da “L’evoluzione di Dio” di Robert Wright*
Oggi il sistema sociale, un sistema sociale che comincia a essere globale, è ancora una volta minacciato dal caos. Ora, però, la religione sembra essere il problema, non la soluzione. Le tensioni tra ebrei, cristiani e musulmani – o almeno tra alcuni ebrei, cristiani e musulmani – mettono a repentaglio l’ordine mondiale. E le tensioni sono acuite dalle Scritture di queste religioni, o almeno dall’interpretazione che delle Scritture danno coloro che acuiscono le tensioni.
Quando qualcuno ritiene di essere coinvolto in un rapporto a somma zero con altre persone – vede le proprie sorti come inversamente proporzionali alle sorti dell’altro, considera il gioco sbilanciato da una parte o dall’altra – tende a trovare una base scritturale all’intolleranza o alla bellicosità… Quando il rapporto viene considerato a somma non zero – le proprie sorti vengono considerate direttamente proporzionali, si vede il potenziale per un gioco paritario – si è maggiormente inclini a trovare il lato tollerante e indulgente delle proprie Scritture.
È questo il modo in cui si sviluppa l’evoluzione morale, nell’antica Israele, nella Roma degli albori di del cristianesimo, nell’Arabia di Maometto, nel mondo moderno: la cultura di un popolo si adatta ai cambiamenti salienti nelle dinamiche tipiche della teoria dei giochi, modificando la propria valutazione dello status del popolo con cui sta giocando. Nel caso della cultura religiosa, questo adattamento richiederà dei cambiamenti nell’interpretazione delle Scritture e nella scelta delle Scritture da mettere in evidenza. Accadeva nell’antichità e accade anche oggi.
Nella pratica però…una realtà complessa
Nella pratica, però, vari elementi possono impedire al potenziale a somma non zero di tradursi in sentimenti che realizzino quel potenziale. I palestinesi e gli israeliani partecipano a un gioco a somma non zero, perché né i primi né i secondi hanno intenzione di cacciare via gli altri dalla regione. Considerata l’inevitabilità della coesistenza, una pace duratura sarebbe positiva per entrambi e una guerra duratura sarebbe per entrambi negativa. Da tutte e due le parti, sono in molti a percepire, almeno in astratto, questa correlazione di fortune. Tuttavia è ancora difficile raggiungere un accordo perché ognuna delle parti sospetta che l’altra lo violerebbe.
Se i musulmani diventeranno meno contenti del posto che occupano nel mondo, l’appoggio all’Islam radicale crescerà e, quindi, la situazione dell’Occidente peggiorerà. Se, d’altro canto, un numero crescente di musulmani si sentirà rispettato dall’Occidente e avvertirà di poter ottenere dei vantaggi dai rapporti con esso, l’appoggio per l’Islam radicale diminuirà, e gli occidentali saranno più protetti dal terrorismo.
Molti cristiani evangelici e altri occidentali guardano ai musulmani con sospetto, e considerano i rapporti tra l’Occidente e il mondo musulmano come uno “scontro di civiltà”. E molti musulmani hanno questo stesso atteggiamento nei confronti dell’Occidente.

L’antipatia verso i musulmani che sembrano contrari ai valori occidentali, se non all’Occidente in sé, è realmente nell’interesse degli occidentali? Forse no…
Dopotutto evitare che i musulmani più moderati si uniscano a quelli che dimostrano indignazione sarebbe positivo, e capire quali circostanze abbiano irritato questi musulmani potrebbe facilitare il compito. Sarebbe anche interessante capire per quale motivo gli attentatori suicidi diventino attentatori suicidi, non perché potremmo aiutarli a diventare moderati (in bocca al lupo!), ma perché potremmo evitare che i moderati diventino come loro.
L’odio impedisce la comprensione intralciando la nostra “immaginazione morale”, la nostra capacità di metterci nei panni degli altri…
In effetti l’immaginazione morale è uno dei principali elementi motori dello schema che abbiamo osservato in tutto il libro: la tendenza a individuare la tolleranza nella propria religione nel caso si interagisca con persone con cui si potrebbero fare affari, e a individuare l’intolleranza o addirittura la bellicosità quando, invece, si percepisce il rapporto come a somma zero. E ora vediamo uno strano residuo di questo meccanismo:
la nostra capacità di comprendere le motivazioni degli altri tende a essere accompagnata da un giudizio morale preconfezionato.
La barca
Il modo migliore per contrastare l’avversione viscerale all’estensione dell’immaginazione murale passa dalle viscere, è una sorta di rimedio omeopatico. Ricordate che la più grande aspirazione dei nostri veri nemici, i terroristi, è di accogliere l’odio e il silenzioso rancore della maggior parte dei musulmani. Quindi,
se il fatto di prestare ascolto ad alcune delle lagnanze del nemico significa prestare ascolto alle lagnanze dei musulmani in generale, questa potrebbe dimostrarsi la migliore vendetta contro i nemici. L’idea di fondo ricorda vagamente la saggezza diffusa dall’apostolo Paolo e tratta dalla letteratura sapienziale ebraica: “Se il tuo nemico ha fame, dagli pane da mangiare, se ha sete, dagli acqua da bere, perché così facendo “ammasserai carboni ardenti sul suo capo”.
La storia delle religioni abramitiche – e dell’evoluzione di Dio – è iniziata proprio con l’espansione dell’immaginazione morale fino al punto in cui potesse rimanere incontrastata. Questa espansione è l’aspetto più positivo della religione.
Forse non è esagerato dire che la salvezza del pianeta – la coerenza e la forza di un’organizzazione sociale emergente a livello globale – dipende da tale progresso.Questo è ciò che accade quando l’ambito dei rapporti a somma zero raggiunge dimensioni planetarie: quando si è tutti sulla stessa barca, o si impara ad andare d’accordo o possono succedere cose molto spiacevoli.

Il rischio di un caos senza precedenti
Se le religioni abramitiche non rispondono a questo ultimatum dimostrando capacità di adattamento, se non espandono la loro immaginazione morale, il rischio è un caos senza precedenti. I precursori di queste religioni – le antiche religioni di Mesopotamia ed Egitto – avevano ragione nel dipingere il trionfo del caos come il fallimento dell’impresa religiosa.
Ma noi possiamo dire che, in genere, le religioni che non sono riuscite ad allineare la salvezza individuale con la salvezza sociale alla fine non hanno avuto successo. E, che piaccia o no, oggi il sistema sociale da salvare è globale. Qualsiasi religione i cui presupposti per la salvezza individuale non portino la salvezza del mondo intero è una religione che ha fatto il suo tempo.