Senza un cambiamento autentico dell’imposta progressiva, non si può prefigurare nessuna nuova tappa nella costruzione dello stato sociale e nel processo storico dello smantellamento dell’economia di mercato.
da “una breve storia dell’uguaglianza” di Thomas Piketty*

* Di questo libro ho pensato di proporre gradualmente sul blog, a scopo divulgativo, i brani che ritengo più significativi. La pandemia come la crisi politica, economica e ambientale che l’ha preceduta e accompagnata fanno oggi dell’ingiustizia sociale il problema più scottante per l’umanità. Nella sua “breve storia”, di cui raccomando la lettura integrale, Piketty scrive che “l’eguaglianza è una lotta che può essere vinta e nella quale ci sono sempre varie traiettorie possibili, che dipendono dalla mobilitazione, dalle lotte e da ciò che si apprende dalle lotte precedenti”.
**Thomas Piketty, professore dell’École des Haute Études en Sciences Sociale e dell’École d’Économie de Paris, è autore di numerosi studi storici e teorici che gli hanno fatto meritare nel 2013 il premio Yrjö Jahnsson, assegnato dalla European Economic Association. Il suo libro “Il capitale nel XXI secolo (2014) è stato tradotto in 40 lingue e ha venduto 2,5 milioni di copie.
Stato sociale e imposta progressiva: una trasformazione sistemica del capitalismo
Tra il 1914 e il 1980 sono state le lotte sociali e politiche a consentire il cambiamento istituzionale. Senza una forte mobilitazione sociale e collettiva a favore di nuove conquiste, non si produrrà nessun nuovo cambiamento.
Se la rivoluzione Reaganiano-thatcheriana ha potuto esercitare tanta influenza a partire dagli anni ottanta, non è solo perché essa ha goduto di un ampio sostegno da parte delle classi dominanti, di una forte sponsorizzazione da parte di media e think tank e di consistenti finanziamenti politici (anche se questi fattori hanno evidentemente inciso).
È anche perché la coalizione egualitaria ha mostrato debolezze, non è riuscita a far leva su un progetto alternativo e su una mobilitazione popolare abbastanza decisa a sostegno dello stato sociale e dell’imposta progressiva. Queste due riforme istituzionali costituiscono una tappa fondamentale verso una nuova forma di socialismo democratico, fondato sul decentramento e sull’autogestione, ecologico e meticcio, in grado di strutturare un mondo diverso, ben più emancipato e di qualità del mondo attuale.
Senza un cambiamento autentico dell’imposta progressiva, non si può prefigurare nessuna nuova tappa nella costruzione dello stato sociale e nel processo storico dello smantellamento dell’economia di mercato.
La proprietà e il socialismo: la questione del decentramento
Il reddito di base e la garanzia del posto di lavoro a salario minimo costituiscono degli strumenti preziosi per modificare la situazione e riequilibrare i rapporti di forza, ma sono largamente insufficienti. È il fatto di possedere 100.000 o 200.000 euro, a complemento del reddito di base, della garanzia del posto di lavoro e dell’insieme dei diritti assicurati dallo Stato sociale più esteso possibile (istruzione e sanità gratuite, pensioni da fine lavoro e sussidi di disoccupazione fortemente redistribuivi, diritto sindacale ecc.) a modificare sostanzialmente il dato.
Ci si può così permettere di rifiutare proposte di lavoro umilianti, di acquistare un alloggio, di avviare un’attività professionale, di creare una piccola impresa.
continua con: 15. L’uguaglianza reale contro le discriminazioni
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