Dei 15 presidenti che si sono succeduti fino all’elezione di Lincoln nel 1860, almeno 11, tra cui Washington e Jefferson, entrambi originari della Virginia, culla della giovane federazione, erano proprietari di schiavi”.
La guerra di secessione

Dopo la vittoria nel 1860, il repubblicano Lincoln è pronto a negoziare con gli schiavisti una soluzione pacifica e graduale. Con indennizzi ai proprietari come avvenuto per le posizioni britanniche francesi nel 1833 del 1848. In realtà, l’entità dei trasferimenti previsti rende l’idea poco realistica. I sudisti ne sono ben consapevoli, e preferiscono, nella speranza di salvare il proprio mondo, tentare la carta della secessione. La stessa cosa accadrà nel XX secolo per una parte di coloni bianchi nel Sudafrica e dell’Algeria.
I nordisti rifiutano la secessione, e nel 1861 comincia la guerra, che termina dopo quattro anni, nel maggio 1865, con la resa degli eserciti confederati e 600.000 morti .(Una cifra pari al totale dei caduti americani in tutte le guerre combattute dagli Stati Uniti dalla loro fondazione, compresi due conflitti mondiali e le guerre di Corea, del Vietnam e dell’Iraq).
Tuttavia i nordisti non pensano che i neri siano pronti a diventare cittadini americani, e ancor meno proprietari; così lasciano che i bianchi riprendano il controllo del sud e impongano un rigido sistema di segregazione razziale, il quale consentirà loro di mantenere il potere ancora per un secolo, fino al 1965.
Una delle forme di discriminazione più insidiose e ipocrite nei contesti coloniali, come del resto negli altri regimi basati sulla disuguaglianza, riguarda l’accesso all’istruzione. Negli Stati Uniti del sud, il divieto per i bambini neri di frequentare le medesime scuole dei bambini bianchi era uno degli elementi distintivi del sistema di discriminazione razziale legale applicato fino al 1964-1965.
“40 acri di terra e un mulo”
Nel gennaio 1865 i nordisti promisero agli schiavi emancipati che, dopo la vittoria, avrebbero ottenuto “40 acri di terra e un mulo” (circa 16 ha). L’idea era quella di spronarli a combattere sul campo di battaglia, di ricompensarli per i decenni di lavoro non pagato e di aiutarli a guardare al futuro da lavoratori liberi. Tuttavia, con la fine dei combattimenti dimenticarono la promessa: il congresso non adottò alcuna misura di compensazione per gli schiavi. E i “40 acri di terra è un mulo” divennero l’emblema del tradimento e dell’ipocrisia dei nordisti.
La Francia, una Repubblica coloniale che non sa di esserlo
Se gli Stati Uniti furono una repubblica schiavista, la Francia fu a lungo una Repubblica coloniale, ovvero una Repubblica a capo di un impero coloniale. E le due repubbliche, fino agli anni 60 del XX secolo, organizzarono i territori sotto il loro stretto controllo secondo criteri dichiaratamente razziali e discriminatori. Se vogliamo un giorno liberarci di questo pesante retaggio, è opportuno cominciare a prenderne atto.
Riassumendo: le popolazioni colonizzate pagavano imposte pesanti per finanziare le spese che andavano perlopiù a beneficio di coloro che erano venuti ad assoggettarle politicamente e militarmente. La disuguaglianza nella spesa per l’istruzione è molto diminuita in Francia tra il 1910 e il 2020. Anche se il sistema vigente continua ancora oggi a investire per il 10% degli studenti più privilegiati somme di denaro pubblico circa tre volte superiori a quelle destinate al 50% dei meno favoriti.
In Algeria, come nel resto dell’impero coloniale, lo Stato repubblicano impose fino al 1962 un regime fondato esplicitamente su discriminazioni profonde, di tipo razziale ed etnico-religioso.
Nel Sudafrica
…le discriminazioni assunsero una forma estremamente brutale. Con il Matt X land acte del 1913, la popolazione nera venne de facto segregata nelle riserve che rappresentavano il 7% del territorio sudafricano. Ai lavoratori neri era vietato uscire dalla loro zona di lavoro senza il permesso di un lasciapassare speciale.
Il problema delle riparazioni: ripensare la giustizia su scala transnazionale
Per riparare i guasti del razzismo e del colonialismo, occorre anche e soprattutto cambiare il sistema economico su base sistemica, riducendo le disuguaglianze e assicurando a tutte e tutti un accesso il più egualitario possibile all’istruzione, all’occupazione e alla proprietà. Indipendentemente dalle origini di ciascuno.
Ogni essere umano dovrebbe godere di un minimo e pari diritto alla salute, all’istruzione, alla crescita. L’arricchimento dell’Occidente, come del resto l’arricchimento giapponese o cinese, si fonda sempre sulla divisione internazionale del lavoro e sullo sfruttamento incontrollato delle risorse naturali e umane del pianeta.
Tutte le accumulazioni di ricchezza che vi sono avvenute sono dovute al sistema economico mondiale. È quindi su scala mondiale che deve essere posta la questione della giustizia e della marcia verso l’uguaglianza.