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Reader’s – 17 marzo 2023

Rassegna web di nandocan magazine

Landini ci ha provato e ha fatto bene. Che a prendere l’iniziativa sia il segretario generale della CGIL è già una garanzia che almeno nelle intenzioni non si tratta di un restyling del vecchio PD, del tentativo cioè di rimettere insieme i cocci di una fusione fallita in partenza. Marnetto è pessimista, ma che Calenda si smarchi per la presenza di Conte e Conte sia tiepido per la presenza di Calenda era non solo ampiamente prevedibile ma anche comprensibile, se davvero si tratta di ricostruire una sinistra plurale ma coerente. Come si dice, errare è umano, perseverare diabolico. Se invece l’obbiettivo era più modestamente quello di accordarsi per l’opposizione a questo o quell’obbiettivo del governo Meloni, a cominciare dal presidenzialismo e dall’autonomia differenziata (ma ce n’è davvero bisogno?), allora sì, sarei d’accordo con lui, ma non aspettiamoci salti di gioia. (nandocan).


Ci prova Landini

di Massimo Marnetto

Ai partiti della Sinistra non chiede di trovare punti comuni per unire le forze. I distinguo sono l’anima dei sondaggi e tra loro resiste ancora il mito della purezza. Landini prova a mettere sullo stesso palco i principali attori dell’opposizione per vedere se almeno l’aumento di povertà del lavoro e le nuove disuguaglianze del fisco hanno un effetto coagulante. 

Ma niente: nonostante gli inviti della Schlein al conclave e di Fratoianni ad evitare suicidi, Conte è tiepido e Calenda si smarca. Eppure è prevedibile l’uragano di rabbia che si leverà quando finirà il Reddito di cittadinanza, in concomitanza con mutui più alti e inflazione mangia stipendi. Così mentre l’autunno si preannuncia rovente, l’opposizione spreca l’occasione di Rimini. La Meloni tira un sospiro di sollievo e chi vede avvicinarsi la povertà fatica sempre di più a prendere sonno.


Giochi di prestigio

Roberto Seghetti su Facebook

Cosa fa l’esperto di prestidigitazione? Ti distrae con un movimento di una mano e nel frattempo lavora di nascosto con l’altra per il suo intento. E’ quello che fa il governo con la riforma fiscale: ti mette davanti agli occhi il numero delle aliquote Irpef e nasconde due cosine pesanti che favoriscono i più abbienti.

La prima: tutti i redditi che non siano da lavoro o da pensione, cioè gli interessi finanziari, i dividendi, la rendita pratrimoniale con gli affitti abitativi…. sono fuori dall’Irpef, pagano senza progressività, in molti casi di meno e senza versare sovrimposte comunali e regionali, come fanno lavoratori e pensionati. Cioè: tutto ciò che rende il patrimonio, che di solito riguarda i più ricchi e non i più poveri, è per larghissima parte fuori dalla progressività.

La seconda: la rivisitazione dell’Irpef è una redistribuzione tra chi paga già e nel confronto con l’oggi balza agli occhi che i vantaggi più ampi, se ci saranno, saranno per coloro che guadagnano di più. Ah, dimenticavo: il punto di riferimento per il nostro patto sociale con la flat tax diventeranno la Russia, l’Estonia, la Romania, la Bosnia-Erzegovina, la Bielorussia, la Bulgaria, l’Ucraina e l’Ungheria, cioè gli unici paesi dove vige la flat tax e, di conseguenza, il welfare (che è una cosina che costa) non vale un’unghia del nostro.


Un Medio Oriente libero dall’Occidente con più paci che guerre

Ennio Remondino su Remocontro

Se tra Teheran e Riyadh sarà vera pace, sul mondo sta per esplodere un Medio Oriente nuovo e pacificato e dalle molte sorprese, non tutte gradite. E noi occidentali schierati e di fatto appiattiti sulla lettura di schieramento Usa-Nato del mondo. Ma fermiamoci per ora ai segnali che anticipano un possibile prossimo futuro.
Il fatto che i due paesi, Arabia Saudita e Iran, abbiano deciso, con la mediazione di Pechino, di ristabilire rapporti diplomatici, non significa che tutti i problemi tra le parti, nemiche per anni, siano risolti, avverte Michele Giorgio su ‘Pagine Esteri’. Ma già il semplice annuncio di pace sta provocando un mezzo terremoto diplomatico.

A Mosca non solo Ucraina

Ricadute politiche a raffica

Ricadute politiche rilevanti e quasi immediate si attendono in Libano, Paese alle prese con una terribile crisi economica e da oltre venti anni campo di battaglia tra i partiti legati a Teheran/Damasco (Fronte 8 Marzo) e quelli filoccidentali appoggiati da Riyadh/Washington (Fronte 14 Marzo). In ballo la nomina del nuovo presidente libanese congelata da ottobre a causa delle divisioni tra ‘8 Marzo’ e ‘14 Marzo’. L’ambasciatore saudita a Beirut, Walid Boukhari, dichiara che «c’è sicuramente qualcosa di positivo per il Libano a seguito della distensione dei rapporti tra Iran e Arabia saudita». E fa sperare in un possibile accordo vicino.

Il movimento Hezbollah quasi festeggia

Ma ad attendere sviluppi sorprendenti e positivo in Libano, è certamente Hassan Nasrallah, il segretario generale del movimento sciita Hezbollah. Nasrallah che in questi anni aveva rivolto non pochi dei suoi infuocati discorsi contro l’Arabia saudita, alleata degli Stati uniti e di Israele, potrebbe ora abbassare i toni in cambio di un tacito riconoscimento dall’erede al trono Mohammed bin Salman.

In casa israeliana invece si litiga

Il premier Netanyahu e il suo predecessore Yair Lapid si accusano a vicenda di non aver agito in tempo per spingere i sauditi a firmare gli Accordi di Abramo e a non riconciliarsi con gli iraniani, come se avessero nelle loro mani il volante della politica estera di Riyadh.

Sullo sfondo prosegue senza soste l’addestramento israelo-americano per un possibile attacco aereo alle centrali nucleari di Teheran, avverte ancora e sempre su ‘Pagine’ Esteri’, Michele Giorgio.

Limes intanto segnala

La Cina organizzerà entro la fine del 2023 un grande summit a Pechino con i monarchi arabi del Golfo e i funzionari della Repubblica Islamica dell’Iran. L’iniziativa diplomatica é promossa personalmente dal presidente Xi Jinping. Di fatto la Cina vuole sostituirsi agli Stati Uniti, che per decenni sono stati l’attore esterno più influente della regione. Dunque non solo interessi economici -idrocarburi e flussi commerciali- ma un nuovo capitolo nella competizione globale tra Pechino e Washington.


Viaggio nell’inconscio

di Giovanni Lamagna

Il viaggio nel nostro inconscio – in quella parte profonda di noi, che è sconosciuta persino a noi stessi e che spesso ci fa dire parole e compiere azioni che sfuggono al controllo della nostra consapevolezza e decisione – sarebbe di gran lunga quello più interessante e avventuroso che ci sia data la possibilità di compiere.

Altro che viaggi all’estero, in Africa e in Asia, nelle zone più esotiche del pianeta!

Dovremmo solo abbandonare le nostre difese psicologiche a farlo.

Superare i nostri timori e le nostre paure a diventare veramente noti a noi stessi.

E perfino un po’ più padroni in casa propria.

Cosa che rende le nostre resistenze, difese e paure (a intraprendere questo viaggio) davvero paradossali.


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