18. Uscire dal colonialismo

La lotta per l’uguaglianza non è terminata. Deve proseguire radicalizzando al massimo la logica dell’evoluzione verso lo Stato sociale, l’imposta progressiva, l’uguaglianza reale e la battaglia contro tutte le discriminazioni. La lotta passa anche soprattutto attraverso una trasformazione strutturale del sistema economico mondiale. La fine del colonialismo ha permesso di avviare un processo egualitario, ma l’economia-mondo resta profondamente gerarchica e diseguale nel suo funzionamento.

da “una breve storia dell’uguaglianza” di Thomas Piketty*

* Di questo libro ho pensato di proporre gradualmente sul blog, a scopo divulgativo, i brani che ritengo più significativi. La pandemia come la crisi politica, economica e ambientale che l’ha preceduta e accompagnata fanno oggi dell’ingiustizia sociale il problema più scottante per l’umanità. Nella sua “breve storia”, di cui raccomando la lettura integrale, Piketty scrive che “l’eguaglianza è una lotta che può essere vinta e nella quale ci sono sempre varie traiettorie possibili, che dipendono dalla mobilitazione, dalle lotte e da ciò che si apprende dalle lotte precedenti”.

**Thomas Piketty, professore dell’École des Haute Études en Sciences Sociale e dell’École d’Économie de Paris, è autore di numerosi studi storici e teorici che gli hanno fatto meritare nel 2013 il premio Yrjö Jahnsson, assegnato dalla European Economic Association. Il suo libro “Il capitale nel XXI secolo (2014) è stato tradotto in 40 lingue e ha venduto 2,5 milioni di copie.

Neocolonialismo a vantaggio dei più ricchi.

L’organizzazione economica attuale fondata sulla circolazione incontrollata dei capitali, senza un obiettivo sociale ambientale, si apparenta molto spesso a una forma di neocolonialismo a vantaggio dei più ricchi. Si tratta di un modello di sviluppo politicamente ed ecologicamente insostenibile, e il suo superamento passa sia attraverso la trasformazione dello Stato social-nazionale in uno Stato social-federale aperto al Sud del mondo, sia attraverso una revisione profonda delle regole e dei trattati che reggono oggi la globalizzazione.

Nel 1820, il 10% della popolazione mondiale che abitava nei paesi più ricchi del mondo aveva un reddito medio poco più di tre volte superiore a quello del 50% che abitava nei paesi più poveri.
Nel 1960 la scala dei redditi mondiali era cinque volte più estesa: da uno a 16. Malgrado un netto calo dopo il 1980, la scala nel 2020 continua oscillare da uno a più di otto… È chiaro che le disuguaglianze mondiali restano estremamente forti, e che recano la traccia profonda dell’eredità coloniale e del divario tra l’Occidente e il resto del mondo apertosi tra il 1820 e il 1960.

Progetti federali e sconfitta del multilateralismo

Per avere un peso nei confronti delle multinazionali e degli Stati occidentali, e anche per evitare di riprodurre le rivalità nazionaliste all’europea, Senghor cercò di realizzare una federazione dell’Africa Occidentale. Il progetto si materializzò tra il 1959 e il 1961 con l’effimera Federazione del Mali, che raggruppò per breve tempo il Senegal e gli attuali Mali, Benin, e Burkina Faso, dopo il ritiro definitivo della Costa d’Avorio e del Niger. Tra il 1958 e il 1962 videro saltuariamente la luce altri progetti federali, come la Repubblica araba Unita (Egitto, Siria, Yemen) o la Federazione delle Indie Occidentali (Giamaica, Trinidad, Barbados ecc.)

Il progetto International Trade Organization (ITO), sostenuto nel 1947-1948 dall’India e dal Brasile, arrivò a proporre un quadro giuridico multilaterale che regolasse collettivamente le nazionalizzazioni e i trasferimenti di proprietà. Preoccupati da un tale interventismo, a causa del quale rischiavano di perdere il controllo e venivano minacciati i loro interessi, i paesi ricchi respinsero il progetto, che venne sostituito da strutture (GATT, poi WTO) che permettevano agli stessi di tenere strette le briglie ed imporre tutte le condizioni che volevano sulle questioni sensibili, il tutto fino ai nostri giorni.

Continua con: 19.Neocolonialismo, liberismo commerciale e paradisi fiscali


  • Reader’s – 5 giugno 2023 – rassegna web di nandocan magazine
    I poveri e l’ideologia del merito. Merito deriva da merere, cioè guadagnare, da cui derivano anche mercede e meretrice. La meritocrazia è l’ideologia del merito che, come tutte le ideologie, prende una parola che ci piace e ci affascina, la manipola e la perverte. E così, in nome della valorizzazione di chi è meritevole e povero, l’ideologia meritocratica è diventata la legittimazione etica della diseguaglianza.Don Milani, di cui festeggiamo quest’anno il centenario, queste cose le sapeva molto bene. Sapeva che i suoi ragazzi di Barbiana non erano demeritevoli: erano soltanto poveri; non erano colpevoli, erano soltanto poveri.(Bruni) /L’Ue vota l’economia di guerra: «Fondi Pnrr per le armi». Dal welfare al warfare (Rem) /
  • Reader’s – 4 giugno 2023. Rassegna web di nandocan magazine
    L’Ucraina è pronta a lanciare la sua attesa controffensiva: lo ha affermato il presidente Zelensky in un’intervista al Wall Street Journal. «Crediamo fermamente che avremo successo», ha commentato il leader ucraino da Odessa. Zelensky ha riconosciuto la superiorità aerea russa e la mancanza di protezione da questa minaccia: «Significa che un gran numero di soldati morirà nell’operazione». «Ad essere onesti, può andare in vari modi, completamente diversi. Ma la faremo e siamo pronti». /Violenza sulle donne. Il problema riguarda solo gli uomini? (Lamagna) / Caro Massimo…(Lello Arena)
  • Reader’s – 3 giugno 2023. Rassegna web di nandocan magazine
    L’allarme lanciato ieri dal Center for AI Safety, 350 imprenditori, ricercatori ed esperti del settore, compresi i personaggi che oggi si contendono il primato dello sviluppo dell’AI: (Maggi) /Il naufragio delle spie Aise-Mossad sul lago Maggiore. Funerale in Israele silenzio in Italia (Remocontro) /Rivoluzione e fratellanza (Lamagna)
  • Reader’s – 2 giugno 2023 – rassegna web di nandocan magazine
    Il bluff del “nuovo secolo americano”.Se finisce il bluff del “morire per l’Ucraina”, finisce anche il bluff, o l’illusione, del “nuovo secolo americano” e dell’Impero globale dominato dagli Stati Uniti, che non dovevano essere superati, ma nemmeno eguagliati, come dicono, da alcuna altra Potenza. Possiamo così sperare che il conflitto in Europa si concluda prima che il suo contagio si diffonda o degeneri in una guerra mondiale, secondo l’avvertimento che viene dal Kosovo.Ma per noi è troppo poco che questa guerra finisca, innescando magari un lungo periodo di guerra virtuale e di “competizione strategica” fino alla “sfida culminante” con la Cina, come minacciano i documenti sulla “Strategia nazionale” degli Stati Uniti. Dobbiamo invece uscire dal sistema di dominio e di guerra e passare a un’altra idea del mondo, come un  mondo di mondi diversi in relazione tra loro, fondato sulla pace, sulla cura della Terra e sulla dignità di tutte le creature.(La Valle)/Dal Maghreb alla Tunisia siccità devastante: fame o fuga (Orteca) / Popolo e patria (Lamagna)
  • Reader’s – 1 giugno 2023 (speciale)
    Il mio ricordo di don Lorenzo Milani nel centenario della nascita. Non un profilo biografico, ce ne sono tanti in giro. Quello che segue è un un ricordo personale di due incontri con lui e di una stagione straordinaria e indimenticabile della città in cui sono cresciuto.
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