“Esitanti vaccinali”

Roma, 26 novembre 2021 – “Esitanti vaccinali”. Così, sul sito “scienzainrete.it”, la professoressa Stefania Salmaso – epidemiologa che dal 2004 al 2005 ha diretto il Centro Nazionale di Epidemiologia, Sorveglianza e Promozione della salute dell’Istituto Superiore di Sanità – preferisce riferirsi ai sette milioni circa di persone che non hanno ancora aderito all’invito loro rivolto dall’autorità sanitaria. Molti dei quali, probabilmente, non si sentono affatto rappresentati da quelle folle scalmanate di no vax, inquadrati e sentiti nelle trasmissioni televisive.

Il modo migliore per coinvolgere tutti

“Esitanti” con diverse motivazioni che pochi ancora conoscono e nessuno ha ancora studiato.  Il modo migliore per coinvolgere tutti – sostiene la Salmaso – sarebbe stata l’offerta attiva con chiamata diretta dei vaccinandi. Come si è fatto per le vaccinazioni scolastiche ma anche in altre occasioni. Invece “ci troviamo a discutere di provvedimenti a tappeto sull’intera popolazione, come l’introduzione dell’obbligo vaccinale oppure dell’effetto del green pass esteso”.

“Sembra alquanto strano – osserva la professoressa – che all’interno dei servizi sanitari, in cui tutti gli operatori maneggiano continuamente dati sensibili e sono tenuti alla riservatezza, non sia possibile definire chi sono i sette milioni di non vaccinati, dove sono localizzati, a quanti nuclei familiari indipendenti appartengono. E soprattutto chi sia il loro medico di riferimento con cui potrebbero valutare l’offerta di vaccinazione. I dati necessari sono tutti nell’anagrafe assistiti e in occasione di un contatto diretto si potrebbero indagare i motivi individuali dell’esitazione e si potrebbero offrire soluzioni personalizzate, che possano dissolvere i timori e altre incertezze, erodendo così la numerosità degli esitanti”.

Ostacoli alla comunicazione o all’accesso tecnologico per le prenotazioni

Nel suo articolo, la Salmaso cita anche uno studio in corso di pubblicazione sulla rivista Epidemiologia e Prevenzione, che avrebbe identificato alcuni fattori associati alla mancata vaccinazione nella estesa area della ATS di Milano, con circa tre milioni di residenti. “Tra i fattori identificati alcuni sembrano plausibilmente associabili a ostacoli di comunicazione (per esempio essere cittadino straniero), oppure a difficoltà di accesso tecnologico alle prenotazioni. Insomma alcuni dei fattori più rilevanti sembrano essere associati a ostacoli rimovibili”. 

Alle considerazioni dell’epidemiologa, il Manifesto di oggi – “Punire i no vax ‘non è la strada giusta’, di Andrea Capocci – aggiunge quelle di una costituzionalista della Sapienza di Roma, Ines Ciolli, secondo la quale vietare “l’ingresso a bar e cinema a chi però sale sull’autobus e va al lavoro con il tampone”sembra “una norma sproporzionata e dettata da una logica esclusivamente punitiva che la legge non dovrebbe mai avere”. 

Con tutto il rispetto per la docente, mi pare fuori luogo parlare in questo caso di una “logica esclusivamente punitiva”. Si tratta piuttosto di una contraddizione, non la prima né l’unica, dovuta a difficoltà operative o ad esercitare controlli e applicare sanzioni in determinate circostanze. Ostacoli certamente da superare, per quanto è possibile. Ma non possono in alcun modo rappresentare un impedimento per chi ha il compito di tutelare, su indicazione della scienza, la sicurezza e la salute dei cittadini. Si tratti della vaccinazione obbligatoria o del green pass per accedere ai luoghi pubblici.

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