Rassegna web di nandocan magazine
A questo paradosso ha condotto una politica estera dell’Unione Europea completamente succube degli Stati Uniti. Che gli ultimi arrivati come la Polonia prendono a rivendicare la leadership dell’Unione in nome di questa dipendenza privilegiata. Addirittura auspicando, come nel caso della Romania, una maggiore presenza politico-militare americana e occidentale nella regione del Mar Nero. Che cosa aspettino i Paesi fondatori a reagire mostrandosi più uniti tra loro e meno proni alle direttive di Washington è davvero un mistero (nandocan)
Nuova Europa contro Vecchia Europa tra millanterie e interessi
da Remocontro
Il primo ministro della Polonia Mateusz Morawiecki in visita ufficiale negli Stati Uniti, in risposta ai recenti commenti del presidente della Francia Emmanuel Macron sulla necessità di una «autonomia strategica europea» ha dichiarato: «La Vecchia Europa ha fallito, la Polonia è leader della Nuova Europa».
La Romania sempre più base Nato-americana e l’Ungheria che si riscalda con petrolio, gas e nucleare russo.

Morawiecki ‘sparagrosse’
L’ex economista di Breslavia che voleva reintrodurre la pena di morte in Europa, questa volta ha salutato gli attuali legami tra Varsavia e Washington come «i migliori della storia» e ha ribadito la determinazione del suo governo a rendere l’esercito dell’Aquila Bianca «il più forte d’Europa. La Polonia mira quindi a costruire un partenariato strategico a tutti i livelli con gli Stati Uniti», registrando, a detta di Morawiecki, «l’approvazione del Numero Uno». O Padreterno per la Polonia bigotta, o Biden per ‘sparagrosse Mateusz’.
Con Biden in Irlanda, solo Kamala
In un tweet, Mateusz Morawiecki ha ringraziato la vicepresidente Kamala Harris, la sola accoglienza ottenuta, aggiungendo che gli Stati Uniti e la Polonia «condividono gli stessi obiettivi geopolitici ed economici, nonché gli stessi valori». Un’ulteriore frecciata all’insubordinato Macron e alle più dubbiose cancellerie dell’Europa occidentale.
Michele Marsonet più prudente
Prima di Macron De Gaulle. «E’ dai tempi di Charles De Gaulle che Parigi tenta di assumere un ruolo di mediazione tra Stati Uniti da un lato, e potenze autoritarie dall’altro», scrive Marsonet. «Il problema in fondo è semplice. Un conto è ‘sentirsi’ grande potenza, un altro è esserlo realmente». Scritta per la Francia di Macron va bene dieci volti di più per la Polonia di Mateusz Morawiecki. Ricordando al mondo distratto che «Pur avendo perduto l’impero, la Francia mantiene un arsenale nucleare discreto», anche se non certo paragonabile a quello americano, russo o cinese.
Il problema Bruxelles
Ma forse il problema non è Parigi ma Bruxelles.«Ursula von der Leyen ha accompagnato a Pechino il presidente francese ma, come in altre precedenti occasioni, ha fatto la figura della bella statuina». La presidenza della Commissione europea contava molto quando c’era Angela Merkel. Con Ursula, indicata proprio dalla ex cancelliera, ha perduto buona parte della sua importanza. «Qualcuno ha per «esempio capito cosa pensa la von der Leyen della sparata del presidente francese?».
Post sovietici ‘americani’: Romania
In questi venti di guerra sui confini con la Russia la Romania ha annunciato che «l’ammodernamento dell’Aeronautica militare proseguirà con l’acquisto degli F-35 di ultima generazione». Da subito uno squadrone di almeno sedici F-35a, per arrivare a ventiquattro, soldi permettendo, e non prima del 2030 perché servono infrastrutture a terra che Bucarest non ha. Nel frattempo l’usato sicuro dalla Norvegia ben 32 F-16 di seconda mano, «fase intermedia prima dell’acquisizione di aerei di quinta generazione e della formazione di piloti d’élite».
Base aerea Usa di Câmpia Turzii, Transilvania
I primi F-35a romeni atterreranno nella base aerea di Câmpia Turzii, in Transilvania, recentemente rinnovata con soldi americani (130 milioni di dollari). Partenariato strategico con gli Stati Uniti, la Romania cerca da diversi anni di rimarcare l’esigenza di una maggiore presenza politico-militare americana e occidentale nella regione del Mar Nero. «In un futuro prossimo, gli stessi cacciabombardieri a capacità nucleare di proprietà romena potrebbero tramutarsi in asset fondamentali per l’impero a stelle e strisce, qualora il Pentagono optasse per il trasferimento in loco di bombe atomiche aria-terra», avverte Mirko Mussetti su Limes.
Ungheria a energia russa
I colloqui in materia energetica tra Ungheria e Russia vanno controcorrente rispetto all’approccio sanzionatorio verso Mosca promosso da Bruxelles e diligentemente adottato da ventisei cancellerie comunitarie.
Il ministro degli Esteri dell’Ungheria Péter Szijjártó a Mosca. «L’approvvigionamento energetico dell’Ungheria richiede un trasporto ininterrotto di gas, petrolio e combustibile nucleare. E la cooperazione energetica ungherese-russa deve essere ininterrotta. Non ha nulla a che fare con le preferenze politiche, ma riguarda semplicemente la fisica». Budapest continua a ricevere petrolio russo dall’oleodotto Družba (Amicizia) e gas naturale via diramazione serbo-bulgara di TurkStream, mentre la centrale nucleare di Paks -l’unica del paese, che con i suoi quattro reattori d’origine sovietica genera metà dell’elettricità ungherese-, utilizza materiale fissile della Federazione.
Lula in Cina, l’Altra America che vuole un mondo non solo americano
Piero Orteca su Remocontro
Il presidente brasiliano Lula in Cina accompagnato da 300 imprenditori, in visita a quello che dal 2009 è il principale socio commerciale del Brasile. Almeno 20 gli accordi bilaterali, commerciali e tecnologici, che verranno firmati, tra cui la costruzione del Cbers-6, il sesto satellite realizzato in collaborazione tra i due paesi, per monitorare la foresta amazzonica.
Non solo affari ma anche Ucraina, con un piano di pace brasiliano che Lula ha in valigia, su cui ottenere il decisivo sostegno cinese.

La Cina con l’amico Lula e con il Brasile
Un Paese immenso, che ha bisogno di infrastrutture, di reti telematiche e di capitali per poterle realizzare. Tutto questo è il Brasile di Lula. E altro ancora. Perché il suo peso specifico, nello scenario geopolitico internazionale, è rilevante e sposta equilibri. Insomma, il Brasile ‘conta’, e il fatto che il suo redivivo Presidente, Luis Inàcio Lula da Silva, vada in visita ufficiale in Cina, oltre ai fatti che verranno, apre la strada a una serie di supposizioni.
Un altro pezzo d’America arrabbiato
Innanzitutto, la visita cade nel momento in cui gli scambi di artiglieria diplomatica, tra Washington e Pechino, hanno raggiunto il massimo della potenza di fuoco. Anzi, forse rischiano anche di degenerare. Xi jinping sta conducendo una controffensiva a tutto campo, con una strategia delle relazioni internazionali che mira a isolare, in successione, gli Stati Uniti ed eventualmente l’Europa. Anche se, il suo vero obiettivo, è quello di spezzare i legami che uniscono, e talvolta incatenano, il Vecchio continente all’alleato americano.
Ucraina e Taiwan
In questo senso, l’Ucraina e Taiwan diventano ‘hot spot’ di uno scontro globale, che si gioca sul tavolo della crescita economica e della tecnologia di ultima generazione. È questo l’obiettivo finale di uno scontro titanico, che vede da un lato gli Usa e l’Occidente e dall’altro il blocco Cina-Russia, fiancheggiato, sempre più da vicino, dai cosiddetti ‘non allineati’. Concetto a geometria variabile, che comprende Paesi come l’India, il Sudafrica, il Brasile, la Nigeria e molte grandi nazioni islamiche. Questo blocco di mezzo, che in effetti, spesso, sotto la superficie di un perbenismo diplomatico di facciata, è alquanto freddino con l’Occidente, riesce a spostare gli equilibri geopolitici di quel tanto che basta.
Il dopo Bolsonaro trumpista
Lula è un Presidente di sinistra, che ha vinto sul discusso ultra conservatore Jair Bolsonaro, grande amico della Casa Bianca dei tempi di Trump. Adesso, in Brasile, il vento è cambiato, proprio per gli antichi legami di Lula con Pechino. È vero, che Lula ha già incontrato Biden e di gran corsa, dopo la sua elezione. Ma quello era un atto dovuto, perché l’America Latina resta sempre un po’ il cortile di casa dei ‘gringos’, e bisogna stare attenti a come ci si muove, per non avere sgradite sorprese, dato che la democrazia, a volte, è sulla bocca di tutti e nel cuore di nessuno.
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C’è altruismo e altruismo.

di Giovanni Lamagna
C’è l’altruismo che nasce da una pienezza e c’è l’altruismo che nasce da un vuoto.
Il primo appartiene a chi ha il cuore pieno, a chi – se non proprio felice – è almeno sereno, a chi ha un buon rapporto con la vita, con il suo tempo, con gli altri e con le cose che fa (a cominciare dal suo lavoro). Il secondo è proprio di chi vive in uno stato di prevalente frustrazione, è scontento di sé, del suo rapporto con gli altri, del suo modo di trascorrere il tempo, del lavoro che svolge.
Nel primo caso la dedizione agli altri è figlia di una eccedenza. Io do agli altri perché avverto il bisogno di condividere la mia pienezza.
So stare da solo.
So stare da solo. Quindi non dipendo dagli altri. Ma mi sento parte del mondo. Quindi non sono un misantropo. Penso che gli altri siano parte di me, anche essendo altro da me. Non posso concepire perciò che la mia pienezza non sia in qualche modo condivisa o che gli altri (almeno in qualche misura) non ne siano partecipi. Il mio amore per gli altri si accompagna all’amore che ho per me: in un certo senso sono le due facce della stessa medaglia. In questo desiderio di dare non c’è nessun senso di colpa, ma solo il piacere (quasi l’erotismo) della condivisione.
Il secondo tipo di altruismo è, invece, figlio delle mie insicurezze e delle mie paure. Non riesco a stare da solo e allora ho bisogno di aggrapparmi agli altri (o alle altre). Non sono sereno; le mie gioie e i miei piaceri sono sempre velati da un’ombra di melanconia; quasi me ne sentissi in colpa. Allora avverto il bisogno (a tratti spasmodico e compulsivo) di dedicarmi agli altri (in certi casi addirittura più che a me stesso/a).
In questo modo spero di guadagnarmene (oltre alla gratitudine) l’affetto, che temo altrimenti non mi sarebbe dato e di cui avverto una antica mancanza di fondo, quasi congenita. In questo caso l’altruismo che mi caratterizza ha i tratti tipici del sacrificio, quasi dell’espiazione.
Non riuscendo a godere fino in fondo dei piaceri e delle gioie (fisiche, emotive, affettive, intellettuali e spirituali) che la vita mi dà, perché per una qualche misteriosa, inconscia ragione me ne sento in colpa, non sento di meritarli, il mio dedicarmi agli altri in qualche modo è come una specie di lavacro, di “giusta” penitenza.
Questi due tipi di altruismo sono, come abbiamo visto, molto diversi tra di loro.
Ognuno di noi potrà facilmente valutare qual è quello più autentico e sano; e quale dei due invece esprima un problema, sia in fondo insano e in parecchi casi non solo non faccia veramente del bene agli altri, ma talvolta faccia addirittura danni.
- Reader’s – 30 maggio 2023Con zelo degno di miglior causa, la grande stampa si affretta ad attribuire a una segretaria fresca di nomina l’insuccesso alle recenti amministrative. Trascurando il particolare che altro è guidare un partito al governo e altro all’opposizione. / Effetto Elly per la sconfitta alle amministrative? No, il PD paga ancora l’effetto Renzi. Ovvero un partito indefinito non fuori (alleanze), ma dentro (obiettivi). Come se ne esce? (Marnetto) / Sono disposti gli americani a sacrificare per l’impero? Questo uno degli interrogativi chiave del nostro tempo. La domanda su Limes e le risposte ragionate di Federico Petroni in una non facile sintesi senza nostri tradimenti, speriamo. / L’importanza e la verità dei miti (Lamagna)
- Reader’s – 29 maggio 2023. Rassegna web di nandocan magazineDomenica da morituri, su Rai3. Fazio saluta a esequie avvenute; Annunziata dopo le dimissioni è spacciata; e neanche Augias e Zanchini stanno tanto bene. /F16 all’Ucraina, non ‘l’arma miracolosa’: riciclo dell’usato a ripristino Usa e spese europee (Remocontro) /Lettera aperta a Fausto Bertinotti (Lamagna)
- Reader’s – 29 maggio 2023. Rassegna web di nandocan magazineSono gli stessi ragazzi raccontati come sfaticati, quelli che mentre i governanti tagliano boschi e cementificano le aree alluvionali, asfaltando anche sentieri più sentieri, si pongono il dubbio del futuro, del loro futuro. Sono quelli che mentre il ceto politico del Paese affastella condoni e altre forme di costruzioni assurde, ponti inutili e opere faraoniche, getta vernice lavabile per dire al mondo: ci siamo anche noi. E mentre sale l’onda mediatica del disprezzo per azioni simboliche per il bene comune di tutti, crescono i silenzi sulle cause dello sfacelo italiano, ribadisco: sfacelo culturale, amichettistico, ambientale, affaristico. / MELONI: “Libereró la cultura dal potere intollerante della sinistra”(Squizzato) / Statue di fango (Marnetto) /Le uniche regole a cui dovrebbe obbedire la nostra coscienza.(Lamagna)
- Reader’s – 27 maggio 2023Personaggi in vetrina.I colleghi che mi hanno conosciuto in RAI in tempi remoti, a cominciare da quelli del Tg2 come Sergio Criscuoli, sanno quanto il tema da lui indicato nel titolo che segue mi sia familiare. Aggiungo allora una mia breve considerazione ai commenti pubblicati in questi giorni sull’uscita dall’azienda di “personaggi televisivi ad alto indice di gradimento”. Una lunga esperienza mi dice che la popolarità di questi ultimi si raggiunge molto difficilmente, per non dire mai, senza meriti professionali ma neppure in assenza di una carriera, breve o lunga che sia, affidata al compromesso con metodi e sistemi oggii variamente esecrati…/RAI: uomini, donne, stagioni e “costituzione materiale” (Criscuoli) / La madonnella degli evasori (Marnetto) /La mafia all’ombra della guerra. Timori Usa sull’intraprendenza dei servizi segreti ucraini (Remocontro) / Noi e la vecchiaia (Lamagna)
- Reader’s – 26 maggio 2023ANCHE LA DESTRA OCCUPA LA RAI. Lo sapevamo. L’occupazione della RAI da parte del governo di destra, con la nomina dei nuovi vertici delle testate giornalistiche (gli altri seguiranno a scala), era soltanto questione di tempo. Questo infatti prevede la riforma Renzi, che affida tutti i poteri a un A.D. indicato da Palazzo Chigi, aggravando ulteriormente quella lottizzazione politica da parte dei partiti di maggioranza che è storia di sempre.Per l’Usigrai le nomine di ieri sono “inaccettabili e senza prospettiva” / INTANTO (Marnetto) / Venti anni di armi italiane in Medio Oriente e Nord Africa (Remocontro)