Apologia del silenzio, della vanga e della lotta
Antonio Cipriani su Remocontro
Volevo scrivere un pezzo sull’ipocrisia democratica e l’ingiustizia come punto di riferimento culturale e politico intoccabile. Ma il saggio barbiere anarchico, dolce e libertario, amante della bellezza e della poesia, oltre che sognatore di un mondo migliore senza guerre, schiavitù, sfruttamento e vergogna, mi ha consigliato di non farlo. Di non continuare a versare inchiostro e lacrime, riflessioni e dubbi, nel mare delle certezze assolute mediatiche, nel volteggiare di massa da storni dentro forme mobili di obbedienza e ferocia, di risentimento e ottusità, di crudeltà sociale e divertimento padronale nell’arena dell’applauso facile.
La storia giudicherà quest’epoca buia
Gli storici, se ci saranno ancora e non verranno sostituiti dai giornalisti e dai mestatori, si interrogheranno nel futuro su quale incantesimo avesse obnubilato le menti e i cuori, traducendo in finta commozione e quindi indifferenza ogni tragedia, levigando gli angoli dello sfruttamento fino a renderlo un passatempo come un altro, dove il più forte deve prevalere con merito. Fino a considerare la morte del prossimo un simpatico dettaglio. Come la tortura, la sana e giusta democratica tortura che risolve tanti problemi.
Gli storici si chiederanno come sia stata possibile una vittoria di classe così potente e irrimediabile, con la sconfitta incondizionata dei poveri, degli indifesi, degli sfruttati incapsulati in un sistema di obbedienze e repressione.
Sì, va bene. Ma avevamo detto di lasciar perdere…
Che era meglio tacere, cambiare strada, cercare altre soluzioni, uscire dalle logiche che ci impongono mediocrità invece di profondità, pesantezza dei ceppi invece che leggerezza delle idee, crudeltà invece di soavità della vita.
I pensieri silenziosi
Quindi ferma le dita nervose, amico mio, dai retta al barbiere. Scegli i pensieri silenziosi, limita anche l’uso bello della parola anarchia perché con questi semplificatori non si sa mai. E torna a considerare le basi: abbiamo perso perché abbiamo smesso di lottare per ciò che è giusto, mentre chi ha vinto non ha mai smesso un minuto di credere nel proprio sistema di ingiustizie e vergogne, ne ha fatto un paradigma di comportamenti efficace e netto. Abbiamo perso quando abbiamo smesso di credere in un mondo migliore e che la libertà si conquista ogni giorno con la lotta e non con le dichiarazioni in mondovisione, con i meme e le battutine salaci. Si conquista e riconquista sui territori e non sul virtuale, nell’azione di ogni giorno, nella realtà e non nella finzione scenica del tempo.
Quando è inutile dire si deve tacere. C’è un tempo per seminare e un tempo per raccogliere. Questo è il tempo del silenzio e della vanga. Poi si vedrà.
Voto di nicchia
di Massimo Marnetto
Astensionismo o sciopero del voto? Detto meglio: pigrizia o protesta? Forse hanno contato entrambi i fattori, visto il bassissimo afflusso dei votanti (30% circa) nel Lazio e in Lombardia, nonostante la possibilità di scegliere una coppia di candidati e di usare la flessibilità del voto disgiunto.
Votano pochissimo i poveri (hanno altri pensieri per la testa) e i disinformati (troppo occupati nei loro affari per aggiornarsi). Vota poco chi ha una bassa scolarizzazione (tutto troppo complicato) e chi patisce la precarietà nel lavoro e nell’assistenza (allontanato dal risentimento). Allora chi vota? Il residuo garantito e istruito, ma con sempre meno convinzione. E questo è allarmante: la democrazia non può essere un’attività di nicchia.
La guerra non è un videogioco
di Domenico Gallo
La guerra da remoto che la Santa Alleanza occidentale sta conducendo contro la Russia per mezzo del martoriato popolo ucraino, appare sempre di più come un “war game” se scompare il fattore umano.
La guerra da remoto che la Santa Alleanza occidentale sta conducendo contro la Russia per mezzo del martoriato popolo ucraino, appare sempre di più come un “war game”. Si schierano cannoni, carri armati, veicoli blindati, treni di munizioni e si controllano dall’alto gli avanzamenti o arretramenti del fronte. Si valuta quanto siano performanti i razzi per i sistemi di lancio Himars a guida Gps, quanto sia esteso il raggio d’azione dei nuovi missili Glsdb che Washington si appresta a fornire a Kiev, quanto sia superiore la tecnologia delle armi occidentali rispetto a quelle russe, per la maggior parte risalenti ai tempi dell’ex Unione sovietica.
L’informazione televisiva
L’informazione televisiva, con i suoi nugoli di inviati sul campo, ci fornisce la motivazione per partecipare al war game e per alzare la posta. Ogni giorno ci riferisce delle bombe cadute su questa o quella città, su questo o quel condominio, e ci recita la litania quotidiana dei morti civili, mostrandoci anche qualche volto addolorato, quanto basta per mantenere viva l’immagine disumana del nemico. Le riviste specializzate ci forniscono l’elenco dettagliato dei sistemi d’arma spiegati, delle munizioni consumate, dei costi sostenuti e di quelli programmati. Da lontano osserviamo il war game e vi partecipiamo facendo il tifo e incoraggiando gli attori internazionali ad andare avanti e sviluppare nuove strategie di forza.
Yugoslavia 1999: decaduto quel tabù della guerra
Del resto nell’opinione pubblica occidentale è finalmente decaduto quel tabù della guerra, che si era radicato nella coscienza collettiva dei popoli alla fine della seconda guerra mondiale. Il primo war game a cui abbiamo partecipato è stata indubbiamente la guerra contro la Jugoslavia condotta dalla NATO nel 1999. La prima volta di una guerra senza morti (nostri). Dalla televisione si vedevano solo le piroette dei Jet che incrociavano nel cielo dei Balcani e i bagliori delle esplosioni nella notte.
Non si sentiva il puzzo della carne bruciata, le urla dei feriti, l’odore del sangue, la disperazione delle madri. Quando la televisione serba ha cercato di farci vedere qualcosa degli effetti prodotti dai bombardamenti, la NATO l’ha immediatamente tacitata, la notte del 16 aprile, con un bombardamento chirurgico che ha causato “solo” 16 morti. Quindi abbiamo potuto guardare a quel conflitto, senza inquietudine, come se si trattasse di un video-gioco.
Accettata la guerra giocata da remoto
Adesso che siamo passati ad un gioco molto più pesante, la guerra viene accettata perché giocata da remoto, noi non ne siamo direttamente implicati, non mandiamo i nostri figli al fronte, non li vediamo tornare indietro nelle bare. Per questo possiamo lanciare proclami intransigenti sulla guerra giusta, o meglio sulla pace giusta, che può essere conseguita solo al prezzo della “vittoria” sul nemico.
Tuttavia, nonostante il gran battage mediatico, la realtà della guerra viene nascosta e censurata da entrambe le parti. Come ha scritto Domenico Quirico (la Stampa del 4 febbraio 2023): ”La guerra avanza nel suo processo di disumanizzazione, riduce l’uomo a cosa, nel furore, comodo, di combattere una guerra a distanza (..) in Occidente stiamo perdendo il contatto con il genere umano.”
Nessuna fonte indica il numero dei soldati uccisi, e quando azzardano delle cifre mentono spudoratamente. Secondo Mykhailo Podolyak, consigliere del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, dall’inizio del conflitto armato, Kiev avrebbe registrato tra le 10.000 e le 13.000 vittime tra le forze armate, ma la Presidente della Commissione Ue, Ursula Von der Leyen, il 1° dicembre aveva dichiarato che le perdite ucraine ammontavano a 100.000 soldati uccisi. Nello stesso periodo il Capo di Stato Maggiore del Pentagono, gen. Mark Milley aveva dichiarato che le perdite dei russi ammontavano a circa 100.000 uomini.
Duecentomila giovani, russi ed ucraini spazzati via, cancellati per sempre i loro sogni e la loro vita.
Scrive sempre Domenico Quirico: “le cifre degli obitori e dei cimiteri sono l’unico dato che restituisce il senso vero della guerra”. Queste cifre ci vengono rigorosamente nascoste, nessuno ci mostra il caos degli ospedali militari riempiti di feriti e di morenti, né i cimiteri dove questi giovani vengono sepolti. Sappiamo soltanto che la macchina militare sta procedendo massicciamente al reclutamento.
Kiev si aspetta che Mosca mobiliti 300.000/500.000 persone per gettarle sul campo di battaglia, mentre l’Ucraina ha avviato un’ operazione di reclutamento forzato che punta ad arruolare duecentomila nuove unità da inviare al fronte. E’ fin troppo facile prevedere che le previste offensive e controffensive di primavera produrranno una nuova montagna di morti.
Come nella Prima guerra mondiale centinaia di migliaia di vite verranno sacrificate per spostare un confine un po’ più avanti o più indietro. Siamo condannati a rivivere gli orrori di Verdun o di Stalingrado, come se non avessimo imparato nulla dalla storia. Ha senso tutto questo? Se scompare il fattore umano la storia precipita nella barbarie.
(articolo pubblicato sul Fatto Quotidiano dell’11 febbraio 2023 con il titolo: In Occidente la guerra è ridotta a videogioco)
- Reader’s – 30 maggio 2023Con zelo degno di miglior causa, la grande stampa si affretta ad attribuire a una segretaria fresca di nomina l’insuccesso alle recenti amministrative. Trascurando il particolare che altro è guidare un partito al governo e altro all’opposizione. / Effetto Elly per la sconfitta alle amministrative? No, il PD paga ancora l’effetto Renzi. Ovvero un partito indefinito non fuori (alleanze), ma dentro (obiettivi). Come se ne esce? (Marnetto) / Sono disposti gli americani a sacrificare per l’impero? Questo uno degli interrogativi chiave del nostro tempo. La domanda su Limes e le risposte ragionate di Federico Petroni in una non facile sintesi senza nostri tradimenti, speriamo. / L’importanza e la verità dei miti (Lamagna)
- Reader’s – 29 maggio 2023. Rassegna web di nandocan magazineDomenica da morituri, su Rai3. Fazio saluta a esequie avvenute; Annunziata dopo le dimissioni è spacciata; e neanche Augias e Zanchini stanno tanto bene. /F16 all’Ucraina, non ‘l’arma miracolosa’: riciclo dell’usato a ripristino Usa e spese europee (Remocontro) /Lettera aperta a Fausto Bertinotti (Lamagna)
- Reader’s – 29 maggio 2023. Rassegna web di nandocan magazineSono gli stessi ragazzi raccontati come sfaticati, quelli che mentre i governanti tagliano boschi e cementificano le aree alluvionali, asfaltando anche sentieri più sentieri, si pongono il dubbio del futuro, del loro futuro. Sono quelli che mentre il ceto politico del Paese affastella condoni e altre forme di costruzioni assurde, ponti inutili e opere faraoniche, getta vernice lavabile per dire al mondo: ci siamo anche noi. E mentre sale l’onda mediatica del disprezzo per azioni simboliche per il bene comune di tutti, crescono i silenzi sulle cause dello sfacelo italiano, ribadisco: sfacelo culturale, amichettistico, ambientale, affaristico. / MELONI: “Libereró la cultura dal potere intollerante della sinistra”(Squizzato) / Statue di fango (Marnetto) /Le uniche regole a cui dovrebbe obbedire la nostra coscienza.(Lamagna)
- Reader’s – 27 maggio 2023Personaggi in vetrina.I colleghi che mi hanno conosciuto in RAI in tempi remoti, a cominciare da quelli del Tg2 come Sergio Criscuoli, sanno quanto il tema da lui indicato nel titolo che segue mi sia familiare. Aggiungo allora una mia breve considerazione ai commenti pubblicati in questi giorni sull’uscita dall’azienda di “personaggi televisivi ad alto indice di gradimento”. Una lunga esperienza mi dice che la popolarità di questi ultimi si raggiunge molto difficilmente, per non dire mai, senza meriti professionali ma neppure in assenza di una carriera, breve o lunga che sia, affidata al compromesso con metodi e sistemi oggii variamente esecrati…/RAI: uomini, donne, stagioni e “costituzione materiale” (Criscuoli) / La madonnella degli evasori (Marnetto) /La mafia all’ombra della guerra. Timori Usa sull’intraprendenza dei servizi segreti ucraini (Remocontro) / Noi e la vecchiaia (Lamagna)
- Reader’s – 26 maggio 2023ANCHE LA DESTRA OCCUPA LA RAI. Lo sapevamo. L’occupazione della RAI da parte del governo di destra, con la nomina dei nuovi vertici delle testate giornalistiche (gli altri seguiranno a scala), era soltanto questione di tempo. Questo infatti prevede la riforma Renzi, che affida tutti i poteri a un A.D. indicato da Palazzo Chigi, aggravando ulteriormente quella lottizzazione politica da parte dei partiti di maggioranza che è storia di sempre.Per l’Usigrai le nomine di ieri sono “inaccettabili e senza prospettiva” / INTANTO (Marnetto) / Venti anni di armi italiane in Medio Oriente e Nord Africa (Remocontro)