Rassegna web di nandocan magazine
Fazio lascia la RAI
A me personalmente, da qualche anno a questa parte, Fabio Fazio non piace gran che. Pur riconoscendone il merito nel catturare e mantenere l’attenzione del grande pubblico con la grata partecipazione dei personaggi da intervistare, l’eleganza ossequiosa e i toni caramellosi del suo modo di domandare sono diventati col tempo e con il crescere dell’auditel sempre più lontani dal mio ideale di giornalista televisivo. Quello che pone preferibilmente domande che l’interlocutore non si aspetta, anche mettendolo in imbarazzo ma costringendolo ad uscire dall’ovvio e dal risaputo.
Ciò detto, una volta che diamo per scontato il carattere nazional popolare della RAI, mi pare inevitabile che Fabio Fazio garantisca più entrate pubblicitarie di pur bravissimi colleghi come Corrado Iacona o Milena Gabanelli. Così come mi pareva doveroso che un servizio pubblico radiotelevisivo, distinguendosi dalla tv commerciale, grazie anche ai maggiori incassi del primo garantisse una più utile presenza degli altri sia in prima che in seconda serata. Prendo atto che da questo punto di vista la Rai tv del governo inaugurata da Renzi fa ora peggio perfino della vecchia Rai dei partiti. (nandocan)
Ma non c’è da stupirsi

di Massimo Marnetto
Il canone Rai è aumentato, senza che ce ne accorgessimo. Il trucco è semplice: l’importo rimane uguale, ma si riduce l’offerta. E’ quello che è accaduto con la notizia della soppressione di Che Tempo Che Fa, una trasmissione con dei limiti (un Fazio intervistatore prudentissimo, la Littizzetto un po’ ripetitiva, la Lagerback d’arredamento…), ma comunque con ospiti spesso (non sempre)interessanti.
Non c’è da stupirsi: è lo stesso fenomeno che vediamo nei supermercati con le scatole di biscotti meno piene, ma allo stesso prezzo. Quindi, prepariamoci a un palinsesto Rai sempre più modesto, convenzionale e filogovernativo. L’ideale per far emergere i mediocri di bella presenza e diffondere servizi rilassanti nei tg sul ”tutto esaurito”negli alberghi e il traffico intenso con file ”lunghe ma scorrevoli’‘. Per i disfattisti che lavano i panni in piazza per rovinare il buon nome della Nazione non c’è più posto.
I partiti politici sono stupidi?

di Giovanni Lamagna
Nel libro/intervista “La speranza oggi” (Mimesis Minima 2019), a pag. 66, Sartre afferma: “… io ritengo che ogni partito sia necessariamente stupido”. Personalmente concordo parecchio e in buona sostanza con questa affermazione; e vorrei spiegare perché.
Perché un partito è un’organizzazione; e come tutte le organizzazioni prevede ed ha al suo interno delle gerarchie più o meno rigide. I vecchi partiti comunisti avevano addirittura un’organizzazione di tipo quasi militare. Ora dove ci sono gerarchie vengono fatalmente a costituirsi meccanismi di fidelizzazione e di burocratizzazione. E più le gerarchie sono rigide più questi meccanismi ovviamente sono fatali e automatici.
Tutti sappiamo che i fidelizzati e i burocrati sono per loro natura “persone” che tendono a sacrificare (nel migliore dei casi a depotenziare, nel peggiore a mettersi totalmente sotto i piedi) la loro intelligenza. Per fare contenti i loro capi/dirigenti e ottenerne in cambio vantaggi personali, dei più vari. Ecco spiegato perché concordo in buona sostanza (fatte salve lodevoli eccezioni, che però confermano la regola) con quanto affermato da Sartre sui partiti politici.
Turchia al ballottaggio, Erdogan in testa, caccia ai voti degli ultranazionalisti di Ogan
da Remocontro
Non ha vinto nessuno dei due. Presidenziali turche al ballottaggio, il 28 maggio prossimo. Dati finali: Erdoğan 49.35, Kılıçdaroğlu 45.00, Oğan 5.22. Diventano decisivi i voti andati a Sinan Ogan, destra anti migranti siriani. L’Akp di Erdogan si è anche assicurato, con l’appoggio del partito nazionalista Mhp, la maggioranza nel prossimo Parlamento.

Ballottaggio e incertezza assoluta
Sintesi brutale: i due veri candidati fuori dalla porta presidenziale del 50 per cento più un voto, e ‘vince politicamente’ il terzo incomodo, Sinan Ogan, che farà decidere ai suoi elettori chi sarà il futuro presidente. Quel 5,22 per cento, 2 milioni e 800 mila voti, che diventano decisivi. E qui cominciano i grossi problemi politici non solo turchi. Ogan sembra uscito da una saga di Tolkien: nome, storia e leggende ne fanno un personaggio da prendere con le molle. Si definisce un ‘kemalista di destra’, laico quanto basta, ma non vorremmo avesse altre religioni. Andiamo a scoprirlo.
Chi è Sinan Ogan
Sinan Ogan è di origini azere, vede gli armeni come fumo agli occhi, ha studiato a Mosca (parla russo), conosce Putin “e vuole risolvere il problema dei profughi siriani”, che a milioni si sono rifugiati in Turchia. Ha una base elettorale di acciaio inossidabile, 5,22 ufficiale. E potrebbe far vincere chi se lo sceglie per parente. Con qualche grosso problema per chi se lo prendesse in casa, in una affiliazione ufficiale.
‘Turksam org’
Ogan dirige un think tank di studi strategici, con un bel sito internet. Si chiama ‘Turksam org’, solo che non si capisce bene da quale parte stia. In uno dei report del suo pensatoio, dedicato all’invasione russa dell’Ucraina, viene approfondito il tema della disinformazione e viene citato un personaggio da brividi, che dice:«La propaganda non serve a essere intelligenti, ma serve a vincere». Firmato Joseph Goebbels.
La partita politica da qui al 28 maggio
I partiti fanno sempre più fatica a interpretare i bisogni dei cittadini e le rappresentanze politiche rispecchiano a fatica il ‘melting pot’ di etnie, culture, religioni, laicità, modernismo e tradizioni. Una molteplicità di aspetti che, nei periodi di crisi, fa apparire la società turca frammentata oltremisura. A spiegare in buona parte come Erdogan abbia potuto imporre il suo potere prepotente, ma anche spiccio e furbo. Premessa necessaria, per far capire che l’unica cosa sulla quale concorda l’opposizione, forse anche quella poco frequentabile di Ogan, è di portare il Paese oltre Erdogan. Per poi ripartire da zero. In tutti i sensi.
Puzle democrazia difficile da ricomporre
I sei partiti della coalizione di Kemal Kiliçdaroglu hanno la lodevole intenzione di ristabilire quel clima democratico che Erdogan aveva semidistrutto, dai diritti civili all’indipendenza della magistratura, dal rispetto per gli avversari politici alla tutela delle minoranze, e via di questo passo. Ma le strategie proposte (e i programmi) sono un tantino diversi. Il Presidente candidato, Kemal Kilicdaroglu, è una figura di compromesso, scelto perché non fa ombra a nessuno dei ‘vip’ degli altri partiti.
Mediazioni e compromessi
In un’intervista al Financial Times, Berki Esen, autorevole componente del CHP, il Partito Popolare di Kilicdaroglu, lo giudica “una persona mite, un bravo funzionario statale”, facendo capire che forse il carisma non è la sua principale qualità. Tanto è vero che, a marzo, l’Alleanza anti-Erdogan era quasi saltata, e due figure fondamentali, i sindaci di Istanbul e Ankara, avevano rifiutato di parteciparvi.
- Poi hanno ottenuto la promessa del doppio ‘vicepremierato’ (tutto il mondo è paese) e hanno accettato, così Ekrem Imamoglu e Mansur Yavas sono scesi in campo.
- Ma il vero ‘colpo di teatro’ di Kilicdaroglu (o chi per lui, in casa o all’estero) è stato quello di convincere i curdi a non presentare un loro candidato, e a fare convergere i loro voti sul blocco di opposizione.
Uno sguardo dentro il voto di ieri
La mappa del voto disaggregato mostra tutti i distretti della Turchia orientale e sudorientale colorati in blu, segno che l’opposizione ha fatto il pieno grazie soprattutto all’Alleanza Lavoro e Libertà che rappresenta la minoranza curda. A Van, Dyarbakir, Mardin, Hakkari, per fare un esempio, Kilicdaroglu è stato trascinato proprio da questo martoriato popolo senza patria. Più in generale, per avere un’idea di come si sia suddiviso il voto nazionale su scala territoriale, va sottolineato che, in diverse grandi città, Erdogan è stato sconfitto, specie lungo la linea costiera che dall’Egeo sale fino al Bosforo..
Sconfitta netta a Istanbul, Adana, Adalia, Smirne e, di poco, anche ad Ankara. Adesso la Turchia dovrà attraversare due settimane di fuoco, prima del ballottaggio.
- Reader’s – 30 maggio 2023Con zelo degno di miglior causa, la grande stampa si affretta ad attribuire a una segretaria fresca di nomina l’insuccesso alle recenti amministrative. Trascurando il particolare che altro è guidare un partito al governo e altro all’opposizione. / Effetto Elly per la sconfitta alle amministrative? No, il PD paga ancora l’effetto Renzi. Ovvero un partito indefinito non fuori (alleanze), ma dentro (obiettivi). Come se ne esce? (Marnetto) / Sono disposti gli americani a sacrificare per l’impero? Questo uno degli interrogativi chiave del nostro tempo. La domanda su Limes e le risposte ragionate di Federico Petroni in una non facile sintesi senza nostri tradimenti, speriamo. / L’importanza e la verità dei miti (Lamagna)
- Reader’s – 29 maggio 2023. Rassegna web di nandocan magazineDomenica da morituri, su Rai3. Fazio saluta a esequie avvenute; Annunziata dopo le dimissioni è spacciata; e neanche Augias e Zanchini stanno tanto bene. /F16 all’Ucraina, non ‘l’arma miracolosa’: riciclo dell’usato a ripristino Usa e spese europee (Remocontro) /Lettera aperta a Fausto Bertinotti (Lamagna)
- Reader’s – 29 maggio 2023. Rassegna web di nandocan magazineSono gli stessi ragazzi raccontati come sfaticati, quelli che mentre i governanti tagliano boschi e cementificano le aree alluvionali, asfaltando anche sentieri più sentieri, si pongono il dubbio del futuro, del loro futuro. Sono quelli che mentre il ceto politico del Paese affastella condoni e altre forme di costruzioni assurde, ponti inutili e opere faraoniche, getta vernice lavabile per dire al mondo: ci siamo anche noi. E mentre sale l’onda mediatica del disprezzo per azioni simboliche per il bene comune di tutti, crescono i silenzi sulle cause dello sfacelo italiano, ribadisco: sfacelo culturale, amichettistico, ambientale, affaristico. / MELONI: “Libereró la cultura dal potere intollerante della sinistra”(Squizzato) / Statue di fango (Marnetto) /Le uniche regole a cui dovrebbe obbedire la nostra coscienza.(Lamagna)
- Reader’s – 27 maggio 2023Personaggi in vetrina.I colleghi che mi hanno conosciuto in RAI in tempi remoti, a cominciare da quelli del Tg2 come Sergio Criscuoli, sanno quanto il tema da lui indicato nel titolo che segue mi sia familiare. Aggiungo allora una mia breve considerazione ai commenti pubblicati in questi giorni sull’uscita dall’azienda di “personaggi televisivi ad alto indice di gradimento”. Una lunga esperienza mi dice che la popolarità di questi ultimi si raggiunge molto difficilmente, per non dire mai, senza meriti professionali ma neppure in assenza di una carriera, breve o lunga che sia, affidata al compromesso con metodi e sistemi oggii variamente esecrati…/RAI: uomini, donne, stagioni e “costituzione materiale” (Criscuoli) / La madonnella degli evasori (Marnetto) /La mafia all’ombra della guerra. Timori Usa sull’intraprendenza dei servizi segreti ucraini (Remocontro) / Noi e la vecchiaia (Lamagna)
- Reader’s – 26 maggio 2023ANCHE LA DESTRA OCCUPA LA RAI. Lo sapevamo. L’occupazione della RAI da parte del governo di destra, con la nomina dei nuovi vertici delle testate giornalistiche (gli altri seguiranno a scala), era soltanto questione di tempo. Questo infatti prevede la riforma Renzi, che affida tutti i poteri a un A.D. indicato da Palazzo Chigi, aggravando ulteriormente quella lottizzazione politica da parte dei partiti di maggioranza che è storia di sempre.Per l’Usigrai le nomine di ieri sono “inaccettabili e senza prospettiva” / INTANTO (Marnetto) / Venti anni di armi italiane in Medio Oriente e Nord Africa (Remocontro)