Se il rimborso del debito pubblico avesse dovuto seguire le procedure ordinarie, senza cancellazione né inflazione, senza prelievo eccezionale sul capitale privato, con le eccedenze di spesa accumulate anno dopo anno, saremmo ancora qui, all’inizio degli anni venti del Duemila, ad aspettare la chiusura del contenzioso.
da “una breve storia dell’uguaglianza” di Thomas Piketty*

* Di questo libro ho pensato di proporre gradualmente sul blog, a scopo divulgativo, i brani che ritengo più significativi. La pandemia come la crisi politica, economica e ambientale che l’ha preceduta e accompagnata fanno oggi dell’ingiustizia sociale il problema più scottante per l’umanità. Nella sua “breve storia”, di cui raccomando la lettura integrale, Piketty scrive che “l’eguaglianza è una lotta che può essere vinta e nella quale ci sono sempre varie traiettorie possibili, che dipendono dalla mobilitazione, dalle lotte e da ciò che si apprende dalle lotte precedenti”.
**Thomas Piketty, professore dell’École des Haute Études en Sciences Sociale e dell’École d’Économie de Paris, è autore di numerosi studi storici e teorici che gli hanno fatto meritare nel 2013 il premio Yrjö Jahnsson, assegnato dalla European Economic Association. Il suo libro “Il capitale nel XXI secolo (2014) è stato tradotto in 40 lingue e ha venduto 2,5 milioni di copie.
L’imposta progressiva uno strumento per ridurre le disuguaglianze anche prima delle imposte
In concreto, i tassi dell’80-90% applicati sotto Roosevelt e nel dopoguerra hanno indotto le imprese a porre fine alla prassi degli stipendi astronomici, il cui costo appariva sempre più smisurato in rapporto al guadagno reale e alle operazioni di altro tipo.
I dati disponibili in merito alle imprese e ai diversi settori e paesi interessati hanno anche contribuito a stabilire che, aldilà di un certo livello, non esiste alcun rapporto significativo tra gli alti stipendi dei dirigenti e la loro performance economica, gli stipendi hanno più che altro effetti negativi sui bassi e medi salari.
Il notevole rafforzamento dell’imposta fortemente progressiva non sembra affatto aver scoraggiato l’innovazione e l’aumento della produttività.
Storicamente, è stata la lotta per l’uguaglianza e l’istruzione, e non la sacralizzazione della proprietà, della stabilità e della disuguaglianza, a favorire lo sviluppo economico e il progresso umano.
La liquidazione degli asset coloniali e del debito pubblico
Dopo lo stato sociale e l’imposta progressiva, il terzo fattore che caratterizza la “grande redistribuzione” del periodo 1914-1980 è la liquidazione degli asset all’estero e coloniali e, nel medesimo periodo, la liquidazione del debito pubblico.
Dopo la rivoluzione del 1917, il nuovo Stato sovietico decide di ripudiare il complesso dei debiti accumulati dal regime zarista. Una spedizione militare guidata dal Regno Unito, Francia e Stati Uniti sbarca nel Nord della Russia nel 1918-1919, sperando di soffocare la Rivoluzione, ma senza successo.
Dopo il primo conflitto mondiale, nella speranza di riuscire a restituire il dovuto ai suoi proprietari, lo Stato francese impone alla Germania, con il trattato di Versailles, un debito dall’importo inverosimile: circa il 300% del reddito nazionale tedesco, quando il paese è completamente in ginocchio.
La crisi del 1929 e poi i combattimenti della seconda guerra mondiale porteranno alla vanificazione finale degli asset coloniali e al collasso delle potenze, proprietarie per un verso e coloniali per l’altro, potenze che avevano dominato il mondo fino al 1914.
L’Europa si è ricostruita grazie alla cancellazione del debito pubblico
La maggioranza dei paesi farà la scelta di non rimborsare il debito e di dare la precedenza ad altre priorità, economiche e sociali, combinando tre serie di misure già sperimentate dopo il primo conflitto mondiale: annullamenti puri e semplici, inflazione, prelievi eccezionali sui patrimoni privati.
La Germania, in occasione della conferenza di Londra del 1953, beneficiò anche di una cancellazione del debito estero, il che contribuì ad aumentare i margini disponibili per la ricostruzione, le spese sociali e gli investimenti in infrastrutture e in formazione.
In Giappone, il prelievo eccezionale applicato nel 1946-1947 raggiunge il 90% sui portafogli più importanti e permette anche qui di saldare in tempi rapidi i conti lasciati aperti dalla guerra.
Se il rimborso dei debiti avesse dovuto seguire le procedure ordinarie, senza cancellazione né inflazione, senza prelievo eccezionale sul capitale privato, con le eccedenze di spesa accumulate anno dopo anno, saremmo ancora qui, all’inizio degli anni venti del Duemila, ad aspettare la chiusura del contenzioso.
La liquidazione degli attivi internazionali e del debito pubblico, alla conclusione di una lunga stagione di conflitti, svolse un ruolo importante nella riduzione delle disuguaglianze dei redditi e delle proprietà, e nella “grande redistribuzione” avvenuta tra il 1914 e il 1980.