Rassegna web di nandocan magazine
Mammona
Che l’economia oggi sia fatta soprattutto di aspettative, come scrive oggi Piero Orteca su Remocontro, è “patologicamente” vero almeno da quando la finanziarizzazione dell’economia ha separato e comunque posto in secondo piano il valore oggettivo e concreto di beni e servizi rispetto a quello atteso o immaginato dalle contrattazioni in borsa. Tanto che, come si ripete stancamente ma inutilmente da decenni, non esiste quasi più alcuna corrispondenza tra l’economia reale e quella trattata dalle banche.
E’ il capitalismo “di cartone” che procede impavido condizionando pesantemente la politica, per lo più incurante della sorte di imprese e lavoratori. Altro che “politique d’abord”. Il suo potere, ormai praticamente indisturbato non solo in occidente, è ancora talmente forte da rendere complicata non solo la lotta alle disuguaglianze ma anche un’inversione di rotta rispetto all’inquinamento ambientale e al riscaldamento climatico.
Non è bastata la denuncia di scienziati e premi Nobel né l’ autorità morale della Chiesa o della religione. Mammona si traveste da secoli e fino ad oggi sembra avere avuto la meglio anche sulle rivoluzioni. Ora però, tra una catastrofe climatica e un disastro nucleare, si tratta della sopravvivenza dell’umanità e del pianeta.(nandocan)
Se le culle del capitalismo finanziario e bancario ci tradiscono
Premessa dura ma necessaria: la regola principale dell’alta finanza è quella di non avere regole e di puntare a massimizzare i guadagni. Senza fare prigionieri.
Col default della Silicon Valley Bank Usa, da subito una preoccupazione: è l’inizio di una possibile pandemia finanziaria? Non per la dimensione del fallimento (circa 200 miliardi di dollari), quanto per la sua capacità di infettare il sistema su scala globale.
Domanda da porsi è se la ‘multinazionale’ del credito (e dei debiti) sia intrinsecamente squilibrata. Per non dire marcia. E conferma del dubbio, il colpo del Credit Swisse, costretto a rincorrere l’aiuto di Stato per i troppi debiti irrisolti. Altra storia finanziaria da quella americana, ma stessa irresponsabilità finanziaria e gestionale.
E Piero Orteca ci fa da guida nel pericoloso labirinto di alta finanza e banche e tradimenti.
Piero Orteca su Remocontro
L’economia è fatta di aspettative
L’economia è fatta di aspettative, e se si rompe il rapporto fiduciario tra risparmiatori e banche, beh allora non c’è assolutamente modo di rimettere le cose a posto, in tempi brevi e senza traumi. Ecco perché quando ieri si è avuta notizia delle ‘difficoltà’ (diciamo così) di Credit Suisse, è suonato un campanello d’allarme in tutta Europa, a cominciare dalla Banca centrale dell’Unione, a Francoforte. Nell’era della tecnocrazia, in cui computer e microchip consentono di muovere enormi masse monetarie a distanze siderali, nessuno si potrebbe meravigliare se un crac, dalla California, potesse essere trasferito, con un semplice clic, fino a Zurigo. Non è questo il caso di Credit Suisse, perché i suoi problemi hanno altre origini.
Il ‘capitalismo di cartone’
Nel momento in cui le azioni delle banche giapponesi crollano, gli indici di quelle europee agonizzano e le società di rating degradano istituti importanti, ci si deve per forza interrogare sul ruolo di un ‘capitalismo di cartone’, che non sostiene la crescita delle moderne democrazie industrializzate, ma che invece le depreda.
Finanza svizzera, fine di un mito
Con la crisi di Credit Suisse si appanna l’immagine stereotipata di una finanza Svizzera integerrima e capace di blindare i risparmi di chiunque. Ma il come, il più smaccato ‘aiuto di Stato’ come lo descriveva ieri il Financial Times: «La Banca centrale svizzera ha dichiarato che avrebbe offerto un sostegno di liquidità al Credit Suisse dopo che le azioni dell’istituto sono scese fino al 30% e hanno innestato una ampia svendita di azioni bancarie europee e statunitensi». I motivi delle difficoltà sono sempre i soliti: un rapporto sbilanciato, tra depositi e impieghi a lungo termine, che può far andare la banca in crisi di liquidità. Spesso, anziché affrontare una perdita iniziale e sanarla, si preferisce continuare a scommettere su una inversione della curva di mercato. Può andare bene, ma può anche andare male e portare alla catastrofe. Come è successo per SVB.
Malattie diverse, cure simili
In fondo, anche se alla radice delle sofferenze finanziarie ci sono logiche diverse, la strategia per alleviarle è abbastanza simile, in tutti i casi. Si tratta di conservare il necessario “ratio” tra depositi e investimenti e di non tradire mai le aspettative fiduciarie dei risparmiatori. Nel caso di Credit Suisse, comunque, non si è trattato di una sorpresa. Già da tempo c’erano voci di difficoltà e la situazione è precipitata quando uno degli azionisti municipali, la Banca Nazionale saudita (che detiene poco meno del 10%) ha rifiutato un aumento di capitale. Un diniego che è stato visto dal mercato come una prova di sfiducia nelle possibilità dell’istituto svizzero di superare un periodo molto difficile. Credit Suisse, nell’ultimo trimestre del 2022, ha visto i suoi depositi diminuire del 40%, sollevando ulteriori perplessità nei restanti risparmiatori.
Va ribadito il fatto, comunque, e qui torniamo all’inizio della nostra riflessione, che il fallimento di Silicon Bank, anche se non direttamente legato allo stato patrimoniale di altre banche, possa fungere da detonatore per far esplodere altre crisi già ‘in progress’.
Rapporti finanziari ‘oscuri’
D’altro canto, se è vero che la Banca Nazionale Svizzera ha dichiarato che non c’è connessione diretta tra la SVB e le crescenti difficoltà di Credit Suisse, va anche osservato che situazioni di questo tipo possono essere influenzate da rapporti finanziari ‘mediati’.
Titoli derivati, hedge funds, swaps e altre diavolerie del genere non sono altro che giochi di scatole cinesi, fatti apposta per nascondere la verità dei fatti alle vere vittime della crisi: i risparmiatori.
Cavia Ucraina: il riciclaggio degli armamenti al collaudo assassino
Ennio Remondino su Remocontro
«Bazar Ucraina: droni abbattuti, Mig polacchi e armi israeliane», titola il Manifesto a introdurre una pagina di cronaca di guerra decisamente preoccupante. Dopo il drone Usa caduto/abbattuto nel Mar Nero dopo aver litigato con due Sukoy russi, cade un velivolo cinese che ufficialmente non doveva esserci. E Varsavia e Tel Aviv cambiano linea e armamenti. Intanto Bakhmut resta un tritacarne.
Droni abbattuti, Mig polacchi e armi israeliane
Tanti Stranamore in gara, su tutti i fronti e le parti in guerra. «Dal fronte ai cieli la guerra in Ucraina diventa sempre più uno scontro aperto e imprevedibile. Droni americani abbattuti, droni cinesi ritrovati per l’imbarazzo del costruttore, caccia dell’aeronautica polacca pronti a essere ceduti a Kiev e armi israeliane in arrivo». Sintesi perfetta di Sabato Angieri alla vigilia del sempre più probabile incidete da ‘fine del mondo’. Un mondo governato da un assortimento di ‘matti’, sostenuti da tifoserie simil tedesche in trasferta a Napoli con più voglia di ‘menare’ che di confrontarsi.
Al fronte, ci si ammazza ‘con calma’
«In giornate come quella di ieri, in cui la battaglia di Bakhmut non occupa tutte le pagine esteri dei media internazionali e le trattative per la demilitarizzazione della centrale atomica di Energodar non portano a nulla, sembra quasi che la guerra si prenda una pausa».Purtroppo non è così, sui fronti aperti si muore ogni giorno e a Bakhmut la situazione peggiora sempre di più. Ed ecco il racconto Rai: «La battaglia per Bakhmut nei tunnel dell’acciaieria: i Wagner nell’impianto Azom, Kiev resiste». Inchiesta del Washington Post: «Umore delle truppe ucraine è basso».
Sul drone Usa caduto, ‘panna montata’
Quasi più feroce della guerra vera, quella comunicativa, feroce e certamente più bugiarda. Sul fronte vero il timore ucraino che l’esercito russo tenti una nuova offensiva a Vuhledar, data per conquistata dai russi un mese fa e poi miseramente abbandonata dopo neanche 72 ore. Sul fronte dell’inganno, siamo ancora al drone Usa finito in mare. Mossa comunicativa del comando dell’aeronautica Usa in Europa col video registrato dal suo drone spia ‘ostacolato’ dei jet russi. E nel giro di poche ore sui canali social si sono diffuse le più disparate discussioni sull’effettiva professionalità degli aviatori di Mosca o sulla gestione evitatoria del drone dalla base rumena che lo comandava.
La battaglia ideologica dei cieli
Molto più serio ciò che accade in Polonia. Ieri il presidente Andrzej Duda ha annunciato che il suo Paese consegnerà all’Ucraina quattro caccia Mig-29 nei prossimi giorni. È il primo Paese Nato a prendere questa decisione così controversa. Finora i membri principali dell’Alleanza si erano opposti all’invio degli F-16 richiesti da Kiev. «Varsavia ha rotto gli indugi. Potrebbe essere la decisione apripista che convince gli stati indecisi o restare un caso isolato, presto per dirlo. Nel pomeriggio, l’aeronautica di Kiev ha pubblicato un video di un suo pilota che opera su un Mig-29, a riprova che gli addestramenti erano già in atto chissà da quanto».
Ma Nato polacca, verso il 4% del pil
L’invasione russa ha spinto le autorità polacche ad aumentare il potenziale bellico del paese, accelerando gli investimenti. La legge di bilancio dello scorso anno ha deciso dal 2024, un aumento delle spese per la difesa dal 2 al 3% del pil. Le forze di terra raggiungeranno i 300 mila uomini (250 mila nelle unità operative e 50 mila in quelle di difesa territoriale). Il numero di divisioni dovrebbe inoltre passare da quattro a sei. Ma armate come e con cosa?
Armamenti semi nuovi cercansi
Varsavia attualmente non dispone delle capacità per produrre carri armati e può fabbricare soltanto 30 obici all’anno Ed ecco il contratto d’acquisto di mille carri K-2 dalla Corea del Sud. I primi 180 saranno consegnati entro il 2025, mentre i restanti 820 verranno costruiti in una nuova fabbrica in Polonia a partire dall’anno successivo. Inoltre, il ministero della Difesa ha chiuso un accordo con gli Stati Uniti per la consegna di 250 carri M1A2 mentre Washington ha già iniziato a addestrare i soldati polacchi all’utilizzo dei suoi blindati.
Drone Mugin-5 cinese
Intanto la Cnn –sempre guerra comunicativa- ha diffuso l’inattesa notizia dell’abbattimento nell’oblast di Donetsk di un drone Mugin-5 di fabbricazione cinese, modernizzato e armato. Secondo un esperto citato dalla rete Usa, la bomba è stata probabilmente realizzata con componenti stampati in 3D. La Mugin Limited, con sede nella città cinese di Xiamen, ha confermato alla Cnn che si trattava del suo drone, definendo l’incidente «profondamente spiacevole».
In serata, poi, il Times of Israel ha confermato che il governo di Tel Aviv ha autorizzato la vendita di armamenti a Kiev, forse – dicono alcuni analisti – per testarne l’efficacia contro i droni iraniani.
Stavolta
di Massimo Marnetto
Non sono un appassionato di calcio, ma rispetto chi vive questa passione con civiltà. Sono invece indignato per la mancanza di prevenzione delle ripetute violenze dei tifosi, ormai prevedibili. Come i disordini avvenuti a Napoli, che non devono ripetersi a Roma con i teppisti del Feyenoord, già noti per aver devastato la città in una precedente trasferta.
Quindi chiedo al ministro Piantedosi – che non brilla nella prevenzione degli incidenti – di organizzare in tempo il contenimento di questi facinorosi; anche chiamando il suo omologo olandese per ottenere l’invio di un congruo numero di poliziotti da Amsterdam, che possano coadiuvare le nostre Forze dell’ordine nelle interlocuzioni di deterrenza in strada con i gruppi più agitati e nell’identificazione dei tifosi teppisti. Coraggio Ministro, stavolta ce la può fare.
- Reader’s – 18/19 marzo 2023“L’economia è fatta di aspettative, e se si rompe il rapporto fiduciario tra risparmiatori e banche, beh allora non c’è assolutamente modo di rimettere le cose a posto, in tempi brevi e senza traumi”. Così oggi Piero Orteca su Remocontro. Ed è “patologicamente” vero almeno da quando la finanziarizzazione dell’economia ha separato e comunque posto in secondo piano il valore oggettivo e concreto di beni e servizi rispetto a quello atteso o immaginato dalle contrattazioni in borsa. Tanto che, come si ripete stancamente ma inutilmente da decenni, non esiste quasi più alcuna corrispondenza tra l’economia reale e quella trattata dalle banche. E’ il capitalismo “di cartone” che procede impavido condizionando pesantemente la politica, per lo più incurante della sorte di imprese e lavoratori. Altro che “politique d’abord”. / Cavia Ucraina: il riciclaggio degli armamenti al collaudo assassino (Ennio Remondino) / Stavolta Piantedosi ce la può fare (Massimo Marnetto)
- Reader’s – 17 marzo 2023Landini ci ha provato e ha fatto bene. Che a prendere l’iniziativa sia il segretario generale della CGIL è già una garanzia che almeno nelle intenzioni non si tratta di un restyling del vecchio PD, del tentativo cioè di rimettere insieme i cocci di una fusione fallita in partenza. Marnetto è pessimista, ma che Calenda si smarchi per la presenza di Conte e Conte sia tiepido per la presenza di Calenda era non solo ampiamente prevedibile ma anche comprensibile, se davvero si tratta di ricostruire una sinistra plurale ma coerente. Come si dice, errare è umano, perseverare diabolico. Se invece l’obbiettivo era più modestamente quello di accordarsi per l’opposizione a questo o quell’obbiettivo del governo Meloni, a cominciare dal presidenzialismo e dall’autonomia differenziata), allora sì, sarei d’accordo con lui, ma non aspettiamoci salti di gioia./ Un Medio Oriente libero dall’Occidente con più paci che guerre/ viaggio nell’inconscio
- Reader’s – 16 marzo 2023QUEL GIORNO IN VIA DEI VOLSCI. Il 16.3.78 fu rapito Moro. Io ero in un appartamento in Piazza dei Re di Roma. Il mio amico S. entrò nella mia stanza con una radio da cui proveniva la notizia.Era così inverosimile che cercai di immaginare come avesse fatto a imbastire quello scherzo, era un burlone…/La maggioranza del mondo che non pensa occidentale e la titolarità della pace (Michele Marsonet)
- Reader’s – 15 marzo 2023Riarmo forsennato per ammazzarci prima e meglio? Il dipartimento della Difesa degli Stati Uniti ha chiesto per il 2024, 842 miliardi di dollari. La Francia si appresta a rilocalizzare sul proprio territorio una ventina di produzioni industriali militari. Confermata la vendita Anglo-americana di sottomarini nucleari all’Australia. Ma la magia di metà secolo saranno i super sottomarini ancora allo studio: costo stimato nei prossimi tre decenni tra i 167- e 229 miliardi di euro /Massimo Recalcati: «Confini rafforzati e porti chiusi: così la nostra vita s’impoverisce»/Assemblea di Articolo21, Costante: «Il precariato è il più grande bavaglio all’informazione»
- Reader’s – 14 marzo 2023E’ possibile ingannare i poveri, dando loro la sensazione di volerli aiutare, ma ci vuole arte nel raggiro. Per esempio, come fa il Governo con la riforma fiscale allo studio. Strombazzare che si riducono le aliquote suona bene, perché sembra che si vogliano abbassare le tasse per tutti. E invece è il contrario, perché meno aliquote significa meno progressività. Ovvero allontanarsi dal principio previsto nella Costituzione per far pagare più tasse ai ricchi e meno ai poveri. /In seguito al rientro, annunciato da Roberto Speranza, di Articolo Uno nel PD, il numero due Arturo Scotto è entrato a far parte della Direzione nazionale. Ecco il suo intervento all’Assemblea nazionale /barchi in Italia ed Euro corruzione, trama di Mosca