Rassegna web di nandocan magazine
Europa tra F16 all’Ucraina e ‘L’Altra Russia’ del futuro
I primi ministri del Regno Unito e dei Paesi Bassi Rishi Sunak e Mark Rutte hanno proposto di formare una ‘coalizione internazionale’ per rifornire l’Ucraina dei jet da combattimento F16. Un equipaggiamento richiesto da mesi dal presidente Zelensky. Se ne parla al vertice del Consiglio d’Europa in Islanda, ma restano parole. Rischio alto di escalation e tentazioni nucleari russe.
Berlino pone il problema dei conti futuri con ‘L’altra Russia’, dopo guerra e dopo Putin. Britannici d’assalto, prudenze continentali
Molti dei Paesi europei della Nato hanno mantenuto aperta la possibilità di inviare i propri F-16 in Ucraina o si sono detti disposti a fornire addestramento ai piloti ucraini ma non direttamente alla consegna dei velivoli. Ragioni e scuse. E il ministro della Difesa tedesco ha ribadito che la Germania non avrebbe la capacità di addestramento o l’equipaggiamento militare per contribuire attivamente all’iniziativa anglo-olandese, in cui ‘non potrebbe svolgere un ruolo attivo’.
‘Coalizione internazionale’ cosa?
Il meccanismo della ‘coalizione internazionale’viene tirato in ballo per gli stessi motivi che lo avevano reso necessario, mesi fa, per la consegna dei Leopard tedeschi, sostiene Limes. In questo caso gli F16 posseduti da diversi paesi europei sono però di produzione americana ed è quindi Washington a dover approvare il loro trasferimento. Mentre a gennaio il presidente americano Joe Biden aveva dichiarato che gli Stati Uniti non ne avrebbero forniti, è invece probabile che gli stessi non impediranno che siano gli europei a farlo.
Russia Ucraina sul grano
Mentre gli F-16 per ora volano solo a parole, per fortuna viaggia via terra e via nave l’accordo fra Russia e Ucraina sull’esportazione di grano ucraino via Mar Nero. Ad annunciare la proroga di due mesi è stato il presidente turco Erdoğan, principale mediatore del compromesso fra le due parti, che hanno confermato.
L’inviato cinese a Kiev che chiude al piano di pace
Il governo ucraino ha comunicato che c’è stato l’incontro tra il ministro degli Esteri Dmytro Kuleba e Li Hui, inviato speciale nominato da Xi Jinping subito dopo la sua telefonata con Zelensky. «Kuleba ha informato l’inviato speciale del governo cinese che l’Ucraina non accetta alcuna proposta che implichi la perdita dei suoi territori o il congelamento del conflitto». Passaggio che sembra chiudere temporaneamente al documento in 12 punti presentato dalla Cina, che chiede invece di considerare anche le «legittime preoccupazioni di sicurezza di tutti i paesi, Russia inclusa».
Piano di pace africano in Ucraina
Il presidente russo Putin e l’ucraino Zelensky disposti di incontrare un gruppo di leader africani per discutere un potenziale piano di pace. Lo ha comunicato ieri il presidente sudafricano Cyril Ramaphosa in una conferenza stampa congiunta con il primo ministro di Singapore a Città del Capo. Il contenuto della proposta negoziale non è stato specificato, ma si sa che l’iniziativa gode dell’appoggio anche di Senegal, Uganda, Egitto, Congo e Zambia.
Washington e Londra ‘cauto sostegno’
Washington e Londra hanno espresso un ‘cauto sostegno’. Motivi di tale cautela i voti di astensione del Sudafrica nelle risoluzioni Onu sulla guerra, con Pretoria considerata un alleato di Mosca nel continente. La settimana scorsa il Sudafrica aveva respinto le accuse dell’ambasciatore statunitense nel paese secondo cui a dicembre sarebbero state caricate armi su una nave russa da una base navale di Città del Capo. Episodio che avrebbe preceduto di poco la visita del ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov in gennaio.
Probabile vittoria di Erdogan, democrazia turca e ipocrisia occidentale
Massimo Nava su Remocontro
Davvero tutti, in Occidente, si disperano per la probabile vittoria di Erdogan’? Titola il Corriere e si chiede Massimo Nava. Recep Tayyip Erdogan sarà probabilmente rieletto. Questa volta non con un plebiscito fasullo e manipolato, ma dopo elezioni combattute, con una partecipazione che sfiora il 90 per cento, il che non cambia il giudizio sull’autoritarismo e sui trucchi del regime, ma è comunque indice di civiltà democratica.
Ancora Erdogan, ma al secondo turno
Con il 49,5% dei voti, Erdogan va al secondo turno in una posizione di forza, anche perché potrà avere il sostegno del candidato di estrema destra terzo classificato, Sinan Ogan. Le possibilità che l’opposizione inverta il pronostico sono ridottissime anche perché il ballottaggio non modificherà le condizioni di partenza: Erdogan, come ricorda un’analisi di Philippe Génie di Le Figaro, ha minato i fondamenti della democrazia laica in Turchia, ha asservito le istituzioni, ha spinto la religione nello spazio pubblico e ha alimentato una potente rete di clientele in tutta la società, dai media alla magistratura, dai militari alle imprese.
«È difficile fare l’innocente quando il 90% delle emittenti televisive trasmette solo il tuo messaggio e ti dà cento volte più spazio in onda dei tuoi rivali. Ma i turchi stessi hanno in parte corretto questo handicap con una massiccia affluenza alle urne».
Rai turca a far perdonare quella di Roma
Il risultato del suo principale avversario, 44,88%, merita di essere sottolineato, soprattutto se si confronta la presenza mediatica dei due avversari. Il governo controlla il 90% della stampa e a Erdogan sono state dedicate 32 ore di trasmissione sul canale Trt contro i 32 minuti di Kemal Kiliçdaroglu.
L’AK Parti di Erdogan e le clientele
La coalizione formata dall’Akp e dai suoi alleati, tra cui il Partito d’Azione Nazionalista (Mhp) di estrema destra, ha ottenuto 322 dei 600 seggi, contro i 213 dell’opposizione unita e i 63 della coalizione di sinistra filo-curda. A sorpresa, la coalizione al governo è risultata in testa nelle regioni sud-orientali colpite dal duplice terremoto del 6 febbraio, nonostante le critiche alla mancanza di reattività e coordinamento del governo nella gestione dei soccorsi, la mancata osservanza delle norme antisismiche, la corruzione, gli scandali. Anche la pessima situazione economica (inflazione al 44% ad aprile su media annua) non ha penalizzato Erdogan.
L’alternativa poco credibile
«Gli elettori ritengono che la sua politica economica sia un fallimento, ma non vedono nemmeno Kemal Kiliçdaroglu come un politico in grado di risolverla», analizza — in un’intervista a Le Monde — Ozer Sencar, direttore dell’istituto di sondaggi MetroPoll, l’unico ad aver dato, tra il 4 e il 7 maggio, punteggi identici ai risultati annunciati martedì. «Gli europei e gli alleati della Nato dovrebbero essere preparati a questo, ma non si dispiacerebbero di un presidente in qualche modo soddisfatto dalla sua nuova legittimità», commenta Le Monde.
Il vincente che più conviene a chi?
Al punto di non auspicare, né sostenere, la vittoria di Kemal Kiliçdaroglu, il leader dell’opposizione? Domanda provocatoria, ma non campata per aria, come nota Suzanne Lynch su Politico Europe (in un articolo dal titolo emblematico: «Perché l’Ue ama Erdogan»): «Erdogan al potere, soprattutto per una piega sempre più autoritaria, ha permesso all’Ue di eludere la questione dell’eventuale adesione della Turchia». Il «Gandhi turco» riaprirebbe la road map per l’ingresso della Turchia nella Ue, non solo come aspirazione politica, sopratutto perché vorrebbe ristabilire quei valori laici e democratici che Erdogan ha calpestato in questi anni e che sono stati l’argomento principale degli europei per chiudere le porte.
Turchia fuori Ue e lager per migranti
Inoltre Kiliçdaroglu sarebbe propenso a ridiscutere gli accordi che la Turchia ha firmato in questi anni per tenere milioni di profughi sul proprio territorio in cambio di generosi finanziamenti. Infine, ma è forse il principale argomento, Kiliçdaroglu non avrebbe — almeno a inizio di mandato — quella capacità di mediazione, corroborata dalle relazioni personali, che Erdogan ha dimostrato di possedere nei conflitti in Ucraina e Siria e nella complicata situazione in Libia.
Giocando su più tavoli, coltivando ambizioni da grande potenza regionale, l’autocrate di Ankara (quello che il presidente Draghi definì «dittatore», quello della sedia tolta a Ursula von der Leyen) si è dimostrato utile e funzionale: alla Ue e alla Nato.
Due pesi e due misure Ue e Nato
Superfluo notare due pesi e due misure quando si tratta di valori laici e democratici e quando l’Ue e la Nato stabiliscono gerarchie di affidabilità e amicizia, nonché i tempi per la distribuzione dei biglietti d’ingresso. Ci sono anche questioni di fondo — il futuro di Cipro, la maggioranza musulmana della popolazione turca, la pesante situazione economica — che comunque allontanano la prospettiva di un’adesione chiunque vinca il ballottaggio. Questioni che esistevano anche prima della svolta autoritaria di Erdogan. Politico ricorda d’altra parte la posizione assunta a suo tempo dal presidente Usa, Joe Biden, che nel 2019 auspicò esplicitamente un cambio di regime.
L’autoritario comodo
«Per alcuni nell’Ue potrebbe essere preferibile avere un leader autoritario e un rapporto più transazionale con la Turchia, piuttosto che affrontare seriamente la questione dell’adesione», ha dichiarato a Politico Galip Dalay, esperto di Turchia presso il think tank Chatham House. «Una Turchia democratica rappresenterebbe una questione molto più complicata per l’Europa», ha aggiunto.
Eros è figlio di Penia
di Giovanni Lamagna
L’amore (parlo qui di quello specifico amore che è l’amore erotico) dura fin quando nell’altro rimane un residuo di incognito, di sconosciuto, financo di mistero per me. Ovverossia una zona/territorio che mi resta ancora da esplorare, qualcosa che ancora mi manca, un che non ancora diventato “mio”.
Quando l’altro è diventato per me una carta del tutto conosciuta, un territorio di cui non ho più nulla da esplorare, perché mi è oramai totalmente noto, l’eros fatalmente appassisce. E, nel migliore dei casi, diventa altra cosa: amore fraterno, se non addirittura materno o paterno (ovviamente in senso simbolico).
Eros è figlio di Penia, la dea che, nella mitologia greca, personificava la povertà e il bisogno.
- Reader’s – 30 maggio 2023Con zelo degno di miglior causa, la grande stampa si affretta ad attribuire a una segretaria fresca di nomina l’insuccesso alle recenti amministrative. Trascurando il particolare che altro è guidare un partito al governo e altro all’opposizione. / Effetto Elly per la sconfitta alle amministrative? No, il PD paga ancora l’effetto Renzi. Ovvero un partito indefinito non fuori (alleanze), ma dentro (obiettivi). Come se ne esce? (Marnetto) / Sono disposti gli americani a sacrificare per l’impero? Questo uno degli interrogativi chiave del nostro tempo. La domanda su Limes e le risposte ragionate di Federico Petroni in una non facile sintesi senza nostri tradimenti, speriamo. / L’importanza e la verità dei miti (Lamagna)
- Reader’s – 29 maggio 2023. Rassegna web di nandocan magazineDomenica da morituri, su Rai3. Fazio saluta a esequie avvenute; Annunziata dopo le dimissioni è spacciata; e neanche Augias e Zanchini stanno tanto bene. /F16 all’Ucraina, non ‘l’arma miracolosa’: riciclo dell’usato a ripristino Usa e spese europee (Remocontro) /Lettera aperta a Fausto Bertinotti (Lamagna)
- Reader’s – 29 maggio 2023. Rassegna web di nandocan magazineSono gli stessi ragazzi raccontati come sfaticati, quelli che mentre i governanti tagliano boschi e cementificano le aree alluvionali, asfaltando anche sentieri più sentieri, si pongono il dubbio del futuro, del loro futuro. Sono quelli che mentre il ceto politico del Paese affastella condoni e altre forme di costruzioni assurde, ponti inutili e opere faraoniche, getta vernice lavabile per dire al mondo: ci siamo anche noi. E mentre sale l’onda mediatica del disprezzo per azioni simboliche per il bene comune di tutti, crescono i silenzi sulle cause dello sfacelo italiano, ribadisco: sfacelo culturale, amichettistico, ambientale, affaristico. / MELONI: “Libereró la cultura dal potere intollerante della sinistra”(Squizzato) / Statue di fango (Marnetto) /Le uniche regole a cui dovrebbe obbedire la nostra coscienza.(Lamagna)
- Reader’s – 27 maggio 2023Personaggi in vetrina.I colleghi che mi hanno conosciuto in RAI in tempi remoti, a cominciare da quelli del Tg2 come Sergio Criscuoli, sanno quanto il tema da lui indicato nel titolo che segue mi sia familiare. Aggiungo allora una mia breve considerazione ai commenti pubblicati in questi giorni sull’uscita dall’azienda di “personaggi televisivi ad alto indice di gradimento”. Una lunga esperienza mi dice che la popolarità di questi ultimi si raggiunge molto difficilmente, per non dire mai, senza meriti professionali ma neppure in assenza di una carriera, breve o lunga che sia, affidata al compromesso con metodi e sistemi oggii variamente esecrati…/RAI: uomini, donne, stagioni e “costituzione materiale” (Criscuoli) / La madonnella degli evasori (Marnetto) /La mafia all’ombra della guerra. Timori Usa sull’intraprendenza dei servizi segreti ucraini (Remocontro) / Noi e la vecchiaia (Lamagna)
- Reader’s – 26 maggio 2023ANCHE LA DESTRA OCCUPA LA RAI. Lo sapevamo. L’occupazione della RAI da parte del governo di destra, con la nomina dei nuovi vertici delle testate giornalistiche (gli altri seguiranno a scala), era soltanto questione di tempo. Questo infatti prevede la riforma Renzi, che affida tutti i poteri a un A.D. indicato da Palazzo Chigi, aggravando ulteriormente quella lottizzazione politica da parte dei partiti di maggioranza che è storia di sempre.Per l’Usigrai le nomine di ieri sono “inaccettabili e senza prospettiva” / INTANTO (Marnetto) / Venti anni di armi italiane in Medio Oriente e Nord Africa (Remocontro)