da “L’evoluzione di Dio” di Robert Wright*
Il corano
Secondo la tradizione musulmana, la rivelazione del Corano a Maometto cominciò quando il profeta aveva quarant’anni, intorno all’anno 609. Maometto aveva l’abitudine di ritirarsi sulla montagna a meditare. Una notte, ebbe una visione: gli comparve un essere celeste che gli affidò un messaggio di Allah, dicendogli di condividerlo (“Leggi!” è l’ordine con cui si apre la sura che, secondo la tradizione musulmana, corrisponde alla prima rivelazione a Maometto).
Il Corano ha maggiore diritto a rivendicare la sua affidabilità di quanto ne abbiano i vangeli ad affermare di essere un resoconto attendibile delle parole di Gesù. Parte di esso potrebbe essere stato scritto durante la vita di Maometto, forse sotto la sua supervisione. Quasi certamente, parte di esso viene scritto poco dopo la sua morte, e molti studiosi sono convinti che, a vent’anni dalla morte del profeta, la stesura fosse essenzialmente completa.
Non sembra esserci disaccordo circa l’identità di Allah: benché chiaramente convinto che Allah sia lo stesso Dio dei cristiani ed ebrei, Maometto non discute mai la questione. In effetti sembra dare per scontato che tutti i suoi interlocutori attribuiscano già ad Allah una caratteristica fondamentale del Dio giudaico-cristiano: quella di essere il creatore dell’universo.
La Mecca
Maometto era monoteista, e molti degli abitanti della Mecca erano politeisti. Credevano in divinità chiamate Al-‘Uzza, Ma-Nat e Al-Lat, come pure in un Dio creatore chiamato Allah. Maometto non la pensava come loro. La pretesa fondamentale di Maometto era di essere un profeta inviato da Dio che, inizialmente rivelatosi ad Abramo, aveva poi parlato attraverso Mosé e Gesù. (Un versetto un po’ ambiguo del Corano sembra dire che lui è l’ultimo di quella stirpe: il “sigillo dei profeti”).
Ma quante probabilità esistono che gli Arabi si riferissero a uno dei loro dèi chiamandolo “il dio” tempo prima che arrivassero a considerarlo “il dio”- tempo prima che accettassero l’esistenza di un’unica divinità? È più plausibile un’evoluzione linguistica più semplice:
l’arabo Allah deriva dal siriano allaha, che, a sua volta indica una stretta parentela con Elohim. I nomi cambiano – un po’ – ma il Dio rimane lo stesso.
Maometto aveva molto in comune con Mosé. Entrambi erano offesi per le ingiustizie subite (Mosé per come gli egiziani avevano trattato gli ebrei, Maometto per come gli arabi ricchi trattavano gli arabi poveri), entrambi fecero sentire la loro protesta, entrambi si scontrarono con la resistenza dei vari poteri della società, entrambi decisero di trasferirsi. Dopo 10 anni da profeta di strada alla Mecca, dove ebbe poca fortuna, Maometto si spostò nella vicina città di Medina-la terra promessa-dove l’Islam finalmente prosperò.

Il giorno del giudizio
Maometto immagina un giorno in cui gli umili saranno esaltati e i potenti mortificati, quando gli ultimi saranno i primi e i primi saranno gli ultimi. Come il Secondo Isaia immaginava le future sofferenze dei nemici di Israele, e come l’autore dell’Apocalisse immaginava la fine di un imperatore romano dispotico, così Maometto è sicuro della futura sventura dei suoi aguzzini. La visione punitiva del Corano non è particolarmente più violenta di quella del secondo Isaia o dell’Apocalisse, ma nel Corano è più presente che in tutta la Bibbia.
E la cosa non sorprende, visto che gran parte del Corano fu pronunciato mentre Maometto si trovava alla Mecca, intento a tenere insieme un gruppo di seguaci assediato dalla folla. La loro coesione dipendeva dalla convinzione che lo scherno da essi sopportato si sarebbe capovolto quando i credenti, finalmente in paradiso, adagiati “su alti divani”, avrebbero riso dei miscredenti.
Quando incontri i miscredenti, dice una sura, “allontanati da loro e dì: “Pace!”. Lascia che Dio si occupi del resto: “Presto sapranno!”. Un’altra sura meccana indica come gestire uno scontro con un miscredente inveterato. Basta dire: “io non sono adoratore di quel che voi avete adorato e voi non siete adoratori di quello che io adoro: a voi la vostra religione, a me la mia”.(continua)