Rassegna web di nandocan magazine
Piero Orteca commenta oggi con apparente realismo la rincorsa delle grandi potenze agli armamenti nucleari, ma anche lui ne scrive come se questa fosse davvero una garanzia attendibile per evitare la catastrofe del pianeta. Altri, come il sottoscritto, pensano invece che non lo sia affatto e considerano illusoria l’idea che una guerra “convenzionale” tra due potenze nucleari, magari corretta con l’uso “moderato” (sic) di armi nucleari “tattiche”, possa rappresentare un “male minore” da far rientrare nel novero delle strategie possibili. Del resto si ammette, come scrive Orteca, che “i rischi di ‘miscalculation’, di una guerra, cioè, scoppiata perché si è premuto il bottone sbagliato, sono elevati“.
Ma se siamo ancora a questo punto è anche perché il sistema capitalistico non consente di immaginare una riduzione degli enormi profitti (con relativa capacità di convincere) consentiti ogni anno all’industria e al commercio delle armi. Figurarsi, in Italia siamo arrivati a fingere di non vedere un conflitto di interessi perfino ai gradi più alti del ministero della difesa.
Noi invece restiamo dell’opinione che soltanto una trattativa determinata, onesta e responsabile per il disarmo nucleare controllato, da intrapendere al più presto possibile, possa prospettare una pace durevole. Il giorno in cui cesseremo di considerarla una proposta “utopistica” potremo cominciare ad avere dei sonni tranquilli, non prima (nandocan)
Cina potenza nucleare per difendersi ed esercito per vincere una guerra convenzionale
Piero Orteca su Remocontro
Con la guerra in Ucraina ad esaurimento di vite e di risorse, chi si contende il dominio del mondo è già passato ad altro, lasciando all’Europa e a Mosca l’oneroso finale di tragedia dopo aver schierato la Nato praticamente alle porte di Mosca. E quando Niall Ferguson ha scritto che dietro la guerra in Ucraina c’è l’ombra della Cina, forse aveva ragione. La strategia geopolitica americana e le sue ricadute militari sono completamente cambiate, negli ultimi cinque anni. Il Segretario alla Difesa, Lloyd Austin, alla fine dell’anno scorso. «La Cina rimane il nostro principale concorrente strategico per i prossimi decenni». Ma che succede realmente sui due fronti militari?
In una guerra convenzionale, Usa a perdere, temono gli stessi americani.

Il mondo armato letto dalla Cina
Pechino si è convinta di poter affrontare, sostenere e vincere una eventuale guerra convenzionale con gli Stati Uniti, combattuta nel Mar cinese meridionale, per occupare l’isola di Taiwan. L’unica discriminante necessaria, il fattore dissuasivo per impedire un insostenibile confronto sul piano nucleare, è però quello di avere una sufficiente forza di deterrenza atomica.
Deterrenza nucleare
Solo nel 2022, i satelliti hanno rivelato la moltiplicazione dei silos per missili balistici, nelle aree desertiche della Cina occidentale. Si parla di oltre 120 nuove istallazioni, tutte in grado di contenere vettori capaci di raggiungere gli Stati Uniti. Gli esperti avvertono che la situazione di pericolo, nascente dalla contrapposizione Usa-Cina, è superiore a quella che si aveva, anche ai tempi della Guerra fredda, tra Washington e Mosca.
E i rischi di ‘miscalculation’, di una guerra, cioè, scoppiata perché si è premuto il bottone sbagliato, sono elevati.
La guerra per sbaglio
Non esiste un trattato per il controllo degli armamenti con Pechino. Attualmente, le stime attribuiscono alla Cina poche centinaia di testate atomiche, che dovrebbero arrivare a mille entro il 2030. Intanto, secondo gli analisti, i silos cinesi filmati dai satelliti sono in grado di ospitare i missili intercontinentali DF-41, studiati per raggiungere la terra ferma degli Stati Uniti. In molti pensano che, alla base dell’evoluzione della dottrina sulla sicurezza nazionale di Pechino, ci sia una mutata percezione dell’atteggiamento diplomatico americano.
Troppa ‘America first’ sul mondo
Ed elencano prima la ventata neoprotezionistica (e i dazi doganali) di Trump, poi il famoso discorso di Matt Pottinger (National Security Council) sul possibile rovesciamento del Partito comunista cinese e, infine, la clamorosa conferma ‘ufficiale’, suggellata da Biden: «La Cina nemico pubblico numero uno degli Stati Uniti».
Taiwan solo il detonatore
Certo, il detonatore resta Taiwan. Ma bisogna anche ricordare che il confronto Cina-Usa è molto più ampio, e tocca due modelli sociali ed economici agli antipodi, che si riverberano sugli scenari geopolitici del pianeta. In una delle prime interviste, dopo il suo insediamento alla Casa Bianca, Biden dichiarò, corto e netto, «che non avrebbe mai consentito che la Cina diventasse la prima potenza economica e tecnologica mondiale».
Il radicale cambiamento ‘in corsa’ della strategia di difesa Usa, così come è stato illustrato lo scorso ottobre dal capo del Pentagono, Lloyd Austin, riflette questa nuova visione dei rapporti di forza internazionali.
Ucraina guerra d’assaggio
La guerra in Ucraina e la ritrosia Usa a evitare qualsiasi confronto diretto con la Russia, potenza nucleare, hanno convinto Xi Jinping che l’ombrello atomico può benissimo delimitare un eventuale conflitto per Taiwan nell’alveo convenzionale. Anche perché Biden, nel marzo dell’anno scorso, si è rimangiato la promessa di non usare per primo armi nucleari. In quell’occasione ha detto che gli Stati Uniti non escludevano di ricorrervi «in casi estremi».
Per questo il leader cinese ha impartito direttive precise con precedenza assoluta: accelerare la nuclearizzazione delle forze armate cinesi, per tenere un eventuale conflitto per Taiwan nell’ambito convenzionale.
Guerra convenzionale, Usa a perdere
In quel caso, secondo gli analisti militari, Washington sarebbe sfavorita, vista la lontananza delle basi più importanti e l’estrema lunghezza delle linee di rifornimento.
Filippine, Guam, Giappone, Corea i bersagli
È probabile, che in caso di conflitto con la Cina, le prime a essere attaccate siano le installazioni Usa nelle Filippine, a Guam, nel Giappone e nella Corea del Sud. La chiave, dunque, per Pechino, è riuscire ad avere una deterrenza nucleare sufficiente a dissuadere Biden dal fare mosse avventate, perché sul piano convenzionale Xi è sicuro di farcela.
Potenza nucleare Usa da paura
L’arsenale nucleare americano. Secondo il rapporto ‘Nuclear Noteboook 2021’, «gli Stati Uniti hanno complessivamente 3.800 testate nucleari, delle quali 1.800 dispiegate». Alle quali si aggiungono 1.750 testate smantellate: un inventario totale di circa 5.550 testate nucleari. «Delle circa 1.800 testate schierate – prosegue il rapporto – 400 sono missili intercontinentali terrestri, 1.000 sono su sottomarini, 300 sono su bombardieri delle basi degli Stati Uniti e 100 bombe tattiche, dislocate nelle basi europee».
Risposta cinese a un attacco nucleare
«Sviluppi recenti – scrive il Wall Street Journal- suggeriscono che la Cina stia ponendo maggiore enfasi sulla capacità di rispondere a un attacco nucleare. Pechino sta costruendo un sistema di allerta precoce per rilevare i missili in arrivo con l’assistenza russa, secondo il Pentagono, e nel febbraio 2021 ha lanciato un satellite che dovrebbe fungere da sensore spaziale per i vettori»
Per Caitlin Talmadge, professore di Studi sulla sicurezza alla Georgetown University, tenendo conto anche dei missili ipersonici sviluppati dai tecnici cinesi, che non sono intercettabili, in pratica il messaggio di Xi Jinping a Biden è chiaro: stai attento a quello che fai, perché la nostra rappresaglia potrebbe arrivare a distruggere le città americane.
Vapori di consenso

di Massimo Marnetto
Senza la protezione speciale che il Governo vuole abolire, molti migranti diverranno clandestini. Nel migliore dei casi schiavi in nero; nel peggiore, manovalanza per la malavita. Dietro a questa scelta aberrante, fortemente voluta dalla Lega, c’è la logica della ”ruspa”: cancellare una tutela, per rimuovere un problema. Anzi, Salvini e soci si aspettano di più: vedere vagare nei parchi e stazioni questi disperati senza permesso di soggiorno provocherà ancor più insicurezza diffusa, l’elemento rovente su cui versare politiche securitarie per ottenere vapori di consenso.
La sinistra denunci questo provvedimento disumano e dannoso. E si batta per la filiera accoglienza-formazione-lavoro-inclusione. Abbiamo bisogno di lavoratori in molti settori. Importiamo persino i preti. Non ha senso trasformare persone arrivate con aspirazioni sane di vita, in clandestini abbrutiti. Ma la destra non vede i vantaggi mediati e preferisce i divieti immediati. I semplici si fidano solo della violenza.
La riforma pensioni imposta da Macron ora è bomba sociale innescata
da Remocontro
Monta la rabbia in Francia. Via libera del Consiglio costituzionale alla contestata e autoritaria riforma delle pensioni, bocciata anche la richiesta di referendum. La decisione dei ‘saggi’ è una bomba sociale, denunciano i sindacati che respingono l’invito di Macron all’Eliseo e promettono un 1° maggio di lotta.
Nessuna sorpresa per l’annuncio dei «vecchi destri che decidono per milioni di persone». Parigi ribolle, blocchi e azioni in tutto il paese. Parola d’ordine, «tracimare»

Place de la discorde
La riforma delle pensioni a 64 anni è approvata nella sostanza, mentre la domanda di referendum è respinta. È la sentenza del Consiglio Costituzionale, presieduto dall’ex primo ministro socialista Laurent Fabius. «La decisione dei saggi è una bomba sociale, come benzina per l’Atto II della protesta –avverte Anna Maria Merlo sul Manifesto-. Più di 130 manifestazioni erano in corso ieri pomeriggio in tutta la Francia, in attesa del Consiglio Costituzionale. Alla comunicazione della decisione, le piazze sono esplose, con alcuni scontri in serata in varie città e repressione della polizia».
Per il referendum presentato dalla sinistra resta aperto uno spiraglio: una seconda domanda di referendum è stata presentata giovedì, giuridicamente redatta meglio della prima, il Consiglio Costituzionale ha fatto sapere che la decisione sarà resa nota il 3 maggio prossimo.
Lotta continua e sempre più dura
- «La lotta continua» ha reagito Jean-Luc Mélenchon della France Insoumise, il Consiglio Costituzionale «mostra che è più attento ai bisogni della monarchia presidenziale che a quelli del popolo sovrano».
- Mathilde Panot, presidente del gruppo all’Assemblée nationale, aggiunge che si tratta di «un precedente pericoloso».
- Per Marine Le Pen, «la sorte della riforma non è decisa» e ha promesso che una volta al potere l’abrogherà.
- Per Fabien Roussel del Pcf è «una sberla, adesso siamo su un vulcano».
- Marine Tondelier, segretaria di Europa-Ecologia, parla di «impasse democratica»,dopo la sentenza dei saggi «la riforma è legale ma più che mai illegittima».
- Per Olivier Faure segretario del Partito socialista, è «delusione, ma non resa, la battaglia continua. La sinistra pensa a una petizione con raccolta di firme per chiedere un referendum».
LEGGI TUTTO
- Reader’s – 30 maggio 2023Con zelo degno di miglior causa, la grande stampa si affretta ad attribuire a una segretaria fresca di nomina l’insuccesso alle recenti amministrative. Trascurando il particolare che altro è guidare un partito al governo e altro all’opposizione. / Effetto Elly per la sconfitta alle amministrative? No, il PD paga ancora l’effetto Renzi. Ovvero un partito indefinito non fuori (alleanze), ma dentro (obiettivi). Come se ne esce? (Marnetto) / Sono disposti gli americani a sacrificare per l’impero? Questo uno degli interrogativi chiave del nostro tempo. La domanda su Limes e le risposte ragionate di Federico Petroni in una non facile sintesi senza nostri tradimenti, speriamo. / L’importanza e la verità dei miti (Lamagna)
- Reader’s – 29 maggio 2023. Rassegna web di nandocan magazineDomenica da morituri, su Rai3. Fazio saluta a esequie avvenute; Annunziata dopo le dimissioni è spacciata; e neanche Augias e Zanchini stanno tanto bene. /F16 all’Ucraina, non ‘l’arma miracolosa’: riciclo dell’usato a ripristino Usa e spese europee (Remocontro) /Lettera aperta a Fausto Bertinotti (Lamagna)
- Reader’s – 29 maggio 2023. Rassegna web di nandocan magazineSono gli stessi ragazzi raccontati come sfaticati, quelli che mentre i governanti tagliano boschi e cementificano le aree alluvionali, asfaltando anche sentieri più sentieri, si pongono il dubbio del futuro, del loro futuro. Sono quelli che mentre il ceto politico del Paese affastella condoni e altre forme di costruzioni assurde, ponti inutili e opere faraoniche, getta vernice lavabile per dire al mondo: ci siamo anche noi. E mentre sale l’onda mediatica del disprezzo per azioni simboliche per il bene comune di tutti, crescono i silenzi sulle cause dello sfacelo italiano, ribadisco: sfacelo culturale, amichettistico, ambientale, affaristico. / MELONI: “Libereró la cultura dal potere intollerante della sinistra”(Squizzato) / Statue di fango (Marnetto) /Le uniche regole a cui dovrebbe obbedire la nostra coscienza.(Lamagna)
- Reader’s – 27 maggio 2023Personaggi in vetrina.I colleghi che mi hanno conosciuto in RAI in tempi remoti, a cominciare da quelli del Tg2 come Sergio Criscuoli, sanno quanto il tema da lui indicato nel titolo che segue mi sia familiare. Aggiungo allora una mia breve considerazione ai commenti pubblicati in questi giorni sull’uscita dall’azienda di “personaggi televisivi ad alto indice di gradimento”. Una lunga esperienza mi dice che la popolarità di questi ultimi si raggiunge molto difficilmente, per non dire mai, senza meriti professionali ma neppure in assenza di una carriera, breve o lunga che sia, affidata al compromesso con metodi e sistemi oggii variamente esecrati…/RAI: uomini, donne, stagioni e “costituzione materiale” (Criscuoli) / La madonnella degli evasori (Marnetto) /La mafia all’ombra della guerra. Timori Usa sull’intraprendenza dei servizi segreti ucraini (Remocontro) / Noi e la vecchiaia (Lamagna)
- Reader’s – 26 maggio 2023ANCHE LA DESTRA OCCUPA LA RAI. Lo sapevamo. L’occupazione della RAI da parte del governo di destra, con la nomina dei nuovi vertici delle testate giornalistiche (gli altri seguiranno a scala), era soltanto questione di tempo. Questo infatti prevede la riforma Renzi, che affida tutti i poteri a un A.D. indicato da Palazzo Chigi, aggravando ulteriormente quella lottizzazione politica da parte dei partiti di maggioranza che è storia di sempre.Per l’Usigrai le nomine di ieri sono “inaccettabili e senza prospettiva” / INTANTO (Marnetto) / Venti anni di armi italiane in Medio Oriente e Nord Africa (Remocontro)