
Dissolvendo l’Assemblea Nazionale Lasso ha evitato l’accusa di conflitto d’interessi e la quarta richiesta parlamentare di “giudizio politico” in due anni di presidenza, preliminari a una possibile interdizione e a un eventuale processo penale. Per riuscirvi ha dovuto però ricorrere a un atto di forza, che pur nel caso in cui venga definitivamente riconosciuto legittimo dalla corte costituzionale compromette gli equilibri del meccanismo presidenzialista. D’ora in avanti dovrà governare per decreto, superando ogni volta l’esame della Corte a sua volta esposta al rischio permanente di vedere compromesso il riconoscimento della sua terzietà.
Nel mezzo balla l’accusa di corruzione che la maggioranza dei disciolti parlamentari rivolge a Lasso e questi rimanda loro affermando che sono complici del narcotraffico, d’accordo con l’ex presidente Rafael Correa condannato per finanziamenti politici illeciti mai ammessi e rifugiato politico in Belgio. Chiamato a coprire le inadempienze della politica, il presidenzialismo ne resta travolto.
- Reader’s – 30 maggio 2023Con zelo degno di miglior causa, la grande stampa si affretta ad attribuire a una segretaria fresca di nomina l’insuccesso alle recenti amministrative. Trascurando il particolare che altro è guidare un partito al governo e altro all’opposizione. / Effetto Elly per la sconfitta alle amministrative? No, il PD paga ancora l’effetto Renzi. Ovvero un partito indefinito non fuori (alleanze), ma dentro (obiettivi). Come se ne esce? (Marnetto) / Sono disposti gli americani a sacrificare per l’impero? Questo uno degli interrogativi chiave del nostro tempo. La domanda su Limes e le risposte ragionate di Federico Petroni in una non facile sintesi senza nostri tradimenti, speriamo. / L’importanza e la verità dei miti (Lamagna)
- Reader’s – 29 maggio 2023. Rassegna web di nandocan magazineDomenica da morituri, su Rai3. Fazio saluta a esequie avvenute; Annunziata dopo le dimissioni è spacciata; e neanche Augias e Zanchini stanno tanto bene. /F16 all’Ucraina, non ‘l’arma miracolosa’: riciclo dell’usato a ripristino Usa e spese europee (Remocontro) /Lettera aperta a Fausto Bertinotti (Lamagna)
- Reader’s – 29 maggio 2023. Rassegna web di nandocan magazineSono gli stessi ragazzi raccontati come sfaticati, quelli che mentre i governanti tagliano boschi e cementificano le aree alluvionali, asfaltando anche sentieri più sentieri, si pongono il dubbio del futuro, del loro futuro. Sono quelli che mentre il ceto politico del Paese affastella condoni e altre forme di costruzioni assurde, ponti inutili e opere faraoniche, getta vernice lavabile per dire al mondo: ci siamo anche noi. E mentre sale l’onda mediatica del disprezzo per azioni simboliche per il bene comune di tutti, crescono i silenzi sulle cause dello sfacelo italiano, ribadisco: sfacelo culturale, amichettistico, ambientale, affaristico. / MELONI: “Libereró la cultura dal potere intollerante della sinistra”(Squizzato) / Statue di fango (Marnetto) /Le uniche regole a cui dovrebbe obbedire la nostra coscienza.(Lamagna)
- Reader’s – 27 maggio 2023Personaggi in vetrina.I colleghi che mi hanno conosciuto in RAI in tempi remoti, a cominciare da quelli del Tg2 come Sergio Criscuoli, sanno quanto il tema da lui indicato nel titolo che segue mi sia familiare. Aggiungo allora una mia breve considerazione ai commenti pubblicati in questi giorni sull’uscita dall’azienda di “personaggi televisivi ad alto indice di gradimento”. Una lunga esperienza mi dice che la popolarità di questi ultimi si raggiunge molto difficilmente, per non dire mai, senza meriti professionali ma neppure in assenza di una carriera, breve o lunga che sia, affidata al compromesso con metodi e sistemi oggii variamente esecrati…/RAI: uomini, donne, stagioni e “costituzione materiale” (Criscuoli) / La madonnella degli evasori (Marnetto) /La mafia all’ombra della guerra. Timori Usa sull’intraprendenza dei servizi segreti ucraini (Remocontro) / Noi e la vecchiaia (Lamagna)
- Reader’s – 26 maggio 2023ANCHE LA DESTRA OCCUPA LA RAI. Lo sapevamo. L’occupazione della RAI da parte del governo di destra, con la nomina dei nuovi vertici delle testate giornalistiche (gli altri seguiranno a scala), era soltanto questione di tempo. Questo infatti prevede la riforma Renzi, che affida tutti i poteri a un A.D. indicato da Palazzo Chigi, aggravando ulteriormente quella lottizzazione politica da parte dei partiti di maggioranza che è storia di sempre.Per l’Usigrai le nomine di ieri sono “inaccettabili e senza prospettiva” / INTANTO (Marnetto) / Venti anni di armi italiane in Medio Oriente e Nord Africa (Remocontro)