Flat-Talk
di Massimo Marnetto
Il talk è in crisi. E’ piatto, perché tutte le dichiarazioni sono prevedibili. Il politico del Governo dice che ha ereditato una situazione difficile. Quello di opposizione elenca le contraddizioni. Il professore dice che il problema è a monte. Il sondaggista segnala astensione anomala. L’opinionista avverte che il tema è più complesso. Per rompere questa monotonia si chiama il montanaro, l’astrologo, l’attore, la filosofa, ma la solfa non cambia. Ed è raro sentire un ragionamento e dire: però, non ci avevo pensato (mi capita quando vedo Caro Marziano di Pif).
Per superare il flat-talk propongo uno studio con sconosciuti intelligenti, selezionati tra chi ha esposto un cartello originale in una manifestazione; ha scritto ai giornali una lettera interessante; ha lanciato una petizione di rottura su un portale; sta facendo un’azione civile. Un conduttore valorizza i contenuti intervistando i loro autori. Un ospite qualificato spreme il succo della conversazione. Sigla.
Macelleria Donbass: gli ucraini in grave difficoltà, gli inganni politici attorno

di Ennio Remondino
Soledar, le foto della distruzione: case e scuole in macerie e campi ridotti a distese di crateri. Chi ha conquistato le macerie di Soledar e Bakhmut e di altri resti di città che circondano la regione di Donetsk, nell’est dell’Ucraina? E per ottenere cosa oltre quel territorio marziano?
Per le cose militari depurate delle convenienze politiche (e giornalistiche) del momento, una grave sconfitta che metterebbe a rischio l’intera linea di difesa ucraina nel Donetsk.
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Soledar esiste ancora? E quanti morti dalle due parti?
«È troppo presto per fregarsi le mani. A Soledar è stato fatto un immenso sforzo e tali azioni sono state eroiche e di sacrificio, come in molte altre aree in cui le operazioni offensive sono in corso e proseguiranno», ha affermato il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, a valorizzare ciò che stava accadendo. La caduta di Soledar era stata rivendicata dai mercenari russi del gruppo Wagner e dal presidente dell’autoproclamata Repubblica popolare di Donetsk, Denis Pushilin. Stessa prudenza di Mosca, ma con motivazioni opposte, dal segretario alla Difesa degli Stati Uniti, Lloyd Austin, «Contesto molto fluido con combattimenti davvero violenti, che non consentono di confermare le notizie».
Prudenze parallele per paura di cosa?
Cremlino e Pentagono che frenano nei resoconti dallo stesso campo di battaglia. Di cosa hanno paura o cosa vogliono nascondere, la domanda da farsi. Valutazione strategica di Analisi Difesa: «A Soledar la situazione per gli ucraini era apparsa disperata già da alcuni giorni dopo che le forze russe composte dai ‘musicisti’ del Gruppo Wagner, dalle unità della Repubblica Popolare di Donetsk (DNR) e da unità delle forze aeromobili dell’esercito russo erano avanzate a nord e a sud della città lasciando così solo un corridoio di fuga a nord per il ripiegamento della guarnigione ucraina ancora schierata nel centro città, stimata tra i 500 e mille combattenti».
Pochi i dettagli fatti filtrare dalle autorità di Kiev e dai media europei, generalmente poco propensi a raccontare le sconfitte ucraine, come annota Gianandrea Gaiani.
La conquista della regione di Donetsk
Ma è proprio da fonti ucraina che si riesce a capire la portata di un macello altrimenti incomprensibile anche nella follia di questa guerra ormai feroce. «Il nemico focalizza i suoi sforzi per cercare di riconquistare completamente la regione di Donetsk, conducendo operazioni in direzione di Bakhmut. Il nemico cerca di prendere il controllo della città di Soledar e delle vie di rifornimento delle unità ucraine, soffrendo pesanti perdite. La battaglia è in corso». Tradotto dal politichese militare con obbligo di bugia, l’esercito ucraino è in ritirata e cerca di salvare il salvabile, di fronte ad una quantità di perdite da ambedue le parti, da paura, da orrore.
Le perdite sempre e solo in casa avversaria
Sulle perdite subite dagli ucraini in questa battaglia fonti indipendenti russe riferiscono di circa 6/7 mila morti e 18 mila feriti riferendo che nel dedalo di gallerie delle miniere di sale sono stati trovati molti corpi abbandonati, come accadde nei sotterranei dell’acciaieria Azovstal a Mariupol. Da fonti militari ucraine si stima che la battaglia di Soledar sia costata a Kiev circa 14 battaglioni, fonti citate da Russia Today riferiscono addirittura di 20/25 mila morti e feriti dall’autunno scorso. Fonti decisamente di parte, dati che è impossibile al momento verificare né certo potranno farlo fonti neutrali.
Restano le immagini sui canali Telegram di mezzi occidentali forniti agli ucraini distrutti nella battaglia, inclusi veicoli protetti 4×4 Lince italiani, blindati leggeri VAB francesi e cingolati M113, spiega chi sa leggere queste cose.
Battaglia più o meno importante se vinci o se perdi
Da Kiev il tentativo di sminuirne la portata strategica della battaglia che invece, osservatori militari terzi segnalano come ‘seconda linea difensiva del Donbass’, con la città chiave di Bakhmut. A favorire i sospetti sul tentativo di ridurre la portata di quanto accaduto, il portavoce del Consiglio per la sicurezza USA, John Kirby, secondo cui «Se anche Bakhmut dovesse cadere in mano russa, questo non avrà un impatto strategico sulla guerra e non fermerà gli ucraini nel loro sforzo per la riconquista dei territori occupati». Excusatio non petita… Da Analisi Difesa: «Minimizzazioni che potrebbero indicare la consapevolezza di Washington che l’intera linea di difesa ucraina nel Donetsk è compromessa».
A rischio l’intera linea difensiva ucraina
La perdita di Soledar rende ancora più precaria la situazione delle truppe di Kiev a Bakhmut (Artemovsk), 10 chilometri più a nord, la cui caduta imporrebbe agli ucraini di ritirarsi rapidamente verso un’ultima linea difensiva nella regione di Donetsk, la valutazione militare oggettiva. Ma la logica della politica non coincide spesso con le realtà militari. «La decisione del presidente Zelensky di non cedere un solo metro di territorio ha costretto l’esercito ucraino ad alimentare il fronte in questo settore con un continuo afflusso di brigate sottratte ad altri fronti quali Kherson e Zaporizhzhia. Le stime riferiscono di 12/15 mila caduti da agosto a Bakhmut».
Nei giorni scorsi erano circolate voci circa le reiterate pressioni dei vertici militari ucraini, in testa il capo di stato maggiore, generale Valerii Zaluzhnyi, per indurre Zelensky ad autorizzare il ritiro da Soledar e Bakhmut.
L’Atlantismo felpato del Presidente Mattarella

di Domenico Gallo
Nel messaggio di fine anno il Presidente Mattarella è riuscito ad esprimere l’approvazione totale per la guerra per procura combattuta dalla NATO contro la Federazione russa senza eccitare gli spiriti all’odio antirusso come fanno i divulgatori dello spirito bellico.
Nel messaggio di fine anno del Presidente Mattarella, quello che mi ha veramente entusiasmato è questo passaggio:
“« L’Italia, a mio avviso, deve essere nel mondo portatrice di pace: si svuotino gli arsenali di guerra, sorgente di morte, si colmino i granai, sorgente di vita per milioni di creature umane che lottano contro la fame. Il nostro popolo generoso si è sempre sentito fratello a tutti i popoli della terra.”
Nooo! Ho sbagliato Presidente, quello era il messaggio di fine anno (1978) di Sandro Pertini.
Un uomo che aveva conosciuto le carceri del fascismo, l’orrore della guerra e aveva guidato la Resistenza. Quindi comprendeva perfettamente il valore della pace riconquistata nel 1945 ed insediata nella Carta Costituzionale come principio fondante della Repubblica. Era un uomo coraggioso, capace di dissociarsi dalla logica della guerra fredda all’epoca dominante e di provocare qualche piccolo dispiacere oltreatlantico.
Era capace anche di indignarsi per lo scandalo della corsa agli armamenti. Infatti l’anno successivo (1979) osservava: “E mentre si spendono miliardi per costruire ordigni di morte, vi sono migliaia e migliaia di creature umane che nel mondo stanno morendo di fame. Nel 1979, amici che mi ascoltate, sono morti nel mondo 18 milioni di bambini per denutrizione. Questa strage di innocenti pesa come una severa condanna sulla coscienza degli uomini di Stato e, quindi, anche sulla mia coscienza.”
In verità anche Mattarella esprime un disagio per la corsa agli armamenti: “Vengono bruciate, per armamenti, immani quantità di risorse finanziarie che, se destinate alla fame nel mondo, alla lotta alle malattie o alla povertà, sarebbero di sollievo per l’umanità.” Ma non è colpa nostra – secondo il Presidente – se i paesi ricchi dell’Occidente bruciano risorse stratosferiche per gli armamenti (e l’Italia si accoda con entusiasmo), poichè: “Di questi ulteriori gravi danni, la responsabilità ricade interamente su chi ha aggredito e non su chi si difende o su chi lo aiuta a difendersi.” Quindi nessuno scandalo per la corsa agli armamenti, è un atto dovuto.
Anche perché: “se l’aggressione avesse successo, altre la seguirebbero, con altre guerre, dai confini imprevedibili.” Quindi non esisteva nessun conflitto politico, nessuna controversia fra la Russia, l’Ucraina e la NATO, l’aggressione è stata frutto della volontà malefica dell’impero Russo di espandersi e sottomettere i suoi vicini.
Per scongiurare questo pericolo, l’unica risposta possibile è quella militare. Nel 1948 le polemiche politiche erano molto più rozze, allora bisognava opporsi al comunismo per evitare che i cosacchi portassero i loro cavalli ad abbeverarsi nella fontana di piazza San Pietro. Oggi si usano espressioni molto più felpate, quasi gentili. Il Presidente Mattarella è riuscito ad esprimere l’approvazione totale per la guerra per procura combattuta dalla NATO contro la Federazione russa, senza ricorrere al linguaggio feroce di Biden, che vuole ridurre la Russia ad una condizione di paria, senza evocare gli anatemi lanciati dal Parlamento europeo e dall’Assemblea parlamentare della NATO, senza eccitare gli spiriti all’odio antirusso come fanno i divulgatori dello spirito bellico. Per rendere la pillola ancora più digeribile, Mattarella l’ha inserita nella valorizzazione della Costituzione: “La Costituzione resta la nostra bussola, il suo rispetto il nostro primario dovere; anche il mio.”
Noi concordiamo con Mattarella quando volge il suo sguardo all’interno ed osserva: “Le differenze legate a fattori sociali, economici, organizzativi, sanitari tra i diversi territori del nostro Paese – tra Nord e Meridione, per le isole minori, per le zone interne – creano ingiustizie, feriscono il diritto all’uguaglianza. Ci guida ancora la Costituzione, laddove prescrive che la Repubblica deve rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che ledono i diritti delle persone, la loro piena realizzazione. Senza distinzioni.”
Adesso che il governo italiano è guidato da forze politiche animate da una cultura che dista anni luce da quella dei costituenti, il Presidente Mattarella rappresenta l’unica garanzia politica per mantenere in piedi l’edificio della democrazia costituzionale. Speriamo che il suo mandato resista ai venti di destra, però non possiamo nascondere che ammiravamo di più il Presidente Scalfaro che, negli ultimi giorni del suo mandato nel maggio del 1999, nel campo della cooperazione italiana in Albania, prese un megafono e si mise ad urlare: “i bombardamenti devono cessare”.
(articolo pubblicato dal Fatto Quotidiano del 3 gennaio 2022 con il Titolo: Mattarella, il messaggio dell’Atlantismo felpato)
- Reader’s – 5 giugno 2023 – rassegna web di nandocan magazineI poveri e l’ideologia del merito. Merito deriva da merere, cioè guadagnare, da cui derivano anche mercede e meretrice. La meritocrazia è l’ideologia del merito che, come tutte le ideologie, prende una parola che ci piace e ci affascina, la manipola e la perverte. E così, in nome della valorizzazione di chi è meritevole e povero, l’ideologia meritocratica è diventata la legittimazione etica della diseguaglianza.Don Milani, di cui festeggiamo quest’anno il centenario, queste cose le sapeva molto bene. Sapeva che i suoi ragazzi di Barbiana non erano demeritevoli: erano soltanto poveri; non erano colpevoli, erano soltanto poveri.(Bruni) /L’Ue vota l’economia di guerra: «Fondi Pnrr per le armi». Dal welfare al warfare (Rem) /
- Reader’s – 4 giugno 2023. Rassegna web di nandocan magazineL’Ucraina è pronta a lanciare la sua attesa controffensiva: lo ha affermato il presidente Zelensky in un’intervista al Wall Street Journal. «Crediamo fermamente che avremo successo», ha commentato il leader ucraino da Odessa. Zelensky ha riconosciuto la superiorità aerea russa e la mancanza di protezione da questa minaccia: «Significa che un gran numero di soldati morirà nell’operazione». «Ad essere onesti, può andare in vari modi, completamente diversi. Ma la faremo e siamo pronti». /Violenza sulle donne. Il problema riguarda solo gli uomini? (Lamagna) / Caro Massimo…(Lello Arena)
- Reader’s – 3 giugno 2023. Rassegna web di nandocan magazineL’allarme lanciato ieri dal Center for AI Safety, 350 imprenditori, ricercatori ed esperti del settore, compresi i personaggi che oggi si contendono il primato dello sviluppo dell’AI: (Maggi) /Il naufragio delle spie Aise-Mossad sul lago Maggiore. Funerale in Israele silenzio in Italia (Remocontro) /Rivoluzione e fratellanza (Lamagna)
- Reader’s – 2 giugno 2023 – rassegna web di nandocan magazineIl bluff del “nuovo secolo americano”.Se finisce il bluff del “morire per l’Ucraina”, finisce anche il bluff, o l’illusione, del “nuovo secolo americano” e dell’Impero globale dominato dagli Stati Uniti, che non dovevano essere superati, ma nemmeno eguagliati, come dicono, da alcuna altra Potenza. Possiamo così sperare che il conflitto in Europa si concluda prima che il suo contagio si diffonda o degeneri in una guerra mondiale, secondo l’avvertimento che viene dal Kosovo.Ma per noi è troppo poco che questa guerra finisca, innescando magari un lungo periodo di guerra virtuale e di “competizione strategica” fino alla “sfida culminante” con la Cina, come minacciano i documenti sulla “Strategia nazionale” degli Stati Uniti. Dobbiamo invece uscire dal sistema di dominio e di guerra e passare a un’altra idea del mondo, come un mondo di mondi diversi in relazione tra loro, fondato sulla pace, sulla cura della Terra e sulla dignità di tutte le creature.(La Valle)/Dal Maghreb alla Tunisia siccità devastante: fame o fuga (Orteca) / Popolo e patria (Lamagna)
- Reader’s – 1 giugno 2023 (speciale)Il mio ricordo di don Lorenzo Milani nel centenario della nascita. Non un profilo biografico, ce ne sono tanti in giro. Quello che segue è un un ricordo personale di due incontri con lui e di una stagione straordinaria e indimenticabile della città in cui sono cresciuto.