Site icon Reader's

Reader’s – 15 ottobre 2022

Liz – bug

di Massimo Marnetto

La flat-tax che vuole Salvini è un modo per detassare i ricchi, facendo pagare loro la stessa aliquota dei poveri. Una analoga riduzione che la conservatrice britannica Liz Truss ha applicato appena diventata premier. E che in poco tempo ha provocato danni clamorosi alla sterlina e all’economia dell’Isola. Crolli così rilevanti che la nuova Signora di Ferro ha dovuto fare marcia indietro, sacrificando il suo Ministro dell’Economia  Kwasi Kwarteng come capro espiatorio, per conservare (forse) la poltrona.

Avranno capito l’antifona Salvini e la Meloni dopo il Liz-bug? Appiattire le tasse ai ricchi scassa lo Stato. E’ come togliere un pilastro portante per fare un salone più ampio dove i ricchi possano ballare meglio. Bello (per loro), ma poi viene giù tutto.


Regno Unito, di Boris in peggio: Liz Truss scarica il Ministro ‘creativo’ per salvarsi

Piero Orteca su Remocontro

Re Carlo III l’ha ereditata, e il Regno Unito forse non se la meritava dopo anni di Boris Johnson. Liz Truss, finta Thatcher, costretta a silurare il Cancelliere dello Scacchiere per cercare di salvare la sterlina e l’economia del Paese. Per non parlare di se stessa, ormai politicamente screditata e di brevissimo futuro.
Il moderato Hunt al posto di Kwarteng ma Liz è appesa a un filo
.

Prima il ministro troppo creativo, poi Liz

Per ora, paga solo Kwasi Kwarteng, ‘Cancelliere dello Scacchiere’, il Ministro del Tesoro. La premier conservatrice, Liz Truss, lo ha “defenestrato” quasi letteralmente, dopo il clamoroso fallimento del suo piano noto come “Mini-budget” (tagli fiscali senza copertura finanziaria). Al suo posto, arriva Jeremy Hunt, chiamato a mettere assieme i cocci della cristalleria finanziaria britannica, in frantumi. Hunt è stato già Ministro degli Esteri e della Salute ed è considerato esponente dell’ala più “liberal” del Partito Conservatore.

Hunt dopo la Kwasi catastrofe

Il programma studiato da Kwasi Kwarteng prevedeva una sforbiciata alle tasse, specie alle aliquote dei più abbienti, abbassando la soglia massima del 45 per cento. Tutto questo a debito. Svolta neokeynesiana, fatta dai Tories per favorire i ricchi, senza copertura finanziaria e mentre i tassi d’interesse salgono sulle montagne russe? Una bestemmia.

In ballo c’era poi un altro “taglio”, che riguardava una nuova aliquota per le società (dal 19 al 25 per cento) a partire da aprile 2023. Una tassa che vale 18 miliardi di sterline, che Kwarteng voleva eliminare, ma che ora resterà in vigore. E secondo gli analisti, il pacchetto di tagli fiscali senza copertura è stato sviluppato in un momento completamente sbagliato.

Titoli di Stato in svendita e Sterlina a picco

Est modus in rebus, dicevano i latini, e probabilmente la congiuntura attuale richiede altri approcci. Per questo, tutto il mondo è saltato addosso al “duo delle meraviglie”, Truss-Kwarteng. Amici, nemici e “non allineati” hanno trovato la strategia della nuova premier britannica sconclusionata. Ma c’è di peggio. La “Cassazione” della finanza (cioè i mercati internazionali) ha subito emesso una sentenza inequivocabile: titoli di Stato di Sua Maestà in svendita e sterlina in caduta libera.

È dovuta intervenire d’urgenza la Banca d’Inghilterra per mettere più di una pezza ai buchi che Truss e Kwarteng aprivano. Sono andati in affanno, in particolare, numerosi Fondi Pensione, quando una sorta di psicosi da “crash and panicking” ha stimolato un’ondata di vendite. Un effetto domino che ha toccato anche gli Stati Uniti e il mercato dei Fondi speculativi. Vista la brutta piega che stava prendendo la crisi, la Bank of England è intervenuta per sostenere il cambio e per acquistare titoli sovrani.

56 miliardi di sterline per metterci una pezza

Per quest’operazione ha dovuto impiegare 65 miliardi di sterline. Le colpe. Chiaramente, e su questo il Financial Times non ha dubbi, ispiratrice della politica finanziaria del governo è Liz Truss, che ha costruito tutta la sua campagna elettorale, all’interno del Partito conservatore, per succedere a Boris Johnson, sui tagli alle tasse. Kwarteng ha scritto una lettera di dimissioni “pro-forma”.

In effetti, ha dichiarato: “Mi hai chiesto di dimettermi dalla carica di Cancelliere dello scacchiere. E io l’ho fatto. Ora è importante sottolineare l’impegno del nostro governo per la disciplina fiscale”. Dunque, Liz Truss ha intenzione di tornare alla carica per elaborare (o confermare) aliquote diverse?

Ancora meno tasse ai più ricchi?

I mercati sono in stand-by. Bisognerà vedere come si comporteranno i Fondi pensione, di quanto alzerà i tassi la Banca d’Inghilterra e, soprattutto, se deciderà di proseguire con il suo “quantitative easing” di acquisto di titoli del debito pubblico, per calmierarne la soglia degli interessi. La verità, comunque, è che Kwarteng è stato silurato dopo un’audizione al Fondo monetario internazionale, dove gli hanno detto, crudamente, di stracciare il piano e di riscriverlo. Certo, politicamente non è stato un bel biglietto da visita. Per cui, la Truss lo ha sacrificato, per salvarsi. Fino a quando?

Truss e Torries verso la catastrofe

Non tira un’aria salubre, dalle parti di Westminster. A sentire gli analisti, Liz Truss controlla solo il 25% del Partito conservatore. I Tories, poi, nel Paese sono netta minoranza, con i sondaggi che li danno al 19%, mentre i laburisti sfondano il 50%. Il Financial Times parla di un malumore crescente dentro il partito della premier. Insomma, il capo del governo rischia la poltrona. Si parla, più o meno apertamente di Rishi Sunak, ex di Boris al Tesoro e concorrente battuto da Liz Truss nella corsa elettorale interna a premier.

Partito conservatore pentito e dolorante in attesa di pesantissima batosta elettorale, quando sarà. Se l’isola sterlina non affonda prima.

Tags: crisi politica Liz Truss Regno unito


Maxi esercitazione Nato in Sardegna. ‘Articolo 5’ e Guerra Globale

da Remocontro

La crisi ucraina a gestione Nato rimbalza in Sardegna. Una cinquantina tra navi e sottomarini, 4mila militari: uno schieramento non di routine, sulla base del patto di difesa di un alleato aggredito. Articolo 5 dell’Alleanza Atlantica e finzione-ipotesi di Guerra Globale.
Proteste: «Basta usare l’isola per i conflitti internazionali»

Nessuna routine ma vera prova di muscoli

Nessuna routine. «La guerra in Ucraina sposta tutto sul piano immediatamente operativo, o quasi, a un passo dal possibile scontro con il nemico», segnala severo Costantino Cossu sul Manifesto. Le esercitazioni militari che sono in corso dal 3 ottobre al largo delle coste sud orientali della Sardegna -«Mare aperto 22»-, sono fuori dai programmi di addestramento che si svolgono di consueto nelle basi delle forze armate italiane in Sardegna, a Quirra, Teulada e Capo Frasca.

Contrattacco contro chi?

Lo scopo, versione militare, è sempre e solo difensivo. Immaginando sempre un cattivo altro che attacca o minaccia per primo. Versione ufficiale di ‘Mare Aperto 22’, una risposta a un eventuale attacco contro uno dei Paesi membri della Nato. Lo dice chiaro il comunicato con il quale la Us Navy dà l’annuncio delle manovre nelle acque sarde: «Mare 22 è un’esercitazione avanzata, marittima e anfibia. Il suo scopo è addestrare e testare comandi, personale ed equipaggi durante una serie di attività in mare, in uno scenario realistico e multidimensionale».

‘Scenario realistico’

Scenario realistico’ precisano i comandi americani senza andare troppo oltre. Salvo la precisazione niente affatto burocratica, spiegando anche a noi civili che di cose militari poco mastichiamo, che «Mare 22 è un’operazione di difesa collettiva ai sensi dell’articolo 5 dei trattati istitutivi della Nato». L’articolo 5 è quello che impegna tutti i membri dell’Alleanza atlantica a una risposta comune in caso di attacco anche contro uno solo degli aderenti al trattato.

Articolo 5 Nato proprio ora?

Le esercitazioni dureranno sino al 27 ottobre e sono coordinate dalla Marina militare italiana con la portaerei Cavour e altre unità della flotta italiana che incrociano al largo delle coste sarde. Quattromila i militari impegnati e una cinquantina tra navi e sottomarini. Uno schieramento di forze massiccio che non opera soltanto in Sardegna. Secondo quanto si legge sul sito della Difesa, Marina militare italiana e forze navali dell’Alleanza atlantica si eserciteranno anche tra Adriatico, Ionio, Tirreno e Canale di Sicilia.

‘Combattimento ad alta intensità’

La Difesa all’attacco. «Le attività prevedono – informa la Difesa – combattimento ad alta intensità, lotta contro minacce convenzionali e asimmetriche, raid su siti costieri d’interesse, sicurezza marittima, controllo dei fondali. In volo anche diverse unità dell’Aeronautica militare, tra cui i caccia Eurofighter, gli F35 nelle versioni A e B, i cargo C27J e i velivoli radar Caew G550».

E la bombe atomiche in casa

Ma non c’è soltanto la Sardegna coinvolta nelle attività della Nato in Italia legate alla crisi Ucraina. Secondo quando rivelato l’altro ieri da alcune testate, lunedì o martedì prossimo in un bunker sotterraneo nelle campagne bresciane due bombe nucleari tattiche verranno tolte dagli scrigni corazzati. «Avieri americani– scrive la Repubblica – simuleranno le procedure di attivazione delle testate, poi formalizzeranno la consegna ai militari italiani».

Aerei italiani con l’atomica

Gli ordigni in realtà non lasceranno la base, ma, precisa Cossu, «nel giro di pochi minuti una coppia di caccia Tornado dell’Aeronautica decollerà dalla pista di Ghedi simulando un’incursione per sganciare quelle armi atomiche. La stessa scena avverrà nell’aeroporto statunitense di Aviano e in altre installazioni tedesche, olandesi, belghe e turche: «tutto il dispositivo nucleare tattico della Nato in Europa si mobiliterà come se fosse arrivato il giorno dell’Armageddon».

Minacce ostentate e proteste

La simulazione proseguirà per tutta la settimana: «Un carosello di jet supersonici e comandi in allarme rosso dimostrerà di essere pronto a colpire con le bombe più devastanti. I cieli italiani, soprattutto quelli dell’Adriatico a nord di Pescara, saranno il teatro principale delle manovre: nel nostro Paese sono custoditi almeno trenta ordigni tattici».

Autorità civili e pacifisti

Davanti a tutto ciò, ma mai così tanto per forze e durata e ordigni assoluti messi in campo, scendono in campo le organizzazioni antimilitariste sarde, mai come oggi forse potenziali bersagli col resto dell’isola. Domenica, manifestazione a Capo Frasca, davanti ai cancelli del poligono, contro l’uso della Sardegna in funzione della guerra. «Non vogliamo che nella nostra isola siano preparati i conflitti che infiammeranno lo scenario internazionale. Non vogliamo essere complici del sangue che sarà versato».

Tags: esercitazioni Nato Sardegna


“WarNews. L’informazione in guerra”: il Premio Morrione a Torino e online dal 26 al 29/10

Tornano a Torino e online da mercoledì 26 a sabato 29 ottobre le giornate del Premio Roberto Morrione per il giornalismo investigativo.  

18 appuntamenti con la partecipazione di 75 speaker, persone esperte provenienti dal mondo del giornalismo, dell’università, della comunicazione e della società civile.

L’associazione Amici di Roberto Morrione ha scelto come tema “WarNews. L’informazione in guerra”. Saranno quattro giornate di incontri, proiezioni e dibattiti per analizzare il ruolo dell’informazione nel contesto attuale, tra guerre, crisi, conflitti noti e dimenticati.

“Ci ritroviamo oggi nel pieno di un conflitto armato in Europa che minaccia catastrofi nucleari. Parlare di “Informazione in guerra” è stata una scelta obbligata, quasi scontata, ma non per questo meno necessaria. Abbiamo voluto farlo chiamando a riflettere tutti quelli coinvolti, a partire dagli inviati, protagonisti delle cronache dai campi di battaglia, fino agli studenti. La prima generazione, dai tempi della II Guerra Mondiale, che si trova a fare i conti con la minaccia di un conflitto globale. Che rischia di ipotecare il loro futuro” spiega Giovanni Celsi, presidente dell’associazione Amici di Roberto Morrione.

Le Giornate sono promosse dall’associazione Amici di Roberto Morrione in collaborazione con la RAI, con il supporto dell’Otto per mille della Chiesa Valdese, della Fondazione Compagnia di San Paolo, Fondazione CRT, della FNSI, dell’Usigrai, dell’Ordine dei Giornalisti, della Fondazione Circolo dei lettori, di OGR Torino, di Articolo 21, di Libera Piemonte e dell’Ordine dei Giornalisti del Piemonte.

Le novità: incontri con le scuole superiori, un nuovo premio dei giovani di Libera alla migliore inchiesta e l’interpretariato nella lingua dei segni.

Gli organizzatori hanno deciso di coinvolgere maggiormente i giovani di Torino e di riservare la prima presentazione delle inchieste alle Scuole Superiori della città. Grazie alla collaborazione con Libera Piemonte, dunque, gli autori e le autrici di questa edizione incontreranno gli studenti e concorreranno con i loro lavori ad nuovo riconoscimento, dal titolo Premio “Inchiesta Libera Giovani”, assegnato proprio dai giovani all’inchiesta che reputeranno migliore.

Per rendere più inclusive le giornate, da quest’anno è previsto l’interpretariato nella lingua dei segni degli eventi del pomeriggio e della sera di venerdì e sabato al Circolo dei Lettori e della serata più attesa, quella di premiazione, di sabato 29 ottobre in OGR. Il servizio di interpretariato sarà a cura dell’Ente Nazionale Sordi e della società cooperativa Segni di Integrazione Piemonte.

Il fotografo Francesco Zizola riceverà il Premio Baffo Rosso 2022, mentre il Testimone del Premio Roberto Morrione 2022 è assegnato a Chiara Cazzaniga, giornalista di Chi l’ha visto Rai3. Mauro Biani disegnerà delle vignette speciali, ispirate dalle cinque inchieste finaliste. Le vignette verranno mostrate durante la serata di premiazione.

Dopo mesi di lavoro e silenzio, durante le giornate vengono presentate in anteprima nazionale le inchieste finaliste della undicesima edizione del Premio Morrione. Sarà inoltre possibile durante le quattro giornate vederle in anteprima e in esclusiva registrandosi nel sito www.premiorobertomorrione.it

Premio Roberto Morrione il 12 Ottobre 2022. Cultura, Diritti, Giovani,


Exit mobile version