L’arresto del boss mafioso significa la liberazione di una terra da un giogo soffocante.
Crescere nella terra di Messina Denaro
Cinzia Sciuto su Micromega.net
Non più tardi di tre anni fa andai a vedere a Castelvetrano uno spettacolo teatrale che si intitolava “Ciao Matteo, dove sei?”. Il “Matteo” del titolo era Matteo Messina Denaro, il boss di Cosa nostra latitante da trent’anni e arrestato stamane.
Prima dello spettacolo decidemmo di andare a mangiare una pizza in un rinomato ristorante della zona. Avevamo mangiato molto velocemente per cui al momento di pagare il proprietario ci fece una battuta chiedendo cosa ci fosse di così importante da farci ingoiare la pizza e noi gli raccontammo dello spettacolo. Al nome “Matteo Messina Denaro” l’espressione prima simpatica e cordiale si fece immediatamente cupa, e la reazione fu: “La dobbiamo smettere di parlare male di questa terra, ci rovina l’immagine della città”. La nostra risposta: “Magari è la mafia a rovinare questa terra, la nostra terra” non convinse il nostro interlocutore, che chiosò: “Speriamo non ci vada nessuno a questo spettacolo”.
Per il resto d’Italia oggi è un giorno sicuramente importante, ma per chi, come me, è nato e cresciuto in quelle terre è un giorno di autentica liberazione. L’ombra di quest’uomo ha segnato la nostra vita, la nostra infanzia. Ho vissuto fino ai diciannove anni a pochi chilometri da Castelvetrano, luogo di nascita del boss, dove ho frequentato il liceo. Un paese il cui riscatto, come per il resto della Sicilia, è sempre stato impedito proprio dalla presenza soffocante della mafia. Una presenza i cui effetti vanno molto al di là delle azioni dirette dei suoi membri.
Crescere in un paese di mafia significa diventare grandi sapendo che una serie di cose non le potrai fare, o che farle potrebbe essere molto complicato, o ancora che per farle sai già che dovrai scendere a molti compromessi. Attenzione: non è poi detto che sia sempre così, naturalmente. Ma è anche questo il potere della mafia. Come tutti i poteri soffocanti, il suo successo sta nel fatto che plasma le menti anche di chi non ne fa parte, facendo loro introiettare strutture mentali e atteggiamenti.
La risposta alla domanda su come sia stato possibile per Matteo Messina Denaro, il latitante più ricercato d’Italia, vivere indisturbato in Sicilia per trent’anni sta nelle parole di quel ristoratore, che esprimono tutto il potere predatorio della mafia: il controllo del territorio, delle attività economiche, dell’azione politica. E però qualche anno prima forse uno spettacolo come quello a cui assistemmo tre anni fa non sarebbe stato neanche immaginabile perché “il problema di Palermo è il traffico”. E invece quella sera non solo dei ragazzi vennero “in casa” del boss a urlare forte e chiaro il suo nome, ma, a dispetto dell’auspicio del ristoratore, ad assistere allo spettacolo eravamo in tanti.
Come si sa, le lettere aperte difficilmente ottengono risposta, figuriamoci quelle di dimissioni al ministro della giustizia all’indomani dell’arresto del ricercatissimo capo di “Cosa nostra” . Poco importa se non per merito suo. Marnetto ci prova ugualmente. E non senza adeguata motivazione. Dopo aver detto che le intercettazioni “sono elementi fondamentali per la ricerca della prova e sono ancora più fondamentali per comprendere i movimenti delle persone”, ha così proseguito “Ma è chiaro che i mafiosi non parlano per telefono dei loro programmi criminosi, le intercettazioni servono ovviamente per capire con chi parlano, come si muovono e quali siano le loro problematiche. Ad esempio in questo caso si è capito che parlando di una malattia molto grave si poteva risalire ad un luogo di cura e così pare sia stato fatto”.(nandocan)
“Le intercettazioni da lei definite inutili sono essenziali: Ministro Nordio si dimetta”

di Massimo Marnetto
Le intercettazioni telefoniche sono state determinanti per la cattura del capomafia Matteo Messina Denaro. Lei invece la ha sempre considerate inutili, affermando che i mafiosi sanno di essere intercettati e quindi non ”parlano al telefono”. In base a questa sua convinzione, da tempo sta conducendo un’azione politica per vietarne l’uso.
Ministro Nordio,
la clamorosa smentita di tale analisi con l’arresto di Messina Denaro – grazie proprio ai trojan – denota una sua non adeguata conoscenza della materia. La complessa lotta alle mafie non può essere lasciata nelle mani di chi – come lei – ha lacune vistose su una questione così specifica. Pertanto, le chiedo – per il bene del Paese – un gesto di patriottica consapevolezza dei suoi limiti: rassegnare le dimissioni.
Con vigilanza democratica,
La ministra ‘pacifista’ della Difesa tedesca cade sul fronte della Nato baltica

da Remocontro
Sgradita a Biden, a Zelensky e alla Nato baltica, la ministra socialdemocratica Christine Lambrecht si dimette. Quattro giorni prima del vertice Nato di Ramstein, base e comando Usa in casa tedesca, e la decisione shok non è solo crisi politica interna tedesca. ‘Troppa attenzione e troppa tensione attorno alla sua persona, dice lei, sapendo tutti che sta parlando di carri armati tedeschi destinati all’Ucraina che, secondo il blocco Nato Baltico più estremo, ‘viaggiano’ troppo lentamente verso Kiev.
Brutta storia di interferenze
Qui sopra l’ormai ex ministra della Difesa tedesca Christine Lambrecht su un carro armato, è la foto sintesi di un brutto passaggio politico non solo tedesco, ma dei rapporti interni all’alleanza Atlantica, su quale linea politico militare prevale al comando della Nato, sul modo di fare pressioni sull’Europa da parte americana. «Il suo passo indietro era scritto da mesi, mancava solo l’annuncio ufficiale, ed è la data scelta – quattro giorni prima del vertice Nato di Ramstein -, che si rivela sintomatica dell’intero caso politico», sottolinea Sebastiano Canetta da Berlino sul Manifesto.
Motivazione ufficiale, anche qui con sottinteso tra le righe, «dimissioni perché l’attenzione dei media da mesi concentrata sulla mia persona difficilmente consente di discutere in modo obiettivo della Bundeswehr e delle decisioni sulla politica di sicurezza nell’interesse dei cittadini».
Bundeswehr e l’interesse dei cittadini tedeschi, o di altri?
Il riarmo tedesco
Già oggi sapremo il nome del successore con il cancelliere Scholz vincolato non solo da forti e sgradite pressioni internazionali, ma anche dal meccanismo della parità di genere oltre che di partito. Indicazione da parte della Spd e una delle otto deputate della commissione Difesa del Bundestag. Comunque, tutto di corsa (un altro pezzettino di verità che esce) «per non lasciare vacante un secondo più del necessario il timone del dicastero più nevralgico del governo, cui sono affidati 100 miliardi di euro destinati al riarmo delle forze armate e l’invio delle armi all’Ucraina, a cominciare dai carri armati Leopard-2».
Il nodo del ‘chi più paga comanda’
Venerdì, summit Nato nella base aerea americana di Ramstein, Olaf Scholz, ospite i terra tedesca, dovrà presentare al segretario della Difesa Usa, Lloyd Austin, la nuova ministra delle Difesa tedesca, certamente più gradita della precedente. «Germania epurata della sua scomoda ministra ‘pacifista’, la più sgradita all’amministrazione Biden, al presidente ucraino Volodymyr Zelensky e al governo della Lituania di cui la Germania rimane garante militare nell’ambito Nato», scrive ancora Canetta. Oltre la polemica, la sostanza dello sblocco dell’invio dei Leopard necessari –sostengono da Kiev-, per contrattaccare i russi sul fronte del Donbass, e che la ex ministra Lambrecht è stata accusata di boicottare.
Accolte le richieste britanniche e baltiche
Con il cambio al vertice al ministero di Hardthöhe (la difesa ha ancora sede a Bonn), le richieste britanniche e baltiche affinché la Germania consegni carri armati di produzione tedesca all’Ucraina, già forti oggi, si faranno più pressanti. Kiev insiste da tempo affinché Berlino consenta la consegna di carri armati pesanti Leopard 2 in dotazione a molti eserciti euroatlantici su licenza dell’azienda tedesca Krauss-Maffei Wegmann, che ne detiene i diritti di esportazione.
Quei Leopard del contendere
Ma la Germania non potrà inviare i carri armati Leopard 2 richiesti dall’Ucraina prima del 2024, e in larga parte si potrebbe trattare di veicoli di seconda mano passati dall’esercito tedesco a Rheinmetall per essere approntati alla spedizione e venire poi venduti, non di tank sfornati appositamente dalle fabbriche germaniche. Lo ha ammesso alla Bild, Armin Papperger, dal 2013 amministratore delegato del gruppo Rheinmetall, principale fornitore d’armi della Germania con stabilimenti a Düsseldorf, Kassel e Unterlüss.Papperger ha poi ricordato che nei suoi magazzini ha già da lavorare per manutenzione 22 Leopard 2 e 88 vecchi veicoli Leopard 1, questi ultimi ammodernabili e consegnabili in tempi più brevi a Kiev.
Per quello che conta, tutta la mia solidarietà ai colleghi “spariti” dal settimanale (nandocan)
C’era una volta “ L’Espresso”

di Alessandro Gilioli
(disclaimer: post con pesante conflitto di interessi e tristezza, è il giornale a cui ho dato 18 anni di vita professionale, anche con un bel coinvolgimento emotivo; disclaimer bis: gli auguro comunque di andare avanti perché ci lavorano ancora belle persone, a cui voglio bene).
I fatti, ora:
Col numero uscito ieri sono spariti Altan, Biani, Makkox, Serra e Murgia. Alcuni di loro volontà; altri cacciati, come Biani. Non so se me ne dimentico qualcun altro.
Erano già spariti, tra gli altri, il grande Bernardo Valli, gli inchiestisti Emiliano Fittipaldi, Giovanni Tizian e Fabrizio Gatti, il mio amico Luca Bottura che era sempre in ritardo con la rubrica ma era impossibile arrabbiarsi, ovviamente Marco Damilano che lì è stato il mio ultimo direttore e con cui avevo ottimamente lavorato (ah, si parva licet, di lì due anni fa è sparito pure il sottoscritto)
In compenso come opinionisti ieri sono arrivati l’ex piduista Maurizio Costanzo, l’ex dirigente del Fmi Carlo Cottarelli e Virman Cusenza, bravo giornalista di destra e nipote di Dell’Utri.
- Reader’s – 5 giugno 2023 – rassegna web di nandocan magazineI poveri e l’ideologia del merito. Merito deriva da merere, cioè guadagnare, da cui derivano anche mercede e meretrice. La meritocrazia è l’ideologia del merito che, come tutte le ideologie, prende una parola che ci piace e ci affascina, la manipola e la perverte. E così, in nome della valorizzazione di chi è meritevole e povero, l’ideologia meritocratica è diventata la legittimazione etica della diseguaglianza.Don Milani, di cui festeggiamo quest’anno il centenario, queste cose le sapeva molto bene. Sapeva che i suoi ragazzi di Barbiana non erano demeritevoli: erano soltanto poveri; non erano colpevoli, erano soltanto poveri.(Bruni) /L’Ue vota l’economia di guerra: «Fondi Pnrr per le armi». Dal welfare al warfare (Rem) /
- Reader’s – 4 giugno 2023. Rassegna web di nandocan magazineL’Ucraina è pronta a lanciare la sua attesa controffensiva: lo ha affermato il presidente Zelensky in un’intervista al Wall Street Journal. «Crediamo fermamente che avremo successo», ha commentato il leader ucraino da Odessa. Zelensky ha riconosciuto la superiorità aerea russa e la mancanza di protezione da questa minaccia: «Significa che un gran numero di soldati morirà nell’operazione». «Ad essere onesti, può andare in vari modi, completamente diversi. Ma la faremo e siamo pronti». /Violenza sulle donne. Il problema riguarda solo gli uomini? (Lamagna) / Caro Massimo…(Lello Arena)
- Reader’s – 3 giugno 2023. Rassegna web di nandocan magazineL’allarme lanciato ieri dal Center for AI Safety, 350 imprenditori, ricercatori ed esperti del settore, compresi i personaggi che oggi si contendono il primato dello sviluppo dell’AI: (Maggi) /Il naufragio delle spie Aise-Mossad sul lago Maggiore. Funerale in Israele silenzio in Italia (Remocontro) /Rivoluzione e fratellanza (Lamagna)
- Reader’s – 2 giugno 2023 – rassegna web di nandocan magazineIl bluff del “nuovo secolo americano”.Se finisce il bluff del “morire per l’Ucraina”, finisce anche il bluff, o l’illusione, del “nuovo secolo americano” e dell’Impero globale dominato dagli Stati Uniti, che non dovevano essere superati, ma nemmeno eguagliati, come dicono, da alcuna altra Potenza. Possiamo così sperare che il conflitto in Europa si concluda prima che il suo contagio si diffonda o degeneri in una guerra mondiale, secondo l’avvertimento che viene dal Kosovo.Ma per noi è troppo poco che questa guerra finisca, innescando magari un lungo periodo di guerra virtuale e di “competizione strategica” fino alla “sfida culminante” con la Cina, come minacciano i documenti sulla “Strategia nazionale” degli Stati Uniti. Dobbiamo invece uscire dal sistema di dominio e di guerra e passare a un’altra idea del mondo, come un mondo di mondi diversi in relazione tra loro, fondato sulla pace, sulla cura della Terra e sulla dignità di tutte le creature.(La Valle)/Dal Maghreb alla Tunisia siccità devastante: fame o fuga (Orteca) / Popolo e patria (Lamagna)
- Reader’s – 1 giugno 2023 (speciale)Il mio ricordo di don Lorenzo Milani nel centenario della nascita. Non un profilo biografico, ce ne sono tanti in giro. Quello che segue è un un ricordo personale di due incontri con lui e di una stagione straordinaria e indimenticabile della città in cui sono cresciuto.