Reader’s – 13 febbraio 2023. Rassegna web

Apologia del silenzio, della vanga e della lotta

Antonio Cipriani su Remocontro

Volevo scrivere un pezzo sull’ipocrisia democratica e l’ingiustizia come punto di riferimento culturale e politico intoccabile. Ma il saggio barbiere anarchico, dolce e libertario, amante della bellezza e della poesia, oltre che sognatore di un mondo migliore senza guerre, schiavitù, sfruttamento e vergogna, mi ha consigliato di non farlo. Di non continuare a versare inchiostro e lacrime, riflessioni e dubbi, nel mare delle certezze assolute mediatiche, nel volteggiare di massa da storni dentro forme mobili di obbedienza e ferocia, di risentimento e ottusità, di crudeltà sociale e divertimento padronale nell’arena dell’applauso facile.

La storia giudicherà quest’epoca buia

Gli storici, se ci saranno ancora e non verranno sostituiti dai giornalisti e dai mestatori, si interrogheranno nel futuro su quale incantesimo avesse obnubilato le menti e i cuori, traducendo in finta commozione e quindi indifferenza ogni tragedia, levigando gli angoli dello sfruttamento fino a renderlo un passatempo come un altro, dove il più forte deve prevalere con merito. Fino a considerare la morte del prossimo un simpatico dettaglio. Come la tortura, la sana e giusta democratica tortura che risolve tanti problemi.

Gli storici si chiederanno come sia stata possibile una vittoria di classe così potente e irrimediabile, con la sconfitta incondizionata dei poveri, degli indifesi, degli sfruttati incapsulati in un sistema di obbedienze e repressione.

Sì, va bene. Ma avevamo detto di lasciar perdere…

Che era meglio tacere, cambiare strada, cercare altre soluzioni, uscire dalle logiche che ci impongono mediocrità invece di profondità, pesantezza dei ceppi invece che leggerezza delle idee, crudeltà invece di soavità della vita.

I pensieri silenziosi

Quindi ferma le dita nervose, amico mio, dai retta al barbiere. Scegli i pensieri silenziosi, limita anche l’uso bello della parola anarchia perché con questi semplificatori non si sa mai. E torna a considerare le basi: abbiamo perso perché abbiamo smesso di lottare per ciò che è giusto, mentre chi ha vinto non ha mai smesso un minuto di credere nel proprio sistema di ingiustizie e vergogne, ne ha fatto un paradigma di comportamenti efficace e netto. Abbiamo perso quando abbiamo smesso di credere in un mondo migliore e che la libertà si conquista ogni giorno con la lotta e non con le dichiarazioni in mondovisione, con i meme e le battutine salaci. Si conquista e riconquista sui territori e non sul virtuale, nell’azione di ogni giorno, nella realtà e non nella finzione scenica del tempo.

Quando è inutile dire si deve tacere. C’è un tempo per seminare e un tempo per raccogliere. Questo è il tempo del silenzio e della vanga. Poi si vedrà.


Voto di nicchia

di Massimo Marnetto

Astensionismo o sciopero del voto? Detto meglio: pigrizia o protesta? Forse hanno contato entrambi i fattori, visto il bassissimo afflusso dei votanti (30% circa) nel Lazio e in Lombardia, nonostante la possibilità di scegliere una coppia di candidati e di usare la flessibilità del voto disgiunto. 

Votano pochissimo i poveri (hanno altri pensieri per la testa) e i disinformati (troppo occupati nei loro affari per aggiornarsi). Vota poco chi ha una bassa scolarizzazione (tutto troppo complicato) e chi patisce la precarietà nel lavoro e nell’assistenza (allontanato dal risentimento). Allora chi vota? Il residuo garantito e istruito, ma con sempre meno convinzione. E questo è allarmante: la democrazia non può essere un’attività di nicchia.


La guerra non è un videogioco

di Domenico Gallo

La guerra da remoto che la Santa Alleanza occidentale sta conducendo contro la Russia per mezzo del martoriato popolo ucraino, appare sempre di più come un “war game” se scompare il fattore umano.

La guerra da remoto che la Santa Alleanza occidentale sta conducendo contro la Russia per mezzo del martoriato popolo ucraino, appare sempre di più come un “war game”. Si schierano cannoni, carri armati, veicoli blindati, treni di munizioni e si controllano dall’alto gli avanzamenti o arretramenti del fronte. Si valuta quanto siano performanti i razzi per i sistemi di lancio Himars a guida Gps, quanto sia esteso il raggio d’azione dei nuovi missili Glsdb che Washington si appresta a fornire a Kiev, quanto sia superiore la tecnologia delle armi occidentali rispetto a quelle russe, per la maggior parte risalenti ai tempi dell’ex Unione sovietica.

L’informazione televisiva

L’informazione televisiva, con i suoi nugoli di inviati sul campo, ci fornisce la motivazione per partecipare al war game e per alzare la posta. Ogni giorno ci riferisce delle bombe cadute su questa o quella città, su questo o quel condominio, e ci recita la litania quotidiana dei morti civili, mostrandoci anche qualche volto addolorato, quanto basta per mantenere viva l’immagine disumana del nemico. Le riviste specializzate ci forniscono l’elenco dettagliato dei sistemi d’arma spiegati, delle munizioni consumate, dei costi sostenuti e di quelli programmati. Da lontano osserviamo il war game e vi partecipiamo facendo il tifo e incoraggiando gli attori internazionali ad andare avanti e sviluppare nuove strategie di forza.

Yugoslavia 1999: decaduto quel tabù della guerra

Del resto nell’opinione pubblica occidentale è finalmente decaduto quel tabù della guerra, che si era radicato nella coscienza collettiva dei popoli alla fine della seconda guerra mondiale. Il primo war game a cui abbiamo partecipato è stata indubbiamente la guerra contro la Jugoslavia condotta dalla NATO nel 1999. La prima volta di una guerra senza morti (nostri). Dalla televisione si vedevano solo le piroette dei Jet che incrociavano nel cielo dei Balcani e i bagliori delle esplosioni nella notte.

Non si sentiva il puzzo della carne bruciata, le urla dei feriti, l’odore del sangue, la disperazione delle madri. Quando la televisione serba ha cercato di farci vedere qualcosa degli effetti prodotti dai bombardamenti, la NATO l’ha immediatamente tacitata, la notte del 16 aprile, con un bombardamento chirurgico che ha causato “solo” 16 morti. Quindi abbiamo potuto guardare a quel conflitto, senza inquietudine, come se si trattasse di un video-gioco.

Accettata la guerra giocata da remoto

Adesso che siamo passati ad un gioco molto più pesante, la guerra viene accettata perché giocata da remoto, noi non ne siamo direttamente implicati, non mandiamo i nostri figli al fronte, non li vediamo tornare indietro nelle bare. Per questo possiamo lanciare proclami intransigenti sulla guerra giusta, o meglio sulla pace giusta, che può essere conseguita solo al prezzo della “vittoria” sul nemico.

Tuttavia, nonostante il gran battage mediatico, la realtà della guerra viene nascosta e censurata da entrambe le parti. Come ha scritto Domenico Quirico (la Stampa del 4 febbraio 2023): ”La guerra avanza nel suo processo di disumanizzazione, riduce l’uomo a cosa, nel furore, comodo, di combattere una guerra a distanza (..) in Occidente stiamo perdendo il contatto con il genere umano.”

Nessuna fonte indica il numero dei soldati uccisi, e quando azzardano delle cifre mentono spudoratamente. Secondo Mykhailo Podolyak, consigliere del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, dall’inizio del conflitto armato, Kiev avrebbe registrato tra le 10.000 e le 13.000 vittime tra le forze armate, ma la Presidente della Commissione Ue, Ursula Von der Leyen, il 1° dicembre aveva dichiarato che le perdite ucraine ammontavano a 100.000 soldati uccisi. Nello stesso periodo il Capo di Stato Maggiore del Pentagono, gen. Mark Milley aveva dichiarato che le perdite dei russi ammontavano a circa 100.000 uomini.

Duecentomila giovani, russi ed ucraini spazzati via, cancellati per sempre i loro sogni e la loro vita.

Scrive sempre Domenico Quirico: “le cifre degli obitori e dei cimiteri sono l’unico dato che restituisce il senso vero della guerra”. Queste cifre ci vengono rigorosamente nascoste, nessuno ci mostra il caos degli ospedali militari riempiti di feriti e di morenti, né i cimiteri dove questi giovani vengono sepolti. Sappiamo soltanto che la macchina militare sta procedendo massicciamente al reclutamento.

Kiev si aspetta che Mosca mobiliti 300.000/500.000 persone per gettarle sul campo di battaglia, mentre l’Ucraina ha avviato un’ operazione di reclutamento forzato che punta ad arruolare duecentomila nuove unità da inviare al fronte. E’ fin troppo facile prevedere che le previste offensive e controffensive di primavera produrranno una nuova montagna di morti.

Come nella Prima guerra mondiale centinaia di migliaia di vite verranno sacrificate per spostare un confine un po’ più avanti o più indietro. Siamo condannati a rivivere gli orrori di Verdun o di Stalingrado, come se non avessimo imparato nulla dalla storia. Ha senso tutto questo? Se scompare il fattore umano la storia precipita nella barbarie.

(articolo pubblicato sul Fatto Quotidiano dell’11 febbraio 2023 con il titolo: In Occidente la guerra è ridotta a videogioco)


  • Reader’s – 18/19 marzo 2023
    “L’economia è fatta di aspettative, e se si rompe il rapporto fiduciario tra risparmiatori e banche, beh allora non c’è assolutamente modo di rimettere le cose a posto, in tempi brevi e senza traumi”. Così oggi Piero Orteca su Remocontro. Ed è “patologicamente” vero almeno da quando la finanziarizzazione dell’economia ha separato e comunque posto in secondo piano il valore oggettivo e concreto di beni e servizi rispetto a quello atteso o immaginato dalle contrattazioni in borsa. Tanto che, come si ripete stancamente ma inutilmente da decenni, non esiste quasi più alcuna corrispondenza tra l’economia reale e quella trattata dalle banche. E’ il capitalismo “di cartone” che procede impavido condizionando pesantemente la politica, per lo più incurante della sorte di imprese e lavoratori. Altro che “politique d’abord”. / Cavia Ucraina: il riciclaggio degli armamenti al collaudo assassino (Ennio Remondino) / Stavolta Piantedosi ce la può fare (Massimo Marnetto)
  • Reader’s – 17 marzo 2023
    Landini ci ha provato e ha fatto bene. Che a prendere l’iniziativa sia il segretario generale della CGIL è già una garanzia che almeno nelle intenzioni non si tratta di un restyling del vecchio PD, del tentativo cioè di rimettere insieme i cocci di una fusione fallita in partenza. Marnetto è pessimista, ma che Calenda si smarchi per la presenza di Conte e Conte sia tiepido per la presenza di Calenda era non solo ampiamente prevedibile ma anche comprensibile, se davvero si tratta di ricostruire una sinistra plurale ma coerente. Come si dice, errare è umano, perseverare diabolico. Se invece l’obbiettivo era più modestamente quello di accordarsi per l’opposizione a questo o quell’obbiettivo del governo Meloni, a cominciare dal presidenzialismo e dall’autonomia differenziata), allora sì, sarei d’accordo con lui, ma non aspettiamoci salti di gioia./ Un Medio Oriente libero dall’Occidente con più paci che guerre/ viaggio nell’inconscio
  • Reader’s – 16 marzo 2023
    QUEL GIORNO IN VIA DEI VOLSCI. Il 16.3.78 fu rapito Moro. Io ero in un appartamento in Piazza dei Re di Roma. Il mio amico S. entrò nella mia stanza con una radio da cui proveniva la notizia.Era così inverosimile che cercai di immaginare come avesse fatto a imbastire quello scherzo, era un burlone…/La maggioranza del mondo che non pensa occidentale e la titolarità della pace (Michele Marsonet)
  • Reader’s – 15 marzo 2023
    Riarmo forsennato per ammazzarci prima e meglio? Il dipartimento della Difesa degli Stati Uniti ha chiesto per il 2024, 842 miliardi di dollari. La Francia si appresta a rilocalizzare sul proprio territorio una ventina di produzioni industriali militari. Confermata la vendita Anglo-americana di sottomarini nucleari all’Australia. Ma la magia di metà secolo saranno i super sottomarini ancora allo studio: costo stimato nei prossimi tre decenni tra i 167- e 229 miliardi di euro /Massimo Recalcati: «Confini rafforzati e porti chiusi: così la nostra vita s’impoverisce»/Assemblea di Articolo21, Costante: «Il precariato è il più grande bavaglio all’informazione»
  • Reader’s – 14 marzo 2023
    E’ possibile ingannare i poveri, dando loro la sensazione di volerli aiutare, ma ci vuole arte nel raggiro. Per esempio, come fa il Governo con la riforma fiscale allo studio. Strombazzare che si riducono le aliquote suona bene, perché sembra che si vogliano abbassare le tasse per tutti. E invece è il contrario, perché meno aliquote significa meno progressività. Ovvero allontanarsi dal principio previsto nella Costituzione per far pagare più tasse ai ricchi e meno ai poveri. /In seguito al rientro, annunciato da Roberto Speranza, di Articolo Uno nel PD, il numero due Arturo Scotto è entrato a far parte della Direzione nazionale. Ecco il suo intervento all’Assemblea nazionale /barchi in Italia ed Euro corruzione, trama di Mosca
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